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Armi nucleari tattiche: cosa c’è da sapere

22 Set

Le armi nucleari tattiche (TNW) sono una sottocategoria di armi nucleari non strategiche, che si distinguono per:

  • una portata limitata, cioè colpiscono entro un raggio di 500 km
  • una potenza limitata (kilotoni, kt), cioè pari o inferiori a quella di Hiroshima (15 kt) e Nagasaki 21 kt)
  • una capacità di devastare n’area specifica senza causare ricadute radioattive estese.

Una bomba nucleare tattica da 6 kilotoni (come quelle sperimentate dalla Corea del Nord nel 2009) causa:

  1. una ‘palla di fuoco’ (fireball) larga 120-150 metri
  2. radiazioni letali nel raggio di circa un chilometro
  3. ustioni di 3 grado, radiazioni e distruzione in un diametro di 3-4 chilometri

In caso di vento la ricaduta radioattiva si estenderebbe di 2-5 volte nella sua direzione. Facendole esplodere sul fondale di un porto o di una baia o un fiume, si scatenerebbe un mini-tsunami, distruggendo tutto nel raggio di circa un chilometro.

In altre parole, un’arma tattica nucleare è pensata per distruggere una fortezza o una colonna militare, come anche può devastare un porto o una diga o una centrale idroelettrica. In termini ‘difensivi’ può creare (con vento favorevole) una striscia lunga decine di chilometri di territorio radioattivo, pressoché inattraversabile.

Come esempio nelle due immagini che seguono è descritto l’effetto di una arma nucleare tattica russa da 6kt su un immaginario obiettivo militare ucraino a nord di Poltava.

La Russia ha un vantaggio di quasi 10:1 sugli Stati Uniti e sulla NATO nelle armi nucleari (NSNW) non strategiche (cioè a basso rendimento e a corto raggio).

Le valutazioni basate su fonti aperte stimano che la Russia abbia circa 2.000 NSNW.
Allo stesso modo si valuta che gli Stati Uniti e la NATO abbiano circa 200 NSNW nel loro arsenale. Si ipotizza che metà di queste armi USA si trovino in Europa come parte delle forze nucleari della NATO.

I trattati che hanno posto fine alla Guerra Fredda non ricomprendono le armi nucleari tattiche.

Nel 2011, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Belgio, Repubblica Ceca, Ungheria, Islanda, Lussemburgo e Slovenia hanno chiesto alla NATO “maggiore trasparenza e più sforzi volti a creare fiducia riguardo alle armi nucleari tattiche in Europa” a partire dallo “scambio di informazioni sulle armi nucleari tattiche statunitensi e russe, inclusi numeri, posizioni, stato operativo e disposizioni di comando, nonché livello di sicurezza dello stoccaggio delle testate”.

A.G.

Guerra Fredda e inflazione oggi: le alleanze in pillole

29 Giu

La II Guerra Mondiale non si concluse con una ‘resa’, ma finì solo dopo la distruzione della Germania e del Giappone, consegnando a noi posteri un’Europa e un Giappone privi di difese e di infrastrutture, occupati dalle armate anglosassoni e sovietiche.

Armate che ‘rimasero in zona’, dando il via a quella Guerra Fredda che finita non era, da quanto scopriamo drammaticamente oggi.
E oggi, scoperto che i ‘consumismi’ e la ‘movida’ erano una faccenda temporanea, vale la pena di ricominciare ad imparare ‘dove’ sono gli eserciti e ‘di chi’ sono le risorse. Almeno l’ABC della realtà in cui viviamo, giusto per farsi un’idea sull’energia e l’inflazione che paghiamo.

L’eredità della Guerra Fredda e del mondo diviso in blocchi industrial-militari consiste oggi in diverse alleanze militari:

UKUSA
è una alleanza di Paesi anglofoni, con lo scopo di raccogliere informazioni attraverso attività di SIGINT (SIGnal INTelligence). Spesso associata con il progetto ECHELON.
Stati Membri: Stati Uniti d’America e Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda

USFJ / MDT
sono due trattati che prevedono il mantenimento di quasi 30mila militari statunitensi in Corea del Sud e oltre 50mila in Giappone, a sua volta obbligato ad un tributo di oltre 8 miliardi di dollari
Stati Membri: Stati Uniti d’America, Corea del Sud / Giappone

NATO
è una alleanza nata nel 1949 per mantenere una forza militare anglosassone in Germania a contrasto dell’egemonia sovietica.
Attualmente, sono quasi 30mila i soldati statunitensi in Germania, assegnati a 21 basi
Stati membri fondatori: Stati Uniti d’America e Regno Unito, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo,
Altri stati membri: Germania (dal 1955), Turchia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovakia, Slovenia, Albania, Croatia, Montenegro e Macedonia del Nord

SDP
è il Piano (in fase di sviluppo dal 2016) per la sicurezza e la difesa sovranazionale dell’UE
Stati membri: 27 Stati europei (vedi di seguito)

Accordi militari della Russia
Dal 2015 21 paesi africani ha sottoscritto accordi di cooperazione militare, con la realizzazione di basi militari permanenti in Repubblica Centrafricana, Egitto, Eritrea, Madagascar, Mozambico e Sudan
Altri accordi militari: Vietnam, Mongolia, Iran, Corea del Nord, Siria (basi a Tartus e Laodicea), Yemen del Sud (basi a Socotra e al-Hudayda)

Sanzioni alla Russia
Su quasi 200 nazioni nel mondo hanno aderito circa 40 Stati membri della UE o delle alleanze UKUSA e USFJ / MDT, con una applicazione molto variabile

Poi ci sono le alleanze commerciali:

USMCA (+ ISPI)
è un accordo di libero scambio centrato sul dollaro (+ sterlina)
Stati Membri: Stati Uniti d’America (+ Regno Unito), Canada, Messico

UE
è un’unione economica e politica a carattere sovranazionale che comprende 27 Stati europei
Stati Membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria
Candidati Ufficiali: Albania, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro, Serbia, Turchia, Ucraina
Candidati Potenziali: Bosnia ed Erzegovina, Kosovo

OPEC
è l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio fondata nel 1960, formando un cartello economico per negoziare con le compagnie petrolifere
Stati Membri: Algeria, Angola, Arabia Saudita, Ecuador. Emirati Arabi Uniti, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Venezuela, Guinea Equatoriale, Rep. del Congo, Gabon

BRICS
è un accordo tra paesi in via di sviluppo e abbondanti risorse naturali strategiche. Uno degli obiettivi dei BRICS è la de-dollarizzazione del mercato finanziario globale.
Stati Membri: Brasile, Cina, India, Russia, Sudafrica

BRI / OBOR
la Belt and Road Initiative è una strategia di sviluppo infrastrutturale globale adottata dal governo cinese nel 2013 per investire in quasi 70 paesi tra cui Pakistan, Singapore, Nigeria, Malaysia, Bangladesh, Russia, Indonesia, Malaysia, Corea del Sud, Egitto, Israele, UAE, Zambia, Etiopia, Kenya, Ghana, Cile, Argentina, Perù, eccetera. I porti del Pireo e di Trieste rientrano in questo progetto globale

Dunque, se i rapporti sono tanti e tali, potete farvi un’idea da soli di come andrebbe a finire continuando a fare ‘muro contro muro’.

Demata

Governo Conte: come farsi cacciare dall’Europa

23 Gen

italietta-dei-politici-l-zrfmdzAd ogni azione segue sempre una reazione, specialmente se la Francia è accusata di “colonialismo” da Di Maio, con una sonora bufala su Franco Centrafricano ed invocando “l’Africa agli africani” (o meglio “gli africani stiano in Africa”) per prendersela persino con l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO) dei cui servizi l’Italia usufruisce alla grande e da decenni.

 

Così accade che da oggi siamo soli nel Mediterraneo a fronteggiare i flussi migratori: la Germania è uscita dall’Operazione Sofia e così, in mare, restano solo 4-5 fregate spagnole, occupate di fronte al Marocco a protezione delle loro coste: il resto del mare, eccetto Malta e fino al largo della Grecia, è tutto nostro.

Da oggi finisce anche l’Europa del ‘triplice’ Patto di Roma che vedeva Germania, Francia e Italia come padri fondatori e protagonisti dell’unione: arriva il duplice accordo di Aquisgrana tra Merkel e Macron per “rafforzare l’integrazione fino alla creazione di “uno spazio economico franco-tedesco con regole comuni”.
Di fatto ha inizio l’unificazione di difesa, frontiere, strategie comunitarie, economia, sistemi fiscali e welfare state e, con la Brexit alle porte, è difficile immaginare a cosa sarà esposta a breve l’Italia se si mantiene alla deriva … nel Mediterraneo in fiamme.

Ed, oggi, si apre il Forum economico mondiale (FMI) di Davos 2019 con l’Italia sotto i riflettori, con una crescita ‘dichiarata’ allo 0,6%, cioè impercettibile e, comunque, la più bassa fra le principali economie mondiali.
Con l’Iva al 24,5% dal 2015 e ‘sospesa’ solo grazie a nuove tasse, a tagli dissennati, ad ulteriori indebitamenti e dinanzi ad ulteriori sprechi e a nuove spese, da oggi l’idea generalizzata è che il Bel Paese sia un “rischio globale”, dato che si teme un debito molto superiore a quanto già oggi si conosce.

A parte, c’è la questione che il Premier Conte ha appena concluso gli incontri con Ciad, Sahel, Etiopia e Niger, aggiungiamo che Di Maio anticolonialista ed antifrancese relega in panchina tutta la Farnesina ed un pezzo della Nato, con Salvini per il quale “il Fmi che è una minaccia per l’economia mondiale, una storia di ricette economiche coronata da previsioni errate, pochi successi e molti disastri”.

Ma il Parlamento cosa ne dice di questa improvvisa virata in politica estera, avversa a partner storici dell’Italia come Francia e Cina? E cosa pensiamo di promettere ai paesi africani se … il commercio estero è di competenza esclusiva dell’Unione Europea e non dei singoli Stati?
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nominato e non eletto, con il suo governo di opposte fazioni – tra leghisti, grillini e berluscones – intende portarci pian pianino al fatto compiuto di esser fuori fuori dall’Europa?

Demata

Come beccarsi multe per un milione di euro e farle pagare (care) ad altri

24 Gen
Le procedure d’infrazione a carico dell’Italia sono 89 – più quelle in itinere – e ci costano un miliardo all’anno, per ora.

Infatti, a leggere Affari Italiani o Sole24Ore, ci rendiamo conto che noi contribuenti italiani “paghiamo ogni giorno milioni di euro per le sanzioni europee” ed altre ancora ne devono arrivare.

In un anno, milioni di euro al giorno diventano almeno un miliardo di Euro … che a sua volta equivale a 50 euro di balzello per i venti circa milioni di italiani al lavoro.
Intanto, altri italiani percepiscono laute indennità e vitalizi proprio per far leggi e norme, che evidentemente non fanno e/o mal fanno, visto che un documento della Camera dei Deputati spiega che  “si tratta di un numero molto elevato che colloca il nostro Paese in ultima posizione fra gli Stati membri dell’Unione quanto agli adempimenti al diritto UE. Una posizione che indebolisce notevolmente l’affidabilità italiana.”
E poi ci siono quelli che beneficiano di status, rendite, privilegi – sempre che non siano fatti una fortuna – grazie al fatto che possono infrangere le norme UE nella piena legittimità italiana …

Non a caso, Merkel ha definito le promesse di riforme di Matteo Renzi come un progetto ‘molto ambizioso’, dato che  …. domani come ieri e come oggi, un cent della nostra IVA e del nostro stipendio andrà all’Europa, per pagare multe che tanti di noi non prenderebbero mai.

L’elenco è qui (link UE) e, scorrendo in basso, scoprirete che, ad esempio, siamo sotto infrazione dal 2004 per il trattamento delle acque reflue urbane,  “rifiuti pericolosi” e “discariche”. Dove crescono e sono cresciuti i nostri figli? E perchè le ‘malattie strane’ aumentano a dismisura?

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Le Mani Pulite tradite: le canzoni e i testi, le urgenze ed il disagio morale dei giovani di 20 anni fa.

9 Mag

1994-2014, un Ventennio che si aprì con le sstragi di mafia, lo scandalo Tangentopoli, l’inchiesta Mani Pulite e la fine della Prima Repubblica a sistema maggioritario multipartitico.

Quali erano le aspettative dei giovani di allora, gli over50 di oggi che rottamatori e grillini vorrebbero accantonare in tutta fretta per far spazio al ‘nuovo’.

Ma ne verrà qualcosa di buono se l’Italia dovesse accantonare definitivamente quella generazione, prima perchè troppo giovane e ‘avulsa al gioco delle parti’ e poi perchè ‘datata’ e ormai autorelegatasi nei comparti tecnici?

Queste erano le loro canzoni.

 

 

 

 

 

 

Una generazione ‘apart’ … che fino ad oggi non ha avuto la possibilità di decidere alcunchè.

 

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Expo 2015, dove andrà la politica italiana? E’ l’ora dei Cinque Stelle?

9 Mag

E’ un vero peccato che i diversi filoni di indagine (Scaiola, Greganti-Frigerio) siano arrivati a conclusione ieri, con gli ordini di cattura, e non diversi mesi fa, prima del congresso PD o della frattura FI-NCD.
Ma è anche una gran fortuna.

Ieri, avremmo avuto l’agognata (dagli italiani) sfida all’OK Corral nel PD e nel PdL con la conseguente corsa alle urne senza neanche una legge elettorale. Oggi, con tanti dinosauri candidati all’ultima corvè delle Europee, la ricollocazione fino alla dismissione è assicurata almeno per una parte di coloro che ci hanno governato/amministrato (così male) durante il recente ventennio.

Ed, intanto, c’è una legge elettorale e c’è almeno un candidato – Matteo Renzi – da contrapporre a Beppe Grillo, dato che in democrazia bisogna essere almeno in due.

Quanto al Centrodestra, ecco dimostratisi i danni causati dall’ostinazione di Silvio Berlusconi nel suo populismo delle Grandi Opere e nel suo partito di big ridotti ad eterni colonnelli senza un nemmeno generale.

Intanto, dopo l’avvio del nuovo Mani Pulite i sondaggi raccontano di un elettorato che per almeno un terzo prevedibilmente cambierà voto. Da domani si entrerà nel silenzio elettorale e questo mistero sarà rivelato solo dalle urne.

Probabilmente, il Partito Democratico non dovrebbe subire un serio contraccolpo, grazie ad un elettorato consolidato, come il M5S ne dovrebbe essere certamente avvantaggiato, trovandosi già da tempo a cavalcare l’antipolitica.
Cosa accadrà nel Centrodestra, nessuno può prevederlo: da un incremento dell’astensionismo ad una corsa verso la destra estrema e il movimento di Beppe Grillo. Peccato che Scelta Civica ormai definitivamente associata al nome di Mario Monti e che la debacle di Oscar Giannino abbiano tolto un riferimento liberale agli italiani.

E sempre parlando di ‘sfide all’OK Corral’ provate solo ad immaginare cosa ne sarebbe l’Italia se avessimo a governarci un intransigente esercito di ‘common people’ come quello del Movimento Cinque Stelle, mentre ci sono da ristrutturare le più importanti infrastrutture giuridiche ed esecutive dello Stato Italiano. Il tutto con un PD impegnato nella rottamazione, il centrodestra nel caos e un  40% degli italiani che non votano, ma sono più o meno dichiaratamente ‘a destra’.

Se questi sono gli affarucci del cortile di casa nostra, ben peggio vanno quelli dell’Italia all’estero, con i soliti scandali ‘a venti giorni dalle elezioni’, le insormontabili resistenze a riformare enti, giustizia, università, sindacato e sanità … dulcis in fundo l’Expo 2015 di Milano, ancora cantiere a cielo aperto e – al momento – bloccato dagli arresti, e, soprattutto, un premier Matteo Renzi che dovrà necessariamente modificare la maggioranza che sostiene il suo governo proprio mentre si accinge a presiedere l’Europa.

Finora il Movimento Cinque Stelle si è alimentato con il voto di protesta ‘a sinistra’, ma il suo ‘non sostegno’ al governo ha incluso anche l’astensione dei propri parlamentari in sede di Commissione anche sui tanti provvedimenti utili che sono stati fatti finora. Una prassi decisamente scorretta, come richiamava il sindaco PD Michele Emiliano su Rai3, se poi puntualmente finisce che si vota il provvedimento tout court o si presentano metodicamente emendamenti in Aula senza cercare le mediazioni necessarie per farli approvare.

L’implosione dell’Expo di Milano dovrebbe far comprendere agli elettori del Movimento Cinque Stelle che non basta mettere sulle poltrone del potere delle persone ‘oneste e affidabili’, se non sono anche ‘esperte e competenti’, visto che parliamo di milioni e miliardi per infrastrutture di interesse nazionale dove ‘il tempo è denaro’. Nessun paese europeo – basta sfogliare i curriculum di politici e amministratori di altri paesi europei – si sogna lontanamente di porre come ministro, sottosegretario, assessore di uno specifico ambito qualcuno che, seppur giovane, non abbia già notorie competenze.

L’Italia ha già pagato il pegno del ‘nuovo che avanza’ con commercialisti ed avvocati assurti a ministro in un battibaleno, ritrovandosi a casse vuote e con un sistema giuridico ‘desemplificato’ e – talvolta – incostituzionale.

Finora, gran parte della rete non ha aderito al progetto di Beppe Grillo e, probabilmente, non lo ha fatto per il semplie motivo di non essere invitati ad un dibattito paritetico, come si usa tra internauti.
Iniziare a linkare articoli e log che non appartengano al movimento già sarebbe un gran passo avanti, oltre che un segnale chiaro di pluralità.
Allo stesso modo, il voler controllare a tutti i costi l’informazione ‘M5S certified’ sul portale di Grillo e Casaleggio e la possibilità data dell’@democracy di consultare ‘la base’ solo su microtematiche ha tenuto lontani i ‘tecnici’, che sanno bene come la ‘realtà delle cose’ sia molto più articolata e fragile di quanto suppongano tante semplicistiche formule: le profonde carenze nel programma M5S in fatto di economia, istruzione, università, sanità e giustizia vanno superate al più presto, fosse solo per iniziare a digerire l’amara pillola di tutti i partiti politici, ovvero che non sempre le soluzioni giuste sono gradite alla base elettorale e viceversa.

Riuscirà il Movimento Cinque Stelle a cogliere il momento storico e rendendosi umile e partecipativo, oltre che dotandosi di volti e voci ulteriori a quella di Beppe Grillo, piuttosto che continuare a professare l’idea – discutibilissima in democrazia – di arrivare al governo con la maggioranza assoluta?

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Sondaggi IPR: il Centrodestra oltre il 40%?

5 Feb

Il sondaggio condotto a tre mesi dal voto per il Parlamento Europeo – condotto da IPR Marketing – rappresenta un recupero di consensi per il Partito Democratico (27,6%), a carico della ‘sinistra’ e minore di quanto faccia aspettare l’attivismo renziano.
Per il resto, il Movimento Cinque Stelle è il secondo partito (25,4%) e Forza Italia (24,3) il terzo, con NCD (5,6%) e Lega (5%) oltre la soglia di sbarramento ‘minima’ che si prefigura.

Il sistema di elezione per l’UE presenta molte similitudini con quello vigente, nelle norme residuali alle eccezioni di incostituzionalità. E, dunque, il sondaggio può dare una – seppur estemporanea – visione dell’esito di eventuali elezioni politiche anticipate, senza una nuova legge elettorale.

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Il quadro che emerge – aggregando i partiti secondo le coalizioni ‘di governo’ – è sconcertante quanto eloquente.

Un’alleanza di governo tra Centrodestra e Lega otterrebbe circa 250 seggi alla Camera e almeno 120 al Senato, al Centrosinistra (anche alleandosi con SEL e PRC) non andrebbero più di 200 deputati ed un centinaio di senatori, il Movimento di Beppe Grillo si attesterebbe sulle 150 poltrone alla Camera e un’ottantina al Senato.

Una Grosse Koalition tra Centrodestra e Partito Democratico – anche se con esodi, mal di pancia e defezioni – non avrebbe rivali. Questo il primo dato, che – forse – è d’aiuto per interpretare sia l’agitazione del M5S sia l’annuncio di Matteo Renzi  per la ricandidatura come sindaco di Firenze …

Il secondo dato è che solo un elettore su quattro – tra Piemonte, Lombardia e Liguria dove vive un quarto degli italiani – voterà il Partito Democratico, il quale solo nell’Italia centrale (Toscana, Abruzzo, Umbria, Marche, Lazio) supera la soglia del 30%, ma parliamo di forse un quinto dell’elettorato complessivo.
Questi i risultati di 20 anni di Ulivismo: il mantenimento di politiche previdenziali ed assistenziali da preistoria industriale (tra cui la cassaintegrazione e l’INPS) più l’utilizzo spregiudicato di esternalizzazioni e finanza creativa hanno impedito al Centrosinistra di allargare la propria base elettorale, alimentando un malcontento ed una diffidenza piuttosto consolidati.

Il Partito Democratico sarà, dunque, il primo partito italiano, ma la sua capacità di coalizione e di governo resta fortemente limitata. Finora si è avvantaggiato dell’incapacità del Centrodestra di produrre politiche sociali e del lavoro credibili, ma l’affermarsi del M5S ha rotto “l’incantesimo dell’alternanza” portando in luce un’Italia di mille minoranze esasperate.

Ma la maggioranza, quella più o meno silenziosa, è ancora tutta lì …

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FMI, l’IMU e le polemiche inutili

5 Lug

Il Fondo Monetario Internazionale, tramite il portavoce Kenneth Kang, ha sottolineato, a proposito della situazione italiana che “tutti i Paesi hanno tasse” sulle proprietà immobiliari e “in nessun Paese c’è un’esenzione sulla prima casa”, ma anche che il governo deve procedere alla revisione del “sistema catastale, per andare nella direzione di un sistema più equo e giusto. Per questo incoraggio il governo a tale riforma”.
«La crisi non è scongiurata del tutto e la disoccupazione resta ad un livello inaccettabile. Il percorso delle riforme deve avere la prioroitá per creare crescita e lavoro. I segni di stabilizzazione dell’economia ci sono ma gli investimenti e occupazione restano deboli. Nel 2013 stimiamo che il PIL chiuda a -1,8». Questa la chiosa del suo collega Aasim Husain.

Inoltre, «un ribilanciamento del risanamento fiscale è assolutamente necessario per sostenere la crescita», come è necessario «modificare la composizione del risanamento attraverso tagli di spesa e minori tasse», mentre un efficace pagamento dei debiti della pubblica amministrazione «può ridurre le difficoltà del credito delle aziende».
«Il livello di disoccupazione giovanile in Italia è inaccettabile»,  ci si dovrebbe «indirizzare verso un contratto unico, più flessibile per i nuovi lavoratori che gradualmente aumenta la protezione del posto di lavoro all’aumentare dell’età potrebbe ridurre il costo delle nuove assunzioni e sostenere l’apprendistato», come anche «incoraggiare aziende e lavoratori alla contrattazione di secondo livello consentirebbe di unire in modo migliore stipendi e produttività».

Un quadro desolante, specie se si considera che Enrico Letta ha ottenuto lo sblocco delle procedure di infrazione UE, ma non ha affatto rassicurato le agenzie di rating.

E bacchettate per tutti.

Dall’idea che la ‘prima casa è sacra’, mentre anche la ‘casa nella prateria’ della liberale America paga il suo obolo alla contea, alla monoliticità dei contratti di lavoro nazionali, così cara alle leadership sindacali che da rappresentanti eletti (e revocabili) si son fatti legione.
Per non parlare dell’Italia di Bertoldo e Bertoldino, quella dei proprietari immobiliari e dell’edilizia interconnessa, che dalla riforma del catasto vedrebbe la fine delle proprie fortune, come anche ne sarebbe colpita tutta quella genia di italiani che vive in case che non potrebbe permettersi se solo venissero fiscalizzate a dovere.
Fino allo Stato ed al sistema pubblico notoriamente insolvente a causa di un sistema di bilancio che è evidentemente un colabrodo, tant’è sfilacciato e farraginoso, a causa di un sistema ordinativo ottocentesco e di una centralizzazione che il Governo Prodi bis riportò a livelli pre-repubblicani.

Tutte bufale, dirà qualcuno: i tecnici del FMI non conoscono abbastanza l’Italia e, comunque, non possono intervenire su aspetti della sovranità nazionale.
Possibile … che non conoscano bene l’Italia, se sono così speranzosi che nel 2014 il nostro PIL crescerà del 0,7%, ma, quanto alla sovranità nazionale, siamo noi italiani a dover ricordare che è nostro dovere intervenire, ‘grazie’ al Fiscal Compact ed al pareggio di bilancio introdotto in Costituzione con il voto congiunto e pressoché unanime del Popolo delle Libertà e del Partito Democratico.

Ovviamente, non serve imporre ulteriori rinvii al governo, come fa la Santanché, non è opportuno attaccare la FIAT, come avvenuto per la Boldrini, non è utile pretendere sussidi senza investimenti e contratti bloccati, come capita con la CGIL guidata dalla Camusso.
E non serviranno nè le infrazioni UE nè lo spread per dichiarare la bancarotta: basterà che un paio di agenzie di rating abbattano di un altro paio di punti i valori attribuiti all’Italia …

Siamo tutti avvisati. Anche la Santanchè, la Boldrini e la Camusso.

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M5S a convegno per governare?

4 Mar

Non era difficile non dare per scontato che centonove deputati e cinquantaquattro senatori avessero bisogno di un «conclave» del neonato Movimento Cinque Stelle, per decidere insieme le strategie ed i margini di accordo che vogliono attuare in Parlamento e, innanzitutto, la governabilità.

Altrettanto facile immaginare che la Premiata Ditta Grillo & Casaleggio si faccia scippare ‘al mercato delle vacche’ quelle due dozzine circa di senatori che mancano al Partito Democratico per governare.

Nel ‘conclave’ dei parlamentari del M5S, verranno chiarite anche alcune questioni essenziali, sulle quali non loro, ma gli italiani tutti stanno facendo una gran confusione.

La richiesta da parte di Grillo di un governo di minoranza senza una fiducia preventiva che contratta, di volta in volta, l’appoggio su singole leggi porrebbe inevitabilmente l’Italia in balia del Parlamento e delle Lobbies.

Anche se Bersani intima a Grillo: «Decida cosa fare o tutti a casa», il caso del capo dello Stato in scadenza – “semestre bianco” – impedisce che egli sciolga subito le Camere.

Come probabilmente sperano i sostenitori di Mario Monti, una prosecuzione “a tempo” del mandato presidenziale al Quirinale non rientra nei ‘parametri’ previsti dalla Costituzione.

Malgrado quanto sostenuto da una parte della Sinistra, nonostante il Procellum, spetta solo al Presidente della Repubblica, e solo a lui, scegliere in piena autonomia, al termine delle consultazioni, a chi affidare l’incarico per formare il governo.

Dunque, esistono solo due strade.

La prima via – quella che comunemente è chiamato ‘governo tecnico per le riforme’ – è quella che di un governo a tempo con un programma di riforme, sul genere di quelli ‘tecnici’ guidati da Dini e Amato per traghettare il Paese dalla Prima alla Seconda Repubblica, che si concluda con delle elezioni con un nuovo sistema elettorale e con le autonomie locali riformate.
Nella sostanza è quello che sta chiedendo – con poca chiarezza – Beppe Grillo e che, ragionevolmente, chiederà il Movimento Cinque Stelle di Casaleggio.

Il secondo percorso – quello che comunemente è chiamato ‘governissimo’ -è quello che di un governo a tempo con un programma di riforme, sul genere di quello guidato da un ‘tecnico’ come Mario Monti per salvare il sistema finanziario italiano, che si concluda con delle elezioni con un nuovo sistema elettorale e con il Welfare riformato.
Nella sostanza è quello che serve alla Seconda Repubblica per guadagnare qualche anno di vita ed avere il tempo, secondo loro, di lavorarsi ai fianchi il movimento dei Grillini.

In tutto ciò, c’è da insediare il Parlamento ed eleggere, anche con una certa rapidità, sia i Presidenti della Camera e del Senato, si individuare i candidati alla presidenza della Repubblica e darsene uno.

Dunque, che Bersani la smetta di portar fretta, che non ce ne è se non per lui, che, a breve, dovrà rendere ragione ai suoi sodali di partito in ordine all’ennesima cantonata presa e conseguente bastosta incassata, illudendosi di governare con il 33% ed un voto.

Tanto, finchè non si eleggerà ed insedierà il nuovo Presidente della Repubblica, c’è il Governo Monti per ‘l’ordinaria amministrazione’ e per la buona pace di banche, governi esteri e mercati vari.

Il Movimento Cinque Stelle è a convegno ed è la loro prima prova del nove. Avranno idee, condivisione e lungimiranza per resistere al canto delle sirene democratiche-democristiane? Riusciranno a stendere un decalogo delle priorità e delle negoziabilità, con cui sostenere un governo di programma per le riforme?
Probabilmente si, ma lo sapremo tra due giorni soltanto.

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Eurozona: il problema Merkel

1 Mar

Non si può non essere europei, se si discende da famiglie che – nobili o non nobili – hanno mantenuto una memoria delle proprie origini – normanne, cazàre, variaghe, sassoni, celtiche, bulgare – e si è consapevoli che i propri avi hanno servito Luigi il Bello di Francia o Don Carlos di Spagna o si sono battuti nella Reconquista o nelle Guerre dei 30 anni o dei 100 anni.

Ma è altrettanto difficile accettare di essere europei in questa Europa, se accade che, dopo anni di tregenda, a causa dei debiti che si vanno accumulando, la Croce Rossa Svizzera ha deciso di tagliare le fornitura di sangue alla Grecia, dove si riscontra un’alta incidenza di casi di anemia su base genetica.

A tal punto, è evidente che la Grecia non riesca a garantire neanche i diritti essenziali (salute) dei propri cittadini, a causa della situazione di stallo finanziario causata sia dalla classe politica greca e dai prestiti facili delle banche tedesche sia dalle scelte europee di rigore e austerità necessarie a salvare, per l’appunto, banche e sistema sociale mitteleuropeo.

Se l’Unione Europea fosse stata ‘Europa’ per davvero, non sarebbe stato possibile abbandonare la macroregione greca alla miseria ed all’oblio, come non sarebbe stato possibile l’attacco portato dal sistema finanziario tedesco alle economie dei paesi mediterranei.

Infatti, se la Deutsche Bank non avesse svenduto, circa due anni fa, i titoli di Stato italiani per avvantaggiarsi nello spread e vendere bene quelli tedeschi, noi non saremmo in questa situazione, come non lo saremmo se Angela Merkel non avesse imposto la sostituzione di Silvio Berlusconi al governo con Mario Monti il recessionatore.

Come la Spagna (ma anche la Grecia) che raccoglierebbe ancora i flussi turistici di tre anni fa, se la Germania non avesse deciso, cinque anni fa, per salvare la propria economia recessiva, di ‘chiudere uno e anche due occhi sui rave e sul consumo di sostanze, con la conseguenza che i giovani germanici non volano più via per un weekend per spendere i loro risparmi in vacanza a Maiorca o Santorini.

E che dire del salvataggio di Goldman Sachs, a spese di Unicredit, con il risultato che la crisi delle banche polacche ed austriache l’ha pagata la Cassa Depositi e Prestiti italiana e non il ricco Land della Bavaria od il furbo staterello del Lussemburgo.

Das ist ganz unkorrect, Frau Merkel, non venga a dare lezioni a noi.

Allo stesso modo – ma forse dall’opportunismo siamo passati al razzismo – se andiamo a guardare l’afflato ‘etico’.
Strauss Khan ha dimostrato abitudini ‘amorose’ ben più disdicevoli di Berlusconi, ma nessuno ne parlava prima che lo facesse un’oscura cameriera newyorkese, denucniandolo per sturpo.
Nessuno ha indagato mai nè il tedesco Schroeder nè il francese Davignon. Eppure, il primo lasciò il paese alla Grosse Koalition pur avendo vinto le elezioni, andando a fare il ‘boss’ prezzolato del North Stream, l’oleodotto russo-tedesco, mentre il secondo, dopo aver legiferato in Europa sull’energia, lasciò la politica e diventò uno dei dominus francesi di acqua, gas ed elettricità.

Quanto ai clown, non Grillo e non Berlusconi, cosa dire del portoghese Barroso, presidente di commissione UE, indagato per l’acquisto nel 2004 da parte del Portogallo di due sottomarini fabbricati dalla tedesca German submarine consortium sia stato macchiato da corruzione, frode, violazione delle regole sul mercato interno e gestione impropria dei fondi pubblici.
Oppure, vogliamo parlare dello scandalo Bettencourt, l’ereditiera de L’Oreal nel mirino della giustizia francese per frode fiscale e finanziamento illecito della campagna elettorale del franco-ungherese Sarkozy?

E che dire del presidente tedesco Christian Wulff, dimessosi un anno fa, accusato di avere ottenuto un prestito di 500mila euro da un imprenditore con un tasso di favore? O del noto Zapatero, che ha consegnato la Spagna all’oblio, grazie alle sua politiche effimere, dopo che gli spagnoli, faticosamente, avevano superato in 20 anni il ritardo accumulato sotto la dittatura franchista?

Difficile credere che in queste condizioni si possa andare ad un’unione politica dell’Europa: i tedeschi non vogliono essere governati da un latino cattolico, gli italiani non voglion essere governati da un sassone riformato, gli olandesi, di sangue norreno e di tradizione evangelica, da nessuno dei due.

Difficile credere che i corruttori del Nordeuropa siano meno colpevoli dei corrotti del Sudeuropa e difficile credere che questo ‘equivoco’ non generi diffindenza tra i popoli latini e razzismo tra quelli sassoni. Impossibile pensare ad un Mario Monti ‘in Europa’ senza accentuare le diffidenze dei popoli mediterranei.

Difficile credere che il liberalesimo nazionalistico che anima le democrazie mitteleuropee possa trasformarsi da elemento separatore a fattore di confluenza, senza mettere le risorse primarie in mano ad organizzazioni finanziarie multinazionali e difficile credere che i cittadini lo vogliano.

Siamo sicuri che il problema dell’Eurozona non sia la Germania dell’Eurozona di Angela Merkel e la sua congrega di corrotti e trasformisti, come tanta parte dell’elettorato tedesco pensa?
I Piraten non sono al 25% del M5S italiano, ma esistono ed entro l’anno in Germania si vota. Stesso vale per le frange estreme della SPD come per i nazionalisti e post-comunisti dell’Est.

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