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Mafia, affari, politica: arrivano le rivelazioni del pentito Iovine

28 Mag

«So benissimo di quali delitti mi sono macchiato, ma posso spiegare un sistema in cui la camorra non è l’unica responsabile», queste le prime dichiarazioni di Antonio Iovine – superboss pentito – al processo che si sta celebrando a Santa Maria Capua Vetere.

Intanto, i cronisti locali iniziano a spulciare i verbali depositati dai Pm Ardituro e Sirignano e, come per le dichiarazioni di Carmine Schiavone, l’impresa criminale aveva contorni ben più ampi del Clan dei Casalesi.

«C’erano soldi per tutti, in un sistema che era completamente corrotto, in questo ambito si deve considerare anche la parte politica ed i sindaci dei comuni che avevano intesse a favorire essi stessi alcuni imprenditori in rapporto con il clan per aver vantaggi durante le campagne elettorali, in termini di voti e finanziamenti.
Generalmente io ero del tutto indifferente rispetto a chi si candidava a sindaco nel senso che chiunque avesse vinto automaticamente sarebbe entrato a far parte di questo sistema da noi gestito».

Valeva “la regola del 5 per cento, della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura delle mazzette e delle bustarelle che, prima ancora che i camorristi, ha diffuso nel nostro territorio proprio lo Stato che invece è stato proprio assente nell’offrire delle possibilità alternative e legali alla propria popolazione”.

Non a caso, in Campania, già da molti anni si distingueva tra ‘camorra’ e ‘sistema’ …

“Il sistema era unico, dalla Sicilia alla Campania. Anche in Calabria era lo stesso: non è che lì rifiutassero i soldi. Che poteva importargli a loro se la gente moriva o non moriva? L’essenziale era il business.” (dichiarazione del pentito di camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 25)

Un sistema che si svolgeva fino alle porte della capitale – che aveva i suoi scheletri nell’armadio con la discarica di Malagrotta – visto che, secondo il pentito, “noi arrivavamo fino alla zona di Latina; Borgo San Michele e  le zone vicine erano già di influenza bardelliniana. Anche a scendere giù, cioè non solo Latina, ma anche Gaeta, Scauri e altre zone. Questo avveniva dal 1988 a salire.”

Un sistema funzionale all’industria manifatturiera in fase di smantellamento al Settentrione, visto “che questi rifiuti dal nord dell’Italia o addirittura dall’estero non arrivavano in Campania da soli, ma che l’avvocato Chianese era in grado di organizzare il traffico attraverso circoli culturali e amici.  Erano circoli culturali che stavano al nord, al sud al centro, in tutta Italia e Europa. Faccio un solo nome: so che Cerci stava molto bene con un signore chiamato Licio Gelli … So che a Milano c’erano grosse società che raccoglievano rifiuti, anche dall’estero, rifiuti che poi venivano smaltiti al sud. So che in Lombardia c’erano queste società che gestivano i rifiuti ma non so chi erano i proprietari.”

Antonio Iovine come Carmine Schiavone sanno bene di cosa parlano (e di cosa non devono parlare): erano i ‘contabili’, i manager dell’organizzazione.

Un sistema che doveva esistere per escludere dalla governance i tanti cittadini onesti a vantaggio di saccheggiatori, prestanome e pressappochisti e che poteva esistere grazie ad un sistema di finanziamento della politica cleptocratico, confermato dall’enorme sequel di scandali e arresti da più di vent’anni a questa parte.

Un sistema che era completamente corrotto, in cui l’apporto dei mafiosi, della politica e di certa imprenditoria è da considerarsi paritetico. Esattamente come la Cosa Nostra di cui Buscetta, Falcone e Borsellino svelarono tanti ‘collegamenti’. E parliamo non solo dei rifiuti, ma anche degli appalti e delle grandi opere, di mercati ortofrutticoli e di scali portuali di rilevanza europea, di produzioni su scala nazionale per il made in Italy, eccetera … fino alle elezioni, quanto meno locali e regionali.

Se la Cosa Nostra casalese vuole dissociarsi dall’aver avuto ‘unica e sola’ la responsabilità del saccheggio e della devastazione di una nazione, ben venga. Specialmente se questo potesse portare ad una ‘pacificazione’ della Campania, che ha – tra l’altro – una capacità produttiva e commerciale enorme e potrebbe cavarsela molto meglio senza delinquenti che svendono ricchezze e deturpano bellezze in cambio di pochi spiccioli a confronto.

Una possibile ‘svolta’ su cui Matteo Renzi dovrebbe esporsi in prima persona, dare l’esempio, se rappresenta l’Italia che vuol cambiare. Una questione ‘mafia’ su cui i Cinque Stelle potrebbero essere più attenti, visto che è ‘ovunque’ ed è anche la madre di tutte le mazzette. Un sistema d’affari che – di sicuro – non ha nulla a che spartire con un Centrodestra che sappia leggere i risultati elettorali italiani ed europei.
Specialmente se – come sa chi segue il mercato azionario – il crash mondiale del fotovoltaico deriva anche dalla scoperta che bond del valore di 560 milioni di euro, posti come garanzia in Puglia e Sicilia per la creazione del fondo Global Solar Fund, erano falsi con conseguente crollo borsistico e questo è uno dei fattori che hanno determinato l’espolsione della ‘questione morale’ in Vaticano.
Come anche, chi segue la politica europea sa che, da un momento all’altro, la Germania di Angela Merkel potrebbe ricevere un avviso di infrazione per come (non) gestisce i controlli bancari sul riciclaggio di denaro sporco.

A latere, ci sarebbe anche da chiedersi quanto sarebbe costato all’industria centro-settentrionale smaltire in piena legalità quei rifiuti per anni e decenni, cosa sarebbe stato dei delicati equilibri capitolini se, andando a far luce sui rifiuti, ne andava di mezzo anche Malagrotta, o come sia avvenuto che le testate e le agenzie nazionali non si siano accorte dell’enorme mole di ‘pessime notizie’ che i loro colleghi delle testate locali puntualmente pubblicavano.

Intanto, agli atti processuali come dal lungo elenco di comuni ed enti commissariati risulta da tempo  che una sorta di narco-repubblica si sia estesa fino a pochi chilometri dalla Capitale italiana.
Sarebbe ora che – su antimafia e ripristino della legalità – qualche politico (e qualche editore) ci mettesse ‘in positivo’ la faccia …

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Legge elettorale, proposte al vento

3 Gen

Sulla legge elettorale, allo stato attuale dei consensi espressi, una sola cosa è certa: nessuna coalizione può credibilmente sperare di ottenere una maggioranza atta a governare.
Infatti, lo stato del consenso vede ancora un ampio terzo degli italiani propenso all’astensione, mentre un quinto degli elettori vota ‘a Sinistra’ e un altro quinto è ‘grillino’, il resto va ‘a Destra’ con buona pace di moderati e autonomie.

Inoltre, anche Matteo Renzi chiede “la necessaria trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, e quindi la cancellazione di incarichi elettivi e retribuiti in Senato”.
Il che significa che ci troveremo ad eleggere 3-400 eletti alla Camera e di indicare una premiership: un onorevole ogni 100.000 elettori e un leader nazionale. Stop.

Non che altrove vada particolarmente meglio – vedi Germania e Francia dove il bipolarismo è una chimera – ma l’incapacità a coalizzarsi in base ad un programma ‘tecnico’ è una peculiarità tutta italiana.
Inoltre, altrove la legge elettorale prevede alcuni ‘obblighi’ che vanno da quello di preannuciare i propri ministri a quello di garantire un ‘ballottaggio’ con una effettiva ‘par conditio’ all’esistenza di un ‘federalismo’ effettivo – come in USA o Germania – o, comunque, di una Camera Alta (ndr. Senato) autonoma dai partiti.

Certo, è impensabile che un segretario di partito ‘detti l’agenda’ al governo, come segretario del partito di maggioranza e come futuro candidato premier, in un Paese che ha adottato il Fiscal Compact e che da vent’anni tenta di dotarsi di governi e relative premiership ‘indipendenti’ dalle segreterie di partito.

Ma la vera questione non è in quello di cui si parla (ndr. sistema spagnolo, super-sindaco eccetera), ma la drastica riduzione di rappresentanza politica (e di poltrone) che viene a determinarsi con un Senato ‘non elettivo’ e che costituisce la vera empasse sia in termini di ‘mantenimento della Casta’ sia di principi democratici.

Infatti, non è un’esaltante idea di democrazia quella di ritrovarsi con un parlamentare ogni 100.000 elettori, con un Senato federale espressione dei noti campanilismi clientelari, se non feudo degli arcinoti capibastone di partito, come del resto sembrano essere Regioni ed Enti Locali.

E se per noi ‘comuni mortali’ l’idea non è esaltante, figuriamoci quanto possa esserlo per la “provincia italiana” che oggi è largamente sovrarappresentata in Parlamento e che, domani, potrebbe ritrovarsi con una cinquantina di poltrone da contendersi. O le grandi aree metropolitane che non offrirebbero più spazio per i giochi partitici ‘romani’, visto che l’interesse (ed il peso) locale diventerebbero prioritari con un Senato federale.

In questa prospettiva, quella di un parlmento dove gli eletti direttamente dal popolo sono circa cinquecento, l’outing di Matteo Renzi lascia davvero perplessi:

  1. il modello ispanico con mini-liste in collegi molto piccoli è impraticabile, se si vuole una Camera dei Deputati di 400 onorevoli o, comunque, se volessimo non aumentare i 600 attuali (1:65.000);
  2. il Mattarellum con l’introduzione di un premio di maggioranza non risolve la situazione oggettiva di un Paese ‘non bipolare’, come non smebra esserlo la Germania, a dire il vero;
  3. il doppio turno di coalizione, sulla base della legge con cui si eleggono i sindaci, prevede un premio di maggioranza eccessivo che, come dimostratosi in un ventennio, garantisce de facto la legislatura, ma non la buona amministrazione e/o il consenso effettivo.

Intanto, il Rapporto annuale Demos sugli atteggiamenti degli italiani nei confronti delle istituzioni e della politica, ci racconta che la ‘fiducia verso le istituzioni politiche’ degli italiani è al 24% (41% nel 2005), mentre il 48% pensa che la democrazia possa funzionare anche senza partiti ed il 30% è convinto che nel 2014 la corruzione politica aumenterà, mentre quasi un italiano su cinque pensa che sia da “ridurre il peso dello Stato” nei servizi sociosanitari e nell’istruzione e … mentre con il “2 x mille” i partiti si raddoppiano la ‘cassa’  e mentre la spesa della Pubblica Amministrazione solo quest’anno è cresciuta di quasi sessanta miliardi di euro.

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Audizione del pentito Carmine Schiavone: camorra e massoneria

3 Nov

Nel leggere le parole di Carmine Schiavone, pentito di mafia, non è possibile non chiedersi cosa abbia fatto lo Stato italiano per fermare un immane disastro ambientale e perchè i diversi Parlamenti che si sono avvicendati abbiano secretato simili notizie, perchè i Governi non sono intervenuti per bonifiche che attendono ormai da 20 anni.
Ma anche c’è da chiedersi come sia potuto accadere che da mezza Europa siano potuti convergere verso Napoli rifiuti di tossicità incommesurabile, proprio mentre gli slogan razzisti inneggiavano ‘alla monnezza da lavare col fuoco del Vesuvio’ e, comunque, eludendo controlli, come quelli tedeschi, che seri dovrebbero essere.

La domanda, ineluttabile, che viene è molto semplice: quando gli autori, le menti, di questo enorme disastro ambientale si sono resi conto di star causando un mostruoso genocidio?
E, allora, perchè hanno continuato?

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 22

  • Carmine Schiavone: Il settore dell’immondizia, invece, era gestito, come riscossione soldi, dall’avvocato Chianese, il quale era il coordinatore a livello un po’ massonico, un po’ politico …
  • Presidente Massimo Scalia: Che significa “un po’ massonico, un po’ politico”?
  • Carmine Schiavone: Parecchi avevano il grembiulino, vecchi grembiuli …

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 35

  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha detto che i rifiuti venivano dall’Italia del Nord e dall’Europa: venivano per conto loro o avete anche svolto un ruolo di procacciatori?
  • Carmine Schiavone: Non per conto loro, l’avvocato Chianese aveva introdotto Cerci in circoli culturali ad Arezzo, a Milano, dove aveva fatto le sue amicizie. Attraverso questi circoli culturali, entrò automaticamente in un gruppo di persone che gestiva i rifiuti industriali, tossici o meno.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 36

  • Presidente Massimo Scalia: Lei sta dicendo una cosa precisa: che questi rifiuti dal nord dell’Italia o addirittura dall’estero non arrivavano in Campania da soli, ma che l’avvocato Chianese era in grado di organizzare il traffico attraverso circoli culturali e amici.
  • Carmine Schiavone: Erano circoli culturali che stavano al nord, al sud al centro, in tutta Italia e Europa.
  • Presidente Massimo Scalia: Quindi il traffico era organizzato per far arrivare i rifiuti in Campania, nell’area del casertano? Quali erano questi collegamenti precisi, se vi era un’attività che potremmo definire di promotion.
  • Carmine Schiavone: Faccio un solo nome: so che Cerci stava molto bene con un signore chiamato Licio Gelli …
  • Presidente Massimo Scalia: Se lei parla di Licio Gelli ci fa sospettare che questa organizzazione fosse ben orchestrata e vi fosse in qualche modo un settore della Massoneri ache si occupava di questi affari.
  • Carmine Schiavone: Non lo so; questo lo lascio pensare a lei. So che a Milano c’erano grosse società che raccoglievano rifiuti, anche dall’estero, rifiuti che poi venivano smaltiti al sud. So che in Lombardia c’erano queste società che gestivano i rifiuti ma non so chi erano i proprietari.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 30

  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha alluso al fatto che alcuni esponenti politici erano legati in qualche modo alla Massoneria …
  • Carmine Schiavone: Perchè non lasciamo da parte i politici?
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Audizione del pentito Carmine Schiavone: mappa di un Sud devastato

3 Nov

Nel leggere le parole di Carmine Schiavone, pentito di mafia, non è possibile non chiedersi cosa abbia fatto lo Stato italiano per fermare un immane disastro ambientale e perchè i diversi Parlamenti che si sono avvicendati abbiano secretato simili notizie, perchè i Governi non sono intervenuti per bonifiche che attendono ormai da 20 anni.
Ma anche c’è da chiedersi come sia potuto accadere che da mezza Europa siano potuti convergere verso Napoli rifiuti di tossicità incommensurabile, proprio mentre gli slogan razzisti inneggiavano ‘alla monnezza da lavare col fuoco del Vesuvio’ e, comunque, eludendo controlli, come quelli tedeschi, che seri dovrebbero essere.

La domanda, ineluttabile, che viene è molto semplice: quando gli autori, le menti, di questo enorme disastro ambientale si sono resi conto di star causando un mostruoso genocidio?
E, allora, perchè hanno continuato?

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 11

  • Carmine Schiavone: Vi erano fusti che contenevano toluene, ovvero rifiuti provenienti da fabbriche della zona di Arezzo: si trattava di residui di pitture.
  • Presidente Massimo Scalia: Solventi?
  • Carmine Schiavone: Si, materiali del genere. I rifiuti venivano anche da Massa Carrara, da Genova, da La Spezia, da Milano. Vi sono molte sostanze tossiche, come fanghi industriali, rifiuti di lavorazione di tutte le specie, tra cui quelli provenienti da concerie. Vi era inoltre qualche camion che veniva dall’estero.
  • Presidente Massimo Scalia: Poichè lei ha parlato di rifiuti radioattivi, è al corrente di dove siano stati collocati?
  • Carmine Schiavone: Alcuni dovrebbero trovarsi in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e su cui non cresce più erba.
  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha già mostrato all’autorità giudiziaria i luoghi in cui sono stati effettuati questi interramenti di rifiuti pericolosi?
  • Si.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 12

  • Presidente Massimo Scalia: Nel 1990 il clan dei Casalesi ha deciso che l’affare dei rifiuti dovesse essere portato avanti non più di soppiatto, ma secondo le leggi dei clan.
  • Carmine Schiavone: Si, è diventato un affare autorizzato, che faceva entrare soldi nelle classe del clan. Tuttavia, quel traffico veniva già attuato in precedenza e gli abitanti del paese rischiano di morire tutti di cancro entro venti anni; non credo, infatti, che si salveranno.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 18

  • Carmine Schiavone: Come zona di influenza nostra arrivavamo fino a latina, diciamo la zona di Roma. A Roma c’era qualche società finanziaria.
  • Presidente Massimo Scalia: Sta parlando sempre del problema dei rifiuti?
  • Carmine Schiavone: Per quanto riguarda i rifiuti, noi arrivavamo fino alla zona di Latina; Borgo San Michele e  le zone vicine erano già di influenza bardelliniana.
  • Presidente Massimo Scalia: A quando risale tutto questo?
  • Carmine Schiavone: Questo avvenicva dal 1988 a salire. Gia prima, però, la gestivano i Bardellino …
  • Presidente Massimo Scalia: Se ho ben compreso, lei sta dicendo che lo smaltimento illegale dei rifiuti in provincia di Latina avveniva già prima del 1988 …
  • Carmine Schiavone: Anche a scendere giù, cioè non solo Latina, ma anche Gaeta, Scauri e altre zone.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 19

  • Presidente Massimo Scalia: Vorremmo capire quale fosse l’estensione territoriale del fenomeno, almeno in base a ciò che le risulta. Il controlle del fenomeno, almeno in base a ciò che le risulta. Il controlle di clan malavitosi sul trafico dei rifiuti, per quanto ne sa, si spingeva, grosso modo, fino a Latina e non più a nord?
  • Carmine Schiavone: Dal nord arrivava …!

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 21

  • Presidente Massimo Scalia: Al nord, quindi, l’attività di svolgeva fino a Latina; dove arrivava ad est? Nella zona del Matese? In Molise?
  • Carmine Schiavone: Si, quella era una zona di nostra influenza.
  • Presidente Massimo Scalia: Quale?
  • Carmine Schiavone: Tutto il Matese, fino alla zona di Benevento.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 22

  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha parlato di fanghi radioattivi provenienti dalla Germania. Può dirici qualcosa in più a tale propositio? Conosce società …
  • Carmine Schiavone: No. So solo che questi fanghi arrivavano in casette di piombo da 50, un po’ lunghe. Qualcuno me lo ha spiegao, anche perchè non andavo certo a vedere l’immodizia di notte. C’erano ragazzi che controllavano la zona. Avevamo creato un sistema tipo militare, con ragazzi incensurati, muniti di regolare porto d’armi, che giravano in macchina. Vi erano persone addette ai controlli alle macchine. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della finanza, della polizia. Ci preparavano anche le macchine a doppione …

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 25

  • Presidente Massimo Scalia: Le risulta che nella discarica di Battipaglia siano stati riversati rifiuti tossici da parte del clan dei Casalesi o di clan in contatto con quest’ultimo?
  • Carmine Schiavone: Non lo so. Però, è possibile, visto che il sistema era unico, dalla Sicilia alla Campania. Anche in Calabria era lo stesso: non è che lì rifiutassero i soldi. Che poteva importargli a loro se la gente moriva o non moriva? L’essenzaile era il business. So per esperienza che, fino al 1992, la zone del sud, fino alle puglie era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa e non solo dall’Italia.
  • Presidente Massimo Scalia: In quali aree della Puglia, a sua conoscenza?
  • Carmine Schiavone: A mia conoscenza personale, nel Salento, ma sentivo parlare anche delle province di Bari e Foggia.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 28

  • Presidente Massimo Scalia: Sa se questi collegamenti hanno fatto sì che si utilizzassero parti della Calabria e della Sicilia per lo smaltimento illegale dei rifiuti?
  • Carmine Schiavone: A voce lo so; erano tutte le zone, come vi ho detto poc’anzi. Tutti i clan, tutte le associazioni criminali erano interessate, perchè si trattava di decine di miliardi all’anno nel libro mastro.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 29

  • Presidente Massimo Scalia: Non ha mai sentito parlare di traffici di rifiuti con le navi?
  • Carmine Schiavone: So che c’erano navi e che qualcuna è stata affondata nel Mediterraneo, però sono ricordi sbiaditi. Ricordo che una volta si parlò di una nave che portava rifiuti speciali e tossici, scorie nucleari, che venne affondata sulle costa tra Calabria e Campania.

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Audizione del pentito Carmine Schiavone: politica e camorra

2 Nov

Nel leggere le parole di Carmine Schiavone, pentito di mafia, non è possibile non chiedersi cosa abbia fatto lo Stato italiano per fermare un immane disastro ambientale e perchè i diversi Parlamenti che si sono avvicendati abbiano secretato simili notizie, perchè i Governi non sono intervenuti per bonifiche che attendono ormai da 20 anni.
Ma anche c’è da chiedersi come sia potuto accadere che da mezza Europa siano potuti convergere verso Napoli rifiuti di tossicità incommensurabile, proprio mentre gli slogan razzisti inneggiavano ‘alla monnezza da lavare col fuoco del Vesuvio’ e, comunque, eludendo controlli, come quelli tedeschi, che seri dovrebbero essere.

La domanda, ineluttabile, che viene è molto semplice: quando gli autori, le menti, di questo enorme disastro ambientale si sono resi conto di star causando un mostruoso genocidio?
E, allora, perchè hanno continuato?

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 9

  • Presidente Massimo Scalia: Quando quello dei rifiuti è diventato un settore di attività del clan?
  • Carmine Schiavone: Questa situazione diventò subito operativa e cominciarono a versare soldi nelle casse dello stato …
  • Presidente Massimo Scalia: Vuol dire nelle casse del clan?
  • Carmine Schiavone: E’ lo stesso, più o meno.
  • Presidente Massimo Scalia: Perchè dice che è lo stesso?
  • Carmine Schiavone: Mi confondo. Mi riferivo alle casse del clan: era un clan di stato …
  • Presidente Massimo Scalia: Il vostro stato!
  • Carmine Schiavone: La mafia e la camorra non potevano esistere se non era lo Stato … Se le istituzoni non avessero voluto l’esistenza del clan, questo avrebbe forse potuto esistere?

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 28

  • Presidente Massimo Scalia: Quanto valeva complessivamente il business dei rifiuti, per i Casalesi, in tutto il periodo che lei conosce? Quanti soldi sono entrati in cassa dalla pertita rifiuti?
  • Carmine Schiavone: Per quanto ne so, dal 1990 2-3 miliardi (ndr. di lire)
  • Presidente Massimo Scalia: Così poco?
  • Carmine Schiavone: Ma nella cassa comune, con la quale si pagava il mensile, non nelle casse private. Ho fatto sequestrare allo Stato 2.200 miliardi (ndr. di lire) e penso che sono ancora pochi, i conti non tornano. Ci sono anche proprietà all’estero che non si possono sequestrare, per esempio in Brasile, in Spagna. Ci sono proprietà in Germania, in Francia.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 22

  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha parlato di fanghi radioattivi provenienti dalla Germania. Può dirici qualcosa in più a tale propositio? Conosce società …
  • Carmine Schiavone: No. So solo che questi fanghi arrivavano in casette di piombo da 50, un po’ lunghe. Qualcuno me lo ha spiegao, anche perchè non andavo certo a vedere l’immodizia di notte. C’erano ragazzi che controllavano la zona. Avevamo creato un sistema tipo militare, con ragazzi incensurati, muniti di regolare porto d’armi, che giravano in macchina. Vi erano persone addette ai controlli alle macchine. Avevamo divise e palette dei carabinieri, della finanza, della polizia. Ci preparavano anche le macchine a doppione (ndr. finte volanti).

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 32

  • Presidente Massimo Scalia:  Lei ha messo in connessione la costruzione della superstrada Napoli-Caserta con le opere che si facevano per i Regi Lagni; vi è il sospetto naturale che, rispetto a volumi di affari così rilevanti, ci fossero …
  • Carmine Schiavone: Questo non capita solo in Italia; in Germania, un nostro affiliato che aveva 99 società ha costruito l’autostrada da Baden-baden a Monaco con 27 miliardi in soldi tedeschi. Quindi non c’è da meravigliarsi, non capita solo in Italia; purtroppo, siamo abituati dai giornali a pensare che gli italiani sono tutti ladri, ma questo capita in Francia, in tutta Europa, non parliamo del Sud America.

Audizione del pentito di Camorra Carmine Schiavone alla Commissione Parlamentare d’inchiesta durante la seduta del 7 ottobre 1997 – pag. 30

  • Presidente Massimo Scalia: Lei ha alluso al fatto che alcuni esponenti politici erano legati in qualche modo alla Massoneria …
  • Carmine Schiavone: Perchè non lasciamo da parte i politici?
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Terra dei Fuochi: FATE PRESTO

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Terra dei Fuochi: FATE PRESTO

8 Ott

Fate presto testata

A Caivano, i cavoli sono gialli e non bianchi, come normale. “Era inquinata la falda, i pozzi, la terra e pure i cavoli. Abbiamo trovato in particolare cadmio, arsenico e piombo con parametri che superavano di 4-500 volte il limite massimo consentito.” (Generale Giovanni Costa, capo della Guardia Forestale di Napoli e provincia, intervistato dal Corriere del Mezzogiorno).

I comuni limitrofi non se la passano meglio: “Qualiano, Villaricca e Giugliano sono il triangolo industriale dello sversamento illegale dei rifiuti tossici, gestito dal clan Mallardo, mentre i casalesi controllavano i territori del casertano.” (Italia 24ore)

Ma la Terra dei Fuochi non si limita a queste popolose cittadine o al triangolo della morte” di Acerra, Nola e Marigliano, dove si registra da anni un aumento esponenziale dei tumori, soprattutto nei bambini, e della mortalità.
Sono 47 i comuni ufficialmente ‘contaminati’, tra cui Afragola, Arzano, Aversa, Caivano, Calvizzano, Cardito, Carinaro, Casal di principe, Casaluce, Casandrino, Casapesenna, Casavatore, Casoria, Cesa, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Frignano, Giugliano, Gricignano di Aversa, Grumo Nevano, Lusciano, Marano, Melito, Mugnano, Orta di Atella, Parete, Qualiano, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Antimo, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa di Briano, Villa Literno, Villaricca.

A questi si aggiungono i quartieri di Bagnoli e Cavalleggeri di Napoli, dove lo smantellamento dell’ex fabbrica Eternit si è trasformato in un enorme ammasso di amianto a pochi metri dalle case, e di Pianura, dove esiste una discarica molto contestata dalla popolazione.

Parenti delle oltre 500 vittime finora accertate al Processo Eternit

Ad occhio e croce parliamo di due milioni di persone quotidianamente esposte ad agenti tossici, mutageni, nocivi per la salute.
Non per particolari loro colpe, ma per il malaffare che agisce alla luce del sole, per una classe politica le cui liste elettorali sono scelte altrove e per uno Stato italiano che interviene poco e male, sempre che non sia distratto ed in tutt’altro affaccendato.
Inutile aggiungere che le spese per la Sanità diventano sempre più insostenibili per la Regione Campania e che una delle più ricche produzioni agricole d’Europa sarà da buttare per anni e anni, relegando quei territori alla sussidiareità.

Mappa della Terra dei Fuochi per indice di pericolosità dei rifiuti interrati/bruciati

Le cause di un disastro ambientale di così ampie dimensioni e di così drammatiche conseguenze sono poche, la Camorra, lo Stato, il Parlamento.

Infatti, all’origine di tutti i mali c’è il traffico di rifiuti speciali, iniziato nel 1982, grazie ad una normativa italiana che deregolava il trattamento dei rifiuti industriali, senza – come tragicamente dimostratosi – prevedere controlli adeguati sui siti dichiarati e sugli enti certificatori.
Agli Anni ’80, tanto tempo fa, risale la prima inchiesta, “Adelphi”, per traffico internazionale di bidoni e liquame industriale sotterrato nelle cave del casertano e nelle pianura della Terra di Lavoro.
Solo allora (era ormai il 1991) furono  istituiti un Osservatorio e una Commissione parlamentare d’inchiesta, ma non un corpo ispettivo capillare e non una norma più rigida sui siti e sugli enti certificatori.

Che la normativa ed i sistemi di controllo fosse indaguati e insufficienti è dimostrato dal processo Eternit di Bagnoli che si è concluso in primo grado con la condanna a 16 anni del magnate svizzero Stephan Schmidheiny e del barone belga Louis De Cartier, ex vertici della multinazionale, per disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele antinfortunistiche, ma … i reati sono finiti in prescrizione e l’amianto sta ancora lì, a cielo aperto.

Un sistema colabrodo, di cui si avvantaggiano – imponendosi come Clan dominante grazie ad un business da miliardi di euro – i Casalesi, concessionari per la realizzazione delle vasche ittiche dal Lago Patria fino a Mondragone, utilizzate per l’estrazione della sabbia e … l’interramento di tutto di più.

Interramento di rifiuti tossici in una cava

Eppure, il pentito Carmine Schiavone già durante gli interrogatori del ’93, ’94 e ’96 aveva descritto tutta la catena illegale per lo sversamento dei rifiuti, provenienti in larga parte da aziende del Nord uscite puntualmente intonse da tutte le indagini.

Poi, all’inizio del II Millennio, all’inspiegabile leggerezza con cui Stato e Parlamento italiani stanno gestendo un disastro annunciato si aggiunge anche la vanagloria della Politica.
Così accadde che le news nazionali di quegli anni, piuttosto che di occuparsi della Camorra casalese e del malgoverno regionale, si attorcigliavano tutte nel ‘termovalorizzatore si-no’ del ministro Pecoraro Scanio e sulle sommosse popolari eterodirette (ci sono state delle condanne) contro le discariche legali ma non contro quelle abusive …
Intanto, le nostre aziende del Settentrione continuavano a smaltire scarti industriali ed intere aziende dismesse in Campania a prezzi imbattibili …perchè mai avrebbero dovuto dubitare di chi gliele offriva sull’unghia e senza problemi?

Da allora, si va avanti con una dozzina di roghi al giorno, organizzati da piccole bande criminali alle dipendenze della Camorra in giro per le provincie di Napoli e Caserta, per bruciare scarti, solventi, gomme, prodotti nocivi arrivati da chissà dove. Ed ormai anche il vento è nemico, in Terra di Lavoro aka Terra dei Fuochi, perchè porta dovunque diossine, metalli pesanti, composti tossici o mutageni.
Chi può sta lasciando anche belle case di proprietà o attività di lavoro per rifugiarsi nelle poche aree ‘sicure’. Un esodo silenzioso, disperato, senza ritorno.

Rogo di materiali dannosi per la salute – Foto da Giornalettismo

Lo Stato? Assente o quanto meno silente.

Non interviene se, fino al 31 dicembre 2007, la Provincia di Caserta – con un allarma internazionale per il disastro ambientale in corso – provvedeva ancora a sanare i pozzi con qualsiasi dichiarazione fornita dal suo proprietario e solo da quella data in poi, per essere autorizzati a creare e usare un pozzo superare una serie di controlli, in un territorio dove “il 60-70% dei pozzi utilizzati per irrigare la terra è fuorilegge” (CampaniaNotizie.com).

Un’Italia che temporeggia, centellinando risorse e responsabilità, se “la terza città della Campania, una delle più popolose d’Italia, è la capitale dei veleni. A Giugliano si sta consumando sotto i nostri occhi, e nel silenzio generale, una delle più gravi catastrofi del Paese.
Nei quasi novantacinque chilometri quadrati di un’area che va da Marano ad Aversa, estendendosi fino al litorale domizio, tre dei quattro elementi della natura sono compromessi in qualche caso irrimediabilmente: la diossina è entrata nell’aria, i percolati in molti pozzi agricoli, nei famosi «laghetti» la camorra ha sversato l’impossibile, i veleni industriali riempiono la terra.

Foto da Il Mattino

L’ecosistema giuglianese è così devastato che il pm Alessandro Milita, autore di una complessa indagine sulla discarica Resit (ndr. grande come 2600 campi di calcio), pochi mesi fa ha spiegato alla Commissione parlamentare sul ciclo rifiuti che la crescita esponenziale dell’inquinamento «può essere paragonata soltanto all’Aids», perché nei prossimi anni esso si estenderà ancora. Tra quarantun anni dovranno per forza di cose farci i conti. Secondo la perizia del geologo Giovanni Balestri, nel 2064 la falda idrica sotto la Resit sarà compromessa da migliaia di tonnellate di veleni colati attraverso il tufo.
Nella Resit a iniziativa dei clan, e dietro una facciata di legalità rappresentata da false attestazioni, sono state scaricate nel corso degli anni 341.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, tra questi 30.600 tonnellate di ogni sorta di schifezze chimiche provenienti dall’Acna di Cengio che si trovano ora sotto terra a meno dodici metri. La discarica in località Scafarea è la testa del mostro che ha già inquinato dodici pozzi nelle campagne circostanti coltivate a ortaggi e frutta e che rilascia, giorno dopo giorno, fiumi di percolato tossico.” (Il Corriere del Mezzogiorno)

Foto da Today.it

Un Parlamento distratto, pur invocando la lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero, se la Commissione prefettizia ha scoperto che il Comune di Giugliano in Campania denota una «assenza di controlli e gravi disfunzioni amministrative presso il mercato ortofrutticolo», che è il secondo  d’Italia dopo quello di Milano con una movimentazione di un milione di quintali l’anno di frutta e verdura.

Neanche pensa di introdurre un inasprimento delle pene, l’arresto obbligatorio per i reati ambientali, il processo per direttissima sulla base dei test biochimici delle forze dell’ordine.
Neanche si pone il problema che è grazie alle sue leggi ed ai suoi (carenti) controlli che si è potuto realizzare un tale disastro ambientale, che per altro prosegue senza sosta.
Neanche si chiede come possa ancora affermare pienamente la propria giurisdizione in terre abbandonate al potere camorristico e mafioso, dove i cittadini, più che omertosi, sono decisamente intimiditi e profondamente sfiduciati.

Neanche un esponente politico di spicco alle manifestazioni promosse da parroci e vescovi, che solo loro son rimasti in prima linea tra la gente.
Neanche una prima pagina nazionale per quella che – se non voluta – è una mattanza e che – se fosse ancora tollerata – somiglia molto ad una pulizia etnica.

Iniziativa della squadra S.S.C. Napoli – Foto da La Repubblica

Così è accaduto che – qualche settimana fa – un noto giornale italiano si chiedesse perchè i campani, i partenopei, non si ribellino. Un quesito davvero paradossale: alla Camorra, allo Stato che pretende tasse e non garantisce sicurezza e salubrità, a tutt’e due?

Non soffiamo sulla brace che può farsi incendio, se non si rammentano i fatti e si dimentica la Storia, dopo averne dette e scritte impunemente di tutti i colori sui ‘napoletani’, a partire dagli spalti degli stadi, come se il razzismo non fosse altro che razzismo.
Piuttosto, chiediamoci se lo Stato esiste nelle provincie di Napoli e Caserta o se, come proprio sembrerebbe, qualcosa è venuto a mancare.

Intanto, fate presto.
Per salvare chi è ancora vivo e aiutare chi non ha più nulla … in cui credere.

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Roma come Berlino, novanta anni dopo

1 Ott

“Una crisi che appare irresponsabile”, con “ripercussioni economiche” e “ricadute sulla credibilità dell’intera classe politica italiana”. “Italia costretta a una nuova crisi politica” e “timore che il tessuto condiviso di regole sul quale si basa ogni convivenza civile, lacerato nel corso di questi anni da un confronto politico esasaperato, rischi di uscire definitivamente compromesso da una chiamata permanente allo scontro”.

Questo il punto di vista della Santa Sede, tramite L’Osservatore Romano, e come non correre – oggi come già scritto ieri – con la memoria agli Anni Venti tedeschi, agli indulti ed amnistie che misero in libertà e riabilitarono Hitler e tanti altri, alla debolezza congenita del governo di Gustav Stresemann?

I problemi sono gli stessi della Germania degli Anni ’20:

  1. una crisi che intacca seriamente il potere d’acquisto del cittadino medio e, soprattutto, inficia il futuro dei propri figli;
  2. un uomo con accesso a capitali illimitati che incatena il proprio destino a quello della propria nazione,
  3. una Sinistra riluttante a tagliare ogni legame con i sindacati e con i partiti antagonisti o comunisti
  4. un elettorato di Centrodestra – ‘moderati’ o ‘duri e puri’ che siano – privo di un’effettiva rappresentanza in Parlamento.

Una vera e propria polveriera in cui l’uomo della strada può solo sfiduciare tutta la classe dirigente del Paese, il popolo della Sinistra che – inevitabilmente – andrà a rifugiarsi nel Giacobinismo e nei provincialismi velleitari, i giovani di Destra non possono che trarre la conclusione che l’interesse patrio è leso da incapaci e imbelli, per non parlare dei ‘traditori’.

E, giusto per non farsi mancar nulla, se ai tempi di Weimar c’era una stampa scandalistica degna del peggiore tabloid e un’editoria vagheggiante a non si sa quale Arcadia perduta, oggi c’è l’untore Beppe Grillo con il suo ‘blog’ (per l’esattezza ‘portale WEB’), su cui passa di tutto di più.
Dai NO-TAV ai ciclisti, andando ai autotrasportatori ‘ngazzati e ufologi di varia fazione, ai problemi della Val Brembana e alle macchinose teorie su denaro e valute, con un programma di ‘governo’ che – per l’istruzione – sembra ricalcato dal sito dei Cobas e che – per i regionalismi – sembra la fotocopia di un volantino di qualche gruppuscolo di estremisti autonomisti (di destra).

Per non parlare del fatto che, dopo aver fatto una campagna contro ‘i privilegi’, il M5S non spinge per riformare il catasto, non pretende una legge elettorale, non urla e neanche si lamenta per la gravissima infiltrazione delle Eco-mafie nel settore energia, ‘lascia perdere’ sull’improduttività della pubblica amministrazione, neanche si ricorda della questione meridionale. Di economia, programmazione finanziaria, relazioni UE neanche a parlarne, almeno in termini realistici.

Dunque, non manca nulla: l’uomo nero, l’untore, i difensori della patria, gli (ex)giovani ribelli, la gente che vede calare il potere d’acquisto dei propri redditi lordi ed il valore del suo bene primario, la prima casa.

Figuriamoci se, con Berlusconi o senza di lui, qualcuno si facesse venir voglia di aumentare l’IVA, dopo non aver aggiornato/riformato il catasto – come chiedeva Mario Monti un anno e mezzo fa – e dopo aver ‘abolito’ l’IMU anche per chi vive in una casa signorile o di lusso.

Intanto, fatti i conti della serva, una coalizione PdL + Forza Italia + Lega + Autonomie ha, sulla carta, una certa probabilità di uscire a testa alta dalle elezioni anticipate …
Un azzardo, come tutti gli altri, che non fa bene all’Italia.

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Un golpe al gobierno di Enrico Letta?

30 Set

El Mundo, domenica 29 settembre 2013, titola con “un golpe al gobierno de Letta”, un concetto appena addolcito da El Pais, che annuncia che “los ministros de Berlusconi dimiten del gobierno italiano”. A differenza degli altri media stranieri, gli spagnoli – che di fibrillazioni ispaniche se ne intendono – colgono il ‘dettaglio fatale’: i ministri del PdL non ‘si sono dimessi dal’, bensì ‘hanno dimesso’ il Governo Letta.

El Mundo  Golpe al gobierno

Secondo il viceministro Stefano Fassina (PD): «Tre giorni fa non c’era lo Stato di diritto. Tre giorni fa eravamo al colpo di Stato. Sembrano non rendersi conto della gravità della situazione e dei danni economici e costituzionali provocati dalle loro posizioni eversive». (fonte Sole24Ore)

La conferma che ‘tiri una brutta aria’ – se non di golpe, quanto meno di tempesta – arriva anche dalle parole del Presidente Napolitano che ha lanciato due appelli al Parlamento:

  • “l’Italia ha bisogno di continuità e non di continue elezioni”;
  • ”pongo al Parlamento un interrogativo: se esso ritenga di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”.

Come non correre con la memoria agli Anni Venti tedeschi, agli indulti ed amnistie che misero in libertà e riabilitarono Hitler e tanti altri, alla debolezza congenita del governo di Gustav Stresemann, che – tra l’altro – ad Enrico Letta somigliava un bel po’.

Gustav Stresemann (premier tedesco 1929) - Enrico Letta (premier italiano 2013)

Gustav Stresemann (premier tedesco 1929) – Enrico Letta (premier italiano 2013)

Ma quali sono gli scenari determinati dalle dense nubi che persistono sull’Italia?

Scenario A: il Parlamento vota “un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”, Enrico Letta resta al proprio posto con il PdL ed il PD che lo sostengono. Prosegue l’ingessatura del Paese, mentre ambedue i partiti tentano una ristrutturazione, a causa della quale l’ipotesi delle elezioni anticipate resta una spada di Damocle. Un governo dalle gambe corte.

Scenario B: il Partito Democratico cede alle lusinghe di SEL e M5S, optando per una maggioranza ‘di lotta e di governo’, o, peggio, resta al palo in attesa del Congresso e dell’Autunno Caldo. Un governo impossibile per la compresenza di antagonisti e moderati, se non vogliamo dimenticare cosa accadde con Pecoraro Scanio, Ferrero, Mastella e Padoa Schioppa.

Scenario C: cade il Governo e si va ad elezioni anticipate, dopo una mattanza di mesi e mesi nel caos generale e con il Porcellum, visto che – dopo aver sbraitato contro per anni – anche Beppe Grillo lo trova ‘utile alla causa’. Il risultato è già noto: Camera con maggioranza bulgara (PD o M5S), Senato ingovernabile, aumento delle tensioni sociali, delle speculazioni finanziarie e del deficit.

Scenario D: il Parlamento NON vota “un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”, Enrico Letta resta al proprio posto con il PdL (ma senza Forza Italia) ed il PD che lo sostengono, a patto che arrivi il sostegno in Senato di una parte del M5S o della Lega di Zaia e Maroni. Il governo delle ‘larghe intese’ che servirebbe ad avviare un tot di riforme strutturali.

Salvo quest’ultimo caso, l’instabilità dei sistemi finanziari e la leva fiscale, la recessività del PIL e l’iniquità sociale diventerebbero rapidamente insopportabili.

Foto Infophoto

Un governo di pacificazione che darebbe sia al PD il tempo per uscire dal duopolio Letta-Renzi – dopo essersi dissanguato con quello Veltroni-D’Alema – sia al PdL quello di affrancarsi dal Berlusconismo e risorgere dalle proprie ceneri sia al M5S lo spazio necessario per crescere e dotarsi di uno staff politico all’altezza della situazione.

Intanto, oltre alle dissociazioni da Forza Italia di alcuni (ex)ministri dell'(ex)PdL, prendiamo atto che è il solo Luca Cordero di Montezemolo a formulare un’ipotesi di buon senso: “spero che persone come Lupi, Quagliariello, Sacconi, Gelmini, Lorenzin e Alfano, riflettano bene prima di decidere di assecondare, fino alla fine, una deriva populista e irresponsabile che riporta il paese sul ciglio del baratro e che non corrisponde al sentire di milioni di elettori moderati“.
Per gli imprenditori che combattono sui mercati internazionali è un vero e proprio tradimento” da parte di chi “dovrebbe rappresentarne più di altri le istanze”.

Come anche che Papa Francesco, proprio l’altro ieri, lamentava che «il diavolo cerca la guerra interna in Vaticano», che – ricordiamolo – ha anch’esso la sua Santa Sede proprio a Roma. Non a caso, ieri, ribadiva: “mai adagiarsi ad avere, si diventa nullità”.

Inoltre, «non si possono sciogliere le Camere prima che il 3 dicembre la Corte Costituzionale si sia pronunciata sulla legittimità della legge elettorale»  – come ricordava il ministro Quagliariello del PdL – ed in caso di incostituzionalità del Porcellum è evidente che il Parlamento dovrebbe comunque farsi da parte, dopo aver emendata la Legge Calderoli, per consentire ai cittadini di scegliere legittimamente i propri rappresentanti.
In caso contrario, se il Governo presentasse le proprie dimissioni, il Presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere il solo Senato per rinviarlo ad elezioni, visto che alla Camera dei Deputati esiste una maggioranza assoluta, in mano al Partito Democratico.

E, per non farsi mancare nulla, “il 19 ottobre si preannuncia una giornata di fuoco. A Milano, presso la III Corte d’Appello di Milano, andrà in scena il processo d’appello bis per il ricalcolo dell’interdizione dai pubblici uffici a carico di Silvio Berlusconi, condannato a quattro anni di reclusione per frode fiscale nell’ambito della vicenda Mediaset. A Roma, lo stesso giorno, i No Tav e altri movimenti sociali scenderanno in piazza per protestare contro “l’austerity e la precarietà”. Nell’appello alla mobilitazione apparso in Rete, si legge che l’intenzione è quella di “dare vita a una giornata di lotta che rilanci un autunno di conflitto nel nostro paese, contro l’austerity e la precarietà impostaci dall’alto da una governance europea e mondiale sempre più asservita agli interessi feroci della finanza, delle banche, dei potenti”. Il 19 ottobre, quindi, “vogliamo dare vita ad una sollevazione generale“. (fonte Il Sussidiario.net)

Più chiaro di così …

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Crisi di governo? Paga l’Italia …

23 Ago

Il Pdl s’attacca a Napolitano, adesso Silvio crede nell’amnistia. L’apertura del guardasigilli Cancellieri Berlusconi: “La crisi colpa del Pd”. “Letta fa il duro per battere Renzi”.
Il Cavaliere: “Molte strade per salvarmi”. Alfano preme sul Pd per stop alla decadenza, sulla durata del governo cita Lucio Battisti (vd). Dai dem solo chiusure: “Legalità non si baratta”.

Pdl, l’idea di forzare subito per le urne. Letta al Colle: governo può farcela. Napolitano al premier: “Vai avanti”.
L’Anm insorge: “Linciaggio per neutralizzare la sentenza”.

Vauro da Presseeurop.eu

Il Cavaliere rifiuta il salvagente rinvio, l’idea è di fare dimettere i parlamentari. Governo in bilico, l’ex premier vuole far saltare il banco.
Alfano: il Pd voti contro la decadenza. Alt di Franceschini: nessun baratto sulla legalità.

Grillo: “Subito ad elezioni, con il Porcellum vinciamo noi”.
Silvio spinge per il voto. Sull’Imu nasce l’asse Pdl-M5S Grillo: “L’imposta non va pagata”. Gli azzurri: “Lui meglio del Pd”.

Questi gli strilli (le testate) on line di La Repubblica, La Stampa, il Corriere della Sera, Libero.


Uno scenario ben delinato da Virginia Piccolillo del Corsera (link), per quanto relativo gli aspetti ‘tecnici’,. Un contesto politico-istituzionale che si presta a poche, ma molto deludenti, riflessioni.

Innanzitutto, i nostri Potenti dovrebbero prendere atto che a seguire sempre e comunque la via del compromesso e del volemose bene si ottengono sempre e soltanto leggi a metà e risultati a metà. Nel primo caso, da ‘completarsi con una miriade di interpetazioni autentiche, regolamenti e mille proroghe, nel secondo con esiti bizantini ogni qual volta servirebbe una regoletta semplice e chiara.
In questo sta tutta la querelle inerente la decadenza, l’ineleggibilità o la incadidabilità che sia per Silvio Berlusconi.
Le norme introdotte per impulso del ministro Cancellieri sono applicabili a chi, all’epoca della loro introduzione, era già condannato in due gradi di giudizio ad una pena superiore ai due anni di reclusione? Evidentemente no, altrimenti la Giunta del Senato avrebbe dovuto convocarsi all’istante. Probabilmente, si, come buon senso e ragione vorrebbero.

In secondo luogo, quello che è evidente oltre ogni irragionevole dubbio e che l’Italia è al palo e rischia una profonda e lunga crisi politica ed istituzionale a causa di una vicenda privata di Silvio Berlusconi, il cui interesse prevale su qualsiasi altra esigenza o emergenza del Paese.
Lo Stato italiano ha necessità di profonde riforme, se si vuole rendere il bilancio che inviamo a Bruxelles e Francoforte ‘allineato’ con la fotografia di ‘photofinish’ che arriva dal Fiscal Compact e dagli obiettivi – scelti autonomamente dal Governo o imposti dall’Eurozona – che vanno perseguiti.

Chappatte su “Le Temps”, Ginevra

Non solo, dato che l’italia ha necessità – ormai catastroficamente sedimentate – di riformare le regole del Lavoro, della Sanità e della Giustizia, dei finanziamenti all’editoria ed al settore agroalimentare, se vogliamo tentare – in futuro – di governare la spesa pubblica e l’efficienza dei servizi. Molte università andrebbero rifondate, visto il dissesto finanziario in cui alcune sono riuscite, addirittura, ad espandersi, mentre la scuola dovrebbe riformare almeno le Medie – dove servirebbero psicologi e tempi prolungati, ma de facto ferme ai primi anni Settanta – e gli Istituti Tecnici, visto che sono anni che le nostre aziende devono ricorrere a tecnici e periti dell’Est Europa.

Tutto fermo o rinviato a migliore occasione per un uomo di 77 anni, che non rischia il carcere e la cui ineleggibilità era fuori discussione già venti anni fa, essendo proprietario di un impero mediatico? Tutto appeso in attesa che il Partito Democratico irrisolva le proprie beghe interne durante il solito grigio Congresso e che elegga il nuovo segretario e/o il nuovo leader elettorale da bruciare al rogo entro due anni dal mandato?
Tutto confuso, mentre Grillo arringa senza un programma di riforme e di alleanze, senza leader esperti e noti agli italiani da proporre in squadra di governo, senza chiarezza su come mettere mano a 2 miliardi di problemi, ovvero alla spesa pubblica.

Vignetta da The Times

Una situazione determinatasi grazie ad una sola norma, il Porcellum, che Beppe Grillo oggi esalta, mentre ieri era la madre di tutti i mali.
Una norma fatta in modo da garantire maggioranze bulgare alla Camera, per pesare oltre misura sull’elezione presidenziale e sulle autorizzazioni a procedere, ed un Senato minoritario … a meno di non venire a patti con la Lega, visto che il premio di maggioranza è su base regionale e che in Lombardia vive 1/6 degli italiani.

Tutto questo facendo i conti senza l’oste: il Porcellum è costituzionale o no?
E’ una buona idea far saltare un governo a settembre per votare di fretta e furia con il Porcellum (ammesso che il Presidente della Repubblica sciolga le Camere) e per trovarsi con una sentenza di incostituzionalità?
E non è scandaloso che la Magistratura intervenga/venga coinvolta solo dopo un decennio per dare l’alto là ad una legge elettorale che consegna l’Italia alle nomenclature di partito ed al voto di protesta?

It is a bit crazy.

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Quel che (non) resta del Made in Italy: dati e riflessioni

29 Lug

Da quando è iniziata la Crisi, in soli tre anni, sono 363 le aziende italiane acquisite, per un controvalore di circa 47 miliardi di euro, da imprenditori/fondi d’investimento/fondi sovrani. Questi i risultati dello  studio realizzato dalla società di revisione Kmpg per il Corriere della Sera, sul periodo 2009-2013.
Parliamo del famoso Made in Italy, le cui esportazioni sorreggono quel poco che resta dell’Italia che fu.

Parliamo di Bulgari, Fendi, Emilio Pucci, Acqua di Parma e Loro Piana ormai parte della LVMH Hennessy Louis Vuitton SA, come di Gucci, Prada, Bottega Veneta e Sergio Rossi, in mano alla Ppr di Francois-Henry Pinault, oppure di Moncler (The Carlyle group), Ferrè (Paris Group Dubai), Valentino (Mayhoola for Investment), come anche Coin (Bc Partners) e la Rinascente, di proprietà della tailandese Central Retail Corporation.

Nel settore agroalimentare, siamo messi davvero male, con la Parmalat, la Locatelli e la Galbani, entrate nel Groupe Lactalis SA, poi Lactalis Italia, la AR Industrie Alimentari SpA (leader settore inscatolamento), controllata da Princes Limited (Gruppo Mitsubishi), la Star, oggi della spagnola Galina Blanca, la Gancia, inglobata nell’impero finanziario dell’oligarca russo Rustam Tariko, proprietario della vodka Russki Standard, il Riso Scotti, il cui 25% è del colosso industriale spagnolo Ebro Foods, la Casanova – Ripintura Chianti Docg del Gallo Nero, rilevata da un privato di Hong Kong, la Pernigotti, acquisita dal gruppo turco Toksoz, l’Invernizzi, che andò al 100% alla Kraft, l’Orzo Bimbo, passata alla Nutrition&Santè di Novartis, la premiata ditta Cesare Fiorucci, andata alla Bongrain Europe Sas / Campofrio Food Holding,  la Findus Italy, rilevata al 100% da Birds Eye Iglo Group Ltd, il Gruppo Bertolli (Maya, Dante, and San Giorgio olive oil), acquistato da SOS Cuétara S.A. che controlla anche la Carapelli e l’Olio Sasso, come la Perugina, la San Pellegrino e la Buitoni, da molto tempo andate alla Nestlè, la Peroni, da dieci anni di proprietà della sudafricana Sabmiller, il gruppo lattiero caseario Ferrari Giovanni, acquisito al 27% dalla francese Bongrain Europe, le quote della Del Verde Industrie Alimentari finite al gruppo Molinos Rio de la Plata, la Stock, acquisita nel 2007 dalla Oaktree Capital Management e chiusa per trasferire la produzione nella Repubblica Ceca.

Praticamente buona parte del nostro export porta ricavi ed utili ad azionisti stranieri. Ottimo affare, a prima vista …

Nel settore finanziario, ci sono la banca Unicredit, il cui 11% è diviso tra Aabar Investments PJSC e PGFF Luxembourg S.A.R.L., il Marazzi Group, passata alla Mohawk Industries,  la N&W Global Vending S.p.A., acquisita da Barclays Private Equity Limited.

Andando all’energia, reti ed infrastrutture, vediamo il passaggio in mano straniera di Terna, al 65% della Companhia Energetica de Minas Gerais,  di SAECO, acquisita da Koninklijke Philips Electronics N.V., di Ansaldo Energia, al 45% di First Reserve Corporation, di Gruppo Tenaris, finito alla General Electric Co, di Transalpina, andata alla EDF Electricity de France SA, Investcorp SA, del Gruppo Telecom Italia S.p.A., finito alla Iliad S.A. e alla Telefonica Deutschland Gmbh, del Gruppo Enel S.p.A. (assets), finito alla E.On AG, di Impregilo, passata alla Primav Construçoes e Commercio S.A. e BTG Pactual.

Nel campo della meccanica, abbiamo perso Ducati (Audi-Volkwagen),  Mv Agusta (Harley-Davidson) e Ferretti Yacht (SHIG-Gruppo Weichai). La FIAT è gruppo con la Chrysler, l’Alitalia è controllata dal Air France-KLM e, riguardo Finmeccanica, il 42% del capitale fa capo ad investitori istituzionali esteri.

Addirittura, il Gruppo Atlantia SpA, che controlla Autostrade S.p.A., è stato acquisito da un fondo pensionistico estero, il Canada Pension Plan Investment Board, quasi mentre Mario Monti ed Elsa Fornero falcidiavano le pensioni di chi oggi è al lavoro. Oppure, andando alla Sisal, che opera anche nel settore dei Servizi di pagamento alle P.A., ricordiamo che, nell’autunno del 2006, la Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea evidenziò la sussistenza di un controllo congiunto sul Gruppo da parte dei fondi Apax, Permira e Clessidra.

Detto questo, non restano che poche e schiette riflessioni, visto che – a ben vedere – anche nell’andamento dell’import-export c’è qualcosa che andrebbe valutato meglio, a partire dalla quota di produzione che gli stessi imprenditori italiani hanno trasferito all’estero a causa di una fiscalità esosa, di servizi carenti e costosi, di una tristemente famosa complessità amministrativa e contrattuale. Specialmente, se nonostante tutto le cose non andassero affatto male …

Infatti, è evidente che una certa parte dell’Italia è ancora un buon investimento, che gli stranieri accorrono e che diventa davvero difficile comprendere la continua emissione di titoli di Stato da parte della Repubblica Italiana, mentre aumentano dubbi e perplessità sull’autorevolezza che possiamo ancora concedere a tanti guru della nostra finanza pubblica – sempre dediti alla ‘caccia agli evasori’, al taglio delle spese e al finanziamento (sprecone) di salvataggi impossibili e di apparati inutili – se accade che i pensionati canadesi verranno sostenuti anche (soprattutto?) dai pedaggi autostradali degli italiani. Interessante anche sapere se i capitali derivanti dalla vendita di tali aziende siano entrati e, soprattutto, rimasti in Italia.

Come anche dovremmo prendere atto che il ‘sistema’ su cui si è retto finora il Bel Paese – quello immortalato nei film di Sordi, Proietti, Verdone e Mastroianni – ha fino trasformato il Welfare in ‘volemose bene’ e ‘salti chi può’, mentre il Futuro, trascorrendo gli anni, si confermava essere Degrado e Corruzione. La ‘strana’ vicenda kazaka ha portato in luce, come pubblicato da Der Spiegel, un nesso profondo tra alcuni padri fondatori dell’Europa, nonchè ex leader di partito, e certi ‘benzinai’ oltreuralici, oligarchi di professione.

Ed, ormai, esistono anche degli indicatori affidabili e la lancetta è sul rosso.

Naturalmente, se i capitali derivanti dalla vendita di tante belle aziende fossero rimasti in Italia e fossero stati reinvestiti in fondi pensione, crescita ed occupazione, potremmo evitare di porci parte delle presenti questioni … e se la Germania – di cui attendiamo le prossime elezioni – non avesse intrapreso una escalation finanziaria e commerciale (incalzando il nostro export) non staremmo parlando, forse, neanche del resto.

Un trend avviatosi dal 2010, quando la Germania di Angela Merkel perfezionò una politica finalizzata a trattenere il turismo giovanile (con le note ricadute su Grecia e Spagna), poi seguita dalla svendita dei titoli di Stato italiani da parte delle Deutsche Bank di Josef Ackermann.
Una Germania al bivio, come rilevano gli analisti, ma anche un’Europa ed un Euro al pit stop, se gli indicatori di potenziale concorrenza qualitativa di segnalano che, nonostante quanto importi dall’Italia, sia Berlino – e ben distaccata Pechino – ad attuare politiche finanziarie e commerciali che ostacolano il nostro export e, di riflesso, le nostre capacità produttive, occupazionali e di leva previdenziale e fiscale.

Oggi, a due mesi circa dall’esito delle elezioni tedesche e con la sentenza di Cassazione per Silvio Berlusconi passata in giudicato, almeno una parte della Destra italiana dovrebbe chiedersi se continuare a far capo dai cristiano-popolari targati Deutschland od iniziare a rapportarsi con i laici conservatori di base a Londra. Allo stesso modo, una parte della Sinistra – mentre si prepara al congresso di novembre del PD – potrebbe provare a chiedersi se non sia il caso di passare dallo stato sociale del FSE, modellato sull’impronta francese e comprovata fonte di ampia corruttela, ad un più standardizzato (sobrio ed equo) welfare di stile anglo-germanico.

Questioni che sono sottointese nei “mal di pancia” delle monarchie costituzionali nordeuropee che hanno ben presente l’eccesso di ‘nazionalismo’ insito nel modello di socialcapitalismo, che un certo cristianesimo europeo (bavarese) ha recentemente ispirato, e l’importanza di uno stato laico e liberale, che altro cristianesimo europeo preferì, dopo aver constatato nei secoli che di buone intenzioni sono lastricate le vie dell’Inferno.
Un tema meritevole di un’enciclica, forse, visto anche il New Deal che Papa Francesco ha pre-annunciato al suo gregge romano.

Un tema ‘europeo’ che coinvolge anche e soprattutto il Movimento Cinque Stelle di Grillo & Casaleggio – guardando oltre gli schemi tradizionali di destra-sinistra – che dovrà pur iniziare a raccogliere e canalizzare su candidati di qualità il prevedibile consenso che raccoglierà anche alle possibili ri-elezioni nazionali ed alle già previste europee.
Un M5S che dovrà fornire volti, programmi e risposte a chi fa impresa ed amministrazione, se vuole essere credibile come partito di governo per le riforme strutturali che servono.

Intanto, su gran parte di quello che si produce Made in Italy, da quache tempo c’è un’option, ovvero un ‘valore’, che va all’estero e questo ci fa sempre più somigliare ad uno dei tanti paesi ispanici d’oltre oceano. Loro in crescita e noi in calo, ma per sempre lavoratori dipendenti di qualche holding mondiale anche se cervello, prodotto e risultato sono tutti made in Italy.

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