Ero a Napoli la sera che venne perla prima volta acclamato sindaco Bassolino.
La città era invasa dall’immondizia, non come oggi, ma abbastanza per parlare di assedio.
Erano da mesi in agitazione gli “spazzini”, come si chiamavano allora, vuoi per stipendi e diritti, vuoi per l’inconsistenza della gestione, vuoi per le infiltrazioni criminali di cui si lamentava già allora.
La mattina dopo, la città era uno specchio, incredibilmente, tra l’entusiasmo della gente e la diffidenza di pochi verso un tale prodigio.
I fatti dettero ragione ai pochi malfidati, ma non furono presi provvedimenti per evitare il disastro.
Il PD, allora PdS, continuò a candidare Bassolino, prima a sindaco e poi a governatore regionale.
I governi ed i parlamenti fecero leggi sullo smaltimento a base federale, ovvero provinciale, senza tener conto dell’esistenza di una delle aree più densamente abitate del mondo.
Bassolino non venne fermato, anzi fu “riconfermato” da Roma quale Commissario Straordinario, nonostante tutto quello che è scritto negli atti di processi che annunciatamente stanno andando in prescrizione.
Allorchè arrivati sul baratro del disastro ambientale e salutistico, arrivò Berlusconi con le leggi pseciali, l’esercito e le ricette da bar dello sport della Lega.
Risultati pressochè zero, nonostante sia prima che durante che dopo, nell’arco di un ventennio, si siano occupate della “problematica” ditte piemontesi, lombarde e venete. Tutte o quasi puntualmente finite in tribunale.
Oggi, la città ha finalmente un sindaco suo, mentre il disastro si ripresenta e mentre la calura estiva incalza.
Già due anni fa, ONU, Unione Europea ed Organizzazione Mondiale della Sanità incalzarono il governo Berlusconi (ed il suo ministro Maroni) ad intervenire in soccorso della popolazione.
Oggi, siamo punto e accapo, ma la colpa, ovviamente, è dei napoletani, come documenta questo video di una ruspetta che libera un vistoso blocco stradale spacciato per “così raccolgono la monnezza a Napoli”.
Peccato che Bassolino e Iervolino fossero casertani, che le maggiori aziende chiamate a rispondere sia settentrionale e che è a Roma che operano ancora oggi i principali artefici di questo disastro.
Ovviamente, la colpa è dei napoletani … e del loro spirito di sopportazione.
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