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Curarci da un medico No-Vax, perchè è ingiusto?

3 Nov

Nessuno si chiede cosa ne pensino gli assistiti (fragili o non fragili) mentre Giorgia Meloni paga le sue promesse elettorali al popolo dei No-Vax e … val bene di farne un elenco.

Ad esempio, noi … li ricordiamo tutti quei sanitari impegnati calcolare la distanza di uno starnuto, mentre c’era da preoccuparsi del fiato e da indossare le mascherine. Medici No-Vax che furono subissati dai loro stessi colleghi dei reparti in prima linea che stavano a contarsi i morti.

E ricordiamo tutti la frase fatta “tanto anche il vaccinato può contagiare come chi non lo è”, anche se ormai nel III Millennio fin dal quarto anno di liceo scientifico “biologia + matematica applicata” insegnano che c’è qualcosa chiamato ‘carica virale’ e qualcos’altro chiamato ‘probabilità’ che messi insieme significano ‘prevenzione’.

Infine, dovremmo anche ricordare tutti quale è stato l’effetto di quell’approccio ‘medico’: dubbio, confusione, opposizione.

Cioè centinaia di migliaia di anziani che – non vaccinati neanche per l’anti-polio – hanno ben pensato di non farlo neanche per il Covid, anche se … ogni anno fanno ressa per vaccinarsi dall’influenza.
E milioni di adulti che – ascoltando gli ‘esperti’ – non si sono vaccinati anche se – ‘assembrandosi’ in piazzetta o al bar o in discoteca o in un centro commerciale – avrebbero costituito un serio rischio per la salute pubblica.

Se questi sono i ‘risultati’, viene spontanea la domanda: “quanti casi gravi, quanta folla in rianimazione, quanti giorni di lockdown, quanti strascichi sulla società e l’economia … avremmo avuto IN MENO senza la campagna No-Vax?”

Dunque, è ben prevedibile che tra tanti di noi assistiti dal Sistema Sanitario (che ci siamo vaccinati e protetti come si doveva) possa esserci una diffusa preoccupazione di ritrovarsi affidati a quei medici che in questi due anni hanno optato per l’esatto contrario.

Tanto ma tanto di più che “l’allarmante” reato approvato nello stesso CdM contro 51 o più ravers, radunati per 2-3 giorni ad impasticcarsi in un bivacco senza bagni, senza docce sufficienti e senza neanche un’ambulanza che li possa aiutare.

E’ ingiusto affidare chi – anziano, fragile o caregiver – è stato in lockdown per due anni, vaccinandosi più volte, seguendo attentamente le indicazioni delle Autorità Sanitarie, ad … un sanitario che non considera tutto questo come ‘una buona pratica medica’.

La libera scelta del medico e del luogo di cura costituisce principio fondamentale del rapporto medico-paziente. Nell’esercizio dell’attività libero professionale svolta presso le strutture pubbliche e private, la scelta del medico costituisce diritto fondamentale del cittadino.

Il Governo potrebbe anche ricordare – a sua volta – che noi vaccinati siamo la grande maggioranza degli italiani e che … è un diritto degli assistiti a scegliersi il medico liberamente, cioè chiunque di noi può scrivere alla ASL e/o al proprio ospedale di riferimento e chiedere di NON essere assegnato a sanitari No-Vax.

Dunque, se i sanitari NoVax hanno rivendicato che è “vietato qualsiasi accordo tra medici tendente a influire sul diritto del cittadino alla libera scelta” c’è che per noi assistiti “il medico può consigliare, ma non pretendere, che il cittadino si rivolga a determinati presidi, istituti o luoghi di cura.
A partire dai medici direttori di ASL e Ospedali: se un assistito non vuole rivolgersi ad un medico NoVax, ha il diritto di non farlo.

A.G.

Sanità Lazio, Zingaretti va via: inizia la conta dei debiti

8 Ott

Potevano essere approvati 4 mesi fa i bilanci consuntivi della Sanità laziale, ma c’era in ballo la credibilità del “Campo Largo” di centrosinistra del duo Zingaretti (PD) – Lombardi (M5S).

Così è andata che solo ieri abbiamo scoperto che “sette aziende ospedaliere del Lazio l’anno scorso hanno accumulato perdite per quasi mezzo miliardo di euro” (Il Tempo) ed è solo la punta dell’iceberg.
Qualcosa di veramente incredibile, se si considera che nel 2021 i servizi (e la relativa spesa per prestazioni e consumi) erano calati “del 20,3% le prestazioni ambulatoriali e specialistiche; 2 milioni in meno di prestazioni indifferibili (-7%) rilevate dall’Istat; 1,3 milioni di ricoveri in meno (- 17%) denunciati dalla Corte dei Conti” (Sole24ore).

Nell’ordine, tra i sette “primatisti” dello sfondamento di bilancio abbiamo

  • Umberto I = 127 milioni di € (saranno 155 come da delibera apposita?)
  • San Camillo-Forlanini = 134 milioni
  • San Giovanni-Addolorata = 79 milioni di €
  • Sant’ Andrea = 49 milioni di €
  • Tor Vergata = 47 milioni di €
  • Ares = 31 milioni di €
  • Ifo-Regina Elena = 42 milioni di €
  • Poi c’è il resto, con debiti ad una cifra.

In questa follia regionale da mezzo miliardo di euro l’anno (almeno …), però, è possibile individuare dei fattori che possano indicarci una soluzione.

San Camillo-Forlanini e Umberto I sono dei policlinici come Sant’Andrea e Tor Vergata, ma sono esposti quasi del doppio.
La loro più vistosa differenza è nelle strutture: le prime vecchie oltre un secolo, le seconde costruite meno di 40 anni fa. Quanto costa la obsolescenza in termini di manutenzione, consumi e sprechi ? Ambedue i lotti erano cedibili, ma ci fu chi si oppose, ma oggi dobbiamo chiederci: con quelle perdite milionarie ogni anno quanti ospedali nuovi si costruiscono in dieci anni?

E se confrontiamo tutti e quattro i policlinici ‘pubblici’ in perdita sia tra di loro sia con il Gemelli e il Campus, come non notare che l’efficienza gestionale genera economie e qualità, come l’accettazione di solventi produce utili e sostiene l’eccellenza che servono a tutti?

Ares  è il servizio di soccorso e allarme sanitario in sede extra ospedaliera attivo in Italia e dunque è difficile comprendere come possa essere in rosso in alcune Regioni e per entità stratosferiche come nel Lazio.
A maggior ragione è poco comprensibile se Ares si basa quasi completamente sull’operato delle associazioni di volontariato, che forniscono i mezzi sanitari (ambulanza, automedica etc.) e il personale soccorritore, in convenzione con le locali centrali operative del 118. Associazioni che a loro volta possono percepire il 5xmille come fornire servizi di trasporto in ambulanza a privati.

Poi, c’è Ifo-Regina Elena con ‘soli’ 42 milioni di € di debito, che però sono un’enormità, considerate le dimensioni e soprattutto che si occupa solo e specificamente di dermatologia ed oncologia.
Infatti, a parte il potenziale originario della struttura rimasto inespresso già solo nel creare un parcheggio adeguato, l’aspetto disarmante è che queste due branche della medicina solitamente garantiscono utili aziendali, sia come cure palliative o estetiche sia come finanziamenti alla ricerca sia come gestione residenziale e solventi.

Nella sostanza, le voragini gestionali (e di bilancio) come quelle del San Camillo e Umberto I non si ristrutturano in un anno o due, come potrebbe avvenire per le altre strutture fortemente indebitate come Sant’Andrea e Tor Vergata, intervenendo sulla gestione del personale, sui contratti di prestazione e forniture esterni e sull’apertura a servizi pro soluto.

La domanda per i due policlinici centenari è un’altra: quanto si ricava a venderli tenuto conto del pregio architettonico, della logistica e della centralità e quanto costano due strutture equivalenti, moderne, funzionali, ergonomiche per sostituirli?


Come c’è la realtà degli Ifo, che avevano tutte le premesse per volare alto e diventare un polo attrattivo a livello internazionale, ma (come raccontano persino delle interrogazioni parlamentari di 20 anni fa) non c’è speranza finchè l’Ente preposto (la Regione) non interverrà sugli Statuti degli Irccs, ancora oggi modellati secondo la realtà esistente 40 anni fa.
Per gli Ifo è solo una questione di volontà politica, che evidentemente finora non c’è stata, non solo a Roma, ma per gli Irccs tutti che attendono una riforma dal Parlamento.

Risanare il debito regionale, sottoscrivendo un mutuo pesantissimo che ingessa bilanci ed organigrammi, ma in cambio lascia immutata lo status quo, … non porta agli stessi risultati positivi del lasciarsi anche l’ossigeno per poter ristrutturare o investire impedendo l’innovazione e lo sviluppo.
Quanto ad offrire servizi pro soluto anche nelle strutture pubbliche, oltre agli utili, c’è che sono il miglior antidoto per il degrado dei servizi ‘uguali per tutti’, ponendosi come termine di confronto internamente alla struttura ed attraendo eccellenze che servono a tutti gli assistiti.

Speriamo solo che la prossima Giunta regionale non abbia i soliti paraocchi.

A.G.

Covid e contagiati: addio ospedali Covid-Free?

15 Gen

Le Regioni vorrebbero che i pazienti positivi ai test ma asintomatici, qualora assegnati in isolamento al reparto di afferenza della patologia, vengano conteggiati come “caso” Covid nel bollettino ma non tra i ricoveri dell’area medica, se ricoverati in ospedale per cause diverse dal Covid.
Le Regioni assicurano che salvaguarderanno il principio di separazione dei percorsi e di sicurezza degli altri pazienti, ma non si sa bene come e – comunque – sarebbe la fine degli ospedali Covid-free.

Intanto, i sanitari si sentono presi in giro, le statistiche e la valutazione della situazione ne risentirebbe, mentre il Ministero della Salute per ora resiste.

Secondo Anaao-Assomed e l’Ordine dei medici si tratta di ‘un “un “mero espediente di equilibrismo contabile”, un “gioco delle tre carte con i cittadini italiani nel ruolo del passante sprovveduto””, cioè di una “operazione di maquillage” che “occulta la gravità della pandemia” e serve solo a “risolvere il problema di non assumere altre misure restrittive”.

“Non si esce dalla crisi sulla pelle dei medici ospedalieri né rimanendo uguali a come si è entrati. Il gioco dei vasi comunicanti, prodotto dalla riconversione di interi reparti e dalla chiusura di attività ambulatoriali e chirurgiche non urgenti, porta acqua alla pandemia parallela delle prestazioni rinviate, negazione di un diritto costituzionale e causa di future malattie”.

Già, il ‘gioco dei vasi comunicanti‘ che i malati rari conoscono purtroppo molto bene, dato che ha affossato le norme nazionali del settore, lasciando intatti i reparti ospedalieri preesistenti e abortendo la crescita dei Centri e dei servizi territoriali per milioni di persone.
O quello dei malati cronici che si ritengono ben felici di un farmaco di classe A da ritirare in un ambulatorio, perchè è già tanto con una terza media (o anche meno) ed una vita di contribuzione al minimo (se non sussidiata).

Ma la legge, il buon senso, il diritto, l’istruzione e anche le Regioni nelle loro pretese al Governo garantiscono “il principio di separazione dei percorsi“.
Quali percorsi?

Quelli che già ora non esistono per malattie croniche e rare, cioè praticamente tutte?
E con quali organigrammi? Quelli che da anni i vari istituti e aziende sanitarie non inviano ad Anac?

Ma soprattutto – dalla parte dei malati cronici e rari – la questione di fondo è un’altra, se passasse la richiesta delle Regioni: addio ospedali e ambulatorio Covid-Free?

Infatti, tutti questi malati ritengono il proprio ospedale o ambulatorio un luogo sicuro, perchè richiedono a tutti una dichiarazione se “negli ultimi 14 giorni hanno avuto contatti con qualcuno affetto da sintomi respiratori o in isolamento fiduciario o popolazione a rischio”.

Ma cosa succede se i pazienti ricoverati in ospedale per cause diverse dal Covid positivi ai test e asintomatici vengono conteggiati solo nel bollettino, ma non tra i ricoveri dell’area medica?

Se i percorsi di cura non esistevano già prima della pandemia grazie al “gioco dei vasi comunicanti” e se il caso di Covid non è registrato tra i ricoveri dell’area medica, come si garantisce a questi tanti malati fragili che il medico o l’infermiere con cui vengono a strettissimo contatto non abbia avuto poco prima contatti anche con un paziente portatore di Covid?

Viene quasi il dubbio che cancellare gli ospedali Covid-Free è un elegante modo per rinviare ‘spontaneamente’ tutti a giugno.

Demata

Obbligo di vaccino, la Lega e la situazione in Lombardia

5 Gen

Stando ai dati diffusi dalla Regione Lombardia, tra i 9,5 milioni circa di persone vaccinabili, i vaccinati con una sola dose sembrerebbero essere a prima vista il 91% e quelli con il ciclo completo (seconda dose o dose unica) addirittura il 100%, mentre i lombardi che avrebbero ricevuto il booster sono il 55%.

In realtà, andando ai dati nei dettagli provinciali, le prime dosi sono al 75%, circa 7,5 milioni che si assommano agli almeno 1,4 milioni di lombardi che hanno già contratto il Covid (1.330.000 secondo JHU CSSE COVID-19 Data).

Ma più o meno lo stesso (80% circa) è il numero di coloro che in Lombardia hanno completato il ciclo vaccinale (2° dose/unica), mentre la media regionale dei lombardi vaccinati con il booster forse arriva al 35%.

In termini concreti, il 20% di non vaccinati nella Lombardia equivale a quattro persone ogni 20 (su un bus, in un’aula, al bar) e questo fa una bella differenza con il resto d’Italia, che arriva al 90% di persone con almeno una dose o guarite da al massimo 6 mesi, cioè una ogni dieci soltanto.

Sarà una caso, ma – a differenza di tante altre regioni – in Lombardia non è facile trovare in bell’evidenza un chiaro invito alla vaccinazione. Anzi, c’è un ‘gravame’ che pesa su tanti medici e strutture: “l’evidente manovra di dismissione (svendita?) della sanità pubblica in generale e del territorio in particolare”, come scriveva due mesi fa (link) il Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano. In effetti, il modello misto assicurativo (‘pro soluto’) della Lombardia non prevede(va) una infrastruttura sanitaria pubblica tale da reggere l’urto di una pandemia, in termini di prevenzione territoriale, di dotazione delle strutture e di sovraffollamento degli accessi/slot.

Sarebbe una scommessa enorme per la Lega, quella di opporsi all’obbligo vaccinale, mentre nella ‘propria’ regione c’è un non vaccinato ogni cinque persone.
Come sarebbe una responsabilità politica non banale, quella di essersi nuovamente associata con i Cinque Stelle uno stallo populista che dura ormai da anni, grazie a loro. Una vicenda che inizia a somigliare ad una commedia dell’arte in salsa ‘social-televisiva’, con Salvini vs Renzi come Conte vs Draghi o Meloni contro Letta e così via

Demata

Sanità killer a Saronno, la punta dell’iceberg?

24 Feb

Il caso dell’infermiera killer di Saronno ha portato in luce la gravissima situazione in cui versa la nostra Sanità.

Oltre agli omicidi del marito e della madre attraverso somministrazioni di farmaci commessi dalla donna, i magistrati hanno accusato il suo amante Leonardo Cazzaniga, 62 anni, viceprimario del pronto soccorso in cui anche lei lavorava, di aver ucciso nove pazienti a cui aveva deciso di applicare il suo “protocollo medico”.

Ma non solo. Gli omicidi seriali venivano scoperti solo quando si faceva avanti una coraggiosa infermiera, Clelia Leto, «perché in quell’ospedale la situazione era totalmente fuori controllo».

Il capo del Dipartimento Emergenza è già stato condannato per favoreggiamento, mentre il Responsabile servizio Sitra è stato condannato per l’omessa denuncia ed anche altri quattro sanitari sono stati condannati per omessa denuncia o falso referto.

Rinviati a giudizio il direttore sanitario dell’azienda ospedaliera di Busto Arsizio, il primario del pronto soccorso, il direttore di presidio, il medico legale aziendale, il primario oncologo.

Patrizia Peron, figlia di Luigia Lattuada, una delle nove persone che sarebbero state uccise in pronto soccorso, ha commentato: «Vorrei che nessuno di quelli che hanno coperto questa vicenda indossasse mai più il camice bianco».

In effetti, anche se i fatti risultassero penalmente non rilevanti, a carico dei rinviati a giudizio ci sono le intercettazioni e le testimonianze incrociate: perchè l’Ordine dei Medici non interviene a norma di statuto?

Chi se non l’Ordine dei Medici dovrebbe rassicurarci che NON ci troviamo dinanzi alla punta dell’iceberg di un ‘non vedo non parlo non sento’ e che l’omessa denuncia o il falso referto erano il ‘sistema’ di una sola singola struttura ‘impazzita’ ?

E perchè in questi processi non vediamo mai costituirsi anche la Regione, che – non dimentichiamolo – è il nostro ‘assicuratore sanitario’ come è il ‘committente’ delle prestazioni che le aziende sanitarie ed ospedaliere erogano?

 

Demata

Cosa non sappiamo sulla medicina, ma dovremmo sapere?

23 Set

Charles Darwin non si espresse sulle implicazioni del suo lavoro riguardo la medicina, anche se i biologi hanno apprezzato subito la teoria dei germi della malattia e le sue implicazioni per la comprensione dell’evoluzione dei patogeni, così come il bisogno di un organismo a difendersi contro di loro.

Principal Varieties of Mankind, 3 May 1850.

Portraits by the British artist John Emslie – published by James Reynolds, London, 1850-1860. (Photo by SSPL/Getty Images)

 

La medicina, a sua volta, “si ispirò ad un fisica meccanicistica, derivante da Galileo, Newton e Descartes …. con il risultato che, assumendo questo modello, la medicina è meccanicistica, materialistica, riduzionista, lineare, causale e deterministica (in grado di previsioni precise) nei suoi concetti. Essa cerca spiegazioni per le malattie o per i loro sintomi,in singoli cambiamenti materiali all’interno del corpo”. (Weiner H). ” Note per una medicina evolutiva ” . 1 luglio 1998 Psychosom Med 60 (4):.. 510-20 PMID 9.710.299 )

Questa grave sottovalutazione è probabilmente dovuta al fatto che “L’origine delle specie” di Darwin è stata elaborata nella prima metà del XIX secolo e pubblicata il 1 ° luglio 1858, mentre il ‘melting pot’ iniziata solo anni dopo, con il Colonialismo e l’Industrialesimo.
Dopo 150 anni di mescolamento di etnie, è avvenuto per anni un radicale cambiamento di stili alimentari e con l’industrializzazione siamo tutti esposti a fattori ambientali molto diversi da quelle di 200 anni fa.
E pensare che gli occidentali e i nativi americani avevano da poco (due secoli) affrontato lo shock della introduzione reciproca di cibi e stili di vita che i loro nonni non conoscevano nemmeno.

Il pioniere è stato un etologo, Nikolaas Tinbergen, che nel 1963 ha pubblicato “su obiettivi e metodi dell’etologia”, con una grande rilevanza per la medicina, affermando che “tutti i tratti biologici hanno bisogno di due tipi di spiegazioni, sia immediate ed evolutive.

La spiegazione ‘immediata’ per una malattia descrive ciò che è sbagliato nel meccanismo del corpo dei individui affetti da esso. Una spiegazione evolutiva è completamente diversa. Invece di spiegare perché le persone sono diverse, si spiega il motivo per cui siamo tutti allo stesso modo vulnerabili alle malattie. Perché abbiamo tutti i denti del giudizio, un’appendice, e le cellule che possono dividersi fuori controllo “(Randolph Nesse MD / University of Michigan -” Evolutione: la base scientifica della medicina “(Lancet 372 (Suppl 1): S21-7. dicembre 2008)

Gli sviluppi chiave arrivarono da Paul Ewald nel 1980, “Biologia evolutiva e il trattamento dei segni e sintomi di malattie infettive”, e da Williams e Nesse nel 1991, “L’alba della medicina darwiniana”.

La medicina evoluzionistica o medicina darwiniana è l’applicazione della teoria evoluzionistica moderna per comprendere salute e la malattia. L’obiettivo della medicina evoluzionistica è quello di capire il motivo per cui le persone si ammalano, non semplicemente come si ammalano.
La moderna ricerca medica e la pratica si è concentrata sui meccanismi molecolari e fisiologici alla base della salute e della malattia, mentre la medicina evoluzionistica si concentra sulla questione del perché l’evoluzione ha plasmato questi meccanismi in modo che ci possono rendere sensibili alla malattia. L’approccio evolutivo ha portato importanti progressi nella nostra comprensione del cancro, malattie autoimmuni e anatomia. Le scuole mediche dovranno integrare approcci evolutivi come verranno aggiunti i curricula medici più adeguati agli standard.

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Gli esseri umani si sono evoluti per vivere come semplici cacciatori-raccoglitori in piccole bande tribali, con uno stile di vita e un ambiente molto diverso rispetto a quello affrontato da esseri umani contemporanei. Questa modifica rende gli esseri umani presenti vulnerabili ad una serie di problemi di salute, chiamate “malattie della civilizzazione”, e “malattie del benessere”.

Gli esseri umani si sono evoluti per vivere all’aperto e sfruttare alla bisogna le risorse che trovavano a loro disposizione. Si sono evoluti così dall’età della pietra e gli ambienti di oggi causano disturbi se non malattie potenzialmente letali”.
“Ambienti moderni possono causare molte malattie esempio-per, sindromi da carenza, come lo scorbuto e rachitismo” (Williams, 1991)
In contrasto con la dieta dei primi cacciatori-raccoglitori, la dieta occidentale moderna spesso contiene elevate quantità di grassi, sale e carboidrati semplici, che comprendono zuccheri raffinati e farine. Per non parlare del cibo che venne introdotto dalle Americhe.” (Eaton SB 2006). “La dieta ancestrale umana: che cosa è stata e come dovrebbe essere un paradigma per l’alimentazione contemporanea?”. Proc Nutr Soc 65 (1):. 1-6. Doi : 10,1079 / PNS2005471 . PMID 16.441.938)

Gli adattamenti (o mutazioni persistenti) possono verificarsi solo se sono evolutive.
Alcuni adattamenti che impediscano buona salute non sono quindi possibili, come al DNA non può essere totalmente impedito di subire la una replicazione corrotta (il rischio di cancro).

Molti sintomi e le malattie comuni sono distribuiti in modo diverso a seconda del nostro genoma come: febbre / vomito (come risposte funzionali alle infezioni o ingestione di tossine); gas intestinale (come prodotto della digestione di fibra); allergie (risposta immunitaria iper reattiva); diete moderne e diabete di tipo 2; l’autismo (eventuali malfunzionamenti della teoria della mente- modulo); lieve depressione o ansia (come risposte funzionali a stress); gene per la resistenza della malaria che, in forma omozigote, provoca anemia falciforme.
Come anche è generalmente nota la dipendenza dal genoma dei diversi tipi di sangue e di sistema immunitario, l’altezza, la predisposizione a varie forme di cancro, la pigmentazione della pelle, la protezione dai raggi UV, la sintesi cutanea di vitamina D, l’emocromatosi e le porfirie .

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Poi, ci sono (e questa è una lista parziale) delle malattie su cui gli scienziati stanno discutendo o confermando un’origine evolutiva, come il tessuto adiposo nei neonati umani, l’artrite e altre malattie infiammatorie croniche, l’invecchiamento, la malattia di Alzheimer, la menopausa, mestruazioni, l’aterosclerosi, l’artrite e altre malattie infiammatorie croniche, la fibrosi cistica, l’occlusione dentale, la diarrea, l’ipertensione essenziale, febbre, l’ipertensione gestazionale, la gotta, la carenza di ferro, , l’obesità, la fenilchetonuria, la reattività ai placebo, l’osteoporosi, il polimorfismo cellulare, l’anemia falciforme, i disturbi delcomportamento, il cancro al sistema riproduttivo delle donne.

Il principale riferimento scientifico è Nesse, RM; et al. (2009). “Making evolutionary biology a basic science for medicine” . Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America . 107. PNAS. Suppl 1 (suppl_1): 1800–7. doi : 10.1073/pnas.0906224106 . PMC 2868284 . PMID 19918069

Meno miracoli, più scienza = più salute e meno spesa.

Demata

Qui di seguito, un elenco di studi o articoli sui progressi nell’approccio evolutivo alla malattia più significativi:

1. Stearns SC (2005). “Issues in evolutionary medicine”. Am. J. Hum. Biol . 17 (2): 131–40. doi : 10.1002/ajhb.20105 . PMID 15736177 .
2. Eaton, S. Boyd; Konner, M; Shostak, M (April 1988). “Stone agers in the fast lane: chronic degenerative diseases in evolutionary perspective” . American Journal of Medicine . 84 (4): 739–749. doi : 10.1016/0002-9343(88)90113-1 . PMID 3135745 . Retrieved 2010-06-18 .
3. Williams, GC (1991). The dawn of darwinian medicine.Europe PubMed Central, 66(1), 1-22. doi : 10.1086/417048
4. Eaton SB, Strassman BI, Nesse RM, Neel JV, Ewald PW, Williams GC, Weder AB, Eaton SB 3rd, Lindeberg S, Konner MJ, Mysterud I, Cordain L (2002). “Evolutionary health promotion” (PDF). Prev Med . 34 (2): 109–18. doi : 10.1006/pmed.2001.0876 . PMID 11817903 .
5. Eaton SB (2006). “The ancestral human diet: what was it and should it be a paradigm for contemporary nutrition?”. Proc Nutr Soc . 65 (1): 1–6. doi : 10.1079/PNS2005471 . PMID 16441938 .
6. Abuissa H; O’Keefe JH; Cordain, L (2005). “Realigning our 21st century diet and lifestyle with our hunter-gatherer genetic identity” (PDF). Directions Psych . 25 : SR1–SR10.
7. Eaton, S. Boyd; Cordain, Loren; Sebastian, Anthony (2007). “The Ancestral Biomedical Environment” (PDF). In Aird, William C. Endothelial Biomedicine . Cambridge University Press. pp. 129–34. ISBN 0-521-85376-1 .
8. Eaton SB, Eaton SB (Sep 2003). “An evolutionary perspective on human physical activity: implications for health”. Comp Biochem Physiol a Mol Integr Physiol . 136 (1): 153–9. doi : 10.1016/S1095-6433(03)00208-3 . PMID 14527637 .
9. Cordain, L., Gotshall, RW and Eaton, SB (Jul 1998). “Physical activity, energy expenditure and fitness: an evolutionary perspective” (PDF). Int J Sports Med . 19 (5): 328–35. doi : 10.1055/s-2007-971926 . PMID 9721056 .
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11. Williams, George; Nesse, Randolph M. (1996). Why We Get Sick: the new science of Darwinian medicine . New York: Vintage Books. ISBN 0-679-74674-9 .
12. Rotter JI, Diamond JM (1987). “What maintains the frequencies of human genetic diseases?”. Nature . 329 (6137): 289–90. doi : 10.1038/329289a0 . PMID 3114647 .
13. Williams, George; Nesse, Randolph M. (1996). “Evolution and healing”. Why We Get Sick: the new science of Darwinian medicine . New York: Vintage Books. pp. 37–8. ISBN 0-679-74674-9 .
14. Eaton SB, Eaton SB, Konner MJ (April 1997). “Paleolithic nutrition revisited: a twelve-year retrospective on its nature and implications”. Eur J Clin Nutr . 51 (4): 207–16. doi : 10.1038/sj.ejcn.1600389 . PMID 9104571 .
15. Eaton SB, Konner M (January 1985). “Paleolithic nutrition. A consideration of its nature and current implications”. N. Engl. J. Med . 312 (5): 283–9. doi : 10.1056/NEJM198501313120505 . PMID 2981409 .
16. Nesse RM (December 2008). “Evolution: medicine’s most basic science”. Lancet . 372 (Suppl 1): S21–7. doi : 10.1016/S0140-6736(08)61877-2 .
17. Ewald PW (September 1980). “Evolutionary biology and the treatment of signs and symptoms of infectious disease” . J. Theor. Biol . 86 (1): 169–76. doi : 10.1016/0022-5193(80)90073-9 . PMID 7464170 .
18. Williams GC, Nesse RM (March 1991). “The dawn of Darwinian medicine”. Q Rev Biol . 66 (1): 1–22. doi : 10.1086/417048 . PMID 2
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3. Haig D (December 1993). “Genetic conflicts in human pregnancy”. Q Rev Biol . 68 (4): 495–532. doi : 10.1086/418300 . PMID 8115596 .
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Sanità: come iniziò il «Sistema»

17 Feb

A Milano, per lo scandalo degli appalti sanitari, si parla oggi di «Sistema». Ma quando e come è iniziato il  «Sistema»? Ed in cosa consiste il «Sistema»?

Iniziamo col dire che un «Sistema» è tale perchè esiste sia ‘dal basso’ (ad esempio, le false invalidità, la ‘raccomandazione’ per il ricovero, la cartella clinica vuota di contenuti) sia ‘dall’alto’ (ad esempio, appalti e forniture, finanziamento delle campagne elettorali, controllo di enti pubblici).

E, detto, questo andiamo a vedere come nacquero questa mentalità e queste abitudini, che fin dagli Anni ’80 – quando le Corti dei Conti regionali bocciavano i bilanci ed aprivano processi – sono acclaratamente una ‘realtà diffusa’ e non locale od occasionale.

Michele Navarra era un medico, nipote di Angelo Gagliano, un mafioso corleonese assassinato nel 1930, e cugino del mafioso Angelo Di Carlo, emigrato negli Stati Uniti nel 1926 per sfuggire alla repressione del prefetto Cesare Mori e rientrato dopo aver combattuto nei marines.
Con l’avvento della democrazia, Michele Navarra ottenne l’incarico prima di medico condotto di Corleone e poi di medico fiduciario dell’INAM, che era il predecessore dell’attuale Sistema Sanitario Nazionale.

Nel 1946, dopo l’omicidio del direttore dell’ospedale Carmelo Nicolosi per ‘mano ignota’, Navarra divenne caporeparto di medicina interna dell’ospedale di Corleone. In quegli anni, Michele Navarra costituì insieme al fratello una società di autolinee ottenendo appalti dal governo militare alleato per poi cederla a caro prezzo, nel 1947, alla Regione Siciliana per creare l’Azienda Siciliana Trasporti. Navarra in quel tempo controllava anche il settore politico-economico tramite i voti: inizialmente li fece confluire al Movimento Indipendentista Siciliano, poi verso la Democrazia Cristiana.

Michele Navarra, dal 1945, era diventato anche il boss indiscusso della cosca mafiosa di Corleone (quella poi di Riina e Provenzano) e, tra i tanti delitti di cui si rese colpevole, va ricordato quello di particolarmente ignobile del pastorello tredicenne Giuseppe Letizia, che aveva assistito all’eliminazione del sindacalista Placido Rizzotto e che – portato da Navarra con la febbre alta, morì in ospedale per un’iniezione letale praticata da un altro medico, il dottor Ignazio Aira che poco dopo la morte del giovane partì senza alcun motivo per l’Australia, come riportarono le cronache dell’epoca, sempre che non sia stato fatto ‘sparire’.

Dicevamo … falsi invalidi, carriera medica per nomina politica, appalti, campagne elettorali, mafia.

Andando ancora più indietro nel tempo, troviamo Melchiorre Allegra che era un ufficiale medico, in forza all’ospedale militare San Giacomo di Palermo, dove per sua ammissione aveva facilitato il riconoscimento di esonero o pensione per soldati che, viceversa, si erano feriti appositamente e con entità ben inferiori, tra questi non pochi mafiosi tra cui un congiunto del boss Giulio D’Agate di Villabate.

Nel 1924, Allegra si candidò alle elezioni politiche per conto di Salvatore Maranzano, capo della mafia di Trapani e boss di massima pericolosità negli Stati Uniti), in una lista apparentata con il Listone Mussolini.

Nel corso degli anni fu imputato di favoreggiamento personale verso mafiosi, per procurato aborto, per omissione di cure mediche verso un criminale di un’altra cosca, favoreggiamento per la fuga di un soggetto fino al suo arresto nel 1937 per il suo coinvolgimento nell’eliminazione di un mafioso, un certo Ponzio. Interrogato dapprima dai Carabinieri della stazione di Castelvetrano, poi dagli agenti dell’ufficio del Settore di P.S. di Alcamo, fu il primo a raccontare dei riti di iniziazione mafiosi e dei rapporti mafia-politica.

Fra le protezioni che la mafia offriva ai propri associati, Allegra elenca una serie di indebiti come «raccomandazioni, allora efficaci presso le autorità giudiziarie di P.S., finanziarie, amministrative, ecc. da cui derivavano molti benefici come: concessione di porto d’armi a pregiudicati, revoche di ammonizioni e di altri provvedimenti, proscioglimenti giudiziari, concessioni di libertà provvisorie in pendenza di processi, revoche di mandati di cattura, agevolazioni in pratiche amministrative, finanziarie e di ogni genere, concessione di passaporti ed altro».

Di nuovo,  … falsi invalidi, appalti, distorsione dei processi, campagne elettorali, mafia.

L’infiltrazione mafiosa negli ambienti sanitari è di vecchia data, dati gli interessi in ballo: potremmo ricordare anche i medici Antonino Cinà e Giuseppe Guattadauro, Vincenzo Ferro, figlio del mafioso Giuseppe, o più recentemente di Ignazio Melodia e Vincenzo Pandolfo, medico personale di Matteo Messina Denaro. O di alcune ASL calabresi, dove gli organici sono stati stravolti, qualche anno fa, per arresti di mafia.

I medici – ovviamente – non hanno alcuna ‘propensione’ alla Mafia, ma è storia che da molte generazioni  i mafiosi in vista puntano a far laureare i propri giovani ‘migliori’ in medicina, legge ed economia allo scopo di infiltrarsi nel sistema sanitario, legale, bancario, politico.

Un fenomeno non meramente siciliano, se Navarra prima di Corleone fu medico per 20 anni a Trieste e se i rapporti tra mafia e politica hanno un’origine ed una ‘sede’ ancora più antica.

1889, 25 febbraio. A Castelbuono (Palermo) si suicida il delegato di Pubblica sicurezza Stanislao Rampolla Del Tindaro. Aveva denunciato le compromissioni del sindaco di Marineo (Palermo) con la mafia per via delle concessioni sui pascoli e dei tributi da versare al Dazio comunale in mano a mafiosi da lui assunti. Il sindaco era rimasto al suo posto e il funzionario era stato trasferito. La vedova Giovannina Cirillo , nel 1889, si appellò al ministro dell’Interno Francesco Crispi, siciliano anche lui, ma nulla accadde: a Marineo la mafia non esisteva.

Dicevamo del «Sistema» … come se corruzione, tangenti, finanziamenti elettorali, servizi esternalizzati come vacche da mungere, disservizi pubblici ‘strutturali’, personale libero di essere arrogante e inefficiente, degrado diffuso, sprechi e decrescita … nei dialetti meridionali non si chiamino «Mafia» da sempre.

Oggi, Milano e Maroni con Salvini scoprono che ‘mafia e camorra sono arrivate al Nord’.
Ben venga per l’essersene finalmente accorti, anche se il boss Angelo Epaminonda imperò su Milano e la Romagna per quasi vent’anni.

Speriamo solo che i nostri politici – quando fanno discorsi roboanti pieni di indignazione e promesse – si ricordino che la ‘corruzione politica’ (il “sistema”) è il termine italiano che traduce ‘mafia’ dal siciliano o ‘camorra’  dal napoletano … sono oltre 150 anni che glielo diciamo …

Demata

Medical malpractice and healtcare waste in Italy

8 Gen

One of the basic requirements of a democracy is that to propose rules and make the decisions are the politicians elected by the people, the technicians are allowed to be minister, stop.
One of the requirements of good administration is to not put in the role of decision-makers who are in clear conflict of interest.

medico_della_mutua_alberto_sordi_luigi_zampa_007_jpg_vgcdThe Italian healthcare is plagued by hundreds of thousands per year medical malpractices reported by the insurance companies and, at least from Rome to South, services are often inefficient, ineffective if not random.

Soo, it will not seem incredible, if the Health Commission of the Italian Senate is composed almost entirely by ‘technical’ and ‘political’: on 28 members 13 are doctors, other 5 are biologists, pharmacologists or nurses and another 6 are employees of local healthcare /welfare authorities . Just two representatives of the parties and two economists.

Zero representatives of associations (patients and / or consumers). Zero representation for the research (science) and the civilized world (ethics). Citizens zero, just zero. Zero, even, the omnipotent pharmaceutical companies.

Meanwhile, the Italian Healthcare spends nearly 10% of our GDP,  rare patients are at least four millions, invalids not minus than 6 millions, one third of over 55 y.o. workers are in ‘not good state of health’ (according officil datas), the monopoly of State on insurance system (INPS) conditions the existence of those who are elderly, those who are sick and those without work. Pratically, every ‘real’ person.
Today, in the middle of the Italian regions residents will pay taxes and increased tickets for services well below those of the other half of the regions, where residents pay less for more.

But the Parliament leaves our Healt(care) in the same hands that have built this crazy and expensive game: Health and Hygiene are off limits for mere mortals, so to limit the cost (and the rights of the sick and disabled) … there is on purpose ‘Pantalon ‘Monti.

It’s Italy and this is just one example about the will of Italian Establishment to repair anything and to re-start the nation.

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Sanità italiana: lo scandalo finale

8 Gen

Uno dei requisiti base della democrazia è che a proporre norme e prendere le decisioni siano i politici eletti dal popolo, ai tecnici al massimo è consentito far da ministro.
Uno dei requisiti della buona amministrazione è quello di non mettere nel ruolo di decisori chi si trovi in palese conflitto di interesse.

La Sanità pubblica italiana è afflitta da centinaia di migliaia di casi di malasanità riscontrati dalle compagnie assicuratrici e, almeno da Roma inclusa a scendere lungo lo Stivale, i servizi sono spesso inefficienti, inefficaci se non aleatori.

medico_della_mutua_alberto_sordi_luigi_zampa_007_jpg_vgcdE, sembrerà incredibile, la Commissione Salute del Senato è composta quasi completamente da ‘tecnici’ e non ‘politici’: su 28 componenti ben 13 sono medici, altri 5 sono biologi, farmacologi o infermieri e sono 6 i dipendenti di Inps o enti locali. Solo due gli esponenti di partito e due gli economisti.

Zero esponenti dell’associazionismo (malati e/o consumatori). Zero rappresentanza per ricerca (scienza) e mondo civile (etica). Di cittadini ‘qualunque’ zero, proprio zero. Zero, persino, le onnipotenti case farmaceutiche.

Intanto, la Sanità spende quasi il 10% del nostro PIL, solo i malati rari sono almeno 4 milioni, un terzo degli over55 al lavoro è secondo l’Istat in ‘condizioni di salute non buone’,  l’Inps condiziona l’esistenza di chi è anziano, di chi è malato e di chi non ha lavoro.
Oggi, in metà delle regioni italiane si pagano imposte e ticket maggiorati a fronte di servizi ben inferiori a quelli dell’altra metà delle regioni, dove si paga meno per avere di più.

Ma il Parlamento lascia che se la cantino e se la suonino da soli, gli addetti del settore: Igiene e Sanità sono off limits per i comuni mortali, tanto a limitare i costi (e i diritti di malati e di invalidi) … ci pensa ‘Pantalon’ Monti che sta lì apposta.

E con una situazione del genere – inaccettabile ma inammissibile – Matteo Renzi vorrebbe arrivare fino al 2016 senza metter mano a ministeri e commissioni, ovvero senza rimpasto di governo?

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Composizione della Commissione Igiene e Salute del Senato

  • BIANCONI Laura, AP (NCD-UDC)    Capodipartimento alla Sanità per la Regione Emilia-Romagna
  • VALDINOSI Mara, PD    Funzionario Provincia Forlì-Cesena
  • TAVERNA Paola, M5S    Impiegata settore sanitario privato
  • MATURANI Giuseppina, PD    Impiegato ente locale
  • GRANAIOLA Manuela, PD    Dirigente INPS
  • DE BIASI Emilia Grazia, PD    Dirigente di partito
    VOLPI Raffaele, LN-Aut    Funzionario di partito
  • DIRINDIN Nerina, PD    Economista
  • MONTI Mario, SCpI    Economista
  • ROMANI Maurizio, Misto, Movimento X    Medico
  • SCAVONE Antonio Fabio Maria, GAL     Medico
  • SCILIPOTI ISGRO’ Domenico, FI-PdL XVII    Medico
  • VICECONTE Guido, AP (NCD-UDC)    Medico
  • PADUA Venera, PD    Medico ASL
  • FUCKSIA Serenella, M5S    Medico del lavoro
  • RIZZOTTI Maria, FI-PdL XVII    Medico specialista in chirurgia plastica
  • ZUFFADA Sante, FI-PdL XVII    Medico veterinario
  • FLORIS Emilio, FI-PdL XVII    Medico, dirigente
  • AIELLO Piero, AP (NCD-UDC)    Medico, dirigente sanitario
  • ROMANO Lucio, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE     Medico ginecologo ostetrico, docente universitario di medicina e chirurgia, docente in bioetica
  • BIANCO Amedeo, PD    Medico Presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Torino e della Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri
  • D’ANNA Vincenzo, GAL     Medico Presidente nazionale FEDERLAB
  • D’AMBROSIO LETTIERI Luigi, FI-PdL XVII    Presidente Ordine dei Farmacisti di Bari/Bat
  • CATTANEO Elena, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE    Professore ordinario di farmacologia
  • MATTESINI Donella, PD    Assistente sociale
  • SILVESTRO Annalisa, PD    Infermiere
  • SIMEONI Ivana, M5S    Infermiere
  • ANITORI Fabiola, AP (NCD-UDC)    Insegnante, biologo

Obamacare: cosa proprio non funziona? Un monito per l’Italia

19 Nov

In USA lo chiamano Obamacare, è il progetto di riforma sanitaria che la Casa Bianca sta cercando in ogni modo di introdurre da sei anni a questa parte. Probabilmente non se ne verrà a capo, ma il tentativo di Barak Obama ed i suoi fallimenti dovrebbero e potrebbero far riflettere le pubbliche amministrazioni di mezzo mondo.


Innanzitutto, per buona parte degli statunitensi il sistema assicurativo privatistico regge, va bene, vogliono continuare così, è migliore e più tutelato di quello pubblico. Obiezioni che arrivano sia dai ‘soliti’ Repubblicani sia da non pochi Democratas e soprattutto da sindacati e associazioni è ben sintetizzato in un articolo di “L’indipendensa – Quotidiano Online’.

Come molte cose che sembrano nuove, l’Obamacare è per molti versi vino vecchio in bottiglie nuove. Ad esempio, quando si confronta con il fatto che a seguito dell’ Obamacare milioni di americani rischiano di perdere la loro assicurazione medica esistente, i difensori dell’Obamacare affermano che questo è vero solo quando queste persone hanno una “scadente” assicurazione.

Chi decide cosa è “scadente”? Cosa c’è di più vecchio dell’idea che alcune élite esaltate sappiano cosa è bene e meglio per noi stessi più di noi medesimi?

Persone diverse hanno rischi diversi e diversa propensione nel prendersi cura dei loro rischi, invece di pagare per trasferirli ad una compagnia di assicurazioni. Ma i politici di turno nello Stato ad ogni tornata hanno definito quello che deve essere coperto da assicurazione, indipendentemente da ciò che gli assicurati e le compagnie di assicurazione potrebbero concordare se lasciati liberi di fare le proprie scelte.”
E, tra l’altro, come stanno denunciando da anni – con scioperi e sit in – gli operatori del sistema sanitario ‘pubblico’ statunitense (Medicare e Medicaid), gli interventi degli spin doctors di Obama per ‘migliorare la qualità’ sono sostanzialmente consistiti nella chiusura di centri di cura.
Non a caso uno dei ‘goal’ promessi dall’Obamacare c’è la diminuzione della spesa governativa per la sanità di circa 500 miliardi di Euro.

Se per gli assicurati il sistema attuale è quello giusto, le cose cambiano per chi l’assicurazione non ce l’ha e deve ricorrere al sistema pubblico, che non dovrebbe aver motivo di negare a tutti le cure essenziali, se, nel 2003 il servizio sanitario nazionale copriva in media il 17,7% delle spese totali, senza contare circa 30 milioni di cittadini privi di assistenza sanitaria.

Ricordiamo che Medicare è il programma nazionale universalistico di assistenza agli anziani e che Medicaid è gestito dai singoli Stati (contributo federale del 60%) per le famiglie con bambini, donne in gravidanza, anziani e disabili.
Purtroppo, come sono venuto a sapere per fonte diretta, accade che – Medicaid od Obamacare che sia –  ad una donna incinta priva di assicurazione sanitaria ma ‘coperta’ dal Medicaid venga diagnosticata una malattia rara trasmessa anche al nascituro, ma, dopo tre mesi dal parto, madre e figlio non abbiano più neanche uno specialista a cui rivolgersi via Email.

Dunque, la diffidenza degli statunitensi deriva dal fatto che non è ben chiaro come funzioni sia il ‘vecchio’ Medicare sia il ‘nuovo’ Obamacare.
Il sospetto è che la lobby dei sanitari (e dei loro amministratori ‘pubblici’) non offra più sufficienti garanzie di trasparenza e deontologia è forte, se giorni fa persino l’editoriale di Ezra Klein, columnist del “Washington Post”, ex blogger ‘radicale’, parla di “perdita di credibilità con i democratici al Congresso e con chiunque altro” riguardo l’approvazione di una “legge basandosi su promesse che non potevano mantenere. Hanno clamorosamente pasticciato nell’implementazione. E ora sembra che persino le modifiche al sito Healthcare.gov non saranno effettuati entro la deadline che loro stessi avevano predeterminato. I democratici al Congresso si sentono ingannati.”

In effetti, sarebbe innanzitutto da capire se più che di riforma sanitaria, il problema non sia che Obamacare non sia un progetto troppo ambizioso.

Da un lato  il desiderio inconfessato di introdurre il Welfare State anche in USA non tanto per sostenere le persone affette da malattie croniche, che avrebbero equo diritto alle cure, ma soprattutto per tutelare una trentina di milioni di americani che, prima che di necessitare di cure e terapie, hanno il problema di non arrivare a fine mese pur vivendo in un paese ha talmente tanto lavoro da offrire da assorbire ancora oggi tanti e tanti immigrati.
Dall’altro, è molto difficile mettere ordine al Medicaid  (garantito anche agli immigrati con regolare permesso) perchè è un programma amministrato dai singoli stati, e non dal governo federale, con diversi criteri di reddito, età, invalidità per accedere al servizio d’assistenza. che evidentemente i sistemi sanitari dei diversi stati amministrano senza sufficienti standard e controlli.

E questo spiegherebbe ampiamente l’insuccesso della riforma e la diffidenza dei cittadini, visto che staremmo parlando di assistenzialismo puro, oltre che di calo qualitativo della sanità in generale. Non a caso Bill Clinton, ex presidente e probabile primo “first-husband” degli USA, ha sollecitato invitato Obama a tenere fede alle proprie promesse, tra cui quella ai cittadini americani che già possedevano un’assicurazione sanitaria, che avrebbero potuto mantenerla in ogni caso.

Non dimentichiamo che già oggi il Governo Federale USA spende circa il 4% del Prodotto Interno Lordo e un ulteriore 2% arriva da singoli stati e contee. Un 6% totale del PIL non lontano da quel 7% che l’Italia spende per i suoi cittadini.

Con una sola differenza: gli USA – già prima di Obama – spendevano il 6% del PIL per curare il 15-20% dei propri cittadini, privi di assicurazione, l’Italia spende praticamente lo stesso, in percentuale, ma per tutti gli italiani, che assommano più o meno al 20% degli statunitensi.
Con l’unica differenza che tanti e tantissimi italiani versano allo Stato e alle Regioni – ogni mese e in contanti – ‘contributi’ per il sistema sanitario che se fossero premi assicurativi avremmo (quasi) tutti un’assistenza a quattro stelle.

Nel 2003 il servizio sanitario nazionale USA copriva in media il 17,7% delle spese totali, ovvero una percentuale che corrisponde più o meno a quel 15-20% di cittadini invalidi o indigenti.
Se in America 32 milioni di persone (circa il 10% della popolazione) non fruiscono di alcuna assistenza sanitaria è evidente che il problema non è nei finanziamenti, bensì nella malasanità pubblica.
In USA coma altrove.

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