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Sanità derubricata in Senato: la Medicina tace e il III Settore applaude?

29 Lug

La Salute delle persone può essere considerata come un’esigenza ‘sociale’ o ‘infrastrutturale’ delle comunità, a seconda che la visione della società sia socialista o liberale.

Nel primo caso la funzione è quella dei sanatori pubblici di due secoli fa, creati per dare “sollievo dal dolore e dalla sofferenza”, come si legge ancora oggi in qualche intestazione.
Nel secondo la funzione è quella dei sistemi pubblici e privati del secolo scorso, sorti per garantire una società di massa salubre, a partire dal contrasto delle epidemie e della mortalità infantile.

Due visioni che la Costituzione italiana distingueva tra art. 32 e art. 38, il primo per gli indigenti a vertere sulle tasse, il secondo per i lavoratori su base contributiva.
E così fu fino al 1974, poi la deriva.

Prima il commissariamento regionale delle Mutue insolventi, poi anche quello delle Mutue ‘in attivo’ onde finanziare quelle fallite, poi il trasferimento delle Casse previdenziali all’Inps, infine – azzerato l’articolo 38, il downgrade di tutto l’esistente (eccellenze incluse) a “Sanità universale” uguale per tutti, cioè quella degli indigenti dell’articolo 32, affiancata dal nascente volontariato che oggi chiamiamo III Settore … produttivo.

E così si arriva ai giorni nostri, cioè ieri (link), che il Senato ha azzerato la XII Commissione Igiene e Sanità, deliberando che per il futuro la Salute sarà accorpata con la XI Commissione Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale.

Possiamo tutti immaginare quanto tempo e priorità avrà la Sanità accorpata non solo con “lavoro pubblico e privato, previdenza sociale”, ma addirittura con gli “affari sociali” in una sola Commissione senatoriale.

Ma una Sanità ‘sociale’ assolve sempre e comunque allo scopo di essere ‘terapeutica’ oppure può accontentarsi di essere ‘palliativa’?

Questa è l’enorme differenza tra Ottocento e Novecento, se parliamo di Medicina prima ancora che di Salute e Sanità. Ed il futuro ‘secondo scienza e coscienza’ sono le cure personalizzate, non certamente uguali per tutti.
E se la Politica decide secondo i propri scopi spesso oscuri a noi di senso comune, davvero è assordante il silenzio delle Associazioni dei malati da cui non arriva una prece: come nel caso delle tante Regioni inadempienti … l’importante è la (propria) rappresentanza, come recitano i codici, non il risultato per tutti.

Va bene il ridotto numero di parlamentari che arriverà con la prossima legislatura, ma – dovendo accorpare e volendo scegliere proprio la Salute (che pesa a Bilancio molto più degli Affari Sociali …) – si poteva almeno tener conto la la Medicina è qualcosa di ‘scientifico’, oltre che ‘infrastrutturale’, come è l’Ambiente, e non qualcosa di ‘economico’, oltre che ‘sociale’, come è il Lavoro?

Demata

Come riconoscere un ‘politico’ incompetente o corruttibile

15 Giu

Un consigliere comunale è un cittadino che si è assunto il dovere di garantire innanzitutto sicurezza, diritto allo studio, servizi sociali, mobilità e infrastrutture a piccoli centri e – soprattutto – a territori popolati da milioni di persone che lavorano.

Un consigliere regionale è un cittadino che si è assunto il dovere di garantire assicurazione sanitaria ai lavoratori e agli indigenti, formazione professionale, infrastrutture per rifiuti, acqua, energia e mobilità, supporto alle imprese.

Un deputato o un senatore è un cittadino che si è assunto il dovere di garantire leggi eque, competenti, applicabili e comprensibili a chiunque, finalizzandole innanzitutto alla sicurezza e alla coesioe sociali, specie quelle relative alla Spesa e al Bilancio dello Stato, ai Trattati o Concordati che l’Italia si assume l’onere di rispettare, alle procedure ed ai tempi della Pubblica amministrazione e della Giustizia.

Dunque, riconoscere un ‘politico’ incompetente o corruttibile è facile.

Infatti, il modello anglosassone / mitteleuropeo implica che in campagna elettorale, come nei periodi di ‘pace’, partiti, politici e settori collegati (media, welfare e PA) non facciano altro che parlare dei bisogni dei cittadini e delle proprie proposte a riguardo.

Un politico che non ci espone proposte per Lavoro, Sanità, Servizi, Spesa e Regole, NON si sta occupando di Politica, bensì solo di Carriera e/o di Potere.

Senza proposte concrete e conti alla mano per Lavoro, Sanità, Servizi, Spesa e Regole, è evidente che il ‘politico’ – allorchè sarà in poltrona – non andrà ad occuparsene, se non per questioni di Carriera e/o di Potere.

Quanto denaro buttato al vento produce un ‘politico’ che non ha idea di come funzioni la Pubblica Amministrazione e/o quali sono gli standard tecnici e procedurali, che dovremmo avere alla pari delle nazioni con cui ci interfacciamo maggiormente, come Germania e/o Francia?

A cosa serve un ‘politico’ che non sa quanto costano e come funzionano Lavoro, Sanità, Servizi e Spesa? Se non si occupano del tuo Lavoro, della tua Salute, del tuo Ambiente, dei Servizi che ti servono, della tua Spesa, EVITALI.

Demata

P.S. Se i Partiti e le Elezioni non pongono al primo posto gli interessi sostanziali degli elettori (Lavoro, Salute, Servizi, Ambiente, Mobilità, Sociale), vanno a votare solo i cointeressati pezzi di apparato e di lumpenproletariat.

La Classe Media fa paura: studia, socializza, propone …

Foucault e le riforme che Italia e Francia attendono da decenni

2 Mar

Nel 2009, la casa editrice Sense Publishers di Rotterdam nei Paesi Bassi pubblicava un interessante saggio intitolato “Governmentality Studies in Education” ed ispirato al pensiero di Michel Focault.
Di seguito – tradotti in italiano – alcuni stralci significativi di una “raccolta che utilizza la nozione di ‘governatività’ di Foucault per identificare e analizzare i principali modelli e caratteristiche del liberismo economico”, che … sembra non sia ancora pervenuta a chi si occupa di servizi pubblici in Francia come in Italia, in particolare scuola, università e sanità.

“Il neoliberismo ha trionfato ed è diventato oggetto di studio, mentre in Francia , dato il relativo predominio del partito socialista, abbiamo dovuto lottare per venti anni per produrre una riflessione su un sociale ‘disaccoppiato’ dal socialismo e affrontata in termini di governabilità della democrazia.

Per quanto riguarda la prospettiva di Foucault, è con le sue lezioni del 1976 che inizia a prendere le distanze dal ideali militanti del tempo. La discussione in quelle lezioni di Sieyès e Terzo sembra già prefigurare le successive riflessioni sulle capacità formidabili del liberalismo come una razionalità politica.

Il recepimento dell’analisi di Foucault sul neoliberismo , purtroppo, spesso sembra essersi appiattito in una serie di generalità polemiche, ideologiche e globalizzanti, facendo a meno del tipo di indagine descrittiva che Foucault aveva intrapreso nel 1979 sui vari avatar del neoliberismo con la loro specificità nazionale, storica e teorica.

Michel Foucault aveva inventato un metodo unico per riconsiderare i nostri modi di pensare a tutti quegli oggetti apparentemente universali come la follia, delinquenza , sessualità e governo. Per lui non si trattava di mostrare la loro relatività storica , né rifiutare la loro validità, come spesso si sostiene, ma piuttosto, era proprio sostenendo a priori la loro inesistenza a disfare tutte le certezze di che essi sono oggetto, come ad esempio la loro ‘storicità’ pura . Questo gli ha permesso di chiedersi come ciò che non esisteva avrebbe potuto avvenire, come una serie di pratiche potrebbe essere strutturata per produrre, in relazione a ciascuno di detti oggetti , un regime di verità, un fatto di potere e di conoscenza combinata , che permetta di dire, finché il citato regime di verità ha imposto la sua efficacia , cosa fosse vero o falso in questioni di follia, delinquenza, sessualità e di governo.

La concorrenza non è un fenomeno naturale, ma un meccanismo formale, un modo di agire efficace sulle disuguaglianze, lasciando nessuno al sicuro nel dominio della propria posizione . Pertanto, il ruolo dello Stato è di non intervenire a causa del mercato, ma per il mercato, in modo che sia sempre mantenuto e che  il principio della parità diseguale sortisca il suo effetto. La concorrenza non è un fatto naturale.
Deve suoi effetti per l’essenza che detiene … La concorrenza è un eidos , un principio di formalizzazione … è in qualche misura un gioco formale tra le disuguaglianze .

Secondo questa dottrina (ndr. il neoliberismo), in ogni caso, lo Stato deve procedere per favorire la solidarietà della società, ma solo quella. Si deve sapere come compensare le carenze del mercato per la protezione della popolazione  ma anche come prevenire che essa vada al di là del sociale e diveniti culla di un socialismo inteso come alternativa al mercato.
In Francia , “l’arte del non troppo, né troppo poco” come forma di governamentalità nel nome dell’utilità ha trovato una formulazione più metodica che nella maggior parte degli altri paesi europei – Regno Unito incluso – poiché ha mobilitato una conoscenza diversa da quello dell’economia politica (vale a dire , la sociologia) e un’altra terminologia , quella della solidarietà.
E la via utilitaristica ha diffuso questa “arte” in tutta Europa , anche in Francia, seppur sia la patria della sovranità nazionale.
D’altra parte, si dovrebbe considerare che quest’ultima non è mai stata sconfessata nella sua preminenza ideologica. Nemmeno lo è stato il socialismo – almeno quello democratico –  considerato da molti come la principale forma di realizzazione della sovranità.

L’idea che un governamentalità socialista è incoerente e può solo portare ad un governo amministrativo – aggiornamento, per così dire , della ragion di Stato o vergognosamente analogo al liberalismo ( Guy Mollet ad esempio) – tiene in scarsa considerazione questa perennità della sovranità che viene solo in parte vissuta come alternativa contro gli “eccessi” del liberalismo . Nel suo corso , inoltre , Michel Foucault insistette fortemente sulla assenza di razionalità governativa nel socialismo.

Per l’economia politica, lo scopo della ragione governativa non è più lo Stato o la sua ricchezza, come nel modello della ragion di Stato, ma la società, il suo progresso economico. Il suo ruolo non è pi quellodi trattenere una libertà , espressione della fondamentale cattiva natura degli uomini, ma per controllarla, e per questo motivo, vietarla, se necessario, mediante restrizioni. È una libertà che viene prodotta e che è da costruire.
Questa costruzione avviene attraverso interventi di Stato, non dal suo puro esemplice ritiro. Ma fino a che punto può e deve andare in questo interventismo senza rischiare di diventare il suo contrario , un nascosto o dichiarato  anti- liberismo? Questa domanda è il punto di partenza della riflessione neoliberista, sulla cui origine  Mr. Foucault manifestò le proprie riflessioni nel successivo corso del 1979, dal titolo “La nascita della bio- politica”.

L’Homo economicus dei liberali tradizionali era l’uomo di scambio, considerato come partner di un altro uomo durante lo scambio. Viceversa, l’homo economicus del neoliberismo è un imprenditore di se stesso, ha solo concorrenti. 
Anche il consumo diventa un’attività di impresa in base alla quale il consumatore impegna la produzione della propria soddisfazione. Quindi, non ha senso la contrapposizione tra produzione e consumo, tra il carattere attivo del primo e di quello passivo o alienato di quest’ultimo.
Denunciare la società dei consumi o la società della spettacolo è un errore di questa epoca, come il far finta che l’uomo del neoliberismo è un uomo di scambio e di consumo se lui è prima di tutto un imprenditore. È il problema di redistribuzione e del divario redditi che crea uomini come consumatori. Viceversa, la “politica della società” trasforma un uomo in imprenditore, cioè qualcuno che si trova in un gioco e si da da fare per aumentare il suo successo in un sistema in cui le disuguaglianze sono necessarie perchè più efficaci e stimolanti  di quanto siano note le grandi lacune.

La questione del ruolo dello Stato è una dimensione che associa da vicino la terza via al neoliberismo. Per esempio, respinge chiaramente tutto ciò che la Sinistra francese continua a mantenere come un dominio dello stato: nazionalizzazioni , pubblici servizi strutturati come ‘clero’ dello Stato , ecc. Tuttavia , questo non significa voler ridurre lo Stato ad un ruolo figurativo. Esso assume un rulo di dichiarato sostenitore delle  “politiche della società”, secondo l’espressione neoliberista utilizzata per denominare l’interventismo destinato a portare qualsiasi attività sociale a regime di concorrenza.

Senza dubbio, i sostenitori della terza via (ndr. liberista) valorizzano autonomia e responsabilità individuale  come i neoliberisti. Li vedono come mezzi per contrastare l ‘aumento nel settore dei  servizi, che può aumentare  a dismisura se si rimane nella logica corrente di compensazione automatica per tutti i problemi reali per cui siamo portati a dispiacerci.
Per loro, però, essi (ndr.  autonomia e responsabilità individuale) sono solo uno (ndr. strumento) tra i tanti altri.

E, tra i tanti, ve ne è uno che caratterizza più direttamente questa politica corrente in quanto costituisce un’alternativa sia all’individualismo come al vecchia sinistra: è quello che sottolinea la dimensione collettiva e politica della prevenzione dei danni.
Vale a dire quella che sottolinea la nozione di azione comunitaria (in Francia si dovrebbe dire “collettiva” per evitare qualsiasi malinteso di questa espressione).

Ma, tanto come il neoliberismo si proponeva di portare “la politica della società”, la terza via si attrezza per ricostruire “una società politica”.

Demata

Gli autori della raccolta di saggi sono: Michael A. Peters (professore di Education presso the University of Waikato, New Zealand and Emeritus Professor in Educational Policy, Organization, and Leadership presso the University of Illinois at Urbana–Champaign), Mark Olssen (professore di Political Theory and Education Policy in the Department of Politics presso the University of Surrey), A.C. (Tina) Besley (direttore del Centre for Global Studies in Education Director e è professore al  Te Whiringa School of Educational Leadership and Policy, Waikato, New Zealand),  Susanne Maurer e Susanne Maria Weber  (rispettivamente professori di Erziehungswissenschaft/Sozialpädagogik e di Soziale, politische und kulturelle Rahmenbedingungen presso l’Institut für Erziehungswissenschaft der Philipps-Universität – Marburg).

Scuola: Italia e Germania, due scioperi a confronto

17 Giu

La scuola italiana va riformata profondamente se da decenni non riusciamo a superare il tetto del 20% di laureati, a fronte del monte ore di lezione più alto d’Europa, e se ci troviamo puntalmente con l’andirivieni di supplenti e le classi scoperte, mentre abbiamo il più elefantiaco apparato scolastico del mondo.

Con l’Europa che avrà di media il 40% della popolazione laureata entro il 2020, è abissale credere di poterci permettere ancora un congruo 35% di lavoratori con la sola licenza media, mentre meno del 10% è in possesso di lauree tecnico-scientifiche e non di rado scappa all’estero.

La situazione degli edifici scolastici è molto carente, ma gli Enti Locali continuano a fare orecchie da mercante. Per non parlare della dispersione scolastica da record che ci troviamo e che alimenta criminalità, degrado, esclusione sociale.

Questa è la situazione, Invalsi o non Invalsi che sia, che ci piaccia o meno: all’Italia serve una buona scuola, non c’è che dire.

Di cosa dovrebbe essere fatta una buona scuola?

Innanzitutto da buoni ed ottimi insegnanti, ma qui da noi – superato il concorso – non c’è più nessun filtro che ce lo garantisca ed, allo stesso modo, non v’è una retribuzione od una meritocrazia che lo riconosca. E se i governi hanno finora avanzato proposte molto vaghe e, comunque, timide, l’aspetto più preoccupante è che in decenni di proteste e rivendicazioni da parte dei docenti, la questione ‘merito/premialità’ (e più in generale quella della progressione stipendiale) non è mai stata oggetto di proposte ‘congrue’ da parte dei sindacati e/o del mondo della scuola.

In secondo luogo da programmi/piani/programmazioni didattici coerenti tra di loro e non largamente ‘adattati’ e/o ridotti a seconda delle scuole o delle classi, se vogliamo contenere l’abbandono scolastico e massimizzare l’accesso alle lauree. Questo è il frutto avvelenato delle indecisioni e delle forti resistenze all’attuazione dell’Autonomia Scolastica e la creazione di una dirigenza appositamente qualificata, come di un sistema di valutazione nazionale e di uno status del personale docente ancorato ancora a norme del 1976 e contratti del 1995 …

Potremmo continuare all’infinito, passando per il concetto che le scuole dovrebbero essere sempre luogo di ‘coesione’ e non di ‘antagonismo’, e troveremmo puntualmente ambedue queste carenze di metodo e di ruoli.

Infatti, anche la Buona Scuola del ministro Giannini sta mostrando la solita incertezza dell’azione politica come la puntuale resistenza al cambiamento da parte della base.
In mezzo le famiglie che troppo spesso non percepiscono la scuola come un riferimento per la genitorialità e come una centralità dei servizi sul territorio, bensì come mero ‘punto di erogazione di un servizio’ … e come dargli torto, se la dicitura è ‘ufficiale’ ed è condivisa da amministrazione e sindacati.

Intanto – mentre in Italia continuano le agitazioni nella scuola, senza però rivendicazioni ‘concrete’, a fronte di ‘scatti triennali’ di poche decine di euro per i nostri docenti – in Germania l’efficienza è un vanto come lo è il giusto trattamento di chi lavora, mentre il politico locale di turno ci mette la faccia se la scuola cade a pezzi ma anche le maestre dei kindergarten tedeschi sono in sciopero ormai da un mese perchè chiedono aumenti stipendiali ed … ecco quanto quadagnano oggi. Quanto ai programmi ed alla ‘gerarchia’ o la ‘burocrazia’ son tutti d’accordo che sia un compito e dovere del ‘datore di lavoro’ … che, come detto, rende conto in termini di consensi elettorali se le scuole funzionano bene o meno.

Stipendi maestre kindergarten Germania

Ore, stipendi, numero di alunni, pensioni … visto che un po’ dovunque i docenti possono pensionarsi prima dei 55 anni d’età, cosa che solo da noi è un miraggio.

Nel Paese delle Api Operose contano i fatti, in quello degli Acchiappacitrulli le parole, avrebbe commentato il buon Collodi …

Demata

Renzi, Mattarella e il golpe democratico

21 Apr

Giorgio Napolitano, quando era presidente, affidò l’incarico di governo a Matteo Renzi perchè era il leader del partito che aveva vinto le elezioni senza avere una maggioranza per governare, sostituendo Enrico Letta che era il leader di una colizione legittima seppur frastagliata.

Un’operazione ‘politica’ in pieno stile monarchico-costituzionale che lascerà perplessi storici e giuristi per tanto tempo, specialmente tenuto conto di quanto da ‘nascondere’ avesse il Partito Democratico due anni fa e quante vergogne ancora non conosciamo.

Matteo Renzi, preso il potere, porta con se il ‘meglio’ di quel mondo tosco-emiliano (Madia, Poletti, Del Rio), che a contraltare sta dimostrando il ‘peggio del peggio’ con le sue Coop corrotte e le carriere d’assalto dei soliti provinciali. Nessuno vede un nesso imbarazzante, nessuno ulula dimissioni, neanche per Poletti che di Coop  se ne intende, specie se – mentre si riforma il ‘suo’ Lavoro e Welfare (Jobs Act) – davvero non ha nulla da dire.

Intanto, il Leader (Matteo) in un anno e due mesi non perviene alla riforma parlamentare ed elettorale che sembrava avesse in tasca già pronta da venire, ma riesce a riformare profondamente Finanza pubblica, Lavoro, Scuola, Infrastrutture.

Ovviamente, le maggiori urgenze dei cittadini, dell’UE e persino di Papa Francesco (Giustizia, Welfare, Sanità, Enti Locali e Corruzione) sono argomenti da ‘deviare’ ed, infatti, vengono inabissate in Commissioni e Autorithy, mentre dovremmo sentir chiedere “Fate Presto!” come dinanzi a qualunque emergenza.

Oggi, con l’epurazione di tutti coloro che rappresentavano il Partito Democatico fino a pochi mesi fa (Bersani, Lanzillotta, Bindi ecc.), Matteo Renzi usa il suo potere di Leader di governo – ottenuto perchè Leader del Partito – per epurare il Partito che non è affatto contento del Leader …

Sembra di leggere la biografia di Putin o di Kim il coreano.

Intanto, le Riforme istituzionali di cui Renzi straparla si rivelano essere la ‘sfida all’OK Corral’ di una tormentosa ‘faida’ interna alle Sinistre (ndr. mica una o due soltanto …), che è esattamente quella cosa di cui l’80% degli italiani è stufa da molti anni.

Tenuto conto che il Presidente della Repubblica si è associato recentemente ai bei discorsi di Papa Francesco su giovani, disoccupati e malati, oltre che sulla corruzione, si potrebbe far presente tutti che l’invito era per Matteo Renzi e lui manco risponde?

Demata (blogging since 2007)

Mattarella Presidente? Le controindicazioni

29 Gen

Sergio Mattarella sembra essere esattamente il prototipo, in negativo, di quanto il mondo si aspetterebbe da noi italiani.

Innanzitutto, è nato ‘solo’ nel 1941 e dal 5 ottobre 2011 è stato eletto giudice della Corte costituzionale. Altrove, un presidente non rielegibile per limiti di età che proviene dalla magistratura, neanche ci penserebbero. Noi si.

Inoltre, Sergio Mattarella – pur essendo persona di provata onestà – è un uomo della vecchia politica, più vecchia che non si può:

  1. è figlio di Bernardo, politico democristiano più volte ministro tra gli anni cinquanta e sessanta, iniziando nelle fila della Gioventù Studentesca di Azione Cattolica
  2. nel 2001, è stato rieletto alla Camera dei deputati nelle liste della Margherita, oggi PD, candidandosi – lui siciliano – in Trentino-Alto Adige
  3. fu ministro della Difesa e vicepremier di Massimo D’Alema ai tempi dei bombardamenti italiani (Nato)  in Serbia, durati 78 giorni con 2000 morti e oltre 40.000 edifici distrutti
  4. fu relatore delle leggi di riforma del sistema elettorale della Camera e del Senato che introducevano una preponderante componente maggioritaria
  5. è uno dei compnenti della Camera di consiglio della Corte Costituzionale che ha rigettato con sentenza 6/2015 il Referendum per l’abrogazione delle norme sulle pensioni volute da Elsa Fornero e Mario Monti.

Ultresettantenne, Democrazia Cristiana, maggioritario secco, Nato, D’Alema, pensioni e Mario Monti … detto tutto, no?

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Medical malpractice and healtcare waste in Italy

8 Gen

One of the basic requirements of a democracy is that to propose rules and make the decisions are the politicians elected by the people, the technicians are allowed to be minister, stop.
One of the requirements of good administration is to not put in the role of decision-makers who are in clear conflict of interest.

medico_della_mutua_alberto_sordi_luigi_zampa_007_jpg_vgcdThe Italian healthcare is plagued by hundreds of thousands per year medical malpractices reported by the insurance companies and, at least from Rome to South, services are often inefficient, ineffective if not random.

Soo, it will not seem incredible, if the Health Commission of the Italian Senate is composed almost entirely by ‘technical’ and ‘political’: on 28 members 13 are doctors, other 5 are biologists, pharmacologists or nurses and another 6 are employees of local healthcare /welfare authorities . Just two representatives of the parties and two economists.

Zero representatives of associations (patients and / or consumers). Zero representation for the research (science) and the civilized world (ethics). Citizens zero, just zero. Zero, even, the omnipotent pharmaceutical companies.

Meanwhile, the Italian Healthcare spends nearly 10% of our GDP,  rare patients are at least four millions, invalids not minus than 6 millions, one third of over 55 y.o. workers are in ‘not good state of health’ (according officil datas), the monopoly of State on insurance system (INPS) conditions the existence of those who are elderly, those who are sick and those without work. Pratically, every ‘real’ person.
Today, in the middle of the Italian regions residents will pay taxes and increased tickets for services well below those of the other half of the regions, where residents pay less for more.

But the Parliament leaves our Healt(care) in the same hands that have built this crazy and expensive game: Health and Hygiene are off limits for mere mortals, so to limit the cost (and the rights of the sick and disabled) … there is on purpose ‘Pantalon ‘Monti.

It’s Italy and this is just one example about the will of Italian Establishment to repair anything and to re-start the nation.

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Sanità italiana: lo scandalo finale

8 Gen

Uno dei requisiti base della democrazia è che a proporre norme e prendere le decisioni siano i politici eletti dal popolo, ai tecnici al massimo è consentito far da ministro.
Uno dei requisiti della buona amministrazione è quello di non mettere nel ruolo di decisori chi si trovi in palese conflitto di interesse.

La Sanità pubblica italiana è afflitta da centinaia di migliaia di casi di malasanità riscontrati dalle compagnie assicuratrici e, almeno da Roma inclusa a scendere lungo lo Stivale, i servizi sono spesso inefficienti, inefficaci se non aleatori.

medico_della_mutua_alberto_sordi_luigi_zampa_007_jpg_vgcdE, sembrerà incredibile, la Commissione Salute del Senato è composta quasi completamente da ‘tecnici’ e non ‘politici’: su 28 componenti ben 13 sono medici, altri 5 sono biologi, farmacologi o infermieri e sono 6 i dipendenti di Inps o enti locali. Solo due gli esponenti di partito e due gli economisti.

Zero esponenti dell’associazionismo (malati e/o consumatori). Zero rappresentanza per ricerca (scienza) e mondo civile (etica). Di cittadini ‘qualunque’ zero, proprio zero. Zero, persino, le onnipotenti case farmaceutiche.

Intanto, la Sanità spende quasi il 10% del nostro PIL, solo i malati rari sono almeno 4 milioni, un terzo degli over55 al lavoro è secondo l’Istat in ‘condizioni di salute non buone’,  l’Inps condiziona l’esistenza di chi è anziano, di chi è malato e di chi non ha lavoro.
Oggi, in metà delle regioni italiane si pagano imposte e ticket maggiorati a fronte di servizi ben inferiori a quelli dell’altra metà delle regioni, dove si paga meno per avere di più.

Ma il Parlamento lascia che se la cantino e se la suonino da soli, gli addetti del settore: Igiene e Sanità sono off limits per i comuni mortali, tanto a limitare i costi (e i diritti di malati e di invalidi) … ci pensa ‘Pantalon’ Monti che sta lì apposta.

E con una situazione del genere – inaccettabile ma inammissibile – Matteo Renzi vorrebbe arrivare fino al 2016 senza metter mano a ministeri e commissioni, ovvero senza rimpasto di governo?

originale postato su demata

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Composizione della Commissione Igiene e Salute del Senato

  • BIANCONI Laura, AP (NCD-UDC)    Capodipartimento alla Sanità per la Regione Emilia-Romagna
  • VALDINOSI Mara, PD    Funzionario Provincia Forlì-Cesena
  • TAVERNA Paola, M5S    Impiegata settore sanitario privato
  • MATURANI Giuseppina, PD    Impiegato ente locale
  • GRANAIOLA Manuela, PD    Dirigente INPS
  • DE BIASI Emilia Grazia, PD    Dirigente di partito
    VOLPI Raffaele, LN-Aut    Funzionario di partito
  • DIRINDIN Nerina, PD    Economista
  • MONTI Mario, SCpI    Economista
  • ROMANI Maurizio, Misto, Movimento X    Medico
  • SCAVONE Antonio Fabio Maria, GAL     Medico
  • SCILIPOTI ISGRO’ Domenico, FI-PdL XVII    Medico
  • VICECONTE Guido, AP (NCD-UDC)    Medico
  • PADUA Venera, PD    Medico ASL
  • FUCKSIA Serenella, M5S    Medico del lavoro
  • RIZZOTTI Maria, FI-PdL XVII    Medico specialista in chirurgia plastica
  • ZUFFADA Sante, FI-PdL XVII    Medico veterinario
  • FLORIS Emilio, FI-PdL XVII    Medico, dirigente
  • AIELLO Piero, AP (NCD-UDC)    Medico, dirigente sanitario
  • ROMANO Lucio, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE     Medico ginecologo ostetrico, docente universitario di medicina e chirurgia, docente in bioetica
  • BIANCO Amedeo, PD    Medico Presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Torino e della Federazione nazionale ordini medici chirurghi e odontoiatri
  • D’ANNA Vincenzo, GAL     Medico Presidente nazionale FEDERLAB
  • D’AMBROSIO LETTIERI Luigi, FI-PdL XVII    Presidente Ordine dei Farmacisti di Bari/Bat
  • CATTANEO Elena, Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE    Professore ordinario di farmacologia
  • MATTESINI Donella, PD    Assistente sociale
  • SILVESTRO Annalisa, PD    Infermiere
  • SIMEONI Ivana, M5S    Infermiere
  • ANITORI Fabiola, AP (NCD-UDC)    Insegnante, biologo

Il rapporto sulle torture della CIA tradotto in italiano

9 Dic

Di seguito c’è l’estratto – tradotto in italiano – delle prime venti pagine del Committee Study of the Central Intelligence Agency’s Detention and Interrogation Program.
Ogni commento è superfluo dinanzi all’inutile esercizio della crudeltà umana che si è proseguito per almeno cinque anni nel più totale arbitrio.

La CIA non informò il leader del Select Committee on Intelligence del Senato sulle  tecniche ‘avanzate’ di interrogatorio della CIA fino a settembre 2002, quando le tecniche erano state approvatie ed utilizzate. Prima del 6 settembre 2006, la CIA ha fornito informazioni inesatte alla leadership  del Select Committee on Intelligence del Senato.
Le lettere al Comitato contenevano numerose inesattezze, comprese descrizioni imprecise di come sono state applicate tecniche di interrogatorio e quali informazioni sono state ottenute dai detenuti della CIA.
La CIA ha travisato le opinioni dei membri del Congresso su una serie di occasioni. (pagg. 11-12)

Le condizioni dei luoghi di detenzione della CIA erano povere  e sono state particolarmente desolanti all’inizio del programma. I detenuti della CIA presso la struttura di detenzione COBALT sono stati tenuti in completa oscurità e costantemente incatenati in cellule isolate con forte rumore o musica e solo un secchio da utilizzare per i rifiuti umani.
Il capo degli interrogatori descritto COBALTO come una “segreta”. Un altro alto ufficiale della CIA ha dichiarato che COBALTO era essa stessa una tecnica di interrogatorio potenziato. ‘A volte, i detenuti camminavano in giro nudi o erano stati ammanettati con le mani sopra la testa per lunghi periodi di tempo.
Altre volte, i detenuti di COBALTO sono stati sottoposti a quello che è stato descritto come un “takedown ruvido“, in cui circa cinque ufficiali della CIA urlavano a un detenuto, lo trascinavano al di fuori della sua cella, tagliavano i vestiti, e lo legavano con nastro Mylar . Il detenuto veniva poi incappucciato e trascinato su e giù per un lungo corridoio, mentre essere schiaffeggiato e preso a pugni. (pag. 11)

Durante tutto il programma, più detenuti della CIA che sono stati sottoposti alla CIA a tecniche di interrogatorio o esposti  a isolamento prolungato hanno manifestato problemi psicologici e comportamentali, tra cui allucinazioni, paranoia, insonnia e tentativi di autolesionismo o di auto-mutilazione. Diversi psicologi hanno identificato la mancanza di contatto umano vissuta da detenuti come causa di problemi psichiatrici. (pag. 11)

Fin dal primo detenuto della CIA, Abu Zubaydah, e continuando con molti altri, la CIA applicava le tecniche di interrogatorio con la ripetizione significativa per giorni o settimane per volta. Tecniche di interrogatorio, come schiaffi e “murature” (sbattere detenuti contro un muro) sono stati utilizzati in combinazione, spesso in concomitanza con la privazione del sonno e la nudità. (pag. 10)

La tecnica waterboarding era fisicamente dannosa, inducendo convulsioni e vomito. Abu Zubaydah, per esempio, è diventato “completamente insensibile, con bolle che venivano su attraverso la sua bocca completamente spalancata”.
Documenti interni della CIA descrivono il waterboarding di Khalid Shaykh Mohammad evolversi in una “serie di (quasi) annegamenti.”
La privazione del sonno è arrivata a tenere detenuti svegli fino a 180 ore, di solito in piedi o in posizioni di stress, a volte con le mani incatenate sopra delle loro teste. Almeno cinque detenuti hanno sperimentato allucinazioni inquietanti durante la prolungata privazione del sonno e, in almeno due di questi casi, la CIA continuava comunque a privare il sonno. (pag. 10)

Contrariamente alle descrizioni della CIA al Dipartimento di Giustizia, il personale incaricato di Abu Zubaydah avrebbe dato “la precedenza” all’interrogatorio sulla sua assistenza medica, con conseguente deterioramento di una ferita da proiettile ricevuta durante la sua cattura.
In almeno altri due casi, la CIA ha utilizzato le sue tecniche di interrogatorio potenziate nonostante gli avvertimenti da personale medico della CIA che le tecniche potrebbero esacerbare lesioni fisiche. Il personale medico della CIA ha curato almeno un detenuto per consentire l’uso continuato della privazione del sonno stando in piedi. Almeno cinque detenuti della CIA sono stati sottoposti a “reidratazione rettale” o alimentazione rettale senza documentata necessità medica. La CIA ha posto detenuti in “bagni” di acqua ghiacciata . (pagg. 10-11)

La CIA ha portato alcuni detenuti a credere che non sarebbe mai stato permesso di lasciare vivi la custodia della CIA, suggerendo a un detenuto che avrebbe uscito solo in una bara a forma di scatola. Un interrogatore ha detto ad un altro detenuto che non sarebbe mai arrivato in tribunale, perché “non potremo mai far sapere al mondo quello che ho fatto su di te.” Ufficiali della CIA hanno anche minacciato almeno tre detenuti di danni per le loro famiglie – incluse le minacce per  i figli di un detenuto, di abusare sessualmente di quella di un altro detenuto e di “tagliare la gola della madre di un detenuto.” (pag. 11)

Ufficiali della CIA non addestrati hanno condotto frequenti presso l’impianto (ndr. denominato COBALT in territorio non specificato)  interrogatori dei detenuti non autorizzati e non supervisionati con dure tecniche fisiche che non sono stati inseriti – nè lo saranno mai – nel protocollo formale  di interrogatori “rinforzati” della CIA.
La CIA aveva posto un giovane ufficiale con nessuna esperienza pertinente come responsabile del COBALTO. Nel
Novembre 2002 un detenuto che era stato tenuto parzialmente nudo e incatenato ad un pavimento di cemento è morto per sospetta ipotermia presso l’impianto. (pag. 17)

La CIA, nello svolgimento del suo programma di detenzione e gli interrogatori, ha complicato e in alcuni casi impedito le missioni di sicurezza nazionale di altri esecutivi, tra cui il Federal Bureau of Investigation (FBI), il Dipartimento di Stato  e l’Ufficio del Direttore della National Intelligence (ODNI).
La CIA ha trattenuto o ristretto informazioni inerenti le competenze di queste agenzie e le loro responsabilità, negato l’accesso ai detenuti, fornito informazioni inesatte sul programma di detenzione e interrogatori della CIA a queste agenzie.
L’utilizzo di tecniche di interrogatorio coercitive e strutture di detenzione segrete che non soddisfacevano gli standard tradizionali degli Stati Uniti ha portato l’FBI e il Dipartimento della Difesa a limitare il loro coinvolgimento in attività della CIA di interrogatorio e di detenzione. Questo ha ridotto la capacità del governo degli Stati Uniti di distribuire le risorse disponibili e il personale specializzato per interrogare i detenuti e gestire le strutture di detenzione. (pag. 16)

La CIA non ha rivisto la sua esperienza passata con interrogatori coercitivi, o la sua precedente dichiarazione al Congresso che “tecniche fisiche o psicologiche disumane sono controproducenti perché non producono intelligence e probabilmente comporteranno risposte false.” La CIA, inoltre, non ha contattato gli altri elementi del governo degli Stati Uniti con competenze negli interrogatori. (pag. 17)

Numerosi agenti della CIA avevano gravi e documentati problemi personali e professionali – tra cui storie di violenza e di atti di trattamento abusivo di altri – che avrebbero  dovuto mettere in discussione la loro idoneità a partecipare al programma della CIA di detenzione e interrogatorio, il loro stesso lavoro con la CIA e il loro continuo accesso alle informazioni classificate. In quasi tutti i casi, questi problemi erano noti per la CIA prima l’assegnazione di questi ufficiali a posizioni di detenzione e interrogatori. (pag. 18)

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Un resoconto completo delle detenzioni e degli interrogatori della Cia potrebbe essere impossibile, dato che i record in alcuni casi sono inesistenti, e, in molti altri casi, sono sparsi e insufficienti.
Non c’era quasi nessuna registrazione dettagliata delle detenzioni e degli interrogatori nel centro di detenzione COBALTO nel 2002  e quasi nessuna registrazione per il sito di detenzione GRAY della CIA, anche esso nel paese.
Nei centri di detenzione al di fuori del Paese la CIA teneva un record sempre meno dettagliato delle sue attività di interrogatorio nel corso del programma di detenzione e interrogatori.

Mentre erano sottoposti a tecniche di interrogatorio della CIA o successivamente, molti detenuti hanno inventato informazioni, con conseguenti deficit nell’intelligence. I detenuti hanno fornito informazioni ‘fabbricate’ su questioni di intelligence critiche, comprese le minacce terroristiche che la CIA ha identificato come sue massime priorità.
Altri detenuti hanno fornito informazioni  accurate o significative per l’intelligence  prima  o senza essere stati sottoposti a queste tecniche. (pag. 9)

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Roma: dalla storia dei Papi le soluzioni di domani

3 Ago

La situazione in cui si trova oggi Roma Capitale e lo Stato Italiano ha un preciso corrispettivo storico, che gli economisti cattolici, in prima fila Mario Monti, dovrebbero conoscere a menadito.

sisto-v“Con Sisto V al soglio pontificio per le finanze vaticane è una ventata di aria nuova. … Emblematica è la vendita dell’Ufficio di Tesoriere della Camera Apostolica. … Sisto V lo assegna lla famiglia Giustiniani per 50.000 scudi, ma dopo un anno nomina cardinale il Principe Giustiniani e si riprende la carica, rivendendola alla famiglia Pepoli per 72.000 scudi. E ancora, pochi mesi dopo, nomina cardinale il Pepoli e costituisce con metà delle entrate di quell’ufficio, 0vveero 5000 scudi l’anno, un nuovo monte cchee riesce a vendere per 50.000 scudi. In definitiva arriva ad incassare, in poco più di un anno e mezzo, 172.000 scudi” da un ufficio ” venduto ultimamente a (soli) a 15.000 scudi”. (Claudio Rendina – 2009)

Sisto V inoltre sottopone “a dazio tutti i commestibili, grano, olio, vino, carne, erbaggi, pesce, talchè le rendite dello Stato allorquando egli ascese al soglio assommavano a 1.746.814 scudi, lui morto, erano salite a 2.576.814, sulla fame, sulla miseria, sulla desolazione del popolo” (Raffaello Giovagnoli – 1879)

“E’ un fatto comunque che a fronte di questo contesto di  statalizzazione dei depositi chee si verificano i fallimenti di numerosi banchieri … ma quella riserva pontificia dura poco.
Forzieri a parte, il successore di Sisto V, Clemente VIII, si ritrova con un debito di 12 milioni di scudi … durante i 13 anni del suo pontificato le entrate precipitano da 500.000 scudi a 345.000;  onsiderando che la spesa annua resta sui 450.000 scudi, il defiit annuo si aggirerà mediamente su i 100.000 scudi. Paolo V continua a far fronte alle necessità dello Stato con i Monti, ma il debito a fine pontificato arriverà a 18 milioni di scudi. Sotto Urbano VIII è il dissesto finanziario, con debiti che arivano a 35 milioni.” (Claudio Rendina – 2009)

Solo Innocenzo XI, dopo quasi settant’anni, tenterà una inversione di rotta, abbassando gli interessi dei Monti dal 7 al 4,5%, abolendo le franchigie doganali e i donativi a famigli, riducendo gli stipendi della Curia e portando le spese a 2.580.000 scudi a fronte di 2.409.000 per le spese con un deficit sotto il 7%.
innocenzo xii

Dopo di lui, ripresero i precedenti costumi e, trascorsi altri 14 anni, fu Innocenzo XII a dover accertare, all’insediamento, che gli interessi annui sul debito equivalevano ad oltre metà dei 2.225.000 scudi di entrate, paralizzando così l’economia e la circolazione di danaro.

E fu proprio Innocenzo XII (il napolitano Antonio Pignatelli Carafa) a risanare in 20 anni il regno dei Papi.

Infatti:

  • proibì la concessione di proprietà, incarichi o rendite a qualsiasi parente
  • soppresse molte cariche inutili o duplicate, ma arricchite da laute prebende
  • introdusse alla sua corte uno stile di vita più sobrio e più economico
  • compose il dissidio cinquantennale con il Regno di Francia in materia di benefici ecclesiastici (regalia)
  • varò un piano di ampliamento dei porti di Civitavecchia e Nettuno, al fine di migliorare e promuovere il commercio
  • destinò il palazzo del Laterano ad ospizio per donne inabili al lavoro e fece costruire l’ospizio di San Michele a Ripa Grande per gli  uomini
  • lo stesso palazzo di Montecitorio fu fatto edificare per ospitare i poveri, ma poi fu utilizzato per la Curia, i tribunali, il Governatorato di Roma, la polizia

Alla morte di Innocenzo  XII, Roma era talmente potente, dal punto di vista finanziario, che il suo successore, Clemente XI da Urbino, potè realizzare importanti opere nei territori dei suoi clientes e far pervenire a Filippo V, nuovo Sovrano di Spagna, notevoli sostentamenti, tutti provenienti dai beni della Chiesa, scatenando de facto la guerra di successione spagnola.
Questo ritorno al passato vaticano (che – subordinato all’Impero di Spagna – si evolveva da nepotistico a clientelare) ebbe come conseguenza la perdita di autorità nei rapporti tra gli Stati Italiani (in particolare quelli meridionali, che iniziarono a esigere le tasse anche dal clero) e all’interno stesso dello Stato della Chiesa.

Dalla storia vaticana a quella italiana il passo è breve e i vizi del passato sono divenuti quelli del presente, se Regno e Repubblica andarono ad inglobarsi, il primo, ed uniformarsi, la seconda, con la “cultura di governo pregressa”.
Finite le ‘regalie’ dei Patti di Yalta, ecco la Seconda Repubblica con il suo epilogo senza fondo, che è davvero molto somigliante al pontificato di Sisto V.
Le soluzioni? Quelle di Innocenzo XII: meno spese per rendite di posizione, meno tasse, più welfare, più infrastrutture, più politica internazionale.

Dunque, se la ‘lezione’ di Innocenzo XII funziona, Matteo Renzi potrebbe:

  1. smagrire la Pubblica Amministrazione e digitalizzarla, creando economie
  2. intervenire sulle pensioni d’oro e sui patrimoni, aumentando le risorse per le pensioni di gran parte dei cittadini, finanziando correttamente l’INPS e riducendo debito e deficit (*intervenire sul patrimonio immobiliare romano adeguando catasto e affitti pubblici)
  3. semplificare i procedimenti, sostenere le infrastrutture e ridurre le tasse, per rilanciare investimenti, lavoro e commercio (*idem)
  4. sostenere la presenza e l’immagine internazionale dell’Italia partecipando a missioni ‘di pace’ (*delocalizzare le infrastrutture amministrative romane, creando lo spazio per l’upgrade turistico-culturale)

Esattamente quello che NON vogliono i suoi ‘compagni’ di partito o ‘alleati’ di maggioranza, i media che lo ‘sostengono’, i sindacati che ‘mugugnano’, i Cinque Stelle che gli si oppongono.

Ma Roma è sempre la stessa ed ogni male ha la sua cura.

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