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Soros, i soldi a +Europa e lo Stato di diritto

3 Nov

“Il finanziere George Soros ha sovvenzionato con un milione e mezzo di euro +Europa ponendo come condizione imprescindibile che si facesse un listone antifascista. Me lo disse ripetutamente Della Vedova prima della rottura”, accusa il leader di Azione Carlo Calenda nell’intervista riportata da Bruno Vespa nel suo ultimo libro.

Lo stesso Vespa, però, riporta la precisazione di Benedetto Della Vedova, segretario nazionale di +Europa, che non ha ricevuto contributi da Soros, che altrimenti sarebbero già stati pubblicati, cioè rendicontati.
A ricevere fondi, invece, secondo Della Vedova sono stati “alcuni candidati di +Europa“, i quali “hanno ricevuto un contributo diretto da parte di George Soros per le spese della campagna elettorale.”

I rendiconti di +Europa di questi ultimi 4 anni convalidano quanto afferma il segretario di +Europa, che – però – non va a smentire Calenda, anzi conferma che ci siano stati contributi del finanziere di origini ungheresi ad esponenti del suo partito.

Infatti, Libero racconta dei prestiti erogati dalla Fondazione Open Society di Soros e ricevuti dalla Lista Bonino nel 2004 e nel 2006 per circa 3,5 milioni di euro complessivi per la campagna elettorale.

A riguardo il comunicato di +Europa di poche ore fa è ben chiaro: “il filantropo di origini ungheresi da tempo condivide e sostiene i nostri valori europeisti e le nostre battaglie per i diritti umani e lo Stato di diritto. Siamo orgogliosi che alcuni nostri candidati abbiano chiesto e ricevuto il suo sostegno, certamente disinteressato”.

Fa piacere essere rassicurati che Soros sia disinteressato, dato che è impressionante la mole di finanziamenti che Soros spende fuori dagli Stati Uniti, specialmente in Africa, ma anche in Europa.

Riguardo i valori europeisti, Soros divenne famoso perchè il 16 settembre 1992 ha sbancato la Banca d’Inghilterra, immettendo sul mercato 10 miliardi di sterline, che aveva pazientemente accumulato.
Per far fronte alla mossa speculativa, il Regno Unito dovette abbandonare il Sistema monetario europeo, svalutando la sterlina. Nello stesso giorno, Soros vendette lire allo scoperto, costringendo la Banca d’Italia a svalutare per compensare l’ormai insostenibile sopravvalutazione della moneta e anche la lira dovette uscire dal Sistema monetario europeo.

Quello del 1992 è stato l’evento che maggiormente ha condizionato il futuro dell’Europa sul suo nascere.

Riguardo le ricadute sui diritti umani, nel 1997, la sua azione causò il deprezzamento delle monete malesi e thailandesi, dando il via alla crisi asiatica finanziaria che coinvolse anche Indonesia e Corea del Sud. Nel 2007 ha piazzato un numero di aste tendenti al ribasso nel settore immobiliare degli Stati Uniti, traendo così un profitto di oltre un miliardo di dollari.

Quanto allo Stato di diritto, nel 2006 Soros è stato condannato da un tribunale francese a pagare una penale di 2,3 milioni di dollari per insider trading, dopo l’accumulazione di azioni della Société Génèrale francesi in via di privatizzazione. E nel 2016 ha investito in oro e minerali preziosi, avvantaggiandosi dal ‘black friday’ della Brexit.

Soros si propone come un critico del neoliberismo e del libero mercato, ma ha fatto fortuna ai primi Anni ’70 con i Fondi di investimento speculativo (Hedge Funds) nel paradiso fiscale di Curacao.

Demata

Le priorità elettorali dei partiti a confronto in 5 slide

13 Set

Sky ha annunciato per domani una serie di interviste con Calenda, Conte, Letta, Meloni, Salvini e … probabilmente quasi nessuno andrà a verificare se quel che viene detto corrisponde a quel che i programmi promettono e fanno fede.

Infatti, dalle interviste su media e social, si potrebbe pensare che i Cinque Stelle siano il partito del “Reddito” (minimo o di cittadinanza che sia), ma il loro programma a stento lo menziona come non menziona affatto l’assistenza/previdenza, mentre – sorprendentemente – è Azione-IV a nominarlo più volte.
A dircelo è la conta dei termini usati in proporzione alla diversa lunghezza dei programmi elettorali.

Oppure potremmo credere che la Sanità e la Salute siano una priorità, ma poi a ben vedere solo Cinque Stelle e Fratelli d’Italia guardano anche al ‘contraltare’ cioè invalidi e disabilità.

Come anche per ‘lavoro e occupazione’ a cui sembra dar gran conto il PD, ma purchè sia Terziario, a vedere l’importanza data ad Industria e Commercio.

Fino agli anziani, che non interessano a nessuno eccetto un po’ ad Azione/IV e le donne di gran lunga scavalcate dai ‘giovani’ e talvolta anche dagli “stranieri”.

O constatare che alla parola “sicurezza” non corrisponde con la “lotta alla mafia”, eccetto che per il PD. Eccetera eccetera.

A.G.

Tra Meloni e Calenda è Letta che insegue il passato

16 Ago

E’ Ferragosto, ricomincia il Campionato e l’Italia dei partiti si prepara ad andare al voto alla chetichella … in attesa dei rincari e delle batoste autunnali.

Dei Programmi ne riparleremo, ma ad una prima lettura sembrerebbe che per gli elettori non ci sono grandi possibilità di equivocare: riportando in un diagramma i vari temi abbiamo la riconferma che si tratta di un Centrodestra ‘conservatore’, un Campo Largo ‘statalista’ e un Centro indipendente ‘liberale’.

I criteri usati sono stati i seguenti:

Naturalmente, vale la pena di ricordare che non è certamente opportuno nè utile che il PNRR venga indirizzato ad incrementare la spesa pubblica passiva.

A.G.

Il Mantra? Non è induista … e fa moda in Thailandia

9 Ago

A proposito di ‘mantra’, tra Calenda e Bettini, sarebbe davvero il caso che i nostri media approfondissero meglio, non per la politica, ma per il bene della cultura italiana.

La vicenda è che il big boss del PD accusa l’emergente leader di Azione di non aver “capito che il mantra è una pratica induista che non c’entra niente con la Thailandia”.

Ma è davvero così? No, affatto.

In Thailandia il Buddismo è quello chiamato col nome sanscrito di ‘Theravada’, cioè di diretta origine indiana, che recita mantra dalla mattina alla sera, talvolta anche di notte.

Ma non solo.
I tatuaggi thailandesi sono noti in tutto il mondo e si tratta di frasi che proteggono la persona dal male fisico o spirituale, come il Hah taew di Angelina Jolie che ‘recita’ cinque mantra di protezione del buddismo.

Insomma, il ‘mantra’ lo recitano anche (e soprattutto) in Thailandia tanto che fa moda, ma non più granchè … in India, dove ci pensano i Bramini … e c’è solo da prendere atto che Goffredo Bettini è da anni amante della Thailandia, dove si reca spesso da molti anni, ma ancora non ne ha approfondito le credenze, le tradizioni e gli insegnamenti.

Ma, a proposito di politica e di elezioni, quel che conta è altro.
Il termine ‘mantra’ in senso figurato moderno sta per “ripetizione costante e monotona di una idea o una serie di idee”: è a questo che si riferiva Carlo Calenda rivolgendosi a Goffredo Bettini e al PD?

Demata

Approfondimento:

I mantra sono una pratica religiosa introdotta dagli Indoeuropei in India circa 2.000 anni prima di Cristo, dando origine ad una religione ultramillenaria (Vedismo) con forme analoghe in Iran (Zoroastrismo). Da questa tradizione millenaria e dalle sue pratiche hanno origine gran parte delle religioni moderne.

L’Induismo? E’ solo la forma semplificata, degradata e popolare del Vedismo, affermatasi solo 800 anni fa, dopo che l’India fu invasa dall’Islam e ad uno ad uno i regni buddisti vennero eradicati, eccetto che in Nepal e Tibet.

Infatti, dal 700 a.C. l’India si divise praticamente in due quando i i bramini iniziarono a definirsi come l’unica casta collegabile al sacro e con il diritto di celebrare i sacrifici: si affermarono il Gianismo e il Buddismo, da cui ha origine al monachesimo e all’attivismo sociale odierni, in reazione al sacerdozio elitario conformato in religione ufficiale.
In particolare, il Buddismo soppiantò le culture vediche per quasi 1.500 anni, eccetto negli regni più interni e primitivi del subcontinente indiano, dove la popolazione – ridotta in caste – restò fedele ai bramini per poi divenire il fattore delle ‘reconquista’ anti-islamica dell’India.

Operazione ‘Trasparenza: non promettere l’impossibile

5 Ago

La trasparenza comunemente viene vista come una prassi, ma è errato: nella società industriale di massa (e oggi digitale) la trasparenza è un risultato.

Non un ‘comportamento’, ma uno ‘stile’ che viene da più ‘comportamenti’ coesi.

Perché?

Per via della ‘complessità’ e della ‘velocità’, che rendono opaca anche la luce del sole agli occhi dei ‘semplici’ o dei ‘semplificatori’ (che non intravedono prospettive, opportunità e rischi secondari) e dei ‘lenti’ o dei ‘pensatori’ (che non partecipano in tempo reale al ‘processo di cambiamento’, cioè qualsiasi attività finalizzata ad uno scopo).

Questa nozione ebbe una certa diffusione con il Governo Monti ed il suo tentativo di convincere i partiti ad avere una ‘spending review’: fu allora che scoprimmo che la ‘trasparenza’ non è creare una sala dove discutere dei ‘panni’ stesi al sole man mano che arrivano, tutti ed indifferenziatamente, bensì programmare modi e tempi con cui i ‘panni’ distinti per colore e taglia vengono esposti.

Dunque, quando si parla di ‘trasparenza’, si parla di amministrazioni che tutte ed entro i termini compilano i form on line richiesti dalle istituzioni finanziatrici o controllore e pubblicano quando dovuto all’utenza interessata.
Ma … possono farlo solo se sono al passo con la previsione /programmazione e con il rendiconto /risultato di spese, servizi, organigrammi, funzioni, risultati, economie eccetera.

Detto questo, è abbastanza chiaro dove siano le resistenze che hanno fatto cadere tutti gli economisti che in questi anni hanno tentato di intervenire: Amato, Dini, Prodi, Tremonti, Bassanini, Padoa Sforza, Monti e Draghi , ma c’è dell’altro.

Facciamo conto che il Parlamento approvi in soli 12 mesi le riforme profonde che servono ad amministrare nel III Millennio una comunità di 60 milioni di persone: parliamo della Funzione Pubblica, della formazione degli Atti digitali, del sistema di revisione dei Bilanci e … dell’interesse nazionale superiore anche nel caso dei servizi in competenza a Comuni e Regioni.

A seguire, vanno emanati i regolamenti attuativi di competenza di una 40ina tra ministeri e regioni, cioè mezzo migliaio di direzioni generali e relative contrattazioni sindacali.
Ed arrivati al tal punto, cioè dopo forse altri 12 mesi o forse di più, ha inizio il tutto, ma solo dopo l’acquisizione dei dati che servono per quantificare /distribuire le risorse … e sono trascorsi altri 6 mesi, forse dodici.

Arrivati al quarto anno di legislatura (ma potrebbe essere anche già trascorso il quinto …) la programmazione e la ‘trasparenza’ iniziano a procedere nella direzione voluta dal Parlamento 3-5-8 anni prima, ma a condizione … che sia rieletta la stessa identica coalizione che aveva legiferato e stanziato.
Altrimenti, si cambia tot o tutto, che intanto passano altri 3-5-8 anni, … sempre che non ci si fermi per qualche ripensamento.

Dunque, è già molto ambizioso sperare di riformare in 5 anni la formazione degli Atti digitali, il sistema di revisione dei Bilanci e soprattutto riportare all’interesse nazionale i servizi in competenza a Comuni e Regioni. La Funzione Pubblica e la Spending Review?
… toccherà ad un altro governo l’arduo compito di contrattare con i sindacati un radicale cambiamento nel settore pubblico, introducendo – ad esempio – dei tempi di lavorazione uniformi e delle premialità aderenti ai risultati, cioè bonificando le carenze.

A.G.

Azione: nasce il nuovo Centrodestra

29 Lug

Da oggi Mariastella Gelmini e Mara Carfagna entrano nella segreteria di Azione, il partito fondato da Carlo Calenda in una prospettiva social-liberale.

Fino ad oggi c’eravamo chiesti dove fosse il ‘sociale’ nelle proposte di Azione, se si dimenticano anziani, invalidi, disoccupati, casalinghe, giovani, poveri eccetera, ma da oggi c’è anche da chiedersi cosa c’è di “liberale” in Azione e nella sua segreteria.

Infatti, tra le varie:

  • per Mariastella Gelmini, il crocefisso nelle aule scolastiche è un “simbolo irrinunciabile” oppure che “nessuno si sogni di liberalizzare gli spinelli”
  • per Mara Carfagna,  il crocefisso nelle aule scolastiche “testimonia dei valori condivisi dall’intera società italiana” oppure che le coppie omossessuali sono “costituzionalmente sterili” e che “per volersi bene il requisito fondamentale è poter procreare”.

Intanto, mentre +Europa e le varie formazioni liberali vanno a metabolizzare … lo shock, vale la pena di ricordare che

  • buona parte dei segretari regionali di Azione sono consiglieri locali eletti nel Partito Democratico
  • Azione ha approvato senza battere ciglio i bilanci dell’esercizio Raggi
  • Calenda ha sostenuto la candidatura di Giovanni Caudo di Roma Futura a presidente della Commissione Pnrr comunale e di Virginia Raggi del M5S a presidente della Commissione Expo

A proposito, Azione fa parte di Renew Europe che raccoglie le formazioni di liberali storicamente opposte a quelle socialiste o cristiano-populiste.

Dunque, con Azione nasce il nuovo Centrodestra italiano, un po’ liberale, un po’ sociale e comunque cristiano, cioè ‘repubblicano’ in USA, ‘conservatore’ in UK e ‘democratico’ in Francia.

Demata

Salute: l’effimero programma di Calenda

26 Lug

Carlo Calenda ha presentato la sua proposta per la Sanità in vista delle elezioni e forse mai s’è vista una tale serie di idee tanto belle quanto impossibili, se non si affrontano i problemi alla base.

Le promesse? Assunzioni, specializzazioni, assistenza territoriale, subentro dello Stato per i LEA, telemedicina, aumenti salariali, tutto pubblico e meno mutue in base ai “bisogni sanitari dei prossimi anni”

Purtroppo, Calenda e i suoi ‘repubblicani’ dimenticano innanzitutto che:
– la “programmazione dei bisogni sanitari dei prossimi anni” verte innanzitutto sulle risorse umane disponibili oggi che quasi la metà delle strutture sanitarie non ha ancora comunicato i propri organigrammi all’Agenzia nazionale e le statistiche Istat risalgono al 2013
– le assunzioni che ‘scalpitano’ non sono delle professioni e delle specialità che servirebbero riprogrammando il tutto, ma quelle dei contratti a termine che si reiterano da anni senza un piano strutturale
– l’assistenza territoriale è inevitabilmente carente se un territorio è cresciuto senza urbanistica, centralità e viabilità, mentre diventa un ghetto dove le case popolari concentrano indigenti, sottoccupati e invalidi
– i livelli assistenziali essenziali per i malati cronici sono solo una parte di quel che manca come assistenza specialistica, per i ‘fragili’ manca addirittura la definizione e saranno un paio di milioni, per i rari che sono 4-5 milioni manca almeno l’80% dei Presidi legiferati 20 anni fa
– la formazione alla telemedicina e alle tecnologie digitali richiede un aggiornamento tecnico-scientifico delle lauree in medicina e in biologia oltre ad una profonda revisione del ruolo delle associazioni 5xmille
– gli aumenti salariali per i sanitari comporterebbero automaticamente quelli di un milione di docenti, ormai alla fame, pur essendo laureati e specializzati anche loro.

Peggio ancora, i ‘repubblicani’ per Calenda dimenticano anche che:

– la riforma della medicina di base – attualmente privatizzata, ebbene sì – è essenziale e prioritaria per ristrutturare il Sistema Sanitario come serve, a partire dalla geriatria per gli over65,
– il diritto all’assistenza domiciliare va preferito al destinare anziani autosufficienti in una RSA con maggiori costi erariali,
– anche i malati ‘orfani’ (quelli senza diagnosi) avrebbero diritto in ogni Regione ad avere un Centro di riferimento nella speranza di una cura almeno palliativa, cosa che oggi esiste solo in una città
– va garantito il diritto ad avere servizi ‘pro soluto’ (scelta) per gli assicurati che sono costretti a riferirsi al sistema pubblico, perchè solo lì sono erogati i farmaci di cui ha bisogno, sperimentali od off label
– il diritto a rivolgersi fuori regione con rimborso integrale delle spese è negato in molte regioni che hanno eliso con disagi e aggravi enormi per le malati di patologie rare e/o orfane, cioè poco conosciute
– la riforma del III Settore a cui esternalizziamo fior di servizi è incompleta, in quanto le associazioni non sono enti pubblici, ancora mancano i controlli come per tutte le entità fiscali e, soprattutto, rappresentano solo l’interesse privato dei loro soci.

Insomma, va bene che si sa già che le elezioni andranno perse, ma i ‘repubblicani’ per Calenda farebbero bene ad informarsi di più, prima di proporre.
Magari, anche dare un’occhiata ai dati Istat, chiedendosi come mai … le proposte di +Europa quasi mai vengono prese in considerazione da tecnici, esperti e mediatori.

Soprattutto, ricordare che i malati cronici tutti sono più o meno parzialmente degli ‘invalidi’, per questo da tempo si parla di settore sociosanitario e non di ‘sanità’, quando ci si riferisce … alla Salute.

A.G.

Berlusconi is back: il Big Slam 2022

23 Lug

Chi ha meno di 50 anni può credere come fa la Sinistra che Berlusconi sia davvero la caricatura che raccontano in nostri media, ma questo sarebbe un errore fatale, come si sta dimostrando per l’ennesima volta.

Infatti, in questi giorni, Berlusconi ci ha ricordato quanto le sue fortune non siano dovute tanto al denaro e al potere (arrivati ‘dopo’) quanto alle competenze e all’esperienza (già notevoli a 30 anni).

Andando ad oggi, quando un Governo cade restano ‘in append’ tanti provvedimenti e questo è fisiologico, dato che solitamente si va al voto, perchè tutti vogliono troppo e non ce n’è abbastanza.

Infatti, sappiamo tutti che Draghi è stato attaccato per evitare le riforme delle concessioni pubbliche, delle autonomie regionali, del reddito di cittadinanza e dello ius soli.

Ma sul piatto sono rimasti anche l’adeguamento delle pensioni minime,  la semplificazione fiscale, il processo breve, la riforestazione, i termovalorizzatori e i rigassificatori.

E non se ne parla perchè dovremmo constatare che Berlusconi, in un colpo solo, ha fermato:
– sia le norme invise alla Destra ed ai potentati locali;
– sia le iniziative ‘care’ a Giuseppe Conte ed al Campo Largo di Letta;
– sia gli interventi indispensabili per il 2023 che comunque vanno fatti.

Dopo di che, sempre in un solo colpo, Berlusconi va a promettere proprio le due norme urgenti, più importanti e già abbastanza condivise, cioè che sono già arrivate al Consiglio dei Ministri ed hanno già almeno delle previsioni di conti: pensioni minime e riforestazione.

Per la riforestazione gli stanziamenti competevano già al Governo Conte bis (M5S + PD + LEU) e, dunque, non sarà un problema, ma dove prendere le risorse per aggiornare le ‘pensioni minime’?
Dal Reddito di Cittadinanza … visto che per piantare 1.000.000 alberi servono tante braccia.

E il PNRR?
Beh … a proposito di quel che serve per la RESILIENZA non c’è solo lo status quo assistenziale del 5xmille o la lobby dei concessionari o quella dei sussidiati a remare contro.
In termini strutturali, ci sono innanzitutto PD + M5S + LEU ad essere contrari a rigassificatori, termovalorizzatori, sistema previdenziale misto mutuale, trasferimenti alle Regioni, riforma dell’associazionismo sociale, riforma del sistema di istruzione e formazione professionale eccetera … non la Destra.

Mai sottovalutare le qualità di Berlusconi, specialmente se non se ne condividono le opinioni.

Demata

Più debiti? Più voti. Forse

13 Lug

Morale della favola: il Partito del “NO a Draghi” sta ottenendo un ulteriore indebitamento dell’Italia senza il Partito del “SI a Draghi” sia riuscito a convincere i Capibastone regionali a collaborare per attingere al PNRR.

Questo è il risultato, se Salvini indebolisce il Governo con la scusa dello Ius Scholae e della Cannabis, sperando di recuperare consensi a Destra.
Lo stesso accade, se Meloni esalta le III medie, che porta voti ma non soluzioni, dato che per attingere al PNRR e per risollevare l’Italia serve formazione tecnica superiore.

E figuriamoci poi se c’è Landini che sbraita contro le diseguaglianze e non chiede investimenti ma ancora più Debito pubblico, cioè quello che crea povertà.

Fino a Conte con i Cinque Stelle che lottano per la sopravvivenza, visto che sotto la sua leadership sono passati da oltre il 30% dei voti a meno del 10%, tenuto conto dell’esodo di Di Maio.

Ma questo è il risultato che arriva, se prima Zingaretti e poi Letta si illudono di avere un alleato nei Cinque Stelle, piuttosto che una mina vagante. E se il Centrodestra continua a raccattare il voto di protesta ma non quello ‘moderato’, cioè di governo. O, comunque, se le elezioni si vincono per opposta fazione anziché santa ragione.

I Media e i Social dovrebbero fare la differenza ed aiutarci a cooperare per il bene dell’Italia, ma … loro campano di pubblicità e lo share arriva da chi litiga, mica da chi ha qualcos’altro da fare.

Quanto ai Capibastone, cioè la scarsa voglia di cambiare per attingere al PNRR, non c’è nulla da fare.
Grazie del Partito del NO e pure quello del SI, ma anche grazie a Social e Media, le Regioni (certe regioni specialmente) sono inadempienti per Sanità, Diritto allo Studio e Infrastrutture, rigettando le proprie incapacità progettuali /gestionali sui ‘tagli’ attuati dai Governi.

Meglio i debiti, se portano consenso o no?

Demata

Posti letto e Omicron endemico: i numeri

5 Lug

Due giorni fa i ricoverati per Covid erano quasi 6.100 senza contare le terapie intensive: nello stesso giorno nel 2021 i ricoverati erano 2066, cioè erano un terzo, e nel 2020 erano 1305, quasi un quinto rispetto ad oggi. Dunque, è evidente un certo rischio che con l’autunno vadano a saturarsi di nuovo gli ospedali e che i servizi pubblici e privati risentiranno della diffusione dei contagi.

E per capire se e come questi posti letto ci sono / saranno, c’è da partire dal 1991, quando erano ancora sul nascere le RSA, istituite con la legge 67/88 e il DPCM 22.12.89, che poi andranno ad assorbire una discreta quantità di posti letto, precedentemente di ‘lungo degenza’ o di ‘medicina sociale’.

Nel 1991, (fonte Orizzonte Sanità) la Germania riunificata garantiva oltre 10 posti letto ogni 1.000 abitanti, la Francia meno di 6 e l’Italia circa 7, cioè c’erano quasi 400.000 posti letto.

TrueNumbers

Arrivati al 2012 (fonte Istat – Sanità e Salute 2015), i posti letto nelle strutture per l’assistenza residenziale erano 224.000, mentre negli istituti di cura del Ssn ci sono 199 mila posti letto. Cioè in lieve aumento complessivo.

Dal 2017 sono “circa 193 mila i posti letto in regime ordinario, con un trend in diminuzione rispetto agli anni precedenti”, ma nelle RSA i posti letto erano diventati 295.473, di cui la maggior parte (233.874) per anziani non autosufficienti (fonte Istat). In totale, nel 2017 il PL erano complessivamente quasi 500mila: rispetto al 1991 era il 20% in più, anche se differenziati in base alle differenti cure necessarie alle diverse età della vita.

Ma non bastano.

Non i posti letto ospedalieri ‘ordinari, forse, ma di sicuro quelli residenziali che vanno a sovraccaricare quelli ordinari se non sono sufficienti nel numero e nelle risorse.

Infatti, in Italia i posti letto nelle strutture residenziali ogni 100 anziani over 65 sono 1,9 contro i 5,4 in Germania, 5 in Francia, 4,6 in Austria e 4,4 nel Regno Unito. In Olanda e Svezia addirittura il 7,6 e il 7,1; la media europea è del 4,72 posti letto in RSA ogni 100 anziani over65. (fonte OECD, Health at Glance 2019)

Se l’Italia avviasse immediatamente un adeguamento alla media europea, passando da meno di 2 posti letto per anziano a quasi 5, nel 2025 serviranno ben 651.275 posti letto e quasi il triplo degli operatori. (fonte Osservatorio Settoriale sulle RSA)

Una carenza abissale inevitabile dopo la soppressione delle Mutue dei lavoratori (art. 38 Costituzione) avvenuta alla fine degli Anni ’70, che – viceversa – sono sopravvissute nelle altre nazioni proseguendo la tutela ‘sindacale’ della salute, che sia residenziale o domiciliare. Inutile dire che anche nell’assistenza domiciliare (incluso il medico di base) l’Italia non brilla con un mero 12% dei residenti che ne fruisce, mentre in Europa la media è al 20% con la Germania al 30% e la Francia al 50%.

Naturalmente, se almeno il doppio degli anziani potrebbe essere assistito in una RSA ed forse il triplo potrebbe avere il geriatra a domicilio, è conseguente che – a parte i costi e il disagio causati dalla dispersione – in caso di necessità anche differibili tutte queste persone vadano a gravare sugli accessi e poi sui posti letto ‘ordinari’ degli ospedali.

E – a proposito di posti letto, di residenze e di cure domiciliari – è arrivato il Covid con l’intenzione di … rimanere. Un Covid che il 7 aprile 2020 aveva fagocitato il 17% dei posti letto ‘ordinari’ (oltre alle RSA in stallo e le intensive al limite) e il 26 novembre 2020 aveva superato il 20%.

Poi, il lockdown, i comportamenti responsabili e – infine – il vaccino hanno riportato la situazione ai limiti della normalità, ma per oltre un anno i ‘soliti’ malati cronici o rari o acuti si sono trovati in serie difficoltà per accedere alle ‘solite’ unità, centri e pronti soccorsi. Arrivati ad oggi, il lockdown è finalmente finito, ma i comportamenti ritornano disattenti, mentre scopriamo che i vaccini faticano a controllare le varianti Omicron che a loro volta possono reinfettare la stessa persona.

Oggi, anche se le terapie intensive non sono sovraffollate, accade che il 30 giugno scorso avevamo tre volte i ricoveri per Covid del 2021 e cinque volte quelli del 2020.

E se – nonostante i lockdown – il 30 gennaio del 2021 e del 2022 i posti letto occupati da ammalati di Covid erano circa 22.000, quanti saranno alla stessa data del 2023 senza almeno ritornare a comportamenti più attenti e responsabili, in attesa del rinnovo vaccinale?

Come fare – comunque anche senza calamità naturali – a garantire i posti letto che servono ma anche le cure ambulatoriali che mancano, se devono rivolgersi al Sistema Sanitario ‘ordinario’ anche quei milioni di anziani italiani che in Europa avrebbero un’assistenza residenziale o geriatrica domiciliare, con più efficacia e maggiore efficienza cioè più soddisfazione e una certa economia?

E quali prospettive non solo per gli ‘anziani’ ma per oltre la metà della popolazione ormai over50enne, cioè con discrete probabilità di essere già affetta da una o due patologie croniche (fonte Istat-Inps)?

A.G.