Arriva la Riforma Elettorale od almeno così dicono, visto che quello che si paventa è solo un’ulteriore arroccamento della stantia politica dei partiti.
Si parla di 500 deputati e 250 senatori, i primi eletti dal popolo, i secondi eletti dai Consigli Regionali: un Senato, dunque, che sarà espressione della Casta partitica.
Un Senato “federale”, composto da soli 250 personaggi che non rispondono al popolo ma alle maggioranze dei Consigli Regionali, che si troveranno a decidere su tutto quanto l’art. 117 della Costituzione – voluto da D’Alema e Amato – assegna alle Regioni in toto od in parte: commercio con l’estero, tutela e sicurezza del lavoro, istruzione, professioni, ricerca scientifica e tecnologica, sostegno all’innovazione per i settori produttivi, tutela della salute, ordinamento sportivo, protezione civile, governo del territorio, porti e aeroporti civili, grandi reti di trasporto e di navigazione, ordinamento della comunicazione, produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, previdenza complementare e integrativa, armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali, casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale.
Avete letto bene e sappiate che la Camera dei Deputati – quella eletta da noi – avrà l’obbligo di approvazione entro 15 giorni, altrimenti varrà come unica la prima lettura approvata in Senato “federale”.
Il principale autore del testo di riforma sembra essere Luciano Violante, l’ex magistrato che raccolse le deposizioni di Tommaso Buscetta riguardo il terzo livello della mafia, rimaste senza esito, e condusse, secondo molte fonti, le trattative con il superboss Giovanni Brusca.
E fu un grande siciliano, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, a spiegarci che in Italia una certa politica va a “cambiare tutto perchè nulla cambi” …
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