La Stampa di oggi scrive:
“Un gruppo di congolesi, provenienti da tutta la regione, che stamani ha manifestato nel centro storico di Perugia in segno di solidarietà a Lumumba Diya,” “la cui posizione, visti gli ultimi sviluppi della vicenda (il Dna di Amanda e Meredith sul coltello da cucina, oltre a nessuna impronta dell’africano rinvenuta sul luogo del delitto, nè tracce ematiche nel pub che gestisce, le testimonianze degli avventori del locale che lo vogliono sul luogo di lavoro la notte del delitto) appare notevolmente ridimensionata.”
Accusato da una ragazza, poco attendibile e sotto l’effetto di cannabis ed alcool, è stato immediatamente sottoposto a provvedimenti restrittivi in base ad un potenziale pericolo di fuga.
Ha presentato un alibi dettagliato per quella sera, in buona parte confermato, ed avrebbe avuto una finestra di poco più di un quarto d’ora per commettere un delitto del genere.
Hanno detto solo bene di lui, non è pericoloso, vive da un ventennio in Italia, ha moglie e figlio qui, ha investito i suoi risparmi a Perugia.
Il tempo, e la Magistratura giudicante, ci diranno se è vero l’orrido flash della “bella addormentata”, del “giovane principe stregato” e dell’ “uomo nero cattivo”.
E se il signor Lumumba Diya, in attesa di ulteriori elementi probatori oltre la dichiarazione della Knox, fosse liberato a breve, in attesa di un eventuale giudizio, se non addirittura prosciolto?
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