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Roma, liceo Albertelli occupato: cosa fa la Regione Lazio?

27 Ott

Dopo le violenze avvenute all’universita La Sapienza di Roma e che hanno richiesto l’intervento della polizia, alcuni studenti liceali hanno occupato ieri il centrale istituto Pilo Albertelli.

“La risposta migliore alla repressione poliziesca e alla deriva reazionaria che abbiamo visto ieri alla Sapienza. Seguiamone l’esempio e portiamolo in tutte le scuole di Roma per far ripartire la lotta degli studenti. Verso e oltre la Mobilitazione nazionale studentesca del 18 novembre. Ogni scuola sarà una battaglia”.

Fatto sta che a La Sapienza c’era una manifestazione autorizzata come c’era una piccola folla di persone che voleva impedirla: se non la repressione cosa era preferibile, la rissa o – peggio – il linciaggio?
Dunque, cosa c’entri questo con l’educazione e le scuole è davvero tutto da capire, specialmente se gli studenti universitari non sembra siano particolarmente turbati dall’episodio della Sapienza.

Come anche ci si può solo chiedere cosa abbiano insegnato finora i docenti dell’Albertelli ai propri studenti, se questi occupano per abolire l’alternanza scuola-lavoro (dimenticando che è un diritto oltre che un requisito formativo internazionale) e per difendere il diritto all’aborto (evidentemente ignorando che nessuna legge in nessuno stato ha sancito quanto).

Viceversa, secondo il Collettivo di una sessantina di studenti, di prettamente scolastico a causa della loro protesta c’è una “scuola che si sta spopolando“, c’è un “forte disagio psicologico degli studenti fragili” come ci sono “i problemi di edilizia scolastica“.

Dunque, cosa fa la Regione Lazio che ha la competenza per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche a fronte di un centro storico romano che ‘pesa’ solo il 5% della popolazione nel Comune di Roma ed ancor meno se si parla di giovani?

Come anche cosa fa la Regione Lazio che – tramite le ASL – ha il dovere sia di verificare l’agibilità degli edifici scolastici sia di intervenire per manutentarli come ha la competenza per intervenire con i Servizi Sociali per i minori a rischio, cioè studenti dichiaratamente fragili?

Dulcis in fundo, “ogni scuola sarà una battaglia“?
Uno dei diritti dei minori riguardo lo studio è che nelle scuole sia garantito e tutelato il ‘sereno andamento delle lezioni’
. Anzi, a proposito di scuole che si spopolano, chi manderebbe i figli a scuola senza lezioni e senza – soprattutto – serenità?

Insomma, se in un edificio scolastico affetto da problemi di edilizia ci sono dei minorenni ‘fragili’ che vogliono trasformare un luogo di armonia e apprendimento in un campo di battaglia, se tutto questo è stato segnalato non solo dal dirigente scolastico ma anche dai media e dai giornali … cosa aspetta l’Ente Proprietario – cioè la Regione – a sollecitarne lo sgombero quanto meno per mettere a norma l’immobile?

Lo scorso anno il liceo Pilo Albertelli è stato il teatro di due occupazioni, l’ultima delle quali ha lasciato l’istituto con migliaia di euro di danni.

Demata

Dehors a Roma: le pretese degli esercenti

27 Ott

Il 31 dicembre scadranno le autorizzazioni per bar e ristoranti per occupare con tavolini e transenne il suolo pubblico in deroga ai regolamenti locali.

Infatti, cessata l’emergenza pandemica viene meno l’esigenza di favorire gli esercizi commerciali penalizzati dalla misure sul distanziamento che ne riducevano la capienza e dovranno essere rimosse le strutture collocate su vie, piazze, strade e spazi all’aperto.

Una vicenda complessa, a Roma.

Infatti, questa estate, su 448 ispezioni, sono state trovate irregolarità in 308 casi e una decina di locali sono stati addirittura chiusi. Secondo i dati comunali erano 3.961 i metri quadrati occupati indebitamente da tavolini, sedie e ombrelloni nelle piazze più famose del centro storico.
Una situazione eclatante, confermata dall’assessora alle Attività produttive Monica Lucarelli: “la task force speciale della polizia locale ha riscontrato che l’80% degli esercizi commerciali verificati rilevano irregolarità o abusi sulle occupazioni di suolo pubblico”.

E di ritorno alla normalità proprio non se ne parla: “noi chiediamo innanzitutto la sospensione del canone unico per tutta Roma – dice il presidente della Fiepet Confesercenti Claudio Pica – e chiediamo di mantenere le occupazioni emergenziali. … riteniamo necessario un lavoro sinergico tra Amministrazione, associazioni di categoria e Sovrintendenza che porti alla realizzazione di nuovo catalogo degli arredi, a un regolamento ex-novo delle Osp e ad un superamento dei piani di massima occupabilità (Pmo)”.
Papale papale.

I residenti? In subordine: “meglio un tavolino che una automobile”, dicono gli esercenti … dimenticando che di notte le auto non fanno rumore, ma i tavolini si.

Intanto, “la prima attività che stiamo portando avanti come assessorato è un tavolo di confronto per monitorare la “malamovida”, mica reprimerla, come … spiega Monica Lucarelli, assessore alle Attività produttive, intervenuta al festival dell’Architettura di Roma.

Intanto, a causa di dei tavolini su strada di un noto bar, a Via Condotti i negozi di Cartier, Damiani e Prada si ritrovano con le vetrine senza la “via libera” e minacciano una causa per danni … al Comune che ha autorizzato l’occupazione del suolo pubblico.

A Roma, nel periodo post covid, sono state presente circa 6.000 domande di occupazione di suolo pubblico, di cui ben 3.300 circa nel municipio centrale. Un esercito di partite Iva, dopo quello dei tassisti e dei concessionari già ben noti per la loro capacità di ‘pressing’ sul Sindaco di Roma.

Ma se i posti a sedere fossero 20 a testa, si tratta di 120mila ‘coperti’ al giorno, ben oltre il mezzo milione di clienti: siamo proprio sicuri che Roma abbia un flusso turistico tale da reggere questo livello di strutture e occupazione?
Se non i turisti, chi dovrebbe alimentare il pubblico di caffè, trattorie e ristoranti: i pubblici impiegati del centro storico nei 20 minuti di pausa che gli son concessi?

E chi dovrebbe pagare per gli arredi urbani per incanalare il traffico, i rifiuti extra degli esercizi da rimuovere e i vigili urbani da assegnare fino alle 2 di notte: chi si alza alle 5 di mattino nella suburbia per andare a lavorare ad 800 euro al mese o poco più?

A proposito, visti i risultati degli ultimi 50 anni, Roma Capitale è proprio sicura che coccolare esercenti, tassinari e concessionari sia un bene per il reddito e per il benessere dei romani (e anche dei turisti)?

Demata

Azione? A Roma non è Calenda

26 Ott

Carlo Calenda ha iniziato la sua ascesa elettorale a Roma, dove si è proposto sindaco con Azione, alleandosi con Italia Viva. Dopo un anno è ora di fare un bilancio di quanto abbia ‘fatto la differenza’, non lui, ormai leader nazionale, ma Azione a livello locale.
Ed i conti non tornano.

Differenza che non c’è stata almeno per quanto riguarda l’approvazione dei Bilanci comunali e municipali, disposta in tutta fretta dal Sindaco Gualtieri ed immediatamente avallata dai Consiglieri di Azione, anche se erano anni che i conti non tornavano a dire di tutti.

Un assegno in bianco alla Giunta di ‘campo largo’, a cui faceva seguito il voto favorevole per nominare Virginia Raggi a Commissario Expo 2030, come se non fosse stata dileggiata e vituperata fino al giorno prima. Non con il senno di poi, ma per coerenza verso gli elettori.

Dopo di che nessun reclamo nè rimpianto da parte di Azione per il fallimento progressivo di tutte le promesse elettorali (persino quelle del PD che è al potere) sia in termini di miglioramenti, visto che stiamo tale e quale a prima, sia come buon governo, se continua a prevalere la spesa massimalista e redistributiva.

Del resto, l’unica chance per il PD di mantenere il controllo della Regione e del Comune più sussidiati del mondo è quella del Campo Largo con i Cinque Stelle e i Comunisti: qui lo sanno anche i bambini … inclusi gli elettori e gli eletti di Azione.

E Carlo Calenda allora? Sta di fatto che a Roma può contare solo sui renziani di Italia Viva.

Innanzitutto, ce lo mostra il dato elettorale: i consiglieri municipali eletti recentemente non si sono dimostrati dei collettori di voti ‘motu propriu’, allorché candidati nei collegi uninominali. Neanche quelli raccolti a mani basse al seguito del candidato sindaco.

Poi, la presenza sul territorio, dove il divario è eclatante.
E’ di oggi la notizia che lo storico e grande Mercato di Val Melaina è “ospitato” su un terreno dell’Inps dove era stato traslocato dal Comune che però non ha mai acquisito il terreno e che dunque non lo può regolamentare. “A rimetterci gli operatori, costretti a lavorare in ambienti precari senza tutti i servizi che un mercato così, tra i più grandi e apprezzati del quadrante nord della città, fulcro e vanto del quartiere, meriterebbe. Intorno discariche, parcheggiatori abusivi, mercatino del rovistaggio e incuria. “
Dal 1998, ventiquattro anni or sono.

La domanda imbarazzante (per il Campo Largo) perché il III Municipio (guidato dalla Sinistra) e il Comune (guidato dai Cinque Stelle) abbiano impiegato gli ultimi cinque anni anni per (non) regolarizzare questa situazione e solo con Gualtieri (e il PD + Calenda) si è arrivati ad una … mozione per la regolarizzazione della situazione.

Ad attivarsi pensate siano i due consiglieri municipali di Azione candidati di recente come deputati e senatori? No, a sollevare lo scandalo sono i consiglieri comunali di Italia Viva, Valerio Casini e Francesca Leoncini. (LINK)

Sempre di oggi è la notizia che “Roma vuole le Tampon Box“, per contrastare l’impossibilità di fronteggiare economicamente le esigenze igienico sanitarie imposte dal ciclo mestruale, prevedendo in alcuni luoghi della città l’installazione di distributori automatici di assorbenti gratis, a cominciare dalle scuole superiori.

La proposta arriva dal Municipio di Garbatella e verrà estesa agli altri consigli municipali della città. Bella idea ma anche in questo caso c’è una domanda imbarazzante per Azione.

La promotrice dell’iniziativa è la consigliera municipale Caterina Benetti di Azione, ma i Municipi proprio non hanno nè competenza nè potere di spesa nè di autorizzazione/concessione per quanto riguarda le scuole superiori.

Voi, prima di fare proposte, avreste verificato che un assorbente costa circa 15 centesimi Iva esclusa, mentre aggiungendo il costo e il funzionamento del distributore non costa meno di 20 cent, anche a prezzo politico, come alla Statale di Milano dove esistono dal 2020?
Se foste stati degli amministratori pubblici vi sareste preoccupati di individuare innanzitutto un budget e una spesa annua per i contribuenti … prima di votare una proposta?

Dunque, due approcci e due collocazioni molto diversi, da cui la domanda “alle prossime e incombenti elezioni regionali come si schiererà Azione nel Lazio?”
Azione Lazio distruggerà l’alleanza nazionale con Italia Viva per conquistare qualche assessorato insieme a PD, Sinistra e Cinque Stelle oppure si confermerà un partito di chiara identità liberale?
E come reagiranno i grandi agglomerati politici europei se vi sarà defezione?

Demata


Morosi, arrivano le messe in mora, ma c’è la soluzione

17 Ott

A chi nel 2021 e nel 2022 non ha pagato qualche bolletta stanno per arrivare (se non sono già arrivate) le raccomandate di costituzione in mora del Fornitore di gas o luce, con il termine ultimo per pagare le fatture e come comunicare l’avvenuto pagamento.
Un fatto inevitabile dopo che il Governo Conte ha ridotto la prescrizione a soli 2 anni per le bollette di energia elettrica e gas in base alla legge di bilancio 2020, numero 160 del 2019.

Negli ultimi nove mesi sono 4,7 milioni di italiani NON hanno pagato la luce e il gas che consumano in parte o del tutto, 3,3 milioni potrebbero NON pagare le prossime fatture, oltre 2,6 milioni gli italiani che hanno saltato una o più rate del condominio, secondo un monitoraggio di mUp Research e Norstat per Facile.it.

Il fenomeno è omogeneamente distribuito su tutto il territorio nazionale, con una percentuale di morosi pari al 10,7%, mentre quelli che saltano abitualmente il pagamento delle bollette sono il 3,8%.
Ed è un fenomeno molto complesso, dato che, se sugli italiani che hanno investito i propri risparmi sui Fornitori di gas e luce aleggia lo spettro del deficit di bilancio, … sono stati proprio i morosi di oggi a scegliere liberamente dei contratti in libero mercato, invece che restare con contratti di maggior tutela.

Ancor peggio, la percentuale di italiani che hanno saltato una o più rate condominiali è pari al 20,1% a livello nazionale, che al Sud e nelle Isole arriva al 24,8%. Per più di 1 condomino su 4 il debito è superiore ai 500 euro. Il 65% dei morosi ha saltato 1 o 2 rate, il 15% tre rate e circa uno su cinque ne ha saltate quattro o più.

Un dato allarmante ma in miglioramento, visto che il monitoraggio di maggio 2021, evidenziava da erano quasi 4,9 milioni (il doppio) gli italiani che avevano dichiarato di non aver pagato una o più rate delle spese condominiali nel periodo compreso tra marzo 2020 a marzo 2021.

Nel caso dei condomini, il 49,6% dei morosi ha dichiarato di essere riuscito a mettersi in pari con i pagamenti utilizzando i propri risparmi o risorse, mentre il 23% dei rispondenti, pari a 1,1 milioni di italiani, ha dovuto chiedere un prestito per far fronte alle spese di manutenzione del condominio.
Più di 1 su 5 aveva ricevuto dagli altri condomini ulteriore tempo per pagare quanto dovuto, ma nonostante questo circa 130.000 italiani hanno dichiarato di essere in causa con i Condomìni.

Le conseguenze di queste massive morosità per le bollette luce e gas sono gravissime: fornitori che falliscono o vanno in sofferenza, Comuni che non ricavano utili nella partecipazione ad ex-Municipalizzate, risparmiatori che vedono bruciati i propri investimenti, consumatori che sono sommersi dai debiti. Ancor più nei Condomìni, dove si bloccano manutenzioni e viene meno la coesione sociale.

Insomma, se il 10% degli italiani è moroso, tocca farsene carico agli altri italiani che contribuisce. Non ad entità astratte come lo Stato, le Banche o le Imprese …

Come se ne viene fuori?
Come a Berlino, dove il Reddito di cittadinanza e qualsiasi altro sussidio sono vincolati ad una visita medica che attesti l’incapacità parziale o totale al lavoro e dove di norma il tetto degli affitti e delle utenze in maggior tutela è fissato (e conguagliato) dalla spesa sociale metropolitana.
In altre parole, dalle economie sul Reddito di Cittadinanza – derivanti da criteri giusti, chiari e monitorati – possono arrivare le risorse per sussidiare la situazione debitorie delle famiglie in fascia ISEE.
Come anche – andando a spendere in edilizia sociale ben 27,5 miliardi € di PNRR (fonte Sole24Ore) – si rende inderogabile una maggiore giustizia sociale, che tenga conto di quale sia l’effettiva estensione del nucleo familiare e di quanto si incrementa il reddito in termini di potere di spesa, sommando benefits come l’alloggio popolare, l’esenzione da ticket e contributi scolastici, il bonus bebè, il bonus luce-gas e il bonus vacanze, rispetto a chi non ce li ha.

E la disoccupazione che affligge le periferie romane come gran parte del Meridione?
Se solo la metà dei posti di lavoro occupati da stranieri venissero assunti da italiani non si porrebbe affatto la questione ‘disoccupazione’ e ci sarebbero più sussidi per chi davvero non può lavorare.

Ma il fotovoltaico? Basterebbe qualche comma per sbloccare quello plug&play da balcone … rendendo la gente più attenta e responsabile nei consumi, oltre ad un certo risparmio sulla bolletta energetica di tutti, Stato italiano incluso.

Demata

Firenze, autovelox a 51 km/h: perchè è scorretto?

12 Ott

Matteo Renzi insorge contro il “multificio” di Firenze: “sto ricevendo decine di email da persone incredule perché, nella mia Firenze, si fanno multe se si supera di un chilometro il limite.
Ad esempio: strada a quattro corsie, limite 50, centinaia di multe per chi va a 51 km. Una visione della Pubblica Amministrazione assurda. … questo non è finalizzato a garantire la sicurezza stradale, obiettivo sacrosanto, ma a far cassa a spese delle famiglie.”

Vero e sacrosanto. Specialmente, se si conoscono le norme tecniche dei contachilometri.

Parliamo del regolamento UN/ECE n. 39 che definisce le direttive per l’Europa sia per l’errore minimo ma anche quello massimo di un tachimetro.

In pratica, la velocità indicata sul tachimetro (contachilometri) la velocità indicata dal tachimetro non deve essere mai superiore al 110% + 4km/h della velocità effettiva. Ma questo serve per evitare frodi, derivanti dal credere di andare a 100 all’ora e in realtà la velocità effettiva è di 82 km/h.
Non è il nostro caso.

Viceversa, nel nostro caso, quel che conta è l’errore minimo indicato dal regolamento UN/ECE n. 39, che non deve mai essere inferiore alla velocità effettiva del veicolo. Questo per evitare ovvi rischi per la sicurezza stradale, guidando ad una velocità superiore di quanto si creda.

Il punto è che anche un tachimetro – come tutti gli strumenti di misura – ha un margine per la sua precisione e sono mediamente 2-3,5% gli scarti di precisione tra velocità effettiva e quella letta.

In altre parole, una autovettura – magari vecchiotta – potrebbe ritrovarsi anche con uno scarto del 5% tra velocità misurata ed effettiva, cioè andare a 53 km/h credendo di andare a 50 all’ora.
E questo è il nostro caso.

E’ corretto multare un automobilista che legge sul contachilometri 49 km/h, ma per l’autovelox va a 51 all’ora, come accade a Firenze? Oppure sarebbe corretto tenere conto della ‘precisione media’ dei tachimetri, come è norma per tutte le misurazioni?

A proposito, la precisione di qualsiasi strumento corrisponde con il più piccolo valore della lunghezza che si riesce a leggere sulla scala. E le tacche dei tachimetri vanno di 5 in 5 chilometri … figuriamoci vedere mentre si guida se sia un millimetro sopra o sotto la tacca dei 50 km/h.
Dovrebbe esser facile, vero?

A.G.

Perché Roma brucia?

10 Lug

Roma brucia, ma non prendiamocela con Gualtieri: un guaio simile non sorge in pochi mesi.

Prima di lui, c’erano Raggi, Marino, Alemanno, Veltroni a … combattere con l’espansione di una metropoli che poteva contare scarse risorse proprie del territorio, ma negli Anni 70-80 fu urbanizzata con una modesta densità demografica, programmata per una bassa formazione professionale, sviluppata con tanto territorio e poche infrastrutture.

Dunque, c’è un declino iniziato per scelte fatte in piena speculazione edilizia per aumentare la popolazione e il Pil, senza adeguate premesse di crescita. E di questo Roma se ne è resa conto solo dopo il tentativo del Sindaco di Rutelli di modernizzarla come amministrazione e trasporti.
Dopo di che, inevitabilmente, le Giunte hanno subito il degrado delle già carenti infrastrutture urbane con Veltroni (ndr quando le ‘buche’ divennero normali a Roma), poi quello della burocrazia capitolina conai tempi di Alemanno (ndr gli scandali), poi quello dei servizi tecnici e demaniali con Marino (ndr commissario prefettizio), infine quello dell’immondizia e dei trasporti con la Giunta Raggi.
E sono ancora sul tavolo.

Dunque, non prendiamocela (solo) con il Sindaco Gualtieri, se non per la temerarietà di candidarsi ad una mission impossible come fare il sindaco di Roma … dopo NON aver promesso ‘lacrime e sangue’.

Fatto sta che, a proposito di prevenzione incendi:

  • se costruisci una città su un colle arido e ventilato invece che a riva di fiume come voleva tuo fratello Remo … già parti male;
  • se la estendi nelle forre comprendo tutti i rivi, tanto ci pensano liberti e schiavi … ti predisponi bene;
  • se la tieni come fosse qualcun altro ad occuparsene e accumuli roba infiammabile per qualche secolo … sei a buon punto;
  • se ognuno fa come gli pare e so pure ‘gnoranti (che qui significa ‘ostinato’), “semo solo noi” … e tanti auguri a tutti.

Alla fine degli Anni ’90, due aree urbane delle dimensioni di Roma vennero colpite da forti terremoti che ne devastarono le infrastrutture, lasciarono molti edifici degradati, indebolirono il business, l’occupazione e il reddito.
A Kobe – con la mentalità giapponese – servirono quasi 10 anni per rimettersi al passo.
A Los Angeles, invece, la percezione del disastro collettivo e il senso di insicurezza sono stati tra i fattori speculativi che prima hanno consentito di ‘sorvolare’ sulla situazione e poi … hanno disastrato il mercato assicurativo-immobiliare.

Demata

Stadio di Roma: il peggio delle intercettazioni

16 Giu

Luca Parnasi, il costruttore dello Stadio di Roma arrestato per corruzione, da tempo finanziava in modo più o meno lecito e trasparente la politica locale capitolina e laziale.

Dalle intercettazioni emerge il quadro inquietante di un singolo e non particolarmente noto imprenditore che ‘controlla’ Roma con estremo cinismo, finendo inevitabilmente per infiltrarsi negli affari e nei destini nazionali, fosse solo vantando una presunta vicinanza alle stanze del potere.

“Lanzalone mi chiede i biglietti per Roma-Genoa, gli ho detto va bene, tranquillo… Mi ha detto: mi servono tre biglietti in più perché vengono degli esponenti nazionali dei Cinque Stelle. Tra l’altro uno di questi è funzionale a favorire una specie di photo opportunity accordo”.

“Lanzalone è stato messo a Roma da Grillo per il problema stadio, insieme al professor Fraccaro e Bonafede. L’ho conosciuto in una riunione, in cui io ero praticamente spacciato perché avevano messo assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, che era un pazzo totale, assoluto, matto.”.

“Questi sono Cinque stelle, irresponsabili e se ne fregano. Ora come andiamo alle elezioni? Incontrerò anche la Lombardi”. “Mi hanno chiesto di aiutare la Lombardi, non lei direttamente perché neanche la conosco, ma con tutti i miei contatti sono a disposizione di tutti, sono un professionista”.

“Domani c’ho un altro meeting dei Cinque Stelle, perché pure a loro gliel’ho dovuti dare eh, mica che… ci sta l’amico tuo adesso, gliel’ho detto di quell’operazione”.

“Volete che faccia qualche altro passaggio politico? Visto che sto sostenendo tutti quanti. Poi vediamo Marcello De Vito, vediamo Ferrara, serve che faccio qualcosa? Avviso Lanzalone”.

“Noi in questo momento con i 5 Stelle abbiamo una forte credibilità.  Vuoi la previsione di Luca Parnasi? C’è un rischio altissimo che questi facciano il governo, magari con Matteo Salvini insieme, e quindi noi potremmo pure avere… incrociamo le dita, silenziosamente, senza sbandierarlo, un grande rapporto”.

“Noi fatto lo stadio dobbiamo decidere cosa fare a Roma, no? Dobbiamo capitalizzare il super rapporto che c’abbiamo co’ questo qua”.

“Oggi decidiamo una cosa… dobbiamo fare di tutto perché ci sia un governo“.

“Ti devo mandare il bonifico che abbiamo fatto a Piva … era quello che è venuto…braccio destro di Di Maio, tanto per essere chiari, purtroppo è stato trombato…lui ha detto che ci rimborsa il finanziamento perché non li può spendere”.

“Io questo gli ho detto a Giancarlo, comunque si sono fidati di me in tempi non sospetti. … Se hai bisogno sì, tieni conto che io parlo anche con Matteo”. “Io con Matteo sono amico fraterno. Si fa campagna con me, siamo fuori, siamo proprio amici“.

“Adesso non c’abbiamo un tema … cioè facciamo … che ha vinto Lega”.
“Se hai bisogno tieni conto che io parlo direttamente con Matteo ma in questo momento con Giancarlo ”. “Il governo lo sto a fare io“.

In un’altra intercettazione, Luca Parnasi chiedeva al suo commercialista se “hai parlato con Forza Italia e Fratelli d’Italia“, mentre per quanto riguarda il Pd dice che ci penserà lui il giorno successivo. E dalle intercettazioni spuntano anche i nomi del presidente del Coni, Giovanni Malagò, e del faccendiere Luigi Bisignani.

Amicalità e relazioni personali con personaggi nazionali vantate da Luca Parnasi, ma tutte da verificare fino a prova contraria. E c’è anche che non sempre le ciambelle escono col buco: “Siamo andati a parlare con l’assessore Maran, quello di Milano, no? … e Simone che gli prova a vendere alla Tecnocasa un appartamento… e quello dice, amico mio no! Cioè qua funziona così… qua se tu mi dici che la cosa la riesci a fare è perché la puoi fare, a me non mi prendi per culo perché io non mi faccio prendere… io… io non voglio essere… non voglio prendere per il culo chi mi ha votato. Siamo andati dall’assessore a fare una figura … cioè proprio, sembravamo i romani… quelli sai… dei centomila film che hai visto? I romani a Milano. … Qua funziona perché ancora comunque la Roma, rometta, Baldissoni… Lì si mettono a ridere, cioé nel senso lì, lì è proprio un altro mondo“.

Intanto, a Roma e nel Lazio si vive di bilanci martoriati, appalti che procedono a rilento, forniture a singhiozzo, opacità amministrativa, degrado e downgrade diffusi, debito consolidato per due generazioni, overflow finanziario nella spesa corrente, servizi e prestazioni non determinati.

Ed, parte lo stadio che ancora deve nascere per davvero e l’ennesima occasione di rilancio e crescita perduta – c’è da prendere atto che il Comune a Cinque Stelle e la Regione del PD senza maggioranza propria hanno perso ‘pezzi’ e credibilità, come continueranno a perderli nel corso delle indagini, ed allo stesso modo chi è all’opposizione, salvo qualche forza minore. 

Altrove “si mettono a ridere, cioé nel senso lì, lì è proprio un altro mondo” …

Demata

Furti e rapine in casa: arrivano leggi più severe?

3 Ago

Secondo l’XI Diario della Transizione del Censis, negli ultimi dieci anni i furti in casa a Roma sono più che raddoppiati (+120,6%) e nel 2014 i furti denunciati nella Capitale sono stati ben 15.779.

Parliamo di 43 furti in casa al giorno, quasi uno ogni mezz’ora e … in dieci anni saranno state almeno 100.000 le famiglie romane che hanno visto le proprie case ‘visitate’ dai ladri
Furti avvenuti anche in zone (teoricamente) a massima vigilanza e degenerati anche in sequestri, stupri e aggressioni, come raccontano le cronache romane.

In Italia, nel 2014, i furti nelle abitazioni denunciati sono stati quasi 250.000. Ogni giorno 689 effrazioni, in pratica 29 ogni ora: ogni due minuti un ladro penetra in un’abitazione.

Poi ci sono le rapine in casa e sono diverse migliaia con un incremento del 30% nel solo biennnio 2010-2012.

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Nel 2013 gli arresti per furto in abitazione sono stati 6.628 (62% stranieri) e le denunce a piede libero 15.263 (54% stranieri).
Dunque, se le indagini sono svolte con efficacia ed i ladri vengono identificati, com’è che ci troviamo che i detenuti sono solo 3.530 (42,3% stranieri)?

E’ presto detto: la norma attuale prevede una detenzione da uno a sei anni. Dunque, se sei anni toccano a chi ruba un quadro al museo, molto molto inferiore va ad essere la condanna per chi ruba pochi euro.

Questo significa che tanti dei denunciati a piede libero per furtarelli (ndr. tenuità del reato) finiranno per ricevere una condanna di un annetto, di cui due terzi scontati agli arresti domiciliari ed un altro terzo in libertà condizionata.
Inoltre, per il furto vige la prescrizione e, dunque, basta un ottimo avvocato per rallentare l’iter già farraginoso fino all’agognato quinquennio.
Dunque, accade che spesso si tratta di ladri abituali che – alla meglio – entrano ed escono dal carcere per brevi periodi, per non parlare delle migliaia di stranieri che si volatilizzano evitando la detenzione.

Riguardo i furti, basterebbe – come prevede il disegno di legge predisposto dal ministro degli Interni Alfano – incrementare le pene a due anni di minimo ed otto di massimo per ovviare a questi problemi, ma – soprattutto – servirebbe prevedere sempre e comunque il processo per direttissima ed appesantire l’aggravante di ladro abituale.

Per le rapine in casa, la questione è più complessa, ma allo stesso tempo molto semplice: non siamo al Far West, ma nell’ultimo decennio molte migliaia di bambini si sono trovate sequestrate e minacciate nella propria casa, con i propri genitori impotenti, spesso assistendo a pestaggi e scene drammatiche, per non parlare delle donne e degli anziani.

Rapina in casa Montale ModenaNon siamo più dinanzi alla sproporzione tra vita umana e difesa della proprietà, ma … se il fenomeno cresce e i criminali latitano, qual’è in Italia il limite di una legittima difesa se si è minacciati nella propria abitazione con un’arma letale, coltello o pistola o spranga che sia?

Demata

Roma: sette sondaggi per capire

7 Gen

Le rilevazioni online del Messaggero non hanno un valore statistico, essendo aperte a tutti e non basate su un campione elaborato scientificamente, ma hanno l’unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.
Ed, essendo i lettori principalmente localizzati a Roma e dintorni, questi sondaggi potrebbero darci un’idea di cosa frulli nella testa dei romani, almeno quelli che usano internet per informarsi.

Ad esempio, scopriamo che tanti vogliono il tram a Via Cavour, che però servirà essenzialmente quella minima parte di romani che vive o lavora in centro. Un’opera dal costo elevato, mentre nello stesso territorio (ASL RMA) da oltre sei mesi è stato chiuso l’unico centro infusonale esistente per oltre un milione di persone, tanto per fare un esempio, ma nessuno se ne lagna.

Messaggero sondaggio Tram Via Cavour.Sempe riguardo il centro e i turisti, i romani vogliono vere e proprie barriere per i ‘tavolini selvaggi’, riducendo il già poco spazio a disposizione e barricando i marciapiedi. Meno spazio, costi più elevati per ristoratori e clienti, arredo urbano ulteriormente superfetante … Non dovrebbe bastare un segno di vernice in terra e gli stessi cittadini che li fanno rispettare chiamando dei vigili che prontamente accorrerebbero? Magari con la Sovraintendenza che provvede a far ripristinare un toto di condizioni ‘storiche’ degli esercizi?

Messaggero sondaggio Tavolino selvaggioQuanto all’idea di insegnare ai nostri bambini a ‘darsi da fare’ fin da piccoli in modo da diplomarsi con la maggiore atà come altrove, la posizione espressa nel sondaggio è bene chiara: no alla scuola elementare a cinque anni. La scadenza europea del 2020 per il raggiungimento del 40% di laureati, almeno nella capitale italiana, è rinviata a migliori fortune. Meglio tenerseli in casa almeno fino a diciannove anni compiuti e – con un po’ di “fortuna” – anche oltre i trenta.

Messaggero sondaggio Anticipo Elementari Se il quadro ‘sociotipico’ inizia a palesarsi (ndr. ricordiamo i personaggi caratterizzati da Alberto Sordi, Nino Manfredi, Gigi Proietti … Bombolo, Alvaro Vitali eccetera), ecco tre risposte che valgono oro: si ai quartieri a luci rosse, no all’affitto dei monumenti, ira verso chi lamenta il degrado. La solita logica del ‘si fa ma non si dice’, con l’idea di fiscalizzare il vizio e mantenere le rendite di posizione, anzichè darsi da fare per produrre cultura, turismo e crescita?

Messaggero sondaggio Quartieri luci rosse Messaggero sondaggio Vergogna rifiuti Messaggero sondaggio Affitto monumentiDicevamo che i sondaggi on line del Il Messaggero non sono ‘scientifici’, ma la percezione che ne viene è quella di un romano che vuole una città d’apparato (tram) e non per i turisti (tavolini, monumenti), probabilmente non interessato a quanto accade fuori dalla cinta delle Mura Aureliane (quartieri a luci rosse?), poco informato /consapevole di usi e costumi altrui (diploma a 17 anni) ed in particolare dei sistemi produttivi e di governance moderni.

Ma, soprattutto, questi lettori del Messaggero dimostrano ben radicata un’atavica caratteristica che ha sempre portato alla rovina Roma e quanto da essa governato: la faziosità. Infatti – incredibile ma vero – se Matteo Renzi dice ‘no all’UE dei banchieri’, quella invisa a tutti persino a chi l’ha creata, accade che sei lettori su sette vadano contro il premier …

Messaggero sondaggio Renzi Ue BancheNon sappiamo se coloro che hanno cliccato siano dieci o diecimila, ma quel che si vede è una Roma che – ritornata capitale mondiale dopo 1500 anni di declino – non riesce a liberarsi dei ‘bad habits’ che molti secoli fa la azzerarono nel giro di soli cinquant’anni.
Ovviamente c’è un’altra Roma, probabilmente quella tanto maggioritaria quanto invisibile, che non comprende perchè il centro non diventi un salotto (come Firenze, Venezia e pian piano Napoli) che porti milioni nella casse della città e perchè non venga liberato e valorizzato azzerando tanti enti inutili e portanto uffici e tribunali in un Centro direzionale apposito, come dovunque.

Tanti, tantissimi romani – figli di un’Italia che arranca ma produce – i quali si non hanno affatto bisogno di chiedersi perchè fuori dalle Mura Aureliane arrivino solo i lampioni a led e qualche pensilina, e dentro le Mura Aureliane siamo invece al restyling urbano e agli interventi strutturali … mentre di aggiornare le rendite catastali nei quartieri centrali manco se ne parla.

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Perchè la Mafia a Roma?

4 Dic

Quanto è probabile che la Mafia – il ‘sistema’ – si impossessi di una città, anzi di una capitale ‘mondiale’, se la politica locale continua a fondare il proprio consenso sul clientelismo dei servizi esternalizzati, sulla concussione degli appalti e  dei servizi, sulla corruzione eletta a formula meritoratica, mentre quella nazionale bada solo agli orticelli delle provincie loro?

Quanto è facile per la Mafia – il ‘sistema’ –  inserirsi in una città, anzi in una capitale ‘mondiale’, se la sua pubblica amministrazione è riuscita ad esternalizzare qualsiasi servizio o buona pratica introdotte dalle riforme e dall’innovazione tecnologica dell’ultimo decennio ed ha operato del tutto out of control fino a ieri, stando a scandali ed arresti?

Quanto è appetibile per la Mafia – il ‘sistema’ – una città, anzi di una capitale ‘mondiale’, dove opera un’importante banca, lo IOR, definita nel 2005 ‘torbida’ dalla Ninth U.S. Circuit Court of Appeals in occasione del processo per l’oro sottratto dai Nazifascisti in Croazia, dove vi è uno Stato che, più di un decennio dopo che l’OCSE ha iniziato la sua indagine dei paradisi fiscali nel 1998, non è ancora sulla “lista bianca” dei paesi con un buon record in materia di trasparenza?

Quanto è simile al ‘sistema’ una città dove i ‘ricchi’ si sono arricchiti non creando industria o commercio, ma spesso lucrando sull’enorme flusso di denaro che dal 1864 ad oggi si è riversato sulla città ed usando quei denari per investire su tutte le principali infrastrutture italiane e sullo sviluppo immobiliare manco fosse Gotham City?

Quanto è vulnerabile alla Mafia una città di anziani, che prima ha sottovalutato lo sviluppo tecnico e industriale e poi quello informatico e digitale, dovee la meritocrazia è una leggenda, al punto che non ha (ancora) un sistema di “informatizzazione e dematerializzazione dei SUAP e degli uffici entrate, per censire le autorizzazioni presenti sul territorio di Roma e consentirne un sistematico controllo”, ma è ben attenta a mantenere tutte le sue radiotelevisioni, le sue agenzie e i suoi giornali il controllo di quell’opinione pubblica che viene costantemente disinformata, almeno a stare alle classifiche che Reuter e altre agenzie specializzate pubblicano ogni anno?

E quanto può cambiare davvero una città dove il Sindaco, su La7 da Lilli Gruber, parla di ‘mele marce’ a fronte di un racket dei servizi pubblici con centinaia di persone coinvolte, di ‘patina’ mentre la scena politica cittadina è stravolta da arresti, indagini e sospetti, di non dimettersi quando proprio il partito che gli ha dato la maggioranza vede il vertice cittadino sotto inchiesta e si ritrova con il sistema delle Coop sulla graticola?

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