Finalmente, sotto l’onda degli scandali “eccellenti”, i nostri partiti sembrano essersi decisi a limitare la ruberia dei rimborsi elettorali, che ci vede in testa ai paesi civilizzati, seguiti, a quanto sembra, da una insospettabile Germania.

Infatti, i dati diffusi da Linkiesta – indiscutibilmente “macro” ed inappellabilmente “iper” – dimostrano che, se in Italia “piove, governo ladro”, non va molto meglio la Germania della Grosse Ammucchiata e dell’ex-Cancelliere socialdemocratico Schroeder “prestato” alle lobbies dell’energia.
Finanziamento annuale dei partiti
- Francia: circa 80 milioni di euro
- Spagna: circa 80 milioni di euro
- Germania: circa 330 milioni di euro (Fondazioni)
- Italia: circa 260 milioni di euro
Stipendi dei parlamentari
- Francia: circa 7.000 euro
- Spagna: circa 3.000 euro
- Germania: circa 8.000 euro
- Italia: circa 12.000 euro
N.B. al netto di diaria, indennità di residenza, spese di viaggio e trasporto, spese di segreteria, spese per assistenza sanitaria, assegno vitalizio e di fine mandato.
Rimborsi Elezioni legislative
- Francia: circa 44 milioni di euro
- Spagna: circa 130 milioni di euro
- Germania: massimo 133 milioni di euro
- Italia: oltre 470 milioni di euro (dati 2001)
- Unione Europea: 1,8 miliardi di euro
N.B. I partiti italiani hanno percepito, nel 2009, 250 milioni di euro come rimborsi elettorali per il Parlamento dell’Unione.
Quali conclusioni possiamo trarne? Non poche e piuttosto specifiche.
Innanzitutto, il doppio sistema di finanziamento – per voti raccolti ed “ordinario” alle strutture politiche – che vige in Italia e Germania è la principale causa di sovracosto della politica, oltre che di sudditanza dell’eletto verso il partito. O gli uni o le altre.
In secondo luogo, non è pensabile che un politico italiano possa godere di un “reddito” mensile triplo o quadruplo rispetto ad un collega tedesco o francese.
Inoltre, sia il sistema delle fondazioni – tedesco ma non solo – andrebbe profondamente rivisto sia, soprattutto, non è nota la situazione immobiliare e mobiliare dei singoli partiti.
Infatti, la “situazione finanziaria” dei partiti (e dei sindacati) non è affatto irrilevante.
Ad esempio, è legittimo che un partito usi i rimborsi per ripianare debiti o pignoramenti? Ed è giusto che i partiti “immobilizzino” – ovvero investano – somme derivanti dai rimborsi elettorali? E siamo sicuri che sia legittimo usare i rimborsi elettorali – che non pochi paesi destinano ai “candidati” – per il finanziamento ordinario della struttura partito?
Di tutto questo non sembra che se ne parli. Anzi, di tutta fretta i nostri (clepto)partiti vorrebbero approvare i “pannicelli caldi”, ovvero un miserrimo decreto che porti la certificazione alla Corte dei conti, che metta i bilanci sul web con indicazione dei finanziamenti oltre 5mila euro e basta.
Il “loro” problema sono i “furti interni”, mica altro …
originale postato su demata
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