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Sony ed il crash della Playstation

28 Apr

George Hotz (Glen Rock, 2 ottobre 1989) è un giovane programmatore che l’anno scorso aveva sviluppato e pubblicato un software libero e legale che permette di sfruttare le prestazioni degli iPhone al massimo.

Un’operazione che gli hacker chiamano “jailbreak” e che è finalizzata a “liberare” l’hardware dai limiti artificiali creati via-software dalle case costruttrici per motivi commerciali.

E’ un problema diffuso tra le tecnologie, che spesso sfruttano meno della metà del proprio potenziale per i parametri imposti da accordi e cartelli commerciali.
Visto il successo con l’iPhone, il giovanissimo George Hotz aveva iniziato a cimentarsi con la Playstation della Sony e, in gennaio, aveva pubblicato alcuni codici ed alcune procedure per “sbloccare” il giocattolo che ben 70 milioni di persone amano.
Hotz voleva permettere alle Playstation di eseguire anche software libero e sistemi operativi come Linux.

A questo punto la Sony accusava il ragazzo di violare il Digital Millennium Copyright Act per una procedura che, si noti bene, se fatta su un cellulare non è considerata vietata.
A dire di Riley Russell, legale della Sony, il programmatore andava processato “per proteggere la proprietà intellettuale e i consumatori” (sic!).

Adesso, George Hotz rischia una condanna federale per diverse decine di migliaia di dollari, anche se ha ragggiunto un accordo con la Sony pochi giorni fa, e il magistrato gli ha già chiuso gli account Twitter, YouTube e PayPal, oltre ad oscurare la pagina incriminata, che, intanto, era rimbalzata in mirroring su mezza rete.
L’unico commento è stato, tramite una email inviata a Wired.com: “Non mi piace la censura, non mi piace la censura ai miei danni. State tranquilli, sto combattendo la mia battaglia, nel miglior modo che conosco”.

Naturalmente, la comunità hacker mondiale era rimasta alquanto turbata dall’accanimento dimostrato dalla potentissima casa giapponese contro un ragazzo “inerme”, colpevole solo della sua intelligenza.

Il 20 aprile scorso, il sito della Sony che serve 77 milioni di amanti della Playstation iniziaa ad avere seri problemi, fino a pervenire al black out, mandando offline i servizi «Psn» (Playstation Network) e «Qriocity» (video e musica).
Il 25 aprile, un comunicato della casa giapponese informava che si era verificato un attacco da parte di un gruppo di hacker, gli Anonops, che dal 5 aprile scorso avevano condotto un attacco “Denial of service” contro i server nipponici, in sostegno di Geo Hotz.
A questo comunicato, facevano risposta gli hacker, che rigettavano le accuse e accusavano la Sony di incompetenza, la quale correggeva il tiro è parlava di «persona non autorizzata».

Un attacco dall’interno? Un furto di nomi, date di nascita, indirizzi, codici postali, password, e-mail, numeri delle carte di credito, come quelli che vediamo nei film?
Secondo l’esperto informatico di La Stampa, Anna Masera, “è la domanda che sta rimbalzando fra gli esperti informatici, secondo cui è più probabile che si tratti o di un attacco criminale organizzato oppure di un difetto di sistema della Sony, che è criticata perché adopera un sistema proprietario chiuso e quindi non permette a nessuno di sapere come funziona e quali siano le sue vulnerabilità. E’ lo stesso problema dei sistemi proprietari di Microsoft e di Apple, a differenza dei software open source.”

Intanto, il diretto concorrente della Playstation Sony, la Nintendo Wii, ha annunciato la presentazione, il 7 giugno a Los Angeles, della nuova consolle.