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L’ineluttabile fine di ogni Autocrazia (e putinismo)

13 Nov

L’ideologo nazionalista russo Aleksandr Dugin ha pubblicato su Telegram un post poi rimosso e infine disconosciuto dallo stesso filosofo, la cui figlia è stata assassinata ad agosto in un attentato di cui i russi accusano i servizi ucraini.

Una schietta, dura, amara riflessione su come vadano a finire inevitabilmente (male) le Autocrazie.

“Il potere è responsabile di questo. Che senso ha l’autocrazia, che è quello che abbiamo?

Diamo al Sovrano la pienezza assoluta del potere e lui ci salva tutti, il popolo, lo Stato, la gente, i cittadini, in un momento critico.

Se per farlo si circonda di schifezze o sputa sulla giustizia sociale, è spiacevole, ma lo fa solo per salvarci. E se non lo fa?

Se non lo fa, il suo destino è quello del Re della pioggia”. (ndr. che viene ucciso perché non è riuscito a portare la pioggia durante la siccità: per punizione, gli viene gli viene squarciato lo stomaco”)

L’autocrazia ha un lato negativo: la totalità del potere nel successo, ma anche la totalità della responsabilità nel fallimento. Kherson non si è quasi arresa, si è arresa del tutto.

Voi sapete per chi è il colpo. E non saranno più le pubbliche relazioni a salvare la situazione. In una situazione critica le tecnologie politiche non funzionano affatto.
Oggi la storia parla. E dice parole terribili per noi”.

Il post è stato poi rimosso – come riporta Huffington Post – e Dugin ha patriotticamente precisato che “nessuno ha voltato le spalle a Putin. La Russia e Putin non capitoleranno mai”.

Ma questo non alleggerisce il ‘peso’ di queste sue riflessioni come ideologo della Destra nazionalista che ripudia l’autocrazia e, più in generale, la leadership “dell’uomo solo al comando”.
Vedremo quali saranno le ripercussioni sui partiti di Destra e più in generale populisti’, specialmente quelli che sono incentrati sulla personalità del leader – talvolta anche per statuto e spesso per propaganda elettorale.

Demata

Reddito di Cittadinanza: arriva il danno erariale?

29 Ott

Era il 2019 ed il Governo a Cinque Stelle voleva l’istituzione del Reddito di Cittadinanza a tutti i costi e di fretta e furia.
Lo scopo? Al popolo si raccontò che c’era da ‘abolire la povertà’, ma il risultato atteso era che innalzando artificialmente il PIL … poi si poteva sforare il Debito ancora di più.

Dunque, accadde che il RdC venne erogato senza controlli preventivi sul diritto effettivo di chi lo richiedeva: bastava una autocertificazione.
Eppure, lo Stato non dovrebbe poter erogare somme senza aver prima accertato l’esigenza e la sua legittimità.

Infatti, Corte dei Conti, Ufficio parlamentare di bilancio e uffici dell’Unione europea non avevano un parere positivo sul sistema dei controlli, che appariva rischioso per un sistema di incrocio elettronico dei dati tutto da definire e dei controlli che avrebbero individuato irregolarità con notevole ritardo a fronte dell’impossibilità di recuperare crediti da nullatenenti. (LINK)

Dunque, dopo tre anni continuano ad emergere casi eclatanti che lasciano intravedere un sommerso davvero indecente.

Infatti, tra gennaio 2021 e il 31 maggio 2022 gli uomini del comando generale della Guardia di Finanza hanno accertato (e denunciato) ben 29mila persone per truffa allo Stato con una perdita secca di 171 milioni, dato che sarà impossibile per l’Inps recuperare crediti da personaggi dichiaratamente nullatenenti.

Fortunatamente, l’Inps ha potuto recuperare 117 milioni richiesti “fraudolentemente” e non ancora riscossi. 
E se addirittura il 2% dei percettori di RdC al momento è indagato per truffa, dalla Sardegna arriva anche la notizia che i “furbetti del RdC” non sono solo un fenomeno “fai da te”, ma anche qualcosa di organizzato e su vasta scala.

Si tratta di almeno 300 extracomunitari (forse il doppio) venuti per pochi giorni in Italia per una vacanza in Sardegna durante la quale presentavano la autocertificazione di risiedere stabilmente e un numero di conto alle Poste per poi tornare al Paese di residenza (nord Africa, Africa sub-sahariana, Sud America e Paesi balcanici) e ricevere ogni mese per tre anni ben 600 euro spesati dai contribuenti italiani.

Il tutto avveniva esibendo un passaporto extraeuropeo, tanto né l’Inps, né i Centri di assistenza fiscale (Caf) avevano gli strumenti per controllare la validità del visto.
Si tratta della sola provincia di Cagliari e, per ora, il danno accertato sarebbe di ben 8 milioni di euro.

Pagherà qualcuno per questo disastro che incide sulle somme accantonate dagli italiani per le proprie pensioni: arriverà il danno erariale?

No.
Il decreto-legge ‘Semplificazioni’ del Governo Conte, ha apportato una modifica importante alla l. 20/1994 circa l’elemento soggettivo dei presunti responsabili ed, in particolare, si è limitata la responsabilità erariale ai soli casi di dolo, da riconoscersi in sede penale e non più assimilati al dolo civile. (LINK)

Giusto in tempo: ormai era trascorso oltre un anno senza particolari controlli sui Redditi di Cittadinanza e la ‘patata bollente’ passava inevitabilmente alla Guardia di Finanza … dimostrando come il Reddito di Cittadinanza sia davvero mal fatto, se sono serviti quasi due anni per intercettare le centinaia di stranieri che mai hanno risieduto in Italia.

Tanto paga il contribuente e, intanto, … la povertà è aumentata, come il Debito.

Demata

Sapienza Okkupata: la solita vicenda indecente

27 Ott

Due giorni fa, presso l’Università La Sapienza di Roma l’associazione studentesca Azione Universitaria aveva organizzato un convegno, con la partecipazione del deputato Fabio Roscani (FdI), di Daniele Capezzone, ex segretario dei Radicali Italiani, e di due docenti della Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo romano.

Nulla da eccepire, insomma, se non fosse stato per una “cinquantina” di disturbatori (fonte Il Secolo d’Italia e RaiNews) che hanno tentato un blitz nella facoltà di Scienze Politiche, dopo l’insuccesso del ‘presidio’ all’ingresso con il solito striscione ‘Fuori i fascisti dalla Sapienza‘.

Dopo di che, essendo già il presidio una manifestazione non autorizzata, alla polizia che era già sul posto non è restato altro da fare che interporsi, come ben si vede nel filmato diffuso da RaiNews.

Interposizione tra i facinorosi e i convegnisti, che si vede molto chiaramente nei filmati che sono circolati, tra cui quello di RaiNews, nei quali si vede anche qualche manganellata, forse una dozzina forse mezza, ma solo dopo che gli antagonisti hanno caricato il cordone di polizia.

Dunque, riepilogando:

  • a La Sapienza c’era un convegno che aveva tutto il diritto di svolgersi, ma una cinquantina di persone (meno di coloro in sala) aveva deciso di boicottarlo che, frustrate per la scarsa adesione ‘antifascista’, decide di invadere gli spazi universitari;
  • la polizia che era lì sul posto, forse una dozzina in tutto, si interpone e per contenere gli invasori deve entrare nel campus per proteggere accesso e partecipanti al convegno;
  • a sua volta aggredita la polizia reagisce limitatamente alla propria difesa e non carica gli aggressori, a riprova di questo – oltre ai filmati – c’è un solo ferito lieve e un solo arresto.

Inoltre, non è dato sapere se gli aggressori fossero tutti regolarmente iscritti all’Università, ma Fanpage ne ha raccolto alcuni pensieri:

  • “il merito è un’invenzione di un sistema che punta a far sentire in colpa noi se non riusciamo a laurearci, come se fosse colpa nostra”
  • il sistema universitario “serve a far sentire in colpa chi non riesce a laurearsi in tempo, perché … non ha una famiglia alle spalle che riesce a pagare i suoi studi e la sua vita”
  • “Fratelli d’Italia odia le donne, … e odia i poveri.”

Se questo è lo stato psicofisico degli antagonisti, chiara e netta la presa di posizione del Rettorato:

  • l’Università “deve essere un luogo in cui si studia, si cresce, in cui bisogna incontrarsi e confrontarsi,
  • “garantiamo, a ogni individuo che agisca secondo i principi costituzionali, il diritto a manifestare liberamente le proprie opinioni nel rispetto della pluralità delle idee
  • il convegno era regolarmente autorizzato, “come quotidianamente avviene ad opera di tante altre associazioni studentesche, con la partecipazione di docenti e di alcuni esponenti politici e giornalisti. Vista la particolare veemenza delle proteste di un gruppo di persone intenzionate a entrare in aula per interrompere il convegno il dirigente del servizio predisposto dalla Questura di Roma, a cui spetta la tutela dell’ordine pubblico, ha deciso di intervenire per garantire la sicurezza collettiva”.

Di diversa opinione, nonostante si tratti di un assalto ‘fascista’ ad un convegno universitario e al cordone di agenti interpostosi, la posizione di personaggi che ben dovrebbero valutare quali siano le responsabilità istituzionali quando il ‘popolo’ rischia di pervenire ad una rissa o ad un pestaggio:

1- il Consiglio di dipartimento di Scienze Politiche / “condanna l’uso della forza per la risoluzione di conflittualità che vedano coinvolti gli studenti”

2- la Flc Cgil – plurale majestatis … / “consideriamo inaccettabile la reazione della polizia”

3- l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte / “vedere manganelli contro studenti indifesi fa venire i brividi”.

La domanda del giorno è: prima di essere definito ‘antidemocratico’ (se non fascista) … quanto e quante volte un docente universitario o un sindacalista ha diritto di esprimersi nella sua veste pubblica a favore di facinorosi che volevano impedire con la forza (e la violenza) un libero convegno accademico?

E se una Facoltà di Scienze Politiche non sa discernere tra aggredito ed aggressore perchè autorizzarne il funzionamento e finanziarla?

Demata

Elezioni 2022: i vincitori

27 Set

Certamente, Giorgia Meloni è la match winner di queste elezioni, con uno spread di consensi oltre il 3.000% (cioè 6 milioni di voti) ed un’avanzata di parlamentari oltre il 1.000% (da decine a centinaia).

In seconda posizione si colloca Giuseppe Conte che alla sua prima candidatura politica fa bottino di quel che resta dei Cinque Stelle, cavalcando promesse che non manterrà certamente, stando fuori dal governo.

Infine, c’è Carlo Calenda che è riuscito nella “missione impossibile” di sostenere e ampliare il bastione parlamentare social-liberale e riformista, dopo l’affossamento di Monti e Renzi da parte del ‘campo largo’ PD / M5S / CGIL.

Ma quali sono le prospettive?

La “decisionista” Giorgia Meloni lascerà intatto il Reddito di Cittadinanza che sembrerebbe essere stato il fattore vincente per Giuseppe Conte nelle regioni meridionali afflitte dalla povertà e, allo stesso tempo, intenderà applicare il potere prefettizio nella gestione del PNRR, in modo da ripristinare i servizi pubblici meridionali e dare sollievo a quel 50-65% di imprenditori e lavoratori, che non si sono riconosciuti nella politica da decenni allo stallo lì al Sud?

Il “temporeggiatore” Giuseppe Conte innescherà un gioco al rialzo e ne cavalcherà le tensioni, per tentare un logoramento e comunque ridurre l’inevitabile declino di un elettorato senza altra leadership che il leader, quando – alle prossime amministrative – ci sarà da presentare amministratori locali esperti e competenti, dato che (a differenza da chi fa le leggi) pagheranno di persona per i propri errori?

L’ “innovatore” Carlo Calenda riuscirà a non farsi fagocitare dalle dinamiche del Centrosinistra e dalla forza gravitazionale del PD, assumendo e sviluppando una posizione autonoma e pienamente liberale (dem, rep o social che sia) sulla gestione fiscale, sulle autonomie e sulla concorrenza come per la scuola, la sanità, l’assistenza e la previdenza?

Soprattutto, a pesare sui destini dei tre winner (la prima ‘decisionista’, il secondo ‘temporeggiatore’ ed il terzo ‘innovatore’) c’è una importante incognita: il Presidente Mattarella intenderà portare avanti il proprio mandato fino all’età di 89 anni oppure le sue potenziali dimissioni peseranno come una spada di Damocle sulla prossima legislatura?

Demata

Elezioni 2022: i perdenti

27 Set

Nel 2013, ben 292 iscritti al PD arrivarono al livello apicale della carriera politica, venendo eletti alla Camera; nel 2018 c’erano riusciti solo in 107 ed oggi si sono ridotti ad 80.

Nel 2013, erano 108 gli iscritti al M5S che arrivarono al livello apicale della carriera politica, venendo eletti alla Camera; nel 2018 erano addirittura 225 ed oggi si sono ridotti a 51.

Nel 2013, solo 18 iscritti della Lega arrivarono al livello apicale della carriera politica, venendo eletti alla Camera; nel 2018 erano diventati 123 ed oggi si sono ridotti ad 80.

Dunque, c’è poco da dire, se nei fatti accade che i “direttivi” di questi tre partiti si ritrovino dimezzati o peggio ancora nel giro di una o due consultazioni elettorali.

Nel caso del PD è evidente che la ‘rottamazione’ non ha avuto seguito: chi voleva rinnovamento oggi è fuori dal partito che a sua volta è prigioniero di logiche stataliste, consociative e redistributive, se la ‘roccaforte’ della sinistra è nelle scuole, nei sindacati, nelle redazioni e nel III settore.

Nel caso dei Cinque Stelle, è eclatante come il movimento fondato da Grillo & Casaleggio abbia preso un’altra strada e si sia affidato ad un uomo solo al comando, Giuseppe Conte, preferendo l’aborrita strada dell’assistenzialismo clientelare a quella (sognata) delle riforme e dell’innovazione.

Arrivati alla Lega, l’esplosione dei consensi per Fratelli d’Italia dimostra che la vera entità del fenomeno mediatico Salvini, che ha dimostrato una leadership monotòna (i migranti), eccessiva (la sicurezza) e miope (prima Di Maio + Conte, poi contro Draghi, puntualmente con Putin).

Ma annunciando diritto su diritto si allunga solo e a dismisura la fila degli astanti, assemblando la democrazia on line dal webmaster si perviene inevitabilmente all’uomo solo al comando, sbraitando nel cortile di casa si finisce prima o poi relegati tra quattro mura.

E chissà quante centinaia e migliaia di ex giovani oggi 50enni in questi ultimi 10 anni hanno ‘investito’ tempo e salute in una carriera politica che non arriverà mai. Se la Politica è comunicazione e marketing, andrebbero risarciti.

Demata

Elezioni 2022, vincono gli astenuti, Letta tiene, Salvini crolla, Meloni trionfa. Cosa cambia?

26 Set

Alle elezioni per il rinnovo del Parlamento ha votato il 63,91% degli aventi diritto, cioè circa 30 milioni di elettori per la Camera e poco più di 27 per il Senato.
Il 36% degli italiani (uno su tre) non si è riconosciuto nei partiti e nei candidati proposti.
Congratulazioni a Giorgia Meloni, ma l’Italia ha innanzitutto scelto il dissenso (e starà a lei riconquistarla).

Rispetto alle elezioni del 2018, il dato grezzo mostra che la coalizione Dem / Verdi SI / +Europa è riuscita a mantenere il proprio elettorato (che ha risposto prontamente all’appello ‘antifascista’, as usual) o, comunque, a riassorbirne le perdite.
Fatto sta che nel 2013 – con Bersani e Renzi, opponendosi ai Cinque Stelle e senza “allerta antifascista” – di voti il PD ne aveva presi quasi 3 milioni in più.

Andando ai risultati di coalizione, sorgono diversi quesiti:

  • il Campo Largo immaginato da Zingaretti e Conte avrebbe potuto superare il Centrodestra? Probabilmente no: Conte vince correndo da solo
  • preferire il centro di Azione IV (lasciando Verdi SI alla coalizione a Cinque Stelle) avrebbe aiutato il PD nell’attrarre il voto moderato e dell’Italia che produce?
    Certamente si: i risultati di oggi dimostrano che un’alleanza PD Azione IV raccoglie più voti
  • la responsabilità della debacle della Lega è tutta di Matteo Salvini?
    Probabilmente si: è lui che fece e lasciò il governo con l’allora sconosciuto (ed oggi potente) Giuseppe Conte ed è con lui che ha staccato la spina al governo Draghi

In altre parole:

all’appello manca un 10% di elettori rispetto alle medie storiche e certamente non sono quelli che da sempre votano ‘a destra’ o ‘a sinistra’; è venuto meno il centro moderato e produttivo

Giorgia Meloni ha conquistato il Parlamento, adesso deve conquistare gli italiani, specialmente quel 10% che si è astenuto, ma “conta” nelle imprese e negli uffici

il Centrosinistra ‘storico’ (PD e alleati) regge ma più di tanto non va con le sue priorità ‘sociali’ e ‘redistributive’, a meno di non cascare nel populismo come ai tempi del PCI

il dimezzamento dei voti per la Lega e per i Cinque Stelle dimostrano che un conto sono i Social, un altro i Media e un altro conto ancora sono le piazze quando poi si va alle urne

l’esito del voto capitolino (dove il Campo Largo ‘piace’) e quello (inverso e negativo) delle ‘province meridionali e insulari’ (con Napoli a capintesta) impone una seria riflessione politica nazionale ed internazionale

dulcis in fundo, a quel 10% ‘produttivo’ che si è astenuto il governo Draghi piaceva (magari non troppo, ma andava), come era stato per quelli tutt’altro che populisti di Monti, Renzi, Prodi e – prima ancora – Craxi e Spadolini; un’Italia rimasta senza un partito da oltre 20 anni?


Chiunque che sarà a capo della Res Publica italiana dovrà scegliere se correre dietro al Popolo ‘populista’ o lasciar lavorare i Liberti ‘professionali’ oppure lasciar arricchire i Senatori monopolisti e ‘sovranisti’.
Come al solito a Roma dal 2.700 a.C.

A.G.

Le ragioni di un’Italia in fuga dal Centrosinistra

22 Set

La vera domanda di queste elezioni è: al di sotto di quanti voti si parlerà di ‘disfatta’, se il dato è che Centrosinistra e M5S nel 2018 raccolsero collettivamente quasi 19 milioni di voti alla Camera?
Più di 10 milioni di voti (cioè circa il 35% dei votanti con il 35% di astensione) sarà una sconfitta ‘sopportabile’, anche se è un vero e proprio dimezzamento, oppure sarà riconosciuto come un punto di non ritorno della ‘centralità’ socialdemocratica maggioritaria?

E, mentre c’è chi ancora si diletta nel rilevare simpatie e trend nei Social da suggerire ai candidati, a debacle annunciata andiamo a vedere di cosa si tratta nella Realtà quotidiana, cioè ‘perchè’ la gente è attratta da certi riferimenti e non da altri.

A proposito di Sicurezza e Libertà private, in Italia in un anno si verificano 4 furti in casa ogni 1.000 abitanti, sembra molto poco, ma se si conta che in una casa di media ci stanno 3 persone, già siamo arrivati a 12 vittime ogni 1.000 residenti, che significa il 6% in cinque anni.
E non è poco.

A proposito di Istruzione e Innovazione (cioè Lavoro e Impresa), in Italia, 30 anni dopo il Progetto Brocca e le riforme a seguire che smantellarono la scuola di Giovanni Gentile, la situazione è grave: circa un terzo degli italiani comprende solo semplici testi, quasi la metà non sa fare i conti, pochissimi si aggiornano, tanti giovani stanno alla sala giochi.
Cosa che li rende molto esposti a truffe e fake news, oltre che a destinarli a professioni poco retribuite.

Riguardo i diritti universali, è emblematica la situazione attuale del Lazio – storicamente a governance ‘cattocomunista’ – dove 1/3 della popolazione ritiene di vivere in una realtà degradata, con stili di vita non di rado insalubri, e dove è complicato ottenere giustizia, ma può anche mancare l’acqua potabile e c’è poca speranza per chi è solo e/o anziano.

A parlare di Ambiente (e Rifiuti), sempre nell’esempio Lazio, vediamo che siamo ancora al piede di partenza con destinazione onerosa dei rifiuti in altre località e una qualità dell’aria non ottimale, nonostante la bassa densità demografica, l’esposizione a venti marittimi e l’esistenza di boschi e foreste.

Questi i motivi per cui il Centrosinistra perderà le elezioni e gli italiani, anche se le tre compagini (PD, Azione/IV e M5S) supereranno tutte e tre il 10% dei voti … dato che forse il 35% o forse oltre il 40% dei votanti si asterrà, trasformando un 6% in 10, un 9% in 14 o un 16% in 21 … sembra uno scioglilingua, vero?

A.G.

Berlusconi is back: il Big Slam 2022

23 Lug

Chi ha meno di 50 anni può credere come fa la Sinistra che Berlusconi sia davvero la caricatura che raccontano in nostri media, ma questo sarebbe un errore fatale, come si sta dimostrando per l’ennesima volta.

Infatti, in questi giorni, Berlusconi ci ha ricordato quanto le sue fortune non siano dovute tanto al denaro e al potere (arrivati ‘dopo’) quanto alle competenze e all’esperienza (già notevoli a 30 anni).

Andando ad oggi, quando un Governo cade restano ‘in append’ tanti provvedimenti e questo è fisiologico, dato che solitamente si va al voto, perchè tutti vogliono troppo e non ce n’è abbastanza.

Infatti, sappiamo tutti che Draghi è stato attaccato per evitare le riforme delle concessioni pubbliche, delle autonomie regionali, del reddito di cittadinanza e dello ius soli.

Ma sul piatto sono rimasti anche l’adeguamento delle pensioni minime,  la semplificazione fiscale, il processo breve, la riforestazione, i termovalorizzatori e i rigassificatori.

E non se ne parla perchè dovremmo constatare che Berlusconi, in un colpo solo, ha fermato:
– sia le norme invise alla Destra ed ai potentati locali;
– sia le iniziative ‘care’ a Giuseppe Conte ed al Campo Largo di Letta;
– sia gli interventi indispensabili per il 2023 che comunque vanno fatti.

Dopo di che, sempre in un solo colpo, Berlusconi va a promettere proprio le due norme urgenti, più importanti e già abbastanza condivise, cioè che sono già arrivate al Consiglio dei Ministri ed hanno già almeno delle previsioni di conti: pensioni minime e riforestazione.

Per la riforestazione gli stanziamenti competevano già al Governo Conte bis (M5S + PD + LEU) e, dunque, non sarà un problema, ma dove prendere le risorse per aggiornare le ‘pensioni minime’?
Dal Reddito di Cittadinanza … visto che per piantare 1.000.000 alberi servono tante braccia.

E il PNRR?
Beh … a proposito di quel che serve per la RESILIENZA non c’è solo lo status quo assistenziale del 5xmille o la lobby dei concessionari o quella dei sussidiati a remare contro.
In termini strutturali, ci sono innanzitutto PD + M5S + LEU ad essere contrari a rigassificatori, termovalorizzatori, sistema previdenziale misto mutuale, trasferimenti alle Regioni, riforma dell’associazionismo sociale, riforma del sistema di istruzione e formazione professionale eccetera … non la Destra.

Mai sottovalutare le qualità di Berlusconi, specialmente se non se ne condividono le opinioni.

Demata

Il 25 settembre e gli effetti del Rosatellum

22 Lug

Sappiamo tutti come funziona il Rosatellum:

  1. 148 deputati dai collegi uninominali, 244 eletti con metodo proporzionale in 49 collegi plurinominali e 8 eletti all’estero
  2. 74 senatori dai collegi uninominali, 244 eletti con metodo proporzionale in 26 collegi plurinominali e 4 eletti all’estero.

Ma nessuno sa ancora quali conseguenze comporterà.

Ma trattandosi di numeri qualche proiezione è possibile: partiamo dall’unica cosa che interessa i partiti … c’è poco da dire:
– i Cinque Stelle potrebbero affratellarsi con comunisti e sindacato ‘contro l’Agenda Draghi’, cosa che andrebbe a sottrarre ulteriori voti al PD, da 20 anni in difficoltà perchè non riesce a liberarsi del voto di protesta ex PCI e populista ex DC, cioè ritrovarci con un discreto numero di parlamentari “di lotta e di governo”;
– il PD rischia di non avere abbastanza poltrone per l’enorme apparato ereditato dal DC e PCI, se questa volta non si attestasse definitivamente al Centro, cioè l’area moderata, dato che … oggi non ha più l’alibi dell’antiberlusconismo;
– la Destra (Lega+FdI) rischia di avere troppe poltrone per l’esiguo apparato che si ritrovano con la probabilità che molti eletti siano alle prime armi o portatori di meri interessi localistici (es. concessioni, partite iva, filiere regionali eccetera), cioè lo stallo parlamentare per default di Bilancio entro maggio 2023, non appena i dati Istat e dei rating fossero diffusi;
– il Centro di Renzi, Di Maio, Tosi e Carfagna + altri rischia di estinguersi senza una coalizione visto serve ben altro che superare la soglia del 3% per eleggere un singolo parlamentare.

E qui arriviamo all’aspetto meno considerato dalla Politica tanto quanto è essenziale per lavoro, affari, sicurezza e resilienza, cioè il consenso effettivo, anche detto ‘governabilità’ e ‘stabilità’.
Lo scenario non è lusinghiero, facciamo qualche esempio.

Nei collegi uninominali, i votanti sono di media 500mila ogni senatore eletto e 300mila ogni deputato.
Finchè l’astensione e la dispersione dei voti si mantengono entro un limite accettabile (80%) è possibile che l’eletto goda di un’effettiva maggioranza dei consensi.

Viceversa, se i voti persi o dispersi fossero oltre il 30% viene a crearsi una situazione bizzarra in cui si va in Parlamento con forse il 15% del quorum, cioè nulla in termini di consenso e tantissimo se guardiamo al dissenso.

Nei collegi plurinominali, apparentemente va un po’ meglio nei numeri e nella ‘formula’ (proporzionale), ma salvo sorprese locali non sembra esserci chance per i partiti minori, dato che serve almeno il 10% dei voti per eleggere un deputato e ben oltre per un senatore.

Questo significa che la Destra (Forza Italia non esiste più …) potrebbe fare anche il pieno di poltrone in Parlamento, ma con un Paese ostile e questo creerebbe delle premesse molto fosche per l’Italia, se già solo il defenestramento di Draghi ci sta costando (oggi) un 2-3% di inflazione extra che … i populisti vogliono affrontare con una … adeguata recessione.

Allo stesso modo il PD potrebbe escogitare l’ennesima ‘grosse koalition’ per mantenere le posizioni, ma poi sarebbe dilaniato all’interno come al solito con una maggioranza flebile sempre che non finisca nei banchi dell’opposizione a cui proprio non è avezzo, magari attorniato da cinquestelle e comunisti.

Dunque, il disastro del Rosatellum ‘ultramaggioritario’ e l’anomalia di un premier ‘nominato’ … a furor di popolo continueranno a far danni anche questa volta, sia ai partiti sia agli elettori?

In teoria si, i numeri dimostrano che il Rosatellum risponde solo ad esigenze maggioritarie dei partiti in Parlamento, come lo era il Mattarellum incostituzionale.
Ma ambedue non assicurano la governabilità per il semplice motivo che NON rappresentano adeguatamente né la proposta candidati verso i votanti né il consenso degli elettori verso gli eletti.

Demata

Draghi raccontato da Tito Livo, 2.500 anni fa

21 Lug

La vicenda di Mario Draghi sembra una replica quasi identica di quella avvenuta 2.500 anni fa a Roma e raccontata da Tito Livo.

Tutti, infatti, sanno che la ‘repubblica’ nacque quando Roma si ‘affrancò’ dei re etruschi. Ma uscire dalla confederazione etrusco-latina era un disastro finanziario e commerciale: perché i romani vollero questo?

Andando a sfogliare Tito Livio, è facile scoprire perchè i romani si ribellarono a Tarquinio: la città era cresciuta tanto, ognuno aveva costruito come gli pareva e c’era da risistemare le fogne ‘pubbliche’, ma nessuno ne aveva voglia ed ogni familia proteggeva i suoi.

Quando Tarquinio decretò che i cives erano obbligati verso la salute pubblica e dunque dovevano contribuire o lavorare per rifare le fogne, fu rivolta.

‘Chi si crede di essere questo qui’ (… da cui il nickname di ‘superbo’): «noi insultati»

Dopo di che da un sistema di amministrazione federale (reggenti e consiglio cittadino), Roma passò all’autarchia inventando la Res Publica, la ‘cosa di tutti’, che in suonava come quel detto partenopeo “tutti uguali, tu fatichi e io magno”, come raccontò nei capitoli successivi Tito Livo.

Ovviamente, le fogne vennero rifatte anni dopo … con gli schiavi catturati nel saccheggio delle città limitrofe ex alleate, necessario innanzitutto a rimpinguare le finanze esauste. E così andò per qualche secolo.

Ma oggi gli schiavi sono vietati, c’è rimasto ben poco da saccheggiare ed è meglio essere amici di tutti.
Mica che per mascherare il Default “quelli lì” ci infilano in qualche guerra?

Demata