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L’ineluttabile fine di ogni Autocrazia (e putinismo)

13 Nov

L’ideologo nazionalista russo Aleksandr Dugin ha pubblicato su Telegram un post poi rimosso e infine disconosciuto dallo stesso filosofo, la cui figlia è stata assassinata ad agosto in un attentato di cui i russi accusano i servizi ucraini.

Una schietta, dura, amara riflessione su come vadano a finire inevitabilmente (male) le Autocrazie.

“Il potere è responsabile di questo. Che senso ha l’autocrazia, che è quello che abbiamo?

Diamo al Sovrano la pienezza assoluta del potere e lui ci salva tutti, il popolo, lo Stato, la gente, i cittadini, in un momento critico.

Se per farlo si circonda di schifezze o sputa sulla giustizia sociale, è spiacevole, ma lo fa solo per salvarci. E se non lo fa?

Se non lo fa, il suo destino è quello del Re della pioggia”. (ndr. che viene ucciso perché non è riuscito a portare la pioggia durante la siccità: per punizione, gli viene gli viene squarciato lo stomaco”)

L’autocrazia ha un lato negativo: la totalità del potere nel successo, ma anche la totalità della responsabilità nel fallimento. Kherson non si è quasi arresa, si è arresa del tutto.

Voi sapete per chi è il colpo. E non saranno più le pubbliche relazioni a salvare la situazione. In una situazione critica le tecnologie politiche non funzionano affatto.
Oggi la storia parla. E dice parole terribili per noi”.

Il post è stato poi rimosso – come riporta Huffington Post – e Dugin ha patriotticamente precisato che “nessuno ha voltato le spalle a Putin. La Russia e Putin non capitoleranno mai”.

Ma questo non alleggerisce il ‘peso’ di queste sue riflessioni come ideologo della Destra nazionalista che ripudia l’autocrazia e, più in generale, la leadership “dell’uomo solo al comando”.
Vedremo quali saranno le ripercussioni sui partiti di Destra e più in generale populisti’, specialmente quelli che sono incentrati sulla personalità del leader – talvolta anche per statuto e spesso per propaganda elettorale.

Demata

Clima e Digitale: la Germania accelera e il Sud Europa no

4 Nov

La Germania – dopo le ‘difficoltà’ con Mosca – ha accelerato sulla via dell’autonomia energetica con fonti rinnovabili, contando di coprire l’intero fabbisogno industriale e – forse – residenziale tra pochi anni.
Quanto all’autotrazione, l’anno scorso è stato scoperto che la zona della valle dell’Alto Reno è abbastanza ricca di litio da poter supportare la produzione di batterie per oltre 400 milioni di veicoli elettrici.
Già nell’attuale il Climate Change sta permettendo di trasferire merci dall’Oriente all’Europa tramite la Rotta Artica anzichè tramite Suez e il Mediterraneo.

L’obiettivo malcelato? Rendere la Germania e la MittelEuropa del tutto autonome dal punto di vista energetico sia per i consumi residenziali sia per quelli industriali.
Come? Gestendo il Cambiamento ambientale in termini di mercato e consumi, come attuando la Trasformazione Digitale nell’ambito tecnico e diffondendola tra la popolazione.

Infatti, il Cancelliere tedesco Scholz è a Pechino, dopo aver approvato lo scorso 26 ottobre la cessione di una partecipazione del 24,9% di Hhla, società che controlla tre terminali del porto di Amburgo, al colosso navale cinese Cosco, nonostante una forte opposizione anche nel consiglio dei ministri.

Una scelta dei Socialdemocratici e dei Demoliberali che ha visto l’opposizione non solo della Cdu, ma anche dei Grunen al governo, che – come ha dichiarato il ministro degli Esteri Annalena Baerbock: “hanno invitato a non ripetere gli errori fatti in passato con la Russia, dal momento che una possibile escalation di tensione su Taiwan potrebbe mettere di nuovo Berlino di fronte a scelte molto difficili”.

Ma è pur vero che le ‘scelte molto difficili’ toccherebbero a tanti, se solo in Europa Cosco ha già in uso il porto del Pireo (Grecia), la gestione nel trasporto dei container per i porti spagnoli di Bilbao e di Valencia come di Zeebrugge (in Belgio) come controlla il 40% del porto di Vado Ligure , terminale nel trasporto di container.

Infatti, i Grünen al governo della città-Stato di Amburgo e l’attuale sindaco Peter Tschentscher, (socialdemocratico come Scholz) si sono espressi a favore dell’accordo con la Cina: “Ciò che è sensato dal punto di vista imprenditoriale deve anche essere possibile e realizzato nella pratica”.

In termini di impresa (e occupazione) c’è da sapere che il 70% delle importazioni cinesi dalla Germania appartengono a quattro macro-settori: AutomotiveMeccanica strumentaleElettrotecnica e elettronica e Farmaceutica.
Un export made in Germany da 95 milioni di euro, grazie alla forte differenziazione dei prodotti tedeschi, cioè rivolti sia alla crescente industrializzazione del mercato cinese (sviluppo) sia all’emergere di una nuova classe media (domanda). 

E se una escalation a Taiwan dovesse mettere Berlino di fronte a scelte molto difficili con Pechino?

Si vedrà … intanto la Germania punta a rendersi del tutto autosufficiente prima possibile.

Ben altro che governicchi di una nazione ricchissima ma all’inedia, che sanno solo sottoscrivere debiti per spostare un sussidio da destra a sinistra o viceversa pur di accontentare i clientes nullafacenti, come in Brasile ad esempio.

Venendo all’Italia, che non è il Brasile, l’imprenditoria subalpina manifatturiera che rifornisce direttamente l’industria tedesca sarà certamente avvantaggiata e la domanda da porsi è: cosa accadrà alla demografia delle regioni a nord del Po e cosa all’economia del resto dell’Italia, specialmente se le merci cinesi per arrivare in Germania passano dal Mare Artico e non da Suez?

Demata

Soros, i soldi a +Europa e lo Stato di diritto

3 Nov

“Il finanziere George Soros ha sovvenzionato con un milione e mezzo di euro +Europa ponendo come condizione imprescindibile che si facesse un listone antifascista. Me lo disse ripetutamente Della Vedova prima della rottura”, accusa il leader di Azione Carlo Calenda nell’intervista riportata da Bruno Vespa nel suo ultimo libro.

Lo stesso Vespa, però, riporta la precisazione di Benedetto Della Vedova, segretario nazionale di +Europa, che non ha ricevuto contributi da Soros, che altrimenti sarebbero già stati pubblicati, cioè rendicontati.
A ricevere fondi, invece, secondo Della Vedova sono stati “alcuni candidati di +Europa“, i quali “hanno ricevuto un contributo diretto da parte di George Soros per le spese della campagna elettorale.”

I rendiconti di +Europa di questi ultimi 4 anni convalidano quanto afferma il segretario di +Europa, che – però – non va a smentire Calenda, anzi conferma che ci siano stati contributi del finanziere di origini ungheresi ad esponenti del suo partito.

Infatti, Libero racconta dei prestiti erogati dalla Fondazione Open Society di Soros e ricevuti dalla Lista Bonino nel 2004 e nel 2006 per circa 3,5 milioni di euro complessivi per la campagna elettorale.

A riguardo il comunicato di +Europa di poche ore fa è ben chiaro: “il filantropo di origini ungheresi da tempo condivide e sostiene i nostri valori europeisti e le nostre battaglie per i diritti umani e lo Stato di diritto. Siamo orgogliosi che alcuni nostri candidati abbiano chiesto e ricevuto il suo sostegno, certamente disinteressato”.

Fa piacere essere rassicurati che Soros sia disinteressato, dato che è impressionante la mole di finanziamenti che Soros spende fuori dagli Stati Uniti, specialmente in Africa, ma anche in Europa.

Riguardo i valori europeisti, Soros divenne famoso perchè il 16 settembre 1992 ha sbancato la Banca d’Inghilterra, immettendo sul mercato 10 miliardi di sterline, che aveva pazientemente accumulato.
Per far fronte alla mossa speculativa, il Regno Unito dovette abbandonare il Sistema monetario europeo, svalutando la sterlina. Nello stesso giorno, Soros vendette lire allo scoperto, costringendo la Banca d’Italia a svalutare per compensare l’ormai insostenibile sopravvalutazione della moneta e anche la lira dovette uscire dal Sistema monetario europeo.

Quello del 1992 è stato l’evento che maggiormente ha condizionato il futuro dell’Europa sul suo nascere.

Riguardo le ricadute sui diritti umani, nel 1997, la sua azione causò il deprezzamento delle monete malesi e thailandesi, dando il via alla crisi asiatica finanziaria che coinvolse anche Indonesia e Corea del Sud. Nel 2007 ha piazzato un numero di aste tendenti al ribasso nel settore immobiliare degli Stati Uniti, traendo così un profitto di oltre un miliardo di dollari.

Quanto allo Stato di diritto, nel 2006 Soros è stato condannato da un tribunale francese a pagare una penale di 2,3 milioni di dollari per insider trading, dopo l’accumulazione di azioni della Société Génèrale francesi in via di privatizzazione. E nel 2016 ha investito in oro e minerali preziosi, avvantaggiandosi dal ‘black friday’ della Brexit.

Soros si propone come un critico del neoliberismo e del libero mercato, ma ha fatto fortuna ai primi Anni ’70 con i Fondi di investimento speculativo (Hedge Funds) nel paradiso fiscale di Curacao.

Demata

Curarci da un medico No-Vax, perchè è ingiusto?

3 Nov

Nessuno si chiede cosa ne pensino gli assistiti (fragili o non fragili) mentre Giorgia Meloni paga le sue promesse elettorali al popolo dei No-Vax e … val bene di farne un elenco.

Ad esempio, noi … li ricordiamo tutti quei sanitari impegnati calcolare la distanza di uno starnuto, mentre c’era da preoccuparsi del fiato e da indossare le mascherine. Medici No-Vax che furono subissati dai loro stessi colleghi dei reparti in prima linea che stavano a contarsi i morti.

E ricordiamo tutti la frase fatta “tanto anche il vaccinato può contagiare come chi non lo è”, anche se ormai nel III Millennio fin dal quarto anno di liceo scientifico “biologia + matematica applicata” insegnano che c’è qualcosa chiamato ‘carica virale’ e qualcos’altro chiamato ‘probabilità’ che messi insieme significano ‘prevenzione’.

Infine, dovremmo anche ricordare tutti quale è stato l’effetto di quell’approccio ‘medico’: dubbio, confusione, opposizione.

Cioè centinaia di migliaia di anziani che – non vaccinati neanche per l’anti-polio – hanno ben pensato di non farlo neanche per il Covid, anche se … ogni anno fanno ressa per vaccinarsi dall’influenza.
E milioni di adulti che – ascoltando gli ‘esperti’ – non si sono vaccinati anche se – ‘assembrandosi’ in piazzetta o al bar o in discoteca o in un centro commerciale – avrebbero costituito un serio rischio per la salute pubblica.

Se questi sono i ‘risultati’, viene spontanea la domanda: “quanti casi gravi, quanta folla in rianimazione, quanti giorni di lockdown, quanti strascichi sulla società e l’economia … avremmo avuto IN MENO senza la campagna No-Vax?”

Dunque, è ben prevedibile che tra tanti di noi assistiti dal Sistema Sanitario (che ci siamo vaccinati e protetti come si doveva) possa esserci una diffusa preoccupazione di ritrovarsi affidati a quei medici che in questi due anni hanno optato per l’esatto contrario.

Tanto ma tanto di più che “l’allarmante” reato approvato nello stesso CdM contro 51 o più ravers, radunati per 2-3 giorni ad impasticcarsi in un bivacco senza bagni, senza docce sufficienti e senza neanche un’ambulanza che li possa aiutare.

E’ ingiusto affidare chi – anziano, fragile o caregiver – è stato in lockdown per due anni, vaccinandosi più volte, seguendo attentamente le indicazioni delle Autorità Sanitarie, ad … un sanitario che non considera tutto questo come ‘una buona pratica medica’.

La libera scelta del medico e del luogo di cura costituisce principio fondamentale del rapporto medico-paziente. Nell’esercizio dell’attività libero professionale svolta presso le strutture pubbliche e private, la scelta del medico costituisce diritto fondamentale del cittadino.

Il Governo potrebbe anche ricordare – a sua volta – che noi vaccinati siamo la grande maggioranza degli italiani e che … è un diritto degli assistiti a scegliersi il medico liberamente, cioè chiunque di noi può scrivere alla ASL e/o al proprio ospedale di riferimento e chiedere di NON essere assegnato a sanitari No-Vax.

Dunque, se i sanitari NoVax hanno rivendicato che è “vietato qualsiasi accordo tra medici tendente a influire sul diritto del cittadino alla libera scelta” c’è che per noi assistiti “il medico può consigliare, ma non pretendere, che il cittadino si rivolga a determinati presidi, istituti o luoghi di cura.
A partire dai medici direttori di ASL e Ospedali: se un assistito non vuole rivolgersi ad un medico NoVax, ha il diritto di non farlo.

A.G.

Il reato anti-rave e la Convenzione europea dei Diritti

1 Nov

In primo provvedimento importante del Governo Meloni è consistito nell’accontentare Matteo Salvini ed istituire almeno un nuovo reato a cui appioppare pene pesantissime.

Il punto – però – era che la norma anti-rave sarebbe consistita in una aggravante della “Invasione di terreni o edifici” (art. 633 del codice penale), ma per questi reati contro il patrimonio si interviene solo se c’è la querela della persona offesa.

Così qualcuno ha avuto la brillante idea “di introdurre un reato diverso dai reati contro il patrimonio”, cioè di inserire i rave illegali tra i “Delitti contro l’incolumità pubblica“.

Così è nato l’articolo 434-bis, per perseguire “l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. 

Ma ‘raduni’ più ‘ordine pubblico’ ci portano dritti dritti all’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo tutela la libertà di riunione e di associazione.
E … la apposita guida 2020 del Ministero della Giustizia, Direzione Generale degli Affari giuridici e legali, precisa che l’articolo 11 “protegge il diritto a una “riunione pacifica” e si applica a tutti i raduni, tranne che a quelli in cui gli organizzatori e i partecipanti … istigano alla violenza o rifiutano in altro modo i fondamenti di una società democratica.” (LINK)

L’aspetto paradossale è chi occupa era perseguibile già prima del 434-bis, i cui effetti sono tra l’altro effimeri … se il reato scatta solo se i partecipanti al rave sono 50 o di più.

Chi ha da temere siamo tutti noi italiani perchè c’è da temere per la stabilità del governo, se il primo atto è una violazione del diritto internazionale e delle libertà individuali … per compiacere quel Matteo Salvini già distintosi per aver affossato il Governo Conte I e II più quello Draghi.

Demata


Reddito di Cittadinanza: arriva il danno erariale?

29 Ott

Era il 2019 ed il Governo a Cinque Stelle voleva l’istituzione del Reddito di Cittadinanza a tutti i costi e di fretta e furia.
Lo scopo? Al popolo si raccontò che c’era da ‘abolire la povertà’, ma il risultato atteso era che innalzando artificialmente il PIL … poi si poteva sforare il Debito ancora di più.

Dunque, accadde che il RdC venne erogato senza controlli preventivi sul diritto effettivo di chi lo richiedeva: bastava una autocertificazione.
Eppure, lo Stato non dovrebbe poter erogare somme senza aver prima accertato l’esigenza e la sua legittimità.

Infatti, Corte dei Conti, Ufficio parlamentare di bilancio e uffici dell’Unione europea non avevano un parere positivo sul sistema dei controlli, che appariva rischioso per un sistema di incrocio elettronico dei dati tutto da definire e dei controlli che avrebbero individuato irregolarità con notevole ritardo a fronte dell’impossibilità di recuperare crediti da nullatenenti. (LINK)

Dunque, dopo tre anni continuano ad emergere casi eclatanti che lasciano intravedere un sommerso davvero indecente.

Infatti, tra gennaio 2021 e il 31 maggio 2022 gli uomini del comando generale della Guardia di Finanza hanno accertato (e denunciato) ben 29mila persone per truffa allo Stato con una perdita secca di 171 milioni, dato che sarà impossibile per l’Inps recuperare crediti da personaggi dichiaratamente nullatenenti.

Fortunatamente, l’Inps ha potuto recuperare 117 milioni richiesti “fraudolentemente” e non ancora riscossi. 
E se addirittura il 2% dei percettori di RdC al momento è indagato per truffa, dalla Sardegna arriva anche la notizia che i “furbetti del RdC” non sono solo un fenomeno “fai da te”, ma anche qualcosa di organizzato e su vasta scala.

Si tratta di almeno 300 extracomunitari (forse il doppio) venuti per pochi giorni in Italia per una vacanza in Sardegna durante la quale presentavano la autocertificazione di risiedere stabilmente e un numero di conto alle Poste per poi tornare al Paese di residenza (nord Africa, Africa sub-sahariana, Sud America e Paesi balcanici) e ricevere ogni mese per tre anni ben 600 euro spesati dai contribuenti italiani.

Il tutto avveniva esibendo un passaporto extraeuropeo, tanto né l’Inps, né i Centri di assistenza fiscale (Caf) avevano gli strumenti per controllare la validità del visto.
Si tratta della sola provincia di Cagliari e, per ora, il danno accertato sarebbe di ben 8 milioni di euro.

Pagherà qualcuno per questo disastro che incide sulle somme accantonate dagli italiani per le proprie pensioni: arriverà il danno erariale?

No.
Il decreto-legge ‘Semplificazioni’ del Governo Conte, ha apportato una modifica importante alla l. 20/1994 circa l’elemento soggettivo dei presunti responsabili ed, in particolare, si è limitata la responsabilità erariale ai soli casi di dolo, da riconoscersi in sede penale e non più assimilati al dolo civile. (LINK)

Giusto in tempo: ormai era trascorso oltre un anno senza particolari controlli sui Redditi di Cittadinanza e la ‘patata bollente’ passava inevitabilmente alla Guardia di Finanza … dimostrando come il Reddito di Cittadinanza sia davvero mal fatto, se sono serviti quasi due anni per intercettare le centinaia di stranieri che mai hanno risieduto in Italia.

Tanto paga il contribuente e, intanto, … la povertà è aumentata, come il Debito.

Demata

Sapienza Okkupata: la solita vicenda indecente

27 Ott

Due giorni fa, presso l’Università La Sapienza di Roma l’associazione studentesca Azione Universitaria aveva organizzato un convegno, con la partecipazione del deputato Fabio Roscani (FdI), di Daniele Capezzone, ex segretario dei Radicali Italiani, e di due docenti della Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo romano.

Nulla da eccepire, insomma, se non fosse stato per una “cinquantina” di disturbatori (fonte Il Secolo d’Italia e RaiNews) che hanno tentato un blitz nella facoltà di Scienze Politiche, dopo l’insuccesso del ‘presidio’ all’ingresso con il solito striscione ‘Fuori i fascisti dalla Sapienza‘.

Dopo di che, essendo già il presidio una manifestazione non autorizzata, alla polizia che era già sul posto non è restato altro da fare che interporsi, come ben si vede nel filmato diffuso da RaiNews.

Interposizione tra i facinorosi e i convegnisti, che si vede molto chiaramente nei filmati che sono circolati, tra cui quello di RaiNews, nei quali si vede anche qualche manganellata, forse una dozzina forse mezza, ma solo dopo che gli antagonisti hanno caricato il cordone di polizia.

Dunque, riepilogando:

  • a La Sapienza c’era un convegno che aveva tutto il diritto di svolgersi, ma una cinquantina di persone (meno di coloro in sala) aveva deciso di boicottarlo che, frustrate per la scarsa adesione ‘antifascista’, decide di invadere gli spazi universitari;
  • la polizia che era lì sul posto, forse una dozzina in tutto, si interpone e per contenere gli invasori deve entrare nel campus per proteggere accesso e partecipanti al convegno;
  • a sua volta aggredita la polizia reagisce limitatamente alla propria difesa e non carica gli aggressori, a riprova di questo – oltre ai filmati – c’è un solo ferito lieve e un solo arresto.

Inoltre, non è dato sapere se gli aggressori fossero tutti regolarmente iscritti all’Università, ma Fanpage ne ha raccolto alcuni pensieri:

  • “il merito è un’invenzione di un sistema che punta a far sentire in colpa noi se non riusciamo a laurearci, come se fosse colpa nostra”
  • il sistema universitario “serve a far sentire in colpa chi non riesce a laurearsi in tempo, perché … non ha una famiglia alle spalle che riesce a pagare i suoi studi e la sua vita”
  • “Fratelli d’Italia odia le donne, … e odia i poveri.”

Se questo è lo stato psicofisico degli antagonisti, chiara e netta la presa di posizione del Rettorato:

  • l’Università “deve essere un luogo in cui si studia, si cresce, in cui bisogna incontrarsi e confrontarsi,
  • “garantiamo, a ogni individuo che agisca secondo i principi costituzionali, il diritto a manifestare liberamente le proprie opinioni nel rispetto della pluralità delle idee
  • il convegno era regolarmente autorizzato, “come quotidianamente avviene ad opera di tante altre associazioni studentesche, con la partecipazione di docenti e di alcuni esponenti politici e giornalisti. Vista la particolare veemenza delle proteste di un gruppo di persone intenzionate a entrare in aula per interrompere il convegno il dirigente del servizio predisposto dalla Questura di Roma, a cui spetta la tutela dell’ordine pubblico, ha deciso di intervenire per garantire la sicurezza collettiva”.

Di diversa opinione, nonostante si tratti di un assalto ‘fascista’ ad un convegno universitario e al cordone di agenti interpostosi, la posizione di personaggi che ben dovrebbero valutare quali siano le responsabilità istituzionali quando il ‘popolo’ rischia di pervenire ad una rissa o ad un pestaggio:

1- il Consiglio di dipartimento di Scienze Politiche / “condanna l’uso della forza per la risoluzione di conflittualità che vedano coinvolti gli studenti”

2- la Flc Cgil – plurale majestatis … / “consideriamo inaccettabile la reazione della polizia”

3- l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte / “vedere manganelli contro studenti indifesi fa venire i brividi”.

La domanda del giorno è: prima di essere definito ‘antidemocratico’ (se non fascista) … quanto e quante volte un docente universitario o un sindacalista ha diritto di esprimersi nella sua veste pubblica a favore di facinorosi che volevano impedire con la forza (e la violenza) un libero convegno accademico?

E se una Facoltà di Scienze Politiche non sa discernere tra aggredito ed aggressore perchè autorizzarne il funzionamento e finanziarla?

Demata

Roma, liceo Albertelli occupato: cosa fa la Regione Lazio?

27 Ott

Dopo le violenze avvenute all’universita La Sapienza di Roma e che hanno richiesto l’intervento della polizia, alcuni studenti liceali hanno occupato ieri il centrale istituto Pilo Albertelli.

“La risposta migliore alla repressione poliziesca e alla deriva reazionaria che abbiamo visto ieri alla Sapienza. Seguiamone l’esempio e portiamolo in tutte le scuole di Roma per far ripartire la lotta degli studenti. Verso e oltre la Mobilitazione nazionale studentesca del 18 novembre. Ogni scuola sarà una battaglia”.

Fatto sta che a La Sapienza c’era una manifestazione autorizzata come c’era una piccola folla di persone che voleva impedirla: se non la repressione cosa era preferibile, la rissa o – peggio – il linciaggio?
Dunque, cosa c’entri questo con l’educazione e le scuole è davvero tutto da capire, specialmente se gli studenti universitari non sembra siano particolarmente turbati dall’episodio della Sapienza.

Come anche ci si può solo chiedere cosa abbiano insegnato finora i docenti dell’Albertelli ai propri studenti, se questi occupano per abolire l’alternanza scuola-lavoro (dimenticando che è un diritto oltre che un requisito formativo internazionale) e per difendere il diritto all’aborto (evidentemente ignorando che nessuna legge in nessuno stato ha sancito quanto).

Viceversa, secondo il Collettivo di una sessantina di studenti, di prettamente scolastico a causa della loro protesta c’è una “scuola che si sta spopolando“, c’è un “forte disagio psicologico degli studenti fragili” come ci sono “i problemi di edilizia scolastica“.

Dunque, cosa fa la Regione Lazio che ha la competenza per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche a fronte di un centro storico romano che ‘pesa’ solo il 5% della popolazione nel Comune di Roma ed ancor meno se si parla di giovani?

Come anche cosa fa la Regione Lazio che – tramite le ASL – ha il dovere sia di verificare l’agibilità degli edifici scolastici sia di intervenire per manutentarli come ha la competenza per intervenire con i Servizi Sociali per i minori a rischio, cioè studenti dichiaratamente fragili?

Dulcis in fundo, “ogni scuola sarà una battaglia“?
Uno dei diritti dei minori riguardo lo studio è che nelle scuole sia garantito e tutelato il ‘sereno andamento delle lezioni’
. Anzi, a proposito di scuole che si spopolano, chi manderebbe i figli a scuola senza lezioni e senza – soprattutto – serenità?

Insomma, se in un edificio scolastico affetto da problemi di edilizia ci sono dei minorenni ‘fragili’ che vogliono trasformare un luogo di armonia e apprendimento in un campo di battaglia, se tutto questo è stato segnalato non solo dal dirigente scolastico ma anche dai media e dai giornali … cosa aspetta l’Ente Proprietario – cioè la Regione – a sollecitarne lo sgombero quanto meno per mettere a norma l’immobile?

Lo scorso anno il liceo Pilo Albertelli è stato il teatro di due occupazioni, l’ultima delle quali ha lasciato l’istituto con migliaia di euro di danni.

Demata

Dehors a Roma: le pretese degli esercenti

27 Ott

Il 31 dicembre scadranno le autorizzazioni per bar e ristoranti per occupare con tavolini e transenne il suolo pubblico in deroga ai regolamenti locali.

Infatti, cessata l’emergenza pandemica viene meno l’esigenza di favorire gli esercizi commerciali penalizzati dalla misure sul distanziamento che ne riducevano la capienza e dovranno essere rimosse le strutture collocate su vie, piazze, strade e spazi all’aperto.

Una vicenda complessa, a Roma.

Infatti, questa estate, su 448 ispezioni, sono state trovate irregolarità in 308 casi e una decina di locali sono stati addirittura chiusi. Secondo i dati comunali erano 3.961 i metri quadrati occupati indebitamente da tavolini, sedie e ombrelloni nelle piazze più famose del centro storico.
Una situazione eclatante, confermata dall’assessora alle Attività produttive Monica Lucarelli: “la task force speciale della polizia locale ha riscontrato che l’80% degli esercizi commerciali verificati rilevano irregolarità o abusi sulle occupazioni di suolo pubblico”.

E di ritorno alla normalità proprio non se ne parla: “noi chiediamo innanzitutto la sospensione del canone unico per tutta Roma – dice il presidente della Fiepet Confesercenti Claudio Pica – e chiediamo di mantenere le occupazioni emergenziali. … riteniamo necessario un lavoro sinergico tra Amministrazione, associazioni di categoria e Sovrintendenza che porti alla realizzazione di nuovo catalogo degli arredi, a un regolamento ex-novo delle Osp e ad un superamento dei piani di massima occupabilità (Pmo)”.
Papale papale.

I residenti? In subordine: “meglio un tavolino che una automobile”, dicono gli esercenti … dimenticando che di notte le auto non fanno rumore, ma i tavolini si.

Intanto, “la prima attività che stiamo portando avanti come assessorato è un tavolo di confronto per monitorare la “malamovida”, mica reprimerla, come … spiega Monica Lucarelli, assessore alle Attività produttive, intervenuta al festival dell’Architettura di Roma.

Intanto, a causa di dei tavolini su strada di un noto bar, a Via Condotti i negozi di Cartier, Damiani e Prada si ritrovano con le vetrine senza la “via libera” e minacciano una causa per danni … al Comune che ha autorizzato l’occupazione del suolo pubblico.

A Roma, nel periodo post covid, sono state presente circa 6.000 domande di occupazione di suolo pubblico, di cui ben 3.300 circa nel municipio centrale. Un esercito di partite Iva, dopo quello dei tassisti e dei concessionari già ben noti per la loro capacità di ‘pressing’ sul Sindaco di Roma.

Ma se i posti a sedere fossero 20 a testa, si tratta di 120mila ‘coperti’ al giorno, ben oltre il mezzo milione di clienti: siamo proprio sicuri che Roma abbia un flusso turistico tale da reggere questo livello di strutture e occupazione?
Se non i turisti, chi dovrebbe alimentare il pubblico di caffè, trattorie e ristoranti: i pubblici impiegati del centro storico nei 20 minuti di pausa che gli son concessi?

E chi dovrebbe pagare per gli arredi urbani per incanalare il traffico, i rifiuti extra degli esercizi da rimuovere e i vigili urbani da assegnare fino alle 2 di notte: chi si alza alle 5 di mattino nella suburbia per andare a lavorare ad 800 euro al mese o poco più?

A proposito, visti i risultati degli ultimi 50 anni, Roma Capitale è proprio sicura che coccolare esercenti, tassinari e concessionari sia un bene per il reddito e per il benessere dei romani (e anche dei turisti)?

Demata

Azione? A Roma non è Calenda

26 Ott

Carlo Calenda ha iniziato la sua ascesa elettorale a Roma, dove si è proposto sindaco con Azione, alleandosi con Italia Viva. Dopo un anno è ora di fare un bilancio di quanto abbia ‘fatto la differenza’, non lui, ormai leader nazionale, ma Azione a livello locale.
Ed i conti non tornano.

Differenza che non c’è stata almeno per quanto riguarda l’approvazione dei Bilanci comunali e municipali, disposta in tutta fretta dal Sindaco Gualtieri ed immediatamente avallata dai Consiglieri di Azione, anche se erano anni che i conti non tornavano a dire di tutti.

Un assegno in bianco alla Giunta di ‘campo largo’, a cui faceva seguito il voto favorevole per nominare Virginia Raggi a Commissario Expo 2030, come se non fosse stata dileggiata e vituperata fino al giorno prima. Non con il senno di poi, ma per coerenza verso gli elettori.

Dopo di che nessun reclamo nè rimpianto da parte di Azione per il fallimento progressivo di tutte le promesse elettorali (persino quelle del PD che è al potere) sia in termini di miglioramenti, visto che stiamo tale e quale a prima, sia come buon governo, se continua a prevalere la spesa massimalista e redistributiva.

Del resto, l’unica chance per il PD di mantenere il controllo della Regione e del Comune più sussidiati del mondo è quella del Campo Largo con i Cinque Stelle e i Comunisti: qui lo sanno anche i bambini … inclusi gli elettori e gli eletti di Azione.

E Carlo Calenda allora? Sta di fatto che a Roma può contare solo sui renziani di Italia Viva.

Innanzitutto, ce lo mostra il dato elettorale: i consiglieri municipali eletti recentemente non si sono dimostrati dei collettori di voti ‘motu propriu’, allorché candidati nei collegi uninominali. Neanche quelli raccolti a mani basse al seguito del candidato sindaco.

Poi, la presenza sul territorio, dove il divario è eclatante.
E’ di oggi la notizia che lo storico e grande Mercato di Val Melaina è “ospitato” su un terreno dell’Inps dove era stato traslocato dal Comune che però non ha mai acquisito il terreno e che dunque non lo può regolamentare. “A rimetterci gli operatori, costretti a lavorare in ambienti precari senza tutti i servizi che un mercato così, tra i più grandi e apprezzati del quadrante nord della città, fulcro e vanto del quartiere, meriterebbe. Intorno discariche, parcheggiatori abusivi, mercatino del rovistaggio e incuria. “
Dal 1998, ventiquattro anni or sono.

La domanda imbarazzante (per il Campo Largo) perché il III Municipio (guidato dalla Sinistra) e il Comune (guidato dai Cinque Stelle) abbiano impiegato gli ultimi cinque anni anni per (non) regolarizzare questa situazione e solo con Gualtieri (e il PD + Calenda) si è arrivati ad una … mozione per la regolarizzazione della situazione.

Ad attivarsi pensate siano i due consiglieri municipali di Azione candidati di recente come deputati e senatori? No, a sollevare lo scandalo sono i consiglieri comunali di Italia Viva, Valerio Casini e Francesca Leoncini. (LINK)

Sempre di oggi è la notizia che “Roma vuole le Tampon Box“, per contrastare l’impossibilità di fronteggiare economicamente le esigenze igienico sanitarie imposte dal ciclo mestruale, prevedendo in alcuni luoghi della città l’installazione di distributori automatici di assorbenti gratis, a cominciare dalle scuole superiori.

La proposta arriva dal Municipio di Garbatella e verrà estesa agli altri consigli municipali della città. Bella idea ma anche in questo caso c’è una domanda imbarazzante per Azione.

La promotrice dell’iniziativa è la consigliera municipale Caterina Benetti di Azione, ma i Municipi proprio non hanno nè competenza nè potere di spesa nè di autorizzazione/concessione per quanto riguarda le scuole superiori.

Voi, prima di fare proposte, avreste verificato che un assorbente costa circa 15 centesimi Iva esclusa, mentre aggiungendo il costo e il funzionamento del distributore non costa meno di 20 cent, anche a prezzo politico, come alla Statale di Milano dove esistono dal 2020?
Se foste stati degli amministratori pubblici vi sareste preoccupati di individuare innanzitutto un budget e una spesa annua per i contribuenti … prima di votare una proposta?

Dunque, due approcci e due collocazioni molto diversi, da cui la domanda “alle prossime e incombenti elezioni regionali come si schiererà Azione nel Lazio?”
Azione Lazio distruggerà l’alleanza nazionale con Italia Viva per conquistare qualche assessorato insieme a PD, Sinistra e Cinque Stelle oppure si confermerà un partito di chiara identità liberale?
E come reagiranno i grandi agglomerati politici europei se vi sarà defezione?

Demata