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TAV Torino-Lione, un’escalation di attentati

13 Gen

Un giornalista della Stampa, Massimo Numa, per anni è stato controllato e filmato da ignoti, che pochi giorni fa gli hanno recapitato via mail un video con un collage di riprese che risalgono anche a due anni fa. Filmato per la strada, in macchina, in luoghi pubblici, come anche la moglie.
Il video – diffuso anche on line – si conclude con l’indirizzo del cronista e un’immagine con falce e martello su sfondo rosso. Lo scorso 3 ottobre 2013, Massimo Numa aveva ricevuto in redazione un hard disk carico di esplosivo. Il 13 aprile 2013,  durante un corteo antagonista, Massimo Numa era già stato aggredito da alcuni manifestanti, dopo essere stato individuato mentre osservava da lontano. Alla fine di marzo 2013, un gruppo hacker aveva violato il computer di un familiare del cronista per inviargli lettere di minacce, facendo riferimento anche a dati sensibili del cronista e diffondendo in rete alcuni documenti personali.

Il 28 febbraio 2013, era già stato aggredito un collaboratore del giornale locale «Cronaca qui Torino» davanti al Cie di corso Brunelleschi. Il 29 febbraio tre tecnici operatori di Corriere Tv erano stati aggrediti allo svincolo di Chionocco, in Val di Susa. Il 10 agosto 2013 tre antagonisti avevano minacciato e costretto ad allontanarsi una collaboratrice del quotidiano La Repubblica mentre era in servizio a una manifestazione No Tav, nei boschi della Val Clarea.

Ieri, la moglie del senatore Stefano Esposito (PD) ha trovato tre molotov sul pianerottolo di casa, mentre si accingeva a portare i figli a scuola. Anche in questo caso, il  parlamentare era stato più volte minacciato per la sua posizione favorevole alla Tav Torino-Lione.
Poche ore dopo il ritrovamento delle bombe, i bagni del Palagiustizia di Torino che si trovano nei corridoi davanti agli uffici del pm Antonio Rinaudo e del giudice Federica Bompieri sono stati otturati con palline di polistirolo e alcune biro.

Il 30 gennaio 2013, lettere di minacce contenenti una polvere sospetta venivano recapitate a Renzo Pinard, il sindaco di Chiomonte, a Gemma Amprino, sindaco di Susa e a Patrizia Ferrarini, presidente dell’ Ascom valusino nonché proprietaria dell’ Hotel Napoleon. Il 30 aprile, accedeva lo stesso per Adele Cottechio, sindaco di Meana di Susa. Il 5 luglio, il sindaco Amprino ed il magistrato Costanza Goria, giudice della sezione distaccata del tribunale di Susa, ricevevano lettere con polvere da sparo.

Il 9 settembre 2013 un attentato incendiario distruggeva tre betoniere e l’officina della Imprebeton, azienda impegnata nei lavori della Torino-Lione,  vicina officina, veniva chiuso per precauzione un tratto dell’autostrada del Frejus.
Il 21 marzo 2013, ignoti davano fuoco al portone d’ingresso del palazzo dove ha sede lo studio di architettura Geo Studio Servizi, che collabora tramite la Geovalsusa alla progettazione della Tav. Lo studio era stato già oggetto di un vero e proprio raid, il 25 agosto 2012, e i lavoratori erano stati minacciati, mentre  società che stava partecipando ad una gara per attività connesse al progetto Tav. La maggior parte degli autori del raid non erano valligiani.

Il 12 settembre scorso si registrava il tredicesimo attentato in due mesi e per la terza volta la Italcoge di Gravere ha visto gli automezzi bruciati e danneggiati. Il Corriere della Sera, nel riportare la notizia, scriveva che “gli attacchi ai giornalisti però non sono una novità di questa estate. Negli ultimi due anni sono stati almeno dieci quelli aggrediti, ma se per aggressione si tiene conto anche degli insulti verbali o degli spintoni ricevuti i casi si moltiplicano. Ad eccezione di pochi però, quasi nessuno ha denunciato. In primo luogo perché molti sono free lance e hanno paura di perdere la possibilità di scrivere di Tav denunciando dei noTav.

Se qualcuno cercava una descrizione di ‘squadrismo’, eccolo accontentato.

E dire che tutto era iniziato il 25 maggio del 2006 con il ministro prodiano  Pecoraro Scanio che, alla Sacra di San Michele, monumento simbolo della Valle di Susa, annunciò: «Ci sara’ una svolta per la Torino-Lione come per tutte le opere pubbliche: verranno studiate e fatte con il consenso della gente, non contro i cittadini. Accenderò un cero a San Michele. È il secondo, un terzo lo accenderò quando si arriverà alla soluzione definitiva della Torino-Lione».

Oggi siamo arrivati al pedinamento di giornalisti, alle bombe sulla porta di casa di un senatore o nella redazione di un importante quotidiano, a decine di attentati contro aziende e alle minacce ai loro lavoratori, alle intimidazioni ai magistrati inquirenti.
Il tutto dopo sette anni di roghi, botte, assalti, minacce, attentati, arresti. Centinaia di milioni di euro in contributi ai comuni e benefit alle popolazioni senza neanche un grazie …

E’ vero che siamo il Paese dove le mafie smaltiscono rifiuti tossici sotto le autostrade che lo Stato costruisce. E’ vero anche che non esiste in Italia un monumento alle vittime delle Brigate Rosse, anche se – dal 199 al 1988 – furono almeno 428 i morti e 2.000 i feriti nei 14.615 attentati computati. (Sergio Zavoli, “La notte della Repubblica”, Mondadori, 2009).

Ma c’è chiedersi cosa stia facendo lo Stato in Val di Susa ed in Piemonte.

Non dimentichiamo che gli Anni di Piombo iniziarono con quattro gatti – i militanti delle BR –  che, per diffondere le proprie idee e dimostrare la forza e la spregiudicatezza dell’organizzazione, dal 1970 prendono di mira quadri e dirigenti delle aziende con aggressioni e attentati incendiari, stilando vere e proprie ‘liste di proscrizione’.  Solo nel maggio 1974 e solo dopo il rapimento del sostituto procuratore Mario Sossi, vennero diffuse dagli inquirenti le foto di alcuni dei presunti capi delle Brigate Rosse.

Come il 7 maggio 2012 a Genova, dove il Nucleo Olga della Fai-Fri gambizzavano l’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Nicola Gai uno degli autori dell’attentato, condananto a 9 anni e 4 mesi di reclusione, ha pubblicato un documento nel luglio 2013, dove esprime concetti chiari e compendiosi.
“Gli anarchici devono colpire ed attaccare con tutte le loro forze, altri con tensioni simili prenderanno esempio dal nostro agire, troveremo nuovi complici e quando, finalmente, anche tutti gli altri sfruttati decideranno di sollevarsi scoppierà l’insurrezione.”

“Questo non vuol dire che non si debba partecipare alle lotte che nascono spontaneamente, ma lo dobbiamo fare con i nostri metodi: il sabotaggio e l’azione diretta. Se in una certa località le persone scendono in piazza per opporsi ad una nocività non è necessario che cerchiamo di conoscerle una ad una, che prepariamo la polenta con loro e un passetto per volta cerchiamo di fargli alzare di qualche centimetro la barricata che hanno costruito. Questo non avvicinerà la prospettiva insurrezionale, anzi fiaccherà le nostre forze, dobbiamo colpire l’azienda che la costruisce, chi la progetta, chi la finanzia: dobbiamo rendere evidente che chiunque può prendere in mano la propria vita e distruggere ciò che lo distrugge.”

Dobbiamo scontrarci con la polizia, non solo quando tenta di sgomberare il presidio di turno, ma provocarla ed attaccarla, far vedere che è possibile, che si può/si deve colpire per primi chi ci opprime” …
Più chiaro di così …

Meno chiaro, pochi giorni dopo, il 17 agosto 2013, Gianni Vattimo – europarlamentare (IdV) e filosofo – intervistato da Repubblica, dove dichiarava che “la vera violenza è quella dello Stato che militarizza il territorio per realizzare un’opera inutile”. Il 1 settembre 2013, Erri De Luca – scrittore e filosofo – commentando all’Huffington Post riguardo due ragazzi arrestati con molotov a bordo dell’auto, affermava che “la Tav va sabotata” e, riguardo sabotaggi e vandalismi, spiegava che “sono necessari per far comprendere che la Tav è un’opera nociva e inutile”. Cattivi maestri di oggi? No. Nè cattivi, nè maestri …

Come spiegare ai ‘giovani’ quarantenni di oggi, che si ostinano a ripercorrere le orme dei ‘cattivi maestri’ di ieri, quello che un signore nato nel ’22, Pier Paolo Pasolini, scrisse tanti anni fa?
E come spiegargli che quel signore, mentre si nascondeva ai rastrellamenti nazisti per l’arruolamento forzato, invece di nascondersi in montagna, dava lezioni gratuite ad intere classi di studenti che a causa dei bombardamenti non potevano raggiungere le scuole?

“A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento
di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, amici.”

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Università Statale di Milano: una terra di nessuno in balia dei violenti?

5 Set

Nel febbrio scorso, un giovane ventottenne è stato aggredito da una ventina di studenti antagonisti e brutalmente pestato a calci e pugni, con trauma cranico e lesioni gravissime per il rientro della scatola cranica, una grossa cicatrice, l’arretramento dell’occhio e danni funzionali, 15 viti per la ricostruzione maxillofacciale e potrebbe non riacquistare più la sensibilità della parte sinistra del viso, oltre a grave ‘danno estetico’.

L’aspetto più grave della vicenda è, però, che la denuncia è stata presentata solo due settimane dopo dal medico di guardia all’Ospedale San Paolo, ovvero solo quando il giovane ha deciso di recarsi ad un pronto soccorso perchè aveva un ormai vistoso avvallamento nella parte sinistra della fonte. Come anche il giovane si è ben guardato dall’identificare i responsabili ed il ‘branco’ se la sarebbe ampiamente cavata, se non fosse stato per alcuni testimonii che hanno riconosciuto gli autori del fatto dalle foto segnaletiche.
Addirittura, sembrerebbe che il giovane sia stato tecnicamente ‘rapito’, dato che il fatto è iniziato e si è un buona parte svolto in un edificio e poi concluso nel cortile esterno, dove era stata trascinata la vittima.

Il fattaccio non è avvenuto in terra di omertà e mafia, bensì nei cortili dell’Università Statale di Milano, come riporta il Corriere della Sera. Uno dei presunti aggressori era in attesa di giudizio, dopo essere stato arrestato un anno prima, dopo i sabotaggi, le devastazioni e le aggressioni attuate da alcune fazioni NO Tav in Val di Susa, ma, a quanto sembra, non sottoposto ad alcun provvedimento cautelare per la possibile reiterazione dei reati.

Un fatto inspiegabile in un paese democratico e civile.

Inspiegabile per la democrazia, dato che che anche un bambino potrebbe prevedere che chi assalta celerini, cantieri o stadi lo rifarà domani o dopodomani, visto che ‘quel reato gli da gusto’. Dunque, proprio non si comprende perchè possa restare a piede libero in attesa di processo, essendoci il palese rischio di ‘reiterazione del reato’. Misteri del sistema giudiziario italiano. Intanto, in Val di Susa la polizia incassa botte, le aziende contano le perdite ed i danneggiamenti, i sindaci e le imprese vengono minacciate e dalla protesta civile ci siamo ritrovati, ormai da anni, dinanzi ad azioni organizzate allo scopo di distruggere beni privati e pubblici, colpire le forze dell’ordine e le istituzioni, eludere le indagini e i controlli, ricattando il territorio e la produzione locale tramite il blocco di autostrade e snodi nevralgici.
In un paese democratico tutto questo si chiama terrorismo. Specialmente se la ‘colpa’ del ragazzo era stata quella di scarabocchiare un manifesto col pennarello, punto.

Inspiegabile per la civiltà, perchè sono stati dei testimoni e non la vigilanza dell’Ateneo a chiamare  la pattuglia, lasciando il tempo agli aggressori di eclissarsi ed al ferito, inizialmente creduto per morto, di andare a casa pur di non subire ritorsioni.
Eppure, il fatto è svolto in un Ateneo statale, che dovrebbe vigilare sulle proprie cose e sulle persone che accedono o le utilizzano. A maggior ragione se concede un cortile agli occupanti dell’ex Libreria Cuem per la Festa di San Valentino, che in quanto ‘okkupanti’ di sicuro non possono essere considerati degli affidabili e ligi cittadini rispettosi delle leggi.
Lo sgombero della Libreria Occupata & Autogestita è avvenuto solo il 6 maggio 2013: un intervento davvero troppo tardivo ed ‘a fattaccio compiuto’.

Dovunque, le università hanno cancelli, cartellini identificativi, vigilanti. In Francia è comune l’uso  nei campus di vigilanti con pitbull e sfollagente, in USA spesso sono armati con pistole. Nessuno collocherebbe migliaia di persone, per giunta giovani e giovanissimi, in un luogo senza provvedere ad un vigilanza e ad un servizio d’ordine.

Ma il Rettore della Statale di Milano è ancora lì. Non è sua la colpa, lo cantava già Edoardo Bennato mentre si laureava da architetto.

Solo due dei circa venti aggressori sono stati arrestati ad un anno e mezzo dal tentato omicidio dello studente.  Gli avvocati Losco e Straini, del collegio di difesa, sembra che vogliano mettere in dubbio le testimonianze, perchè “ad identificare i due ragazzi sono stati «alcuni amici» della vittima che hanno assistito all’episodio. È stato fatto vedere loro un album fotografico e li hanno riconosciuti.” (fonte Corriere della Sera)

Trattandosi di un tentato omicidio commesso da un ‘branco’ e che i testimoni sono stati pesantemente minacciati, si spera che, almeno stavolta, si possa confidare nel massimo rigore degli inquirenti e dei magistrati giudicanti, tenuto conto che la vittima aveva evitato di farsi curare e di presentare denuncia e, soprattutto, come conferma il Corsera, che continua l’attività investigativa per assicurare alle patrie galere gli altri soggetti che oltre a partecipare al tentato omicidio, avevano “minacciato anche i testimoni del fatto tanto che, al momento dell’intervento dei carabinieri, i presenti, anche quelli che avevano chiamato il 113, risultavano poi intimiditi e intimoriti.”

Tra tentato omicidio e lesioni gravissime, l’azione in gruppo e le minacce ai testimoni, , i futili motivi e la costituzione in Parte Civile dell’Ateneo potremmo anche dormire tranquilli per una decina a passa d’anni, cioè fino a quando il branco potrebbe inizare a godere di (semi)libertà.

Dieci anni sono troppi?
La vittima ne avrà per tutta lavita …

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Val di Susa fuori controllo

29 Feb

Una troupe di H24 del Corriere Tv è stata aggredita in Valsusa dopo aver documentato in video le pesanti provocazioni di un militante No Tav ad un carabiniere.


Una quarantina di militanti No Tav ha bloccato, spintonato e malmenato i tre operatori, dopo di che ha danneggiato le attrezzature ed il pick up attrezzato per la trasmissione satellitare, al quale sono state anche sgonfiate le gomme.

Ciò non bastante, gli aggressori hanno derubato i ragazzi della troupe dei documenti, degli smartphone e delle chiavi del pick up.

Dopo l’episodio di ieri, in cui un matto – cos’altro mai – si è arrampicato su un traliccio dell’alta tensione minacciando di buttarsi senza che nessuno lo fermasse, anche questo atto squadrista dimostra come la Val di Susa sia ormai una terra di nessuno, dove si aggrediscono giornalisti e, soprattutto, si prendono loro documenti e rubriche telefoniche, ovvero si entra profondamente nella loro privacy …

Visto quanto succede alla libera stampa, resta un mistero il perchè il ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri pensi «che con il dialogo si possano risolvere molti problemi». Dovrebbe sapere che è con il dialogo che in 5 anni non si è fatto un metro e che non è pensabile che un’azione squadrista ed intimidatoria verso dei reporter possa passare sotto silenzio solo perchè i tre ragazzi, intimiditi, hanno minimizzato la denuncia …

Come anche ministri e giornali dovrebbero sapere che i Verdi europei appoggiano le TAV, dato che abbattono il traffico su gomma …

Detto questo non proviamo neanche a chiederci perchè da Torino partano tante bandiere rosse in “soccorso della Val di Susa” oppure perchè si debba a forza dialogare con chi urla, spinge e non ragiona.

Tra l’altro, non si comprende davvero perchè protestino per le tonnellate di polveri sottili ed il traffico in Val di Susa, che coinvolge 30.000 persone, e non, viceversa, “a casa loro”, ovvero per lo smog e la paralisi in cui vivono milioni di persone nelle nostre città.

Aggiunto che il maggiore appoggio agli ambientalisti susini arriva dai metalmeccanici delle fabbriche d’auto, di cosa vogliamo parlare?

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Governo Monti: prime riflessioni sul Programma

18 Nov

«Una riduzione delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e l’attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico», ha dichiarato Mario Monti.

Ma cosa significa nell’immediato?

Innanzitutto, meno tasse e meno contributi a carico delle aziende e qualche soldo in più in busta paga, ma a condizione che ci sia un aumento dei prezzi al consumo e della leva fiscale indiretta, oltre che dell’inflazione.
Una misura che, per quanto riguarda la finanza, farà sentire subito i propri effetti, ma che potrebbe impiegare anni per ottenere un effettivo miglioramento dello status dei ceti più bassi e del Meridone tutto.

Non si parla di patrimoniale (Berlusconi non vuole), ma da gennaio arriverà la nuova Imu, Imposta Municipale Unica, che incoporerà anche un’imposta sulla prima casa.
Praticamente, sarà lo stesso salasso, con la sola differenza che l’incasso andrà ai Comuni anzichè allo Stato e, soprattutto, che il prelievo sarà “equamente” diviso tra tutti i cittadini proprietari di immobili, inclusi quelli rimasti disoccupati e quelli che non riescono a pagare il mutuo.

A proposito di pensioni, essendo l’Italia il paese con l’età per il pensionamento di vecchiaia più alta della Germania e della Francia, introdurremo l’età flessibile di pensionamento a scelta del lavoratore fino a 68-70 anni, premiando chi prolunga (sic!), a condizione che il Parlamento voti la rimozione dei privilegi d’annata.
Apparentemente una bella idea, ne riparleremo tra qualche anno quando un esercito di ultrasessantacinquenni (con meno di 40 anni di contribuzione) eserciterà il diritto di restare al lavoro per ulteriori cinque anni, bloccando i pochi spazi che ci sono per i giovani e, soprattutto, il ricambio nel pubblico impiego.

Per il resto, le promesse sono le solite: liberalizzazioni per rendere meno ingessata l’economia, facilitare la nascita e lo sviluppo delle imprese, migliorare l’efficienza dei servizi pubblici, favorire l’inserimento dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro. In aggiunta, l’ardua speranza di riformare il mercato del lavoro, ovvero l’Articolo 18, con CGIL e PD contro.

Ad averci una buona memoria, il programma di Mario Monti sembra, per ora, sovrapponibilissimo a quello del Governo Prodi, insediatosi nel 2006, con l’unica differenza che, forse, non ci sarà opposizione in Parlamento.

Sarà che noi italiani non abbiamo mantenuto le nostre promesse e che ci sono norme e misure cha attendono da anni, sarà per questo che i Poteri Forti ci hanno commissariato, ma la prima impressione non riguarda tanto “lacrime, sangue e sacrifici”, quanto il solito problema italiota che “se non è pan cotto è pan bagnato”.

Ci aspettavamo qualcosa di più, dal superamento di un sistema di bilancio, che è un colabrodo, all’urgente rimozione dell’attuale classe dirigente pubblica, un esercito di “Yes Men” affermatisi per cooptazione. Ma non se ne parla, se non richiamando tutti al “senso dello Stato”.

Ai posteri l’ardua sentenza.

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Il rebirth italiano parte da Tocqueville

15 Nov

Per salvare l’Italia dalla finanza trasformista e cleptocrate non c’è altro da fare che affrontare la mission impossible di superare, o quantomeno aggiornare, i Regi Decreti in materia contabile (1886, 1924), ancora in parte vigenti o riassorbiti. Vennero strutturati per contrastare il trasformismo e la corruzione, sono una infrastruttura obsoleta, inefficiente e facilmente “hackerabile”.

In realtà, pur imitando il modello francese, sono una grande ingessatura che dilaziona impegni e spese, funzionalmente alla cassa disponibile (grandi opere sabaude) ed alle esigenze del consenso (fascismo).
Cose che nei nostri tempi, oltre a produrre sprechi e desviluppo, causano anche un bel po’ di interessi passivi. Inoltre, le ripartizioni determinate dai Regi Decreti non coincidono con le categorie (UPS) determinate dall’Unione, trasformando il nostro bilancio in un’enorme matrioska.

Basti dire che un decreto di spesa del MIUR (che è uno dei ministeri più “trasparenti”) impiega dai 2,5 ai 5-6 anni per essere speso (pervenuto come servizio al cittadino), rendicontato, monitorato.
E’ un sistema che crea debito “di per se” che la Francia, democratica e di sinistra, riesce a contenere solo a prezzo di una diffusa tecnocrazia e di un mastodontico corpo ispettivo.

Mi chiedo perchè un tecnico della levatura di Mario Monti, noto per il suo pragmatismo e per la sua indipendenza da dogmi e scuole di pensiero, non  abbia già annunciato l’esigenza di un limitato staff tecnico, proveniente dai servizi e non solo dalle accademie, che produca i testi delle riforme, mentre i ministeri amministrano ed il parlamento vaglia ed emenda (si spera poco).

Una governance da manuale, “tale e quale” a quella che uscì dalla prima riunione nella Sala della Pallacorda, come riporta Tocqueville. In gergo ingegneristico, un “rebirth”, invece che un “default”.
Bella parola vero?

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Lacrime e sangue? Si, grazie

15 Nov

A 48 ore circa dall’investitura di Mario Monti, ancora non si vedono risultati e neanche promesse, proposte e prospettive.

Anzi, dai nomi circolati per il Totoministri alla Roadmap delle riforme da farsi, regna l’incertezza più assoluta.

Eppure, era ben prevedibile che i cittadini avrebbero diffidato di una geronto-tecnocrazia, che il Parlamento fosse lo stesso di quelo che ci ha rovinati a tal modo, che i Sindacati non volessero sentir parlare di almeno un terzo delle cose che sarebbero da farsi, che l’attuale classe dirigente sarebbe capace di mandare in malora anche un rigo di leggina.

Come anche, ci si aspettava che, con una situazione così sedimentata, i “salvatori dell’Italia” avessero non solo le idee chiare, ma anche un piano, un progetto, un programma.

Per ora nulla e non a caso mercati e cancellerie dubitano e traballano.

Intanto, Mario Monti continua a “parlare chiaro” senza soddisfare nessuno: «Appoggio dei partiti o rinuncio. L’orizzonte è il 2013: sacrifici sì, mai parlato di lacrime e sangue».

Che senza l’appoggio delle segreterie di partito non si andasse da nessuna parte era scritto nelle cose e nei fatti: forse andava precisato subito, cercando nel popolo esausto l’unica garanzia che possa arrivare ad un governo tecnico.
Quanto alle “lacrime e sangue”, è davvero sicuro il Presidente del Consiglio in fieri che non sia proprio questo che vogliono sentire i cittadini “indignati”?

Dunque, c’è un solo dubbio che attanaglia mercati e cancellerie: Mario Monti, galantuomo e finissimo manager, ha anche le qualità che servono per governare “a furor di popolo” e “nonostante la Casta”?
Probabilmente si, ma faccia presto a dimostrarlo.

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Monti: le anticipazioni sul programma

13 Nov

Chi segue da tempo il Presidente Giorgio Napolitano si è già accorto del suo mettere le mani avanti, appellandosi alla “coesione sociale”, vista la piega che sta prendendo la nomination dell’esecutivo Monti fino al 2013. Coesione sociale sta per “coesione generazionale”, naturalmente, non c’è bisogno di dircelo.

Del resto, l’esordio di Mario Monti non è stato certamente dei migliori: “La crescita necessita di riforme strutturali per togliere i privilegi di quasi tutte le categorie sociali”. Privilegi di quasi tutte le categorie sociali? Si provi a chiederlo ai milioni di lavoratori dipendenti italiani nati dopo il 1950 …

Ed a conferma di cosa stia per capitarci tra capo e collo, ecco le anticipazioni dell’ANSA.

“Quanto alle pensioni, l’approccio potrà essere ‘laico’. Perché se l’innalzamento dell’età è un processo in corso, e forse potrà essere accelerato andando a toccare soprattutto l’anzianità.” Bella equità, quella di costringere la “solita” generazione degli Anni ’80 a lavorare per 45 o 50 anni, solo perchè le pensioni d’annata non si toccano e per i giovani non si vogliono certezze.

“Avanti tutta su liberalizzazioni, privatizzazioni e piano di dismissioni.” Una bella svendita di Finmeccanica ed Eni, proprio quello che ci serve.

“Bandita qualsiasi idea di condono o sanatoria, l’obiettivo sul piano fiscale potrebbe essere un alleggerimento della pressione su lavoratori e imprese, compensata da un intervento sui grandi patrimoni, da una reintroduzione dell’Ici, come più volte suggerito dalla Banca d’Italia, e da una stretta sull’evasione.” Reintrodurre l’Ici sulle prime case significa prelevare soldi, e relaltivamente tanti, dalle tasche dei lavoratori, magari mentre stanno ancora pagando un mutuo lievitato d’interessi … che alleggerimento, perdinci! E che dire della “stretta sull’evasione”, ovvero lotta alla corruzione, alla falsa fatturazione ed al riciclaggio delle mafie … ci credete voi?

“Una squadra che avrà scelto personalmente, nome per nome, andando a pescare nelle eccellenze accademiche e fra le personalità autorevoli che il Paese, da sempre, è capace di esprimere.”  Tecnocrati e “da sempre” …

“E’ prevedibile che i licenziamenti facili, intesi come attacco all’articolo 18, escano dal menu delle priorità, è altrettanto probabile che comunque si cerchi una soluzione.” Probabile, comunque, si cerchi, soluzione … traduzione: non faranno nulla, i diktat dei sindacati non sono discutibili …

Ricordate quei disastrosissimi programmi del WTO, attenti solo a non mutare gli equilibri ed a mantenere parametri fissati altrove? Non vorrei che dalla padella fossimo caduti nella brace.

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Monti: un governo che nasce vecchio

13 Nov

Arriva il Governo Monti e, se queste sono le premesse, difficilmente potrà andare bene, trascorse le prime “risistemazioni” che logica, mercati ed Europa ci chiedono.
Tecnocrati e, per giunta, in larga parte nati prima del 1950: non è da questo fronte che potranno arrivare le riforme di cui ha bisogno l’Italia.

Una geronto-tecno-crazia, speriamo non siano anche “clepto” come quelli di prima …

Si achiaro che questo blog è da oltre un anno favorevole alla soluzione tecnica e la fiducia in Monti è di vecchia data, ma, certamente, non ne verremo fuori con gli arzilli vecchietti che non hanno permesso, in 30 e passa anni, che uno solo dei loro allievi di un tempo potesse emergere e dire la sua.

Obama ha fiducia nella “nuova Italia”, ma, come sanno tutti, Mr President non ne sa granchè di esteri e di politica internazionale.

Per dubitare, basterebbe far caso all’età anagrafica del nascente Governo Monti, che conferma come in Italia i nati dopo il 1950 non debbano mai avere voce in capitolo.

Forse perchè avulsi dallo spirito di fazione che, da sempre, ha animato i nostri arzilli vecchietti. O, forse, semplicemente perchè eravamo portatori di un mondo più semplice e più equo. Oppure, semplicemente perchè, con la gerontocrazia che domina questo paese, i migliori cinquantenni italiani vivano all’estero oppure si siano ritirati in buon ordine.

Non convince proprio questa scelta geronto-tecnocratica anche per il motivo che, per manovrare l’Italia in questo cul de sac, servirebbero meno guru internazionali e più tenici provenienti dai servizi al cittadino, che hanno il polso dela situazione a prescindere dai numeri e dalla bontà dei monitoraggi.

Al di là della faciloneria con cui gli USA e media stanno affrontando la questione, è, però, un altro il motivo che dovrebbe renderci cauti verso la “disinstallazione” di Berlusconi e “l’implementazione” di Monti: non ci sarà il tempo per rimuovere gli attuali e disastrosissimi direttori generali e dirigenti apicali (non tanti, 2-3.000 persone al massimo), frutto di una selezione ventennale fondata sul populismo e sul pressapochismo, oltre che sulla cooptazione.

Infatti, Mario Monti, anche a causa dell’età del suo governo, arriva senza una squadra di dirigenti tecnici (ne basterebbero poco più di un centinaio) e, prevedibilmente, dovrà surrogarli con esperti provenienti dalle Università o dagli apparati europei.

Facile immaginarne il successo …

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Il crollo

9 Nov

Ormai è fatta: Berlusconi è sfiduciato, mentre BTP e Borsa crollano.
Fatta? No, è solo l’inizio che arriva dopo una fine.

Si conclude l’esperienza repubblicana italiana per quello che è stata dal Dopoguerra ad oggi: un’Italia che ha sempre rinnovato il “vecchio” e mai innovato per il “nuovo”.
Un paese che non ha ancora superato le Guarentigie e la Questione Meridionale, nè mai ha rinuciato all’architettura mussoliniana dello Stato, delle Regioni, dei Sindacati, degli Enti.

Una nazione che mai ha superato il duopolio democristiano e comunista, rinominandolo “bipolarismo”, nè ha mai rinunciato alla propria elefantiaca pubblica amministrazione.

Un mondo a parte, dove le sentenze son sempre tardive e dove non ci sono premi od incentivi, ma solo sussidi. Tanto altro ancora se ne potrebbe dire, in fatto di vetustità e furbizia; basti sapere che è così che ci vedono nel mondo e che, per questi misfatti, Berlusconi ha poco a che vedere.

Una delle domande che, da oggi, possiamo, finalmente e doverosamente, porci è se questa situazione poteva essere prevista.

Possiamo iniziare a chiederci non solo se Berlusconi, Tremonti e Bossi (nel 2009), ma anche Prodi, Padoa Schioppa e Visco (nel 2007) avrebbero potuto prevedere questa situazione.
La risposta, terribile, è che avrebbero potuto farlo e che enormi sono le responsabilità di chi ha guidato l’Italia negli ultimi cinque anni.

Infatti, già nel 2006 sapevamo che quest’anno sarebbero andati in scadenza buoni per un valore assai prossimo alla metà del nostro PIL , già sapevamo che i subPrime traballavano, che la Crisi era iniziata e che la Cina era ormai dominante su tutti i mercati.

Cosa fece il Governo Prodi? Incrementò la stretta fiscale, contrasse nuovi debiti, si impegnò in maggiori spese, come se il futuro fosse, non dico roseo, ma almeno alla pari del passato.
E cosa ha fatto il Governo Berlusconi? Ha incrementato la stretta fiscale, ha contratto nuovi debiti, impegnandosi in maggiori spese, negando addirittura che la crisi esistesse e confidando nella tecnocrazia all’amatriciana e nel federalismo in salsa padana.

I primi promisero un tesoretto che era pura follia ed aumentarono le spese della PA (che era pura follia), i secondi ancor di più: il Paese del Bengodi, più lavoro, meno tasse, più sicurezza, più tutto … sappiamo come è andata.

Un problema non tanto di latrocinio, quanto di approccio ideologico: nel primo caso “perchè anche i ricchi devono piangere”, nel secondo “perchè la colpa è tutta dei romani e dei meridionali”. Non è un caso che proprio Lega e Partito Democratico siano i due partiti meno disponibili (oltre ai Berluscones ovviamente) a sostenere un governo di unità nazionale, che intervenga con la rapidità che il mondo ci chiede.

Due partiti, Lega e Partito Democratico, che adesso vorrebbero sopperire alla mancanza di idee il dar la colpa “alle banche” od “all’Europa”, come se gli sprechi ed il conseguente deficit avessero cause esterne all’Italia.

L’Italia è un paese ricco e gli italiani sono famosi anche per la loro operosità: se oggi siamo al crollo, nessuno tra chi ha governato negli ultimi 5-10 anni può dirsi esente, ma, soprattutto, dovrebbero essere proprio i tre partiti egemoni (PdL, Lega e PD) a rinnovare le proprie dirigenze con immediatezza.

Questo sarebbe il segnale che dovremmo dare, prima ancora che votare un Patto di Stabilità, “licenziare” Berlusconi, mettere in campo un governo di unità nazionale od andare alle elezioni anticipate.
Senza tutto questo le nostre promesse valgono quanto valgono: meno di un soldo bucato secondo i mercati.

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La manovra aggiuntiva e le bugie dei giornali

9 Nov

I giornali di stamane esordiscono tutti (o quasi) annunciando che l’Unione Europea chiede “misure aggiuntive”, pubblicando sia la lettera del Commissario Olli Rehn (link) sia il questionario allegato (link).

A ben leggere, nella lettera troviamo una “richiesta di ulteriori chiarimenti”, in particolare riguardo “un piano di azione concreta”, fissando il termine della richiesta per il prossimo 11 novembre. Nulla di più.

Inoltre, il questionario allegato non chiede altro che indicare, per ciascun provvedimento “promesso” dall’Italia, se sia già stato varato e se ci sono stati progressi e/o quali saranno i tempi necessari, se è un nuovo provvedimento e quale sarà il piano d’azione concreto. A seguire, una lista delle tante riforme e dei molti interventi che sottintendono alle lettera d’intenti e che, comunque, sono stati ventilati dal Governo nel corso di questi ultimi tre mesi.

L’unico accenno a “nuove misure” è in relazione  alla Legge di Stabilità ed agli emendamenti che il Parlamento italiano stesso introdurrà nel corso dell’approvazione.

Andando a leggere i quesiti, infine, si può notare come essi siano rivolti al governo italiano, certamente, ma le problematiche che chiedono di dettagliare sono dell’Italia e non solo questo governo o parlamento, ma anche altri a venire, dovranno porre rimedio ad un disastro accumulatosi nell’arco di questo ventennio.

Si va dalle aziende di Stato al sistema previdenziale, dal rilancio dell’istruzione alla semplificazione dei contratti di lavoro, dall’efficienza della Giustizia alla mobilità per il Pubblico Impiego, dalle politiche aereoportuali al pareggio di bilancio, dalla riduzione del numero dei membri del Parlamento al miglioramento dell’intero iter decisionale, dalle class action contro la PA alle misure concrete per promuovere l’occupazione dei giovani e l’occupazione femminile.

Non sono misure aggiuntive: sono le riforme che ci avevano promesso nel 1996, quando nacque la Seconda Repubblica, e che sono ancora da farsi. Riforme che non si risolvono con “più innovazione tecnologica” o “più equità sociale”, ma che richiedono grandi cambiamenti, tagli incisivi, premialità assicurate, snellimento generalizzato, rilancio ed investimenti. E la “sfida”, ricordiamolo ancora, non è per questo governo, ma per quello che verrà.

Di cosa parlino gli “esperti” nei talk show è davvero tutto da capire …

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