Uno dei limiti maggiori nel salvataggio delle gestioni ospedaliere in crisi, che siano policlinici universitari o meno, consiste nella forte perequazione stipendiale e di posizione che esiste tra un dirigente medico e gli altri lavoratori. Un problema che esiste dovunque, ma che nella Sanità pesa di più.
Infatti, la differenza dei redditi tra uno specialista neoassunto ed un ‘barone’ può essere anche dal 1000%, la forza contrattuale ancor di più.
Così accade che, negli altri paesi, le organizzazioni degli infermieri e dei medici di basso livello siano spesso in contrapposizione con quelle che rappresentano il gothadegli strutturati ed i ‘superprofessionisti’. Come anche accade che le aziende siano costrette a doversi effettivamente consultare con le diferse istanze dei lavoratori e che debbano farlo alla pari, senza privilegiare una delle controparti.
In Italia no: l’Unione Europea ci ha appena deferiti alla Corte di Giustizia.
Infatti, la direttiva 98/59/CE obbliga i datori di lavoro, che devono effettuare licenziamenti collettivi, ad attivare le consultazioni con tutti i rappresentanti dei lavoratori al fine di ripartire in modo condiviso e concertato le dismissini di personale.
La legislazione italiana non obbliga le aziende (tra quelle sanitarie) a consultare i rappresentanti sindacali dei dirigenti e, secondo la Commissione europea, questa esclusione può “determinare un indebolimento ingiustificato della tutela di altre categorie di lavoratori sul posto di lavoro. In particolare, può rendere più difficile raggiungere la soglia di licenziamenti richiesta dalla legge per attivare la procedura di informazione e consultazione.” (La Repubblica)
Una questione davvero imbarazzante, specialmente se parliamo di qualcuno dei tanti ospedali non in grado di chiudere in bilanci in attivo.
Infatti, il non obbligo a consultare alcune categorie (anche se poi effettivamente consultate) comporta diverse conseguenze negative.
Ad esempio, il caso – come sta accadendo al Gemelli di Roma – in cui non si può avviare o concordare il pensionamento di tanti medici senior che hanno raggiunto i requisiti – con redditi mensili anche a 4 zeri – mentre si possono cassaintegrare ‘giovani’ infermieri, tecnici e portantini, il cui stipendio è di gran lunga inferiore.
Altro esempio, il comparto di dirigenza pubblica, dove le nomine ‘facili’ dei dirigenti, le carriere interne e lo spoyl system ‘ad escludendum’ appaiono come uno dei principali problemi dell’Italia presente e, soprattutto, che verrà.
Tra l’altro, il problema emerso dopo Tanentopoli, prima, e durante questa catastrofica Seconda Repubblica è che gli Yes Man hanno carriere lunghe, ma gambe corte. Al massimo sono in grado di trascinarsi da una scrivania ad un salotto … e proprio non meritano i priveligi che gli concediamo.
originale postato su demata
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