Standard & Poor’s punisce le banche italiane: tagliato il rating a sette istituti di credito.
Un’altra batosta per chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile, dato che, così andando, aumenterà il costo del denaro?
Probabilmente, si.
Come non dover recriminare sulla scorrettezza di tante promesse quindicennali di “”stabilità e crescita dei mercati”, paventate dagli operatori finanziari a tanti sottoscrittori di mutui-casa?
Chi mai poteva credere che, per 15 o vent’anni, il costo del denaro rimanesse appiattito all’1% o poco più? E come non farsi due conti e realizzare che, anche se le cose fossero andate a gonfie vele, nel giro di un decennio i mutui a tasso variabile sarebbero risaliti pesantemente?
E che dire di Unicredit, il cui outlook è passato da stabile a negativo? Come non ricordare le incertezze degli analisti, quando si fuse con Capitalia?
E come non accorgersi della sua debolezza “storica”, visto che nacque da una progressiva fusione di soggetti deboli e/o piccolissimi come Credito Italiano, Credito Romagnolo, Cassa di Risparmio di Modena, Banca del Monte di Bologna e Ravenna, Banca Popolare del Molise, Cariverona, Cassa di Risparmio di Torino, Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Cassamarca, Caritro e Cassa di Risparmio di Trieste?
Per non parlare del’OPA su HBV che portò al controllo di Pekao e Bph, le due principale banche della Polonia che è un paese in grande salute …
Niente paura, in Italia gli scandali “alla Lehman Brothers” non esistono: buona parte della finanza è pubblica o papalina.
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