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Roma, liceo Albertelli occupato: cosa fa la Regione Lazio?

27 Ott

Dopo le violenze avvenute all’universita La Sapienza di Roma e che hanno richiesto l’intervento della polizia, alcuni studenti liceali hanno occupato ieri il centrale istituto Pilo Albertelli.

“La risposta migliore alla repressione poliziesca e alla deriva reazionaria che abbiamo visto ieri alla Sapienza. Seguiamone l’esempio e portiamolo in tutte le scuole di Roma per far ripartire la lotta degli studenti. Verso e oltre la Mobilitazione nazionale studentesca del 18 novembre. Ogni scuola sarà una battaglia”.

Fatto sta che a La Sapienza c’era una manifestazione autorizzata come c’era una piccola folla di persone che voleva impedirla: se non la repressione cosa era preferibile, la rissa o – peggio – il linciaggio?
Dunque, cosa c’entri questo con l’educazione e le scuole è davvero tutto da capire, specialmente se gli studenti universitari non sembra siano particolarmente turbati dall’episodio della Sapienza.

Come anche ci si può solo chiedere cosa abbiano insegnato finora i docenti dell’Albertelli ai propri studenti, se questi occupano per abolire l’alternanza scuola-lavoro (dimenticando che è un diritto oltre che un requisito formativo internazionale) e per difendere il diritto all’aborto (evidentemente ignorando che nessuna legge in nessuno stato ha sancito quanto).

Viceversa, secondo il Collettivo di una sessantina di studenti, di prettamente scolastico a causa della loro protesta c’è una “scuola che si sta spopolando“, c’è un “forte disagio psicologico degli studenti fragili” come ci sono “i problemi di edilizia scolastica“.

Dunque, cosa fa la Regione Lazio che ha la competenza per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche a fronte di un centro storico romano che ‘pesa’ solo il 5% della popolazione nel Comune di Roma ed ancor meno se si parla di giovani?

Come anche cosa fa la Regione Lazio che – tramite le ASL – ha il dovere sia di verificare l’agibilità degli edifici scolastici sia di intervenire per manutentarli come ha la competenza per intervenire con i Servizi Sociali per i minori a rischio, cioè studenti dichiaratamente fragili?

Dulcis in fundo, “ogni scuola sarà una battaglia“?
Uno dei diritti dei minori riguardo lo studio è che nelle scuole sia garantito e tutelato il ‘sereno andamento delle lezioni’
. Anzi, a proposito di scuole che si spopolano, chi manderebbe i figli a scuola senza lezioni e senza – soprattutto – serenità?

Insomma, se in un edificio scolastico affetto da problemi di edilizia ci sono dei minorenni ‘fragili’ che vogliono trasformare un luogo di armonia e apprendimento in un campo di battaglia, se tutto questo è stato segnalato non solo dal dirigente scolastico ma anche dai media e dai giornali … cosa aspetta l’Ente Proprietario – cioè la Regione – a sollecitarne lo sgombero quanto meno per mettere a norma l’immobile?

Lo scorso anno il liceo Pilo Albertelli è stato il teatro di due occupazioni, l’ultima delle quali ha lasciato l’istituto con migliaia di euro di danni.

Demata

Merito e istruzione: cosa dicono oggi le norme?

25 Ott

In alcuni settori dell’istruzione fa scalpore che sia ritornato in auge il ‘merito’, come se fosse l’antitesi dell’inclusione, mentre ne è lo scopo, essendo anche fonte primaria di opportunità.

C’è chi ha scomodato don Milani, Mario Lodi, Maria Montessori e Gianni Rodari e alla fine del post scoprirete come la pensavano sul ‘merito’ e sulla ‘istruzione’, ma quel che qui interessa è capire innanzitutto se il ‘merito’ sia sparito dalle norme scolastiche oppure no.

Sul fronte degli studenti, l’ammissione alla classe successiva avviene per merito e non per età anagrafica, come spiega a chiare lettere proprio il Ministero (LINK), sintetizzando le norme che regolano gli Scrutini:

  • nella scuola primaria, “l’impianto valutativo che supera il voto numerico e introduce il giudizio descrittivo”, cioè è una valutazione di merito
  • nella scuola media, la valutazione prevede innanzitutto un “voto in decimi” correlato ai “livelli di apprendimento raggiunti dall’alunno”, cioè al merito
  • nelle scuole superiori, a parte quanto detto per la scuola media, è sempre il merito ad essere valutato, nella “verifica delle competenze acquisite al termine dell’istruzione obbligatoria e durante il corso di studi”.

Come è una valutazione del merito quella del Collegio dei Docenti che consente “l’ammissione alla classe successiva anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione”.

Anche l’ammissione all’esame di Stato avviene per merito, l’ordinanza che si ripete annualmente è chiara.
Anzi, c’è anche l’apposita abbreviazione della maturità per merito, che permette agli studenti di affrontare l’Esame di Stato in quarta superiore, saltando così l’ultimo anno di scuola.
Come anche, il sistema dei crediti scolastici prepara fin dal terzo anno il punteggio di ammissione agli esami di Stato e si divide in tre fasce di merito.

Ma non solo, riguardo i docenti è vigente il Testo Unico dove è normato che

  • è dalle “graduatorie di merito” che si attinge per nominare vincitori di concorso e supplenti
  • esiste ancora l’esame “per merito distinto” per il passaggio alle classi superiori di stipendio abrogate dagli ultimi contratti.

Dunque, scandalizzarsi per il ‘merito nelle scuole’ equivale a derubricarle a spazio educativo, non di istruzione e benché meno di cultura.

Anche perché è una questione di cultura, quella di ricordare che, a proposito dell’importanza del ‘merito’ quando si parla di istruzione,

  • secondo don Milani, mortificare le eccellenze è iniquo (“non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”)
  • secondo Mario Lodi, non c’é educazione senza prima l’istruzione (“la scuola non deve soltanto istruire, ma anche e soprattutto educare”)
  • secondo Maria Montessori, il successo e le pari opportunità degli adulti iniziano da bambini (“aiutiamoli a fare da soli”)
  • secondo Gianni Rodari, l’istruzione è essenziale non per la cultura ma per le pari opportunità (“vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo”).

A.G.

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Governo Meloni: punti di forza e debolezza

22 Ott

Era dal 2011 che la democrazia italiana tirava avanti con premier nominati dal Presidente, di cui 3 su 4 (Monti, Conte e Draghi) neanche eletti.
Dunque, vedremo se “non è un governo conservatore, ma reazionario” – come titola Huffington Post – ma ad oggi quello di Giorgia Meloni è certamente un governo ‘politico’ e ‘democratico’.

Intanto, i nomi sono sul tavolo e, se qualche testata annuncia l’arrivo di “autarchia, sovranismo e nostalgia”, qualche altra reclama che Giorgia Meloni “aveva promesso un esecutivo di alto profilo e invece ha profili modesti in ambiti cruciali” e qualcuna ancora sottolinea che “cinque sono tecnici di area“.

Ma come stanno le cose?

Di sicuro, la cordiale stretta di mano tra Mattarella e Meloni sembra essere lontana dalla faziosa storia del nostro continente e- soprattutto – è notevole che una donna sia pervenuta all’apice della politica italiana, fatto che nelle grandi nazioni industrializzate è avvenuto solo in Germania e in Gran Bretagna.
D’altra parte, i neo Ministri dovranno essere visti alla prova dei risultati, anche se il livello dei curriculum professionali di tanti lascia ben sperare, specialmente rispetto alle due compagini governate da Giuseppe Conte, con non pochi ministri appena diplomati e non di rado carenti di esperienze professionali.

Fa scalpore il ‘Merito’ che andrà ad accompagnarsi all’Istruzione, ma è pur vero che la Scuola degli ultimi 50 anni non è che abbia granchè badato al merito.
Sono ormai due generazioni che mancano sistemi di verifica (esami) imparziali, le assunzioni non sono rigorose se si raschia puntualmente il fondo delle graduatorie, le carriere non possono essere dignitose se mancano progressioni e premialità, il buon esempio resta vano se sussidiamo i peggiori ma non i meritevoli, la qualità dell’edilizia e l’efficienza tecnica delle dotazioni sono sulle cronache a ciclo continuo, la visibilità e l’immagine della professione docente si scontrano con un burnout diffuso e un livello di contenzioso abnormi.

Inoltre, l’importanza data alla Famiglia e alla Natalità induce molti a prevedere che diritti e libertà civili non conosceranno una stagione felice.
Certamente, però, quel che è urgente è la carenza di politiche per la famiglia, per la natalità e la genitorialità, mentre abbiamo tassi povertà e abbandono scolastico sempre più eclatanti.

Se questi potrebbero essere dei punti di forza, certamente possono esserlo Adolfo UrsoGuido Crosetto, Antonio Tajani e tutti i tecnici messi a capo di alcuni ministeri strategici come non non si vedeva da tanti anni.

Piuttosto – in negativo, visti l’estremismo del passato e il possesso solo di un diploma liceale, Matteo Salvini alle Infrastrutture suscita perplessità, dato che anche questo è un ministero ‘tecnico’ e gli competeranno anche quei 3-4 tunnel in Liguria, i destini di Venezia, il salvataggio Alitalia o la siderurgia di Taranto e non solo le polemiche dell’ultimo mese contro il sindaco Beppe Sala per lo stop ai motori diesel dentro l’Area B di Milano.
Come se non fosse una questione di Salute, come lo era quando c’era da mettere in lockdown una parte della Lombardia.

Una prova non semplice anche per Nello Musumeci, che da giornalista si ritrova alle Politiche del mare a cui andranno i porti, a partire dall’hub di Gioia Tauro, come toccherà la lotta agli sbarchi illegali, a partire da ‘migliori’ accordi con i regimi libici e una maggiore ‘sovranità nel Mediterraneo’ rispetto all’Unione Europea, su cui ha fondato la sua campagna elettorale.
Speriamo solo che non finisca a litigare con gli altri paesi mediterranei, quelli che ci danno gas e petrolio, … perché fermino loro i migranti, dopo aver noi smantellato ripetutamente la nostra flotta.

Ma quel che fa arricciare il naso agli analisti (e farà dubitare le agenzie internazionali) è che di Coesione territoriale, Pnrr regionali, Transizione digitale e Transizione ecologica non c’è più traccia, cioè saranno spacchettati tra vari Ministeri, sia come spesa sia come rendiconto e – si spera almeno – non anche come progettualità.
In altre parole, sarà molto più complicato ricostruire la logica, gli interventi e i risultati in termini di resilienza, resistenza, innovazione, adeguamento eccetera … mentre il Digital Divide già mostra nei populismi i suoi letali effetti sociali e politici.

Infatti, il “Pnrr” diventa un mero piano di finanziamento negoziale e non prima di tutto un progetto di transizione nazionale, se dalle Infrastrutture e Finanze passa agli Affari Europei affidati all’esperto Raffaele Fitto.

Intanto, come per il Pnrr e le Politiche del Mare, dalle Infrastrutture s’è dovuta togliere anche la “Sicurezza energetica”, trasferita all’Ambiente affidato a Gilberto Pichetto Fratin, finora viceministro allo Sviluppo Economico con Mario Draghi. 

Un buon governo, almeno in termini di competenze ‘sulla carta’, ma vistosamente azzoppato da Salvini, che ha preteso un Ministero “tecnico”. Speriamo che non accada come l’altra volta, che dopo non essere andato in ufficio per giorni e settimane, s’è chiamato fuori dal governo con un tweet dalla spiaggia.

Demata

Sette semplici frasi per comprendere la società

25 Set

Quando si accetta denaro senza averne il merito, solo chi è nato ladro può credere che sia un suo diritto quel che è frutto del lavoro altrui .

Quando il Potere si sostiene con crescita e consumi, solo uno stolto può credere che si alimenti impoverendo il Popolo.

Quando la Società e le Competenze si fanno complessi, solo uno sprovveduto può credere di metter becco senza studiare ore ed ore per mesi ed anni.

Quando la Scuola e l’Università diventano un ‘parcheggio’ per le nuove generazioni, questo è il segno inequivocabile del fallimento dei loro genitori.

Quando Sanità e Sociale sono uguali per tutti, hai la certezza di esser stato defraudato tutti i tuoi diritti, dato che la Salute e la Fortuna sono fattori personali.

Quando una Nazione vive con inferriate e allarmi alle finestre, questo è il segno che la Sicurezza per la gente è una chimera ed il crimine fa a modo suo.

Quando i Media e i Social diventano il regno di haters, affabulatori o manipolatori, allora sai che il Futuro non potrà essere che dei peggiori.

Questo è quello che è stato insegnato da che iniziarono le civilizzazioni 4-5.000 anni or sono e fino ad 2-300 anni fa.

D.

La quasi-bufala dei libri gratis nel Lazio

14 Set

La Regione Lazio annuncia sul proprio sito (link) di aver “presentato presso la sede della Giunta regionale il ‘FONDO RIMBORSO LIBRI SCOLASTICI’ una misura da 20 milioni di euro di sostegno economico alle famiglie del Lazio per contrastare l’aumento del costo dei libri di testo per l’anno accademico 2022/23”.

Iniziamo col dire che si tratta di ‘anno scolastico’, quello ‘accademico’ è dell’Università, giusto per fare un po’ di educazione civica, e che … l’anno scolastico è iniziato da 14 giorni e che – ad oggi – gli studenti dovrebbero aver già acquistato i libri che gli servono.
Intanto, la ‘misura da 20 milioni’ è ancora in Giunta, neanche in Gazzetta Ufficiale.

Ma il ‘FONDO RIMBORSO LIBRI SCOLASTICI’ è farina del sacco della Regione Lazio?
No, norme e soldi sono dello Stato.

Infatti, è lo Stato (ed il Governo) che garantiscono e provvedono alla “gratuità, totale o parziale, dei libri di testo in favore degli alunni che adempiono l’obbligo scolastico”, che attualmente è esteso fino alla seconda classe superiore.

Ed è dal 23 dicembre 1998 – mica ieri – le istituzioni scolastiche possono promuovere servizi di comodato d’uso gratuito per la fornitura di libri di testo e di dispositivi digitali per le studentesse e gli studenti, stipulando specifiche convenzioni in accordo con gli enti locali” e le biblioteche potrebbero provvedere “alla fornitura di libri di testo da dare anche in comodato agli studenti della scuola secondaria superiore”.

Va bene, la Regione Lazio ha dimenticato di ringraziare lo Stato per i soldi che spende, tutto qui?

No, c’è anche che l’accesso ai rimborsi per il diritto all’Istruzione è esteso agli studenti con un “indicatore ISEE in corso di validità del nucleo familiare non superiore a 30.000,00 euro”, cioè ben sopra la “soglia di povertà o “a probabile rischio”.
Viceversa, la Regione Lombardia  “mette a disposizione buoni per un valore da 200 a 500 euro per l’acquisto di libri di testo, dotazioni tecnologiche e strumenti per la didattica … a studenti residenti che non abbiano compiuto 21 anni con un ISEE non superiore a 15.748,78 euro”. Stesso tetto Isee in Toscana, un po’ più basso in Veneto e – addirittura – in Campania.

Ovviamente, non sappiamo perché la Regione Lazio voglia ampliare il tetto dei beneficiati al doppio o triplo delle altre regioni nè perché – facendo questo – vada a dimezzare la somma che toccherà a chi è in povertà o a rischio.

Ovviamente, le altre regioni – a differenza del Lazio – menzionano che i rimborsi hanno origine dal Decreto del Presidente della Repubblica  D.P.R. n. 445/2000, ma il dolce (amaro) viene alla fine.

Dicevamo delle scuole già iniziate e degli studenti che già dovrebbero avere corredo e libri.
Beh, mentre nel Lazio ad oggi la proposta è in Giunta, in Lombardia la delibera regionale per spendere le somme stanziate dallo Stato … risale al 22 maggio e in Campania al 7 luglio.

Insomma, la politica degli ‘annunci spot’ quante bufale si porta dietro, se un ritardo appare come una conquista e se un ampliamento in realtà è una riduzione?
La domanda è: pensate che la delibera laziale ancora in Giunta da approvare sia un esempio di buona amministrazione?

A.G.


Le priorità elettorali dei partiti a confronto in 5 slide

13 Set

Sky ha annunciato per domani una serie di interviste con Calenda, Conte, Letta, Meloni, Salvini e … probabilmente quasi nessuno andrà a verificare se quel che viene detto corrisponde a quel che i programmi promettono e fanno fede.

Infatti, dalle interviste su media e social, si potrebbe pensare che i Cinque Stelle siano il partito del “Reddito” (minimo o di cittadinanza che sia), ma il loro programma a stento lo menziona come non menziona affatto l’assistenza/previdenza, mentre – sorprendentemente – è Azione-IV a nominarlo più volte.
A dircelo è la conta dei termini usati in proporzione alla diversa lunghezza dei programmi elettorali.

Oppure potremmo credere che la Sanità e la Salute siano una priorità, ma poi a ben vedere solo Cinque Stelle e Fratelli d’Italia guardano anche al ‘contraltare’ cioè invalidi e disabilità.

Come anche per ‘lavoro e occupazione’ a cui sembra dar gran conto il PD, ma purchè sia Terziario, a vedere l’importanza data ad Industria e Commercio.

Fino agli anziani, che non interessano a nessuno eccetto un po’ ad Azione/IV e le donne di gran lunga scavalcate dai ‘giovani’ e talvolta anche dagli “stranieri”.

O constatare che alla parola “sicurezza” non corrisponde con la “lotta alla mafia”, eccetto che per il PD. Eccetera eccetera.

A.G.

Elezioni: un Programma per la Scuola

18 Ago

La Scuola ha la sua parte nei programmi elettorali dei diversi partiti e tutti – nessuno escluso – sottolineano la situazione negativa dell’istruzione generale degli italiani, della formazione professionale e dei redditi che ne derivano, della docenza stretta tra una formazione obsoleta e una stipendialità carente, della dirigenza e delle strutture in balia delle diversità regionali e comunali.

Le esigenze sono molteplici: si va dalla de-alfabetizzazione diffusa tra gli utenti all’incapacità di invertire il degrado socioculturale, dal profondo ‘digital divide’ degli operatori alle strutture inadeguate, dai programmi statali di studio datati rispetto alle professioni di oggi alle carenze regionali e comunali specialmente nel Sociale, cioè scuola d’infanzia e formazione.

Insomma, ci saremmo aspettati un Piano per la Scuola alla stregua di quello del ‘fu Giovanni Gentile’, visto che – tra l’altro – la legislazione scolastica è ormai un mare magnum, dato che da 20 anni ogni governo ci mette la sua mini-riforma.

Serve un Piano per la Scuola per esser certi che almeno tra 5-7 anni i nuovi diplomati e laureati siano quelli che serviranno.
E non è difficile sapere ‘cosa’ fare, dato che c’è sempre la riforma incompiuta del 1999: il difficile è fare rapidamente oggi quel che per 20 anni non solo è stato ostacolato, ma addirittura è stato ‘stornato’ come è facile evincere di seguito.

Infrastruttura:

  1. Reintroduzione dei Consigli Scolastici Provinciali e delle competenze degli ex Provveditorati verso le Regioni e i Comuni
  2. Obbligo per le Regioni e i Comuni di iscrizione annuale a Bilancio delle somme destinate alle dotazioni dei Laboratori nelle scuole e all’offerta di Formazione Professionale
  3. Ente nazionale per un piano pluriennale di ripristino/ rinnovo dell’edilizia scolastica (20 miliardi €)
  4. Attività di volontariato sociale e/o di scuola-lavoro obbligatorie (infrasettimanali ed estive) per gli alunni dai 16 anni in poi

Docenza:

  1. Adeguamento agli standard europei dei requisiti in accesso, della formazione in servizio, dell’orario di servizio, delle condizioni retributive e mutualistiche
  2. Accesso ai contratti a tempo indeterminato consentito solo entro 5 anni dal conseguimento della laurea specifica
  3. Facilitazioni per l’accesso al part time dei docenti over50
  4. Sgravi e agevolazioni fiscali per le ‘lezioni private’ e i corsi di recupero

Didattica:

  1. Aggiornamento dei programmi e degli orari disciplinari della scuola primaria e media alle esigenze tecnico-scientifiche necessarie in una società attenta all’ambiente e “digital inclusive”
  2. Sviluppo – in collaborazione con Università e Rai-Scuola – di una piattaforma di Elearning pubblica e gratuita per svolgere e approfondire da remoto i programmi scolastici
  3. Diritto-dovere del discente ad un adeguato approfondimento personale delle discipline oggetto di studio a scuola
  4. Prove di valutazione annuali nazionali per l’ammissione alla classe successiva

Insuccesso scolastico:

  1. Ripristino della Medicina Scolastica e dell’Assistente Sociale d’istituto (statali)
  2. Valutazione del deficit cognitivo al termine della scuola primaria e secondaria di primo grado
  3. Programmi di educazione alla genitorialità
  4. Inasprimento delle norme contro l’elusione scolastica e reintroduzione di percorsi di avviamento al lavoro

Ed è evidente che sia davvero molto difficile proporre tutto questo ad un elettorato che spesso ha solo la III Media, ad un corpo docente che da un Ventennio non si aggiorna, ad un volontariato che non lucra ma è retribuito, ad una politica locale che non vuole uscire dalla sua parcellizzazione.

Serve una Scuola che ricordi a se stessa che la Cultura si fonda sull’Istruzione e che per Progettare bisogna prima Programmare.

A.G.

Ius Scholae e la Lega: ma quali ricadute sulle scuole?

10 Lug

Tra i 1.500 emendamenti della Lega allo Ius Scholae si chiede a dei ragazzini di 18 anni non solo il massimo dei voti all’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, ma anche di conoscere le principali festività regionali, gli usi e costumi italiani “dagli antichi romani a oggi”, il valore del presepe nel nostro Paese, le sagre tipiche italiane, le ricorrenze del calendario, i prodotti tipici della gastronomia italiana, la musica popolare italiana, le ricorrenze del calendario eccetera.

Ma era solo ieri quando la Lega chiamava Roma “ladrona”, dava del “terrone” chi non mangia la polenta, rivendicava la non italianità della “padania” eccetera.

Ed è l’Italia di oggi quella che spesso ha solo non ha un diploma superiore e se ce l’ha è con il minimo dei voti, come è quella che conosce solo i cantanti di Sanremo, mangia catering o street food, vive di movida e non va alle sagre, mette raramente piede in un museo e … non sa che dal 1948 l’11 dicembre ricorre la Giornata dei Diritti Umani.

Lo stesso italiano medio che allo stadio come sui social è sempre contro qualche altra fazione, ma che la grammatica l’ha un po’ trascurata, di Storia conosce qualche aneddoto e neanche sa come nacquero la Lira e l’Euro.

Naturalmente, la Lega non si rende conto che tutto quel che pretende dai minorenni con genitore straniero ricadrebbe nei programmi scolastici, come diritto all’istruzione insomma e … i diritti sono di tutti, non solo degli stranieri.

E se certi emendamenti della Lega fossero legittimi e appropriati, dopo aver cambiato parte dei programmi scolastici, gli esami di ‘educazione civica’ e/o ‘curricolo locale’ andrebbero a riguardare anche agli italiani.

In sintesi, sagre, cantanti e piatti tipici diventerebbero prima o poi materia di studio per tutti, come … tenta di fare la Lega in Lombardia e Veneto da quando il Ministero istituì il Curricolo Locale.
Chissà se i sindacati degli insegnanti se ne sono accorti … e comunque vedremo cosa ne pensano.

Insomma, l’opposizione allo Ius Scholae finirebbe in una salsa agrodolce, se non fosse per i nostri media – ormai ipnotizzati dal marketing – che non ci informano né dell’accanimento contro tanti alunni meritevoli né della cultura degli italiani al lumicino.
Neanche con lo Ius Scholae in prima pagina l’italiano medio viene informato dell’effettiva posta in ballo sulla Scuola, cioè dell’ultradecennale ed irrisolto confronto tra le autonomie locali e la libertà di insegnamento dei docenti. E dei corrispettivi caotici ritardi regionali per tante risorse del diritto allo studio … a cui sopperisce proprio lo Stato, però accusato di ‘tagli’.

Demata

Maturità 2022: come prepararsi alla seconda prova scritta

11 Giu

La Notte degli Esami si avvicina e quest’anno c’è una novità: “la seconda prova deve essere aderente alle attività didattiche effettivamente svolte nel corso dell’anno scolastico sulle specifiche discipline di indirizzo”. Lo prevede l’Ordinanza M.I. 14.03.2022, n. 65, che precisa che la seconda prova – comunque – deve essere conforme ai quadri di riferimento del 2018 (D.M. 769), in base ai quali i docenti elaborano collegialmente, entro il 22 giugno, tre proposte di tracce.

In altre parole, l’Ordinanza da un lato consente una seconda prova ‘ridotta’ alle attività didattiche effettivamente svolte – a fronte di una situazione emergenziale durata un triennio – e dall’altro lato esige che questa seconda prova ricomprenda i nuclei tematici fondamentali, gli obiettivi e la griglia di valutazione – a salvaguardia della legalità dei titoli rilasciati.

Infatti, ieri come oggi, la seconda prova degli Esami di Stato è finalizzata ad accertare per tutti gli alunni “l’acquisizione dei principali concetti e metodi della matematica” in relazione ai “contenuti previsti dalle vigenti Indicazioni Nazionali” , ai quali i singoli docenti di ogni classe devono riferirsi per programmare lezioni e verifiche.

Come se ne viene fuori?

Volendo esemplificare, in un liceo scientifico, i problemi dovranno riguardare tutti e quattro gli essenziali “Nuclei tematici fondamentali”: Aritmetica e Algebra, Geometria, Insiemi e Funzioni, Probabilità e Statistica.

Gli “Obiettivi” da conseguire (e convalidare) nella prova scritta sono – comunque – quelli di sempre: equazioni e disequazioni, studio di una funzione, proprietà degli insiemi e delle funzioni, calcolo infinitesimale e differenziale, elementi di statistica eccetera.

“Nuclei tematici fondamentali”, “Obiettivi” e “Griglia” che sono riassunti nei Quadri di riferimento ministeriali (link).

Ma con quali modalità saranno proposti agli alunni questi “nuclei tematici fondamentali” e “obiettivi”?

Dipendono dal singolo istituto e dal singolo docente di classe: le Faq pubblicate dal Ministero (link) precisano che – per quest’anno – “è possibile differenziare la seconda parte delle proposte di traccia in relazione alle singole classi /sottocommmissioni coinvolte” – avendo svolto il Triennio durante una pandemia. Inoltre, la norma consente che i problemi potranno avere carattere astratto o anche applicativo (ad esempio, grafico).

Dunque, quanto e come le seconde prove saranno adeguate per gli alunni dipenderà solo dal singolo docente di classe e quanto andrà effettivamente a dichiarare riguardo il metodo didattico adottato e le attività didattiche effettivamente svolte, permettendo di “differenziare la seconda parte delle proposte di traccia in relazione alle singole classi /sottocommmissioni coinvolte”.

A.G.

Scuola: sembrano tagli, ma non lo sono

11 Apr

Il Documento di economia e finanza 2022 pubblicato sul sito del Tesoro conferma tagli percentuali importanti per l’istruzione a partire dal 2025, quando le risorse caleranno al 3,5% del PIL. Qualcuno dirà che quando c’è una guerra, tutti devono fare le loro parte, anche le scuole, ma non è questo di cui si tratta.

Nel quinquennio corrente (2020-2025), i finanziamenti sono al 4% del PIL, in quello (2015-2020) precedente erano al del 3,6% del PIL, mentre l’Unione investe in istruzione e formazione il 4,7% del Prodotto interno lordo.

Le ragioni di questi ulteriori tagli statali fondano su due elementi sostanziali:

  • nel 2021 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 1.781.221 milioni di euro correnti, cioè è cresciuto del 6,6% con corrispettiva crescita del 6,6% anche dei finanziamenti per l’istruzione nel corrente anno, cioè di 4.275 milioni di euro in più rispetto all’A.S. 2021-22
  • la riduzione del gettito statale è corrispettiva all’esigenza di formazione professionale di base, superiore e universitaria che è in capo alle Regioni e alla loro capacità di strutturare i servizi necessari ai giovani e alle imprese, oltre alla manutenzione degli edifici scolastici, l’ammodernamento dei laboratori, le attività salutistiche e presportive gratuite.

Il che significa che – se entro il 2025 l’Italia avrà mantenuto il trend favorevole di PIL e le Regioni avranno saputo investire il PNRR per innovazione e formazione – quel 3,5% del PIL potrebbe essere di gran lunga superiore (20 miliardi?) di quanto è oggi.

Infatti, in Italia, la spesa pubblica per la scuola era diminuita del 7% nel periodo 2010-2018, ma questo accadeva proprio perchè stava crollando il PIL.
Naturalmente, c’è una bella differenza tra investire nell’istruzione una 70ina di miliardi al massimo come fa l’Italia e destinarne oltre 140 come fa la Germania, pur avendo un numero confrontabile di bambini sotto i 14 anni.

AG