Andando a scemare l’onda dei Populismi, possiamo – forse – riprendere a ragionare su aspetti concreti della Politica e del governo di una Comunità o Nazione che sia.
La prima questione è come discernere, valutare, fare propria l’enorme mole di dati – apparentemente contraddittori o faziosi – che ci pervengono.
Quando cerchiamo di valutare la democraticità o la liberalità o l’equità di un sistema dovremmo anteporre un principio etico basilare nel campo medico: la concezione di ‘qualità della vita’ dei diretti interessati va anteposta, è prioritaria, rispetto all’idea che ne hanno studiosi e professionisti del settore.
Tenendo conto di questo, non resta che badare ai numeri della macroeconomia e della sociologia. I Grandi Numeri, non quelli di rilevazioni apposite su archi di tempo limitati (spot). E non quelli inficiabili da quesiti o interviste, se non dai pregiudizi accademici ed utilità politiche.
Il Crash finanziario e politico di inizio Millennio dovrebbe averci abbondantemente ammonito e ferito per poter dimenticare quanto siano rischiosi certi approcci economici, statistici, sistemici, politici.
Solo dati di sistema.
Usandoli, si finisce per scoprire che esistono regimi che limitano l’emancipazione femminile, ma – allo stesso tempo – hanno più donne laureate e in carriera di tante altre nazioni e/o che impongono corrispettive sanzioni ai maschi che violano le regole di ‘separazione tra i sessi’ con effetti decisamente più efficaci di dove si reiterano leggi e sanzioni per stalking e molestie o sevizie, ma va solo sempre peggio. Se non è zuppa, è pan bagnato …
Capita anche di scoprire che dove gli intellettuali sono limitati nell’espressione accade anche che la maggior parte della popolazione non è afflitta dai tabù – affermatisi in USA nei ’50 – del politically correct e del talk polite o della beautiful people oppure delle good manners.
Oppure viene a galla che la libertà di espressione – specie quella attenta o critica verso il Potere o il Business – è limitata per legge in certi stati, ma non è del tutto imbavagliata come nelle nazioni dove la Politica campa di promesse al vento?
Un dato tra i tanti: come altrimenti spiegare che la fiducia nelle News in Turchia o Svezia fossero identiche, secondo il Report Reuters di due anni fa, come Francia e Ungheria erano alla pari quanto a sfiducia?
O potremmo scoprire che le guerre civili causano – in realtà – un numero di morti paragonabile agli omicidi nelle terre di narcomafia.
Dovremmo riflettere sulla nozione di ‘terrore’ e di ‘sicurezza dello Stato’, se scopriamo che sono circa 150.000 gli omicidi, dal 2007 a oggi, dei Narcos nel solo Messico a fronte di circa 100.000 vittime civili in Siria, dal 2011 a oggi, o totali in Jugoslavia, dal 1991 al 1994.
Od, ancora, doversi confrontare con se stessi nello scoprire – numeri e fatti alla mano – che l’affermazione di un sistema antiprotezionistico, come quello vigente in Europa, ad esempio, ridurrebbe in miseria interi popoli e li condurrebbe alla guerra civile e al saccheggio.
Peggio, dover prendere irrevocabilmente atto che chi redistribuisce non fa altro che sussidiare il consenso di ceti improduttivi, incrementando il Debito pubblico e innescando un’ancor maggiore ingiustizia sociale a vertere sui ceti intermedi (e produttivi). Tatcher e Foucalt – da avverse barricate – erano perfettamente d’accordo almeno su questo, già 40 anni fa.
Per questo apprezzo i dati macroeconomici e strutturali delle Agenzie e, almeno un po’, diffido le così dette ‘valutazioni di soddisfazione degli utenti’ – nuova Bibbia dei Liberals … ma la Politica non è (solo) Marketing e la Società non si fonda solo sui Mi Piace’ …
Ed ho difficoltà a prendere sul serio quella regressione lineare, tanto amata dagli economisti quanto ‘rischiosa’ secondo fisici e ingegneri.
A proposito, per sapere quanto benessere c’è in una Società, basta … iniziare a contare quante ore di tempo libero abbiamo e quante di queste possiamo dedicarle ad hobbies (non intrattenimento, ma attività proattive)
Demata
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