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Corona: die italienischen Regeln

12 Mar

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Die Menschen müssen das Haus nicht verlassen und müssen in ihrer eigenen Dauer bleiben, wenn nicht aus triftigen gehört.
Maximal zwei Personen im Auto, wenn nicht erledigt.

Keine Transportsperre.
Alle öffentlichen und privaten Verkehrsmittel vertreten werden.

Zivil- und religiöse Zeremonien ausgesetzt. Schulen und Universitäten geschlossen

Die Menschen können das Haus verlassen, um Lebensmittel zu kaufen und für das Nötigste.
Die Geschäfte werden immer wieder aufgefüllt. Der Warentransit ist nicht beschränkt.

Bei Symptomen einer Atemwegsinfektion oder Fieber über 37,5 ° C wird dringend empfohlen, zu Hause zu bleiben, einen Arzt aufzusuchen und den Kontakt mit anderen so weit wie möglich zu beschränken.
Es gibt ein absolutes Verbot, das Haus für diejenigen zu verlassen, die unter Quarantäne gestellt oder positiv auf das Virus getestet wurden.

Wer aus gesundheitlichen Gründen oder aus Gründen der Notwendigkeit das Haus verlässt, um zur Arbeit zu gehen, muss eine Selbsterklärung bei der Polizei ausfüllen.
Sie können mit dem Hund ausgehen, aber nur zur täglichen Behandlung seiner physiologischen Bedürfnisse und für tierärztliche Untersuchungen.

Geschäft, das offen bleiben kann:

Supermärkte, Minimärkte und Lebensmittelgeschäfte (Bäcker, Fischhändler, Metzger, Pizzastücke usw.)
Apotheken, Kräuterkundige, Parfümerien, Seifenläden, chemische Reinigungen, Zoohandlungen,
Computer-, Foto- und Optikgeschäfte
Tankstellen, Tabakhändler und Zeitungshändler
Baumarkt und alle Handwerker (Mechaniker, Tischler, Elektriker, Klempner usw.)
Büros und Fabriken

Verstöße gegen die Bestimmungen werden mit einer Verhaftung von bis zu drei Monaten oder einer Geldstrafe von bis zu 206 Euro geahndet.

Demata

Ebola Story 3: Africa tra quarantena totale e intervento militare USA

16 Ott

Ebola è un batterio (RNA) appartenente alla famiglia Filoviridae, è estremamente aggressivo per l’uomo ed è classificato in categoria A come potenziale agente di bioterrorismo dal  Working Group on Civilian Biodefense irlandese.

Causa una gamma di sintomi quali febbre, vomito, diarrea, dolore o malessere generalizzato e a volte emorragia interna e esterna  fino alla morte ( 50% all’89% secondo il ceppo virale), solitamente dovuta a shock ipovolemico o sindrome da disfunzione d’organo multipla.

In termini di biodifesa, una febbre emorragica virale presenta seri rischi (Irish W. G.C.B.) a causa di:
1. alta morbilità e mortalità;
2. potenziale  trasmissione da persona a persona;
3. bassa dose infettante e alta infettività mediante la diffusione di aerosol, con una capacità commisurata a causare grandi focolai;
4. vaccino efficace non disponibile o disponibile solo in quantità limitata;
5. in grado di causare ansia tra il pubblico e gli operatori sanitari;
6. stabilità ambientale.

E’ di ieri la notizia che secondo l’Association of American Physicians and Surgeons “la diffusione Ebola non può essere fermata fino a che i trasporti da aree endemiche non sarà vietato”.
La portavoce della maggiore associazione dei medici statunitensi, Lee Hieb, ha anche precisato che:

  1. negli USA esistono solo quattro ospedali di bio-contenimento
  2. i sistemi standard (abito di carta, guanti in lattice, maschere e visiera) sono davvero inadeguati per Ebola
  3. non stiamo facendo le cose più elementari di cui abbiamo bisogno di fare per contenere un contagio.

Riguardo l’idea di Barak Obama di inviare truppe statunitensi nelle zone dove si espande il contagio, Lee Hieb ha anche commentato “Abbiamo una sorta di tradizione nell’impegnare truppe senza un buon progetto strategico. Qual è il nostro piano? Non ho mai sentito il piano. E se facciamo il punto  16 sanitari di Medici Senza Frontiere, come altri provenienti dagli Stati Uniti, sono loro stessi infetti pur essendo personale altamente qualificato e addestrato. Ora ci accingiamo ad inviare Lance Corporal Smith laggiù e non credo che potremo venirne fuori senza che alcuni di questi ragazzi resteranno infettati”.

Il dottor Lee Hieb ha anche tranquillizato la popolazione ricordando che ebola non è il vaiolo, che si trasmette con estrema facilità per via aerea, come l’ultimo caso registrato in Europa, quando un unico paziente aveva contagiato e ucciso sei allievi infermieri perchè il suo respiro era andato dalla sua finestra ad un’altra finestra in ospedale.

Al momento, dunque, la prima opzione è quella di mettere in quarantena intere regioni dell’Africa, impedendo il rientro a casa di chi si recasse lì per molti giorni. Una scelta che confluirebbe inevitabilmente nel mettere progressivamente tutta l’Africa in quarantena (ovvero abbandonarla a se stessa), mentre Ebola avanza nel continente, e nel trasformare – prima o poi –  tutti coloro che arrivano da lì (neri, maghrebini e egiziani) in potenziali untori.

Il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim: “Ebola ha un impatto potenzialmente catastrofico, in gioco c’è il futuro dell’Africa. Il virus  ha già avuto un profondo impatto su milioni di persone in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Molte attività hanno chiuso, le compagnie aeree cancellano voli e gli scambi commerciali si sono ridotti. Le stime di crescita sono state tagliate significativemente’‘.

La quarantena verso l’Africa è un’ipotesi orribile dal punto di vista umanitario, terribile per il ritorno alla politica dei grandi blocchi, catostrofica per l’economia a medio termine, ma … secondo i sostenitori, almeno eviterebbe l’estendersi del contagio nel nord del mondo e la chiusura delle frontiere di tutti verso tutti, cioè la Guerra.

La seconda opzione è di mantenere le attuali misure, sperando che il contagio si allarghi lentamente e che al più presto arrivi quel vaccino che almeno da vent’anni cercano in tanti … ma Ebola si diffonderebbe comunque nelle aree maggiormente abitate, quanto meno in tutto il Terzo Mondo, innescando  un meccanismo di infezione omologa da uomo a uomo con un crescente numero di contagiati tra la popolazione fino a collasso del sistema sociale, finchè l’epidemia non si estingue da sola a causa del crollo demografico  …

L’utilizzo di militari statunitensi comporta sia il rischio che estendano il contagio a casa loro sia che  possano ritrovarsi tagliati fuori dal rientro per mesi o anni e – peggio – additati come untori dalla popolazione locale.

E il rischio maggiore al momento -in termini di ‘salto di qualità’ della crisi – è rappresentato dalla possibilità che Ebola approdi in India e Brasile, dove miseria e megalopoli fornirebbero il ‘materiale  umano’ di cui il batterio è affamato.

Infatti, l’India solo ieri ha accettato di rimpatriare ben 112 dipendenti della Afcons (terzo gruppo indiano nelle costruzioni) in fuga da diversi stati africani, di cui uno potenzialmente infetto, mostrando al mondo le poco rassicuranti immagini delle dotazioni di protezione del personale sanitario indiano. In Brasile  il responsabile per la vigilanza sulle epidemie del ministero della Salute, Jarbas Barbosa, ha confermato il primo probabile caso di ebola nello stato meridionale del Paranà.

segue

Ebola Story 1: quali i rischi di trasmissione e contagio?

 Ebola Story 2: il contagio arriva negli USA. Perchè fa così paura?

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Ebola Story 2: il contagio arriva negli USA. Perchè fa così paura?

15 Ott

Ebola, arriva il secondo caso ‘nativo’ negli USA e Obama convoca un vertice d’urgenza alla Casa Bianca. Agitazione anche tra i leader europei –  Renzi, Merkel, Hollande, Cameron – che si tengono in costante contatto, mentre centinaia di persone sono già in quarantena.

Perchè fa così paura?

Finora, si riteneva che le epidemie fossero scoppiate nelle aree più povere ed isolate  a causa della carenza di strumenti appropriati e di protocolli igienico-sanitari. E fino ad un mesetto fa era fuori dubbio che Ebola non si trasmettesse al di fuori del contatto con fluidi corporei infetti.
Oggi no.

Solo per il ceppo Reston si era ipotizzato un elevato rischio di trasmissione via aerea, ma i filippini infetti erano risultati tutti asintomatici. Come anche, si riteneva che il contagio potesse avvenire solo nell’arco di una-due settimane dai sintomi, mentre oggi sappiamo che non è così, come sappiamo che anche dopo la guarigione lo sperma e il latte materno restano infetti.

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In pratica Ebola sembra abbinare diverse delle caratteristiche dei più pericolosi agenti patogeni della storia umana:

  1. l’agente virale è un batterio come per la peste, il colera, la lebbra e molte febbri emorragiche o ricorrenti di origine epidemica
  2. la trasmissione del contagio attraverso la pelle  della peste e della lebbra o tramite i fluidi corporei e le feci del colera, del tifo e dell’AIDS
  3. una parte della sintomatologia coincide con quella del colera, in parte con quella della peste  in parte con quella delle altre febbri emorragiche o ricorrenti di origine epidemica.

Ebola è la tipica malattia epidemica che si diffonde aggredendo le aree maggiormente abitate, innescando  un meccanismo di infezione omologa da uomo a uomo con un crescente numero di contagiati tra la popolazione fino a collasso del sistema sociale, finchè l’epidemia non si estingue da sola a causa del crollo demografico.

Meno di due mesi fa, presumendo l’impossibilità di trasmissione aerea l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva previsto  oltre 20.000 casi al termine dell’epidemia, ma secondo Christian Althaus dell’Università di Berna, anche lui costruttore di modelli computazionali per la diffusione dell’epidemia, il conteggio finale potrebbe essere superiore a 100.000 casi.
Dall’agitazione crescente e dai livelli di quarantena che vengono applicati, anche centomila casi potrebbero rivelarsi una sottostima notevole: ad oggi il bilancio delle vittime dell’epidemia è saito in pochi mesi a 4.500 morti, senza contare che gli epidemiologi sul posto sottolineano la concreta possibilità che molti casi non vengano denunciati e registrati dalle autorità sanitarie.

Dunque, i Potenti del mondo stanno iniziando a chiedersi come funzionerà il mondo ‘durante e dopo Ebola’.

(segue Ebola Story 3: Africa tra quarantena totale e intervento militare USA)

(precedente Ebola Story 1: quali i rischi di trasmissione e contagio?

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Ebola contagion: the state of art

4 Ago

It was 1976, in the valley of Ebola in the Democratic Republic of Congo (former Zaire), when it was recognized for the first time a virus – belonging to the family Filoviridae – extremely aggressive to humans, causing a lethal hemorrhagic fever with 88% .
Ebola hemorrhagic fever is a range of symptoms such as fever, vomiting, diarrhea, generalized pain or malaise, asthenia and only sometimes external and internal bleeding. Some believe (PE Olson, CS Hames, AS Benenson, EN Genovese – 1996) that the Plague of Athens – which afflicted the city from 429 BC to 427 BC and which Thucydides tells us – was a kind of Ebola haemorrhagic fever.

Some populations of lowland gorillas, chimpanzees and antelope of central Africa are carriers of the virus and have been decimated by Ebola, which is, above all, in three species of bats (Hypsignathus monstrosus, Epomops franqueti, Myonycteris torquata) spread throughout the Afro-Asian equatorial belt that have been voted as natural hosts or viral stocks.
The chain ‘food’ sees the bats leave partially eaten fruits and contaminated by saliva, of which land mammals such as gorillas and antelopes then will eat.

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Among humans, the virus is transmitted by direct contact with infected bodily fluids, or, in lesser proportion, by epidermal contact or with the mucous membranes. The incubation period can range from 2 to 21 days, but is generally 5-10 days.

Although viral transmission by air, between monkeys, has been demonstrated in the course of an accidental epidemic occurred in American laboratories located in Virginia, but there is little evidence of human to human transmission routes.

In the early stages Ebola does not seem to be extremely contagious contact with affected individuals as in the early stages does not seem to cause the disease, but as the disease progresses, bodily fluids in the diarrhea, blood in vomit and represent an extreme biohazard.
There is no cure or vaccine, only when the sick are handled promptly we have  a 30-50% of survivals.

So far, due to the lack of appropriate tools and protocols of sanitation, epidemics had broken out in the poorest areas and isolated, but now Ebola has come to the millions people town – as  Conakry, Freetown and Monrovia – and continues to expand despite modern hospitals and trained personnel.

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Since March, there have been more than 1.20o Ebola cases and 672 deaths in Guinea, Liberia and Sierra Leone, as well as several others for infected travelers returning to their countries, including a woman from Hong Kong, a Briton and two Nigerians.

But what makes it so dangerous?

“There are no direct flights from West Africa to Hong Kong, but an infected person has arrived in the city by air,” said the Minister of Health of China – “Since Ebola is a highly contagious disease, suspected cases will be put into isolation soon as they are identified. “(South China Morning Post)
Same concerns from the British Foreign Secretary Philip Hammond: in all cases the infected people had been tested for Ebola that was negative.
And ‘this is the reason why the World Health Organization declared’ out of control ‘the epidemic.

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The possibility that, taking advantage of promiscuity, and the degradation of the Underworld illegal, Ebola can ‘win’ a city … as in the horror novel The Hot Zone by Richard Preston.

Until now it was thought unlikely that Ebola could be developed with characteristics pandemic worldwide, because of its difficulty to spread by air.
This time, Ebola has been more insidious because less identifiable symptoms: only half of the patients presented cutaneous or internal bleeding but, in the rest of the cases, are prevalent fever and intestinal manifestations and the epidemic had been brewing for months in small villages and widened the metropolitan slums .

In addition, the definition of “highly contagious” – given by the Minister of Health of China – riferisi goes to the fact that the transmission through oral exposure and through conjunctiva is probable and has been confirmed in non-human primates (Jaax NK, Davis KJ, Geisbert TJ, P Vogel, Jaax GP, Topper M, Jahrling PB – FEB 1996) and has been demonstrated in the laboratory (Johnson E, Jaax N, White J, Jahrling P – Aug 1995) that enough drops of 0.8 -1.2 micrometers to ‘contain’ the pathogenic potential, ie the virus.
Recently, it has been shown to be transmissible from non-contact by pigs in non-human primates. (Weingartl HM, Embury-Hyatt C, Nfon C, Leung A, Smith G, G Kobinger – 2012)
It is not a coincidence Ebola and other haemorrhagic fevers have also been classified as Class A biological weapon, such as anthrax or botulism. (EK Leffel, Reed DS – 2004)

But to complicate the landscape, there are two incidents that occurred in the U.S. between 1989 and 1990.
The first took place at the Hazleton Research Products’ (HRP) Reston when they were quarantined (standard procedure) one hundred macaques (Macaca cynomolgus fascicularis) resulted affected by Ebola and sent by Ferlite Farms on the island of Mindanao, in the Philippines, via Manila, Amsterdam and New York. In that case – inexplicably as incubation period of EBO in nonhuman primates is 5-7 days – were also infected monkeys arrived 30 days later the macaques and segregated in a different area of ​​quarantine.

Six of the 178 people who had had contact with the infected monkeys showed serological evidence of infection with Ebola-Reston, but without developing a disease-related filovirus.
Out of 550 people with different levels of exposure to the monkeys (or monkey tissues or body fluids), 7.6% tested positive for at least one of filoviruses (EBO-Z, EBO-S, EBO-R, EBO-CI, MBG) but none of the 42 had a disease caused by a filovirus.
The case of the infected monkeys in the United States urged the Philippine government to monitor workers Ferlite Farms: about 186 people twelve showed serological evidence of infection with EBO-R, while forty indirect immunofluorescence test was positive, but showed no symptoms detectable.

However, at the moment, the precautions to be observed for Ebola are the same as for the other viruses that are transmitted by contact (HIV and Hepatitis C): good hygiene habits, such as hand washing and use of gloves and masks , proper management of hypodermic needles and aseptic techniques.

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The Plague of Athens

According to Daniel Bausch, an expert at Tulane University School of Public Health and Tropical Medicine in New Orleans interviewed by Wired, according to which “could happen? I think so. Would turn into an epidemic too? I do not believe. The screening at airports are essential, but there would have to worry even if it were to be some chance of infection, it is sufficient that health workers should take appropriate precautions. “

Measures which, however, were used by Dr. Kent Brantly and nurse Nancy Writebol, just returned to the U.S., after contracting the infection.

Therefore, as explained to the newspaper Done Pierangelo Clerici, president of Italian clinical microbiologists : “what bothers most of this time, however, the jump is that the virus has made ​​a Guinea … it would be good that even Italy began to activate measures of attention in airports and reception centers” even if it has direct flights with countries there is officially an epidemic.

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Ebola Story 1: quali i rischi di trasmissione e contagio?

4 Ago

Era il 1976, nella valle di Ebola della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), quando venne riconosciuto per la prima volta un virus appartenente alla famiglia Filoviridae estremamente aggressivo per l’uomo, che causava una febbre emorragica con esiti letali dell’88% .
La febbre emorragica dell’Ebola comprende una gamma di sintomi quali febbre, vomito, diarrea, dolore o malessere generalizzato, astenia e solo a volte emorragia interna e esterna. Alcuni ritengono (Olson PE, Hames CS, Benenson AS, Genovese EN – 1996) che la Piaga di Atene, che afflisse la città dal 429 a.C. al 427 a.C e di cui narra Tucidite, fosse una febbre emorragica del genere di Ebola.

Alcune popolazioni di gorilla di pianura, scimpanze e antilopi dell’Africa centrale, portatrici del virus, sono state decimate da Ebola, che è presente, soprattutto, in tre specie di pipistrelli (Hypsignathus monstrosus, Epomops franqueti,  Myonycteris torquata) diffuse in tutta la fascia equatoriale afroasiatica sono state  ritenute ospiti naturali o riserve virali.
La catena ‘alimentare’ vede i pipistrelli abbandonare frutti parzialmente mangiati e contaminati dalla saliva, dei quali i mammiferi terrestri come i gorilla e le antilopi poi si nutriranno.

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Tra gli esseri umani, il virus viene trasmesso mediante il contatto diretto con i fluidi corporei infetti, oppure, in minor proporzione, per via epidermica o per contatto con le membrane mucose. Il periodo di incubazione può variare dai 2 ai 21 giorni, ma generalmente è di 5–10 giorni.

Sebbene la trasmissione virale per via aerea tra scimmie sia stata dimostrata nel corso di un’epidemia accidentale verificatasi in laboratori americani situati in Virginia , vi è una scarsa evidenza di trasmissioni aeree da uomo a uomo.

Nelle prime fasi l’Ebola sembra non essere estremamente contagioso: il contatto in fase precoce con individui colpiti sembra non causare la malattia, ma come la malattia progredisce, i fluidi corporei presenti nella diarrea, nel vomito e nel sangue rappresentano un rischio biologico estremo.
Non esistono cure o vaccini, solo quando gli ammalati vengono gestiti prontamente a livello sintprobabilità di sopravvivenza.

Finora, a causa della carenza di strumenti appropriati e di protocolli igienico-sanitari, le epidemie erano scoppiate nelle aree più povere ed isolate, ma ormai Ebola è arrivato alle città aereoportuali (Conakry, Freetown e Monrovia) e, nonostante ospedali moderni e personale addestrato, continua ad espandersi.

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Dal mese di marzo, sono stati registrati oltre 1.20o casi di Ebola e 672 morti in Guinea, Liberia e Sierra Leone, oltre a diversi altri per viaggiatori infetti rientrati nei propri paesi tra cui una donna di Hong Kong, un britannico e due nigeriani.

“Non ci sono voli diretti da West Africa a Hong Kong, ma una persona infetta è arrivata in città in aereo”, ha dichiarato il ministro della Salute cinese – “Dal momento che Ebola è una malattia molto contagiosa, casi sospetti saranno messi in isolamento, non appena sono identificati.” (South China Morning Post)
Medesime preoccupazioni dal British Foreign Secretary Philip Hammond: in tutti i casi le persone infette avevano fatto un test per Ebola che era risultato negativo.

E’ questo il motivo per il quale l’Organizzazione Mondiale per la Salute ha dichiarato ‘fuori controllo’ l’epidemia. Ma cosa lo rende così pericoloso?

La possibilità che, avvantaggiandosi della promiscuità, del degrado e dell’underworld illegale, Ebola possa ‘conquistare’ una città … come nel romanzo horror The Hot Zone di Richard Preston

 

a-map-of-africa-giving-dataFinora si riteneva piuttosto improbabile che Ebola potesse svilupparsi con caratteristiche pandemiche a livello mondiale, per via della sua difficoltà a diffondersi per via aerea.
Stavolta Ebola si è mostrato più insidioso perché da sintomi meno identificabili: solo una metà dei malati presenta  emorragie cutanee o interne, nel resto dei casi sono prevalenti febbre e manifestazioni intestinali e l’epidemia covava da mesi nei piccoli villaggi per poi allargarsi alle bidonville metropolitane.

Inoltre, la definizione di “malattia molto contagiosa” – data dal ministro della Salute cinese – va a riferisi al fatto che la trasmissione attraverso l’esposizione orale e attraverso la congiuntiva è probabile ed è stata confermata in primati non-umani  (Jaax NK, Davis KJ, Geisbert TJ, Vogel P, Jaax GP, Topper M, Jahrling PB –  Feb 1996) e in laboratorio è stato dimostrato (Johnson E, Jaax N, White J, Jahrling P – Aug 1995) che bastano gocce di 0,8-1,2 micrometri  per ‘contenere’ il potenziale patogeno, cioè il virus.
Recentemente, è stata dimostrata la trasmissibilità senza contatto da suini a primati non umani. (Weingartl HM, Embury-Hyatt C, Nfon C, Leung A, Smith G, Kobinger G – 2012)
Non a caso Ebola e altre febbri emorragiche sono anche state classificate come armi biologiche di categoria A, come l’antrace o il botulino.  (Leffel EK, Reed DS – 2004)

Ma a complicare il quadro ci sono due incidenti avvenuti negli USA tra il 1989 e il 1990.
Il primo avvenne presso la Hazleton Products Research ‘(HRP) di Reston quando vennero messi in quarantena (procedura standard) cento macachi (Macaca fascicularis Cynomolgus) affetti da Ebola ed inviati dalla Ferlite Farms nell’isola di Mindanao, nelle Filippine, tramite Manila, Amsterdam e New York. In quel caso – inspiegabilmente   dato che  periodo di incubazione di EBO nei primati non umani è di 5-7 giorni – vennero contagiate anche le scimmie arrivate 30 giorni dopo i macachi e segregate in una diversa area di quarantena.

Sei delle 178 persone che avevano avuto contatti con le scimmie infette mostrarono evidenza sierologica di infezione con Ebola-Reston, ma senza sviluppare una malattia filovirus-correlata.
Su 550 persone con diversi livelli di esposizione alle scimmie (o tessuti di scimmia o fluidi corporei) il 7,6%  risultò positivo ad almeno uno dei filovirus (EBO-Z, EBO-S, EBO-R, EBO-CI, MBG), ma nessuno dei 42 ebbe una malattia causata da un filovirus.
Il caso delle scimmie infettate negli Stati Uniti spinse il governo filippino a monitorare  i lavoratori della Ferlite Farms: su 186 persone, dodici mostravano evidenza sierologica di infezione da EBO-R, mentre una quarantina risultava positiva al test immunofluorescenza indiretta, ma non avevano mostrato sintomi rilevabili.

Ad ogni modo, al momento, le precauzioni da osservarsi per Ebola sono le stesse che per gli altri virus che si trasmettono per contatto (HIV e Epatite C): buone abitudini di igiene, come lavarsi le mani e l’uso di guanti e mascherine, corretta gestione di aghi ipodermici e tecniche asettiche.

Citizens Collapsing

La Piaga di Atene

Secondo Daniel Bausch, esperto della Tulane University School of Public Health and Tropical Medicine di New Orleans intervistato da Wired, secondo il quale “Potrebbe succedere? Penso di sì. Si trasformerebbe in un’epidemia anche da noi? Non credo. Gli screening negli aeroporti sono fondamentali, ma non ci sarebbe da preoccuparsi nemmeno se dovesse presentarsi qualche caso di infezione, basterebbe che gli ufficiali sanitari prendano le adeguate precauzioni”.

Misure che, comunque, erano usate dal dottor Kent Brantly e dall’infermiera Nancy Writebol, appena rientrati in USA, dopo aver contratto l’infezione.

Dunque, come spiegava al Fatto Quotidiano Pierangelo Clerici, presidente dei microbiologi clinici italiani: “quello che preoccupa di più questa volta però è il salto che il virus ha fatto un Guinea … sarebbe bene che anche l’Italia iniziasse ad attivare misure di attenzione negli aeroporti e nei centri di prima accoglienza” anche se non ha voli diretti con i Paesi vi è ufficialmente l’epidemia.

 

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Influenza A, emergenza a Roma?

14 Gen

Arriva l’influenza A (ceppo H3N2 come raccontato in un altro post link) e se altrove, in Italia ed all’estero, ci si prepara ad un paio di settimane di emergenza influenzale, a Roma i cittadini e le infrastrutture sanitarie non possono altro che preoccuparsi, dopo che addirittura si sono bloccate le ambulanze, giorni fa, perchè mancavano lettighe e letti nei pronti soccorsi.

Ovviamente, non ci si pone – in termini generali – il problema di ampliare e rinnovare i pronti soccorsi, magari a carico di qualche reparto poco blasonato o frequentato, come non ci pone l’evidenza che un’epidemia influenzale, se non si vuole l’assalto agli ospedali, va gestita a livello di ASL e di medici di base.
In tutto ciò, Gianni Alemanno annuncia che “il sistema sanitario romano rischia di saltare”, come se non fosse evidente, al confronto con Milano od una città europea, che è ‘già saltato’.

Un equivoco che persiste nelle dichiarazioni del senatore Domenico Gramazio, vicepresidente della Commissione Sanità, secondo il quale “il rischio è che se nelle strutture private non si pagano gli stipendi, si arriva a febbraio con un sistema fortemente compromesso e un sistema pubblico sottomesso ai tagli. Le due cose insieme fanno saltare il sistema”.

Il punto, però, è che i tagli sono di mesi ed anni fa, che le strutture private convenzionate sottraggono utenza a quelle pubbliche, portandole alla chiusura, e che finora nessuno a fatto nulla, se non attendere ulteriori contributi statali, e la riprova è nel fatto che – pochi o solo mal dislocati che siano posti letto e reparti – non esiste neanche quel livello minino di organizzazione necessaria per gestire una seria influenza, ovvero garantire che ambulanze e pronti soccorsi fungano da HUB di accesso alla rete ospedaliera romana e che i medici di base visitino a domicilio i pazienti che ne necessitano.

Due cose, queste, che potrebbero essere garantite subito, visto che sono ‘già pagate’, già rientrano nelle funzioni istituzionali per le quali paghiamo tasse e ticket e, dunque, non richiedono ulteriori finanziamenti.
Due disastri che nulla hanno a che vedere con epidemie e pandemie.

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Influenza, cosa c’è da sapere

14 Gen

L’influenza che arriverà quest’anno sembra particolarmente virulenta: negli Stati Uniti gli ospedali sono sotto assedio e tra i morti si contano già molti bambini. Secondo Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, “il ceppo prevalente quest’anno è l’H3N2, quello più virulento, e anche se il picco non è ancora stato raggiunto abbiamo già migliaia di malati nel Paese”.

Il bollettino del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) precisa, anch’esso, che “un fattore che delinea la gravità di questa influenza stagionale è che il ceppo predominante è quello dell’influenza A (H3N2) (76%) e che, di solito, questo comporta un più alto numero di ospitalizzazioni e morti.”

Parliano di un sottotipo del virus dell’influenza A, codificato  subtype H3N2, un ceppo che, secondo le stime, uccide circa 36.000 persone l’anno solo negli Stati Uniti, che può infettare anche uccelli e mammiferi. In particolare, la maggior parte dei virus isolati nei maiali contengono geni umani (HA, NA, and PB1), suini (NS, NP, and M), and aviari (PB2 and PA).

Nulla di nuovo per il genere umano, visto che, secondo la scienza, sono  gli uccelli il crogiolo evolutivo da cui arrivano i virus influenzali da milioni di anni: sono i “bacini di coltura” di tutti i sottotipi dell’Orthomyxovirus di tipo A. Utile precisare che l’H3N2 in questione non ha nulla a che vedere con i ceppi della cosiddetta ‘peste aviaria’, che sono codificati H5 ed H7,  tra cui l’H5N1 che si è trasmesso dagli uccelli agli uomini e che, dal 1997 al 2007, ha colpito diverse centinaia di persone con un tasso di mortalità superiore al 50%.

Venendo all’influenza in corso, ricordiamo che il sottotipo H3N2 ( meglio i suoi ceppi, visto che continua a mutare nel tempo) è stato il virus che ha ucciso un milione di persone al suo esordio ufficiale, nel 1968, con la cosidetta influenza di Hong Kong. Il suo progenitore, il virus H2N2 (influenza di tipo A), negli anni 1957-60 fece circa due milioni di morti, scatenando una pandemia influenzale di origine aviaria, rimasta famosa come l’influenza asiatica.

Non sarà un inverno facile, dunque, ma non è arrivato ancora il momento che la nostra civilizzazione venga messa a rischio da una pandemia letale.

Intanto, si iniziano a contare i casi anche in diverse zone d’Italia, soprattutto Lombardia e Sardegna, ma al momento senza particolari allarmi, anche perchè – come informa il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute – durante la stagione influenzale 2010-2011 in Italia si sono registrati  ‘solo’ 5.331.295 casi su circa 60 milioni di abitanti.
In particolare, lo scorso anno, secondo quanto riportato da InfluNews, abbiamo sostenuto senza particolari allarmi e disagi, lo scorso anno, una morbilità influenzale che ha visto picchi anche di 70 persone, tra cui circa 50 minori di 14 anni, contempraneamente affette da un’influenza.

Influenza dati italia ISS
Numeri che prevedibilmente potrebbero raddoppiarsi o triplicarsi a causa del ceppo H3N2, che va ad aggiungersi a quelli influenzali di novembre scorso, e che comporterà un numero maggiore di casi di ILI (influenza patologica), visto che a Boston si è dichiarata addirittura la Public Health Emergency, per sostenere il carico di ricoveri.

Una situazione per la quale – in un sistema di sanità pubblica diffusa come quello italiano ed europeo – saranno determinanti non tanto la capacità di ricettività ospedaliera, quanto l’efficienza e la dedizione del sistema dei medici di base o la qualità del coordinamento regionale a livello di pronti soccorsi ed ospedali.

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