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L’Italia vista dai meccanici e dagli hardwaristi

2 Set

Un veicolo per funzionare necessità di più “motori”.

Ad esempio, nella nostra autovettura c’è quello di avviamento, quello a scoppio, quello ‘inerziale’ (volano), quello elettrico (dinamo) che da corrente e ricarica la batteria, eventualmente quello elettrico nelle ibride, la centralina che è la rappresentazione logica del motore e non solo.

 

Qual’è la situazione della nostra (ex) bella Italia?

Innanzitutto, c’è che la centralina deve basarsi su un processore e un sistema operativo strutturati con tutti i limiti e i vizi che c’erano dopo il 1871, quando il Meridione era una quasi una colonia, il Vaticano quasi una banca da nazionalizzare e la ‘nazione’ coincideva più o meno con la famiglia Savoia e la sua corte di provinciali.

Un ristretto ‘core’ di poteri e di norme che sopravvisse alla Seconda Guerra Mondiale e fu upgradato alla meno peggio nel 1974 con un software di emulazione come nel 1922, senza sostituire la CPU nè riprogettare la scheda madre e, soprattutto, presumendo che fosse eterno, senza manutenzione od aggiornamenti.
Oggi, la dimensione debordante di questo software non è quantificabile, ma consta di centinaia di migliaia di leggi, determine, delibere e circolari.

Lo stesso accade per:

  • le costanti perdite di olio, acqua o benzina, cioè gli sprechi,
  • la trasmissione che è logora e va a scossoni, cioè malessere e andatura lenta,
  • luci ed elettronica che malfunzionano, cioè regole double face,
  • la carrozzeria rabberciata, cioè degrado urbano e del paesaggio.

E ritornando al ‘motore’ ed alle sue ‘parti’:

– l’ibrido (l’innovazione) diventa un costoso, superfluo e deregolabile ‘accessorio’, in realtà si va sempre avanti ‘a benzina’ (cartaceo)
– la corrente generata è alternata, mentre batteria e impianti richiedono quella continua
– lo spreco inizia dal volano dove si consuma nei pesi e contrappesi dell’obsoleto software di emulazione
– il motore a scoppio (il ‘pubblico’) è sempre quello di una volta e decisamente arranca
– il motorino di avviamento e i contatti della dinamo soffrono degli agenti atmosferici ed ambientali, cioè sono affidati al “fattore caso”
– il linguaggio con cui comunicano i diversi apparati e sistemi dell’autovettura deve essere necessariamente molto semplificato.

Dunque, dal punto di vista “funzionale” questo è il nostro (ex) Bel Paese.

La domanda che dovrebbe sorgere spontanea è semplice.

Come mai potrà uscire l’Italia da questo gorgo inabissante, se in Parlamento ed al Governo troviamo quasi solo avvocati, medici e diplomati oppure se i ministri dell’Economia e Finanze, delle Infrastrutture e dell’Istruzione durano spesso meno di una legislatura?

E quando prenderemo atto che la visione della ripresa italiana è sostanzialmente omogenea leggendo le dichiarazioni dei ‘tecnici, cioè Calenda, Cottarelli, Cantone e … Landini o Draghi?

Demata

Pinocchio: un manuale di sopravvivenza (ancora attuale) per i giovani e non solo

1 Gen

“Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” è un romanzo pubblicato a puntate nel 1881 sul Giornale per i bambini diretto da Ferdinando Martini. In quegli anni la neonata Italia era scossa dai primi scandali derivanti dalla diffusa corruttela politica e affaristica, mentre Giuseppe Mosca, liberale, in un famoso intervento parlamentare per la prima volta parlò di Mafia e di infiltrazioni.

Pinocchio Serie Francobolli Jacovitti San Marino

Tanto per chiarire come stavano le cose ‘ai tempi di Pinocchio’, scriverà anni dopo persino uno statista del calibro di Francesco Nitti: “il governo delle province, prefetti, intendenti di finanza, generali, ecc., è ancora adesso in grandissima parte nelle mani di funzionari del Nord. … Se i governi fossero stati più onesti … cioè corromperne ancor più le classi medie a scopi elettorali, molto si sarebbe potuto fare. Le loro amministrazioni locali vanno, d’ordinario, male; i loro uomini politici non si occupano, nel maggior numero, che di partiti locali. Un trattato di commercio ha quasi sempre per essi meno importanza che non la permanenza di un delegato di pubblica sicurezza.” (Nord e sud -1900)

Quella di Pinocchio è, dunque, una tipica storia italiana, raccontata egregiamente da un certo Carlo Lorenzini, più famoso con il nickname di Collodi e noto libertario, e ancor meglio, se possibile, disegnata da un certo Benito Jacovitti, mitico fumettista del ‘900 italiano.

pinocchio-jacovitti-con-geppetto

La storia inizia con un artigiano, Giuseppe detto Geppetto, che da alla vita un ‘figlio’ – anche lui Giuseppe, detto Pino o meglio Pinocchio perchè discolo – che pare un ‘ciocco di legno’, è pigro, non gli va di studiare e non ascolta consigli.

grillo_parlante_jacovittiCosì Pinocchio decide di allontanarsi da casa e visitare i dintorni per realizzare i suoi sogni. Da qui a seguire sarà un susseguirsi di peripezie, causate tutte sia dall’incapacità di Pinocchio ad agire con buon senso (il Grillo Parlante) e sia da quella nell’educarlo di suo padre Geppetto, paziente come Giona nella Balena. Anche la Provvidenza o Buona Stella (Fata Turchina) sembraranno impotenti dinanzi all’ostinazione con cui Pinocchio tende a fidarsi di loschi figuri e correr dietro a promesse iperboliche.

E così accade che Pinocchio scopra che il ‘mondo’ in cui vive è molto pericoloso, se si preferisce – per pigrizia e superficialità – il Paese degli Acchiappacitrulli a quello delle Api Operose oppure non si accetta la protezione (e gli ordini) di un Burattinaio.

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Un vero postaccio, quello che Pinocchio si troverà a visitare.

A partire dai medici che, ad esempio, son sempre discordi e portano una sfiga letale (Corvo e Civetta).

pinocchio mediciOppure, le leggi sono un dedalo senza altra uscita se non la sanzione.

gendarmi pinocchioPeggio ancora se si ci si fa derubare, si finisce in galera per direttissima.

gendarmiE chi dovrebbe fargli da guida (il Gatto e la Volpe) è cieco, zoppo ed irrimediabilmente corrotto.

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Per non parlare del prepotente che prima lo prende per fame alla tagliola e poi lo arruola a forza come cane da guardia (Melampo) per proteggere il suo pollaio.

melampo pinocchio

Ma al peggio non c’è fine e qualcuno (l’Omino dei somari) ha messo in giro la voce che esista un sistema per vivere nel Bengodi per poi venderti sul mercato del lavoro al minor prezzo.

pinocchio omino dei somari

Diventato servo dei servi a causa della propria ignoranza (nel Centroitalia ‘ignorante’ può significare sia ‘non istruito’ sia ‘ostinato’ o ‘di vedute limitate’) e dando ascolto allo ‘scemo del villaggio’ (Lucignolo), Pinocchio – ormai somaro definitivo – troverà scarsa fortuna al circo a far precariamente l’equilibrista.

Pinocchio-Lucignolo

Infine, destinato a far da pelle per tamburi,  riesce a fuggire dirigendosi verso il mare dell’oblio, dove chi non rientra nel ‘sistema’ resta in un limbo (il Pescecane) da cui uscirà al prossimo reset del ‘sistema’ stesso, perchè il mondo del Trasformismo ricominci daccapo perchè tutto cambi affinchè nulla muti.

pesce_cane

Per fortuna è tutto un brutto sogno e Pino(cchio)  si svegliò al mattino e “si vide in una camerina elegante, con un vestitino nuovo, un berretto nuovo e un paio di stivaletti di pelle’.

Qualcuno pensa che Collodi, quando scrisse Le avventure di Pinocchio, si sia davvero rivolto ‘solo’ ad un pubblico di ragazzi?

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Giustizia: l’ora del Buon Senso

7 Ago

E’ difficile non chiedersi se il processo Mediaset, conclusosi con la condanna di Silvio Berlusconi, non abbia bisogno di un’attenta revisione, se salta fuori che la condanna è stata emessa perchè ‘non poteva non sapere’.
Una sentenza ‘indiziaria’, documentata per ‘relata refero’? Una motivazione, non ancora consegnata, che già mostra falle inconfessabili?

Speriamo di no, speriamo che la nostra Giustizia non si dimostri la stessa dello scandalo della Banca Romana e del caso Giolitti, dopo un secolo e mezzo di Trasformismo e Cleptocrazia ampiamente sfuggiti a processi e sentenze.

E’, però, sorpendente scoprire tramite La Repubblica che il Presidente della Sezione Feriale della Corte di Cassazione, Antonio Esposito, che ha emesso la sentenza Mediaset, sia anche fratello e padre di altri magistrati. Un fenomeno già diffuso tra docenti e medici e già notoriamente deleterio.
Come è sorprendente che un così emerito magistrato pretenda che un cronista pubblichi non  l’intervista rilasciata e debitamente registrata, ma un testo diverso, concordato ex post.

Disdicevole, poi, è il pasticciaccio della norma Cancellieri, da applicarsi, secondo alcuni, anche alla sentenza Berlusconi, facendolo decadere da senatore. Infatti, è davvero poco ‘liberale’ applicare una norma ad eventi pregressi e giudicati, anche se in corso di revisione del giudizio, come è ‘iniquo’ che Silvio Berlusconi, come al solito, vada via impunito.
Incredibile, infine, è che la frode fiscale non venga applicata a tutti i processi per corruzione, concussione, malversamento di denaro pubblico, eccetera.

Dunque, ritorniamo alla questione ‘vera’ del serio problema istituzionale in cui l’Italia viene a trovarsi: l’effettiva forza del Parlamento, ovvero del Popolo Sovrano.

Un Parlamento che non ha solo bisogno di una legge elettorale decente, ma anche di processi celeri e fondati esclusivamente sulle prove, che chiariscano agli elettori chi, tra gli eletti, è ladro od incauto o marpione.
Basterebbe ricordare che Silvio Berlusconi è diventato il tycoon ed il politico che è stato grazie ad un mostruoso inviluppo della nostra magistratura, durato due generazioni di italiani, nonostante più di venti anni fa fosse già provato e giudicato che s’era fatto cartello tra i due principali concorrenti e che s’erano corrotti dei giudici: il Lodo Mondadori.

Un processo non può e non deve durare più di un quinquennio e benchè meno dieci anni od una generazione intera, le cause civili vanno gestite secondo una Common Law, le carriere vanno separate e deve esserci un organo che sanzioni chi causa danni a cittadini innocenti, la Corte Costituzionale dovrebbe essere di sola nomina parlamentare/presidenziale.

Scrive Angelo Panebianco sul Corriere della Sera che “la magistratura è l’unico «potere forte» oggi esistente in questo Paese e lo è perché tutti gli altri poteri, a cominciare da quello politico, sono deboli. Non permetterà mai al potere debole, al potere politico, di riformarla. Certo, si potranno forse fare – ma solo se i magistrati acconsentiranno – interventi volti ad introdurre un po’ più di efficienza: sarebbe già tanto, per esempio, ridurre i tempi delle cause civili. Ma non ci sarà nessuna «riforma della giustizia» se per tale si intende una azione che tocchi i nodi di fondo“.

Speriamo si sbagli.

Anche perchè – alla ricerca di un po’ di buon senso – la luce in fondo al tunnel ci arriva proprio dall’accusatore finale di Silvio Berlusconi, il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, che ha dichiarato a L’Espresso che «la procura di Milano non chiederà il carcere per Silvio Berlusconi», precisando che non si tratta di una decisione ad personam, ma della semplice applicazione di un principio generale, valido per tutti gli imputati e condannati.

Un approccio che ‘tutelerebbe’ Silvio Berlusconi dal carcere, anche a seguito di altre sentenze che lo colpirebbero senza lo scudo di parlamentare. Qualcuno potrebbe chiamarlo ‘salvacondotto’, in realtà è solo la legge che va applicata.

L’agibilità politica di Silvio Berlusconi? Non riguarda nè i magistrati nè il Presidente della Repubblica … è una questione ‘inter pares’ … la discutano in Senato.

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Il barile è raschiato. La cleptocrazia andrà a finire?

6 Giu

Oggi, ‘Il Jester’ esce con una efficace e sintetica disanima del fallimento di Mario Monti (Ecco i dati del fallimento del Governo Monti. Il gettito fiscale è diminuito di 3,5 miliardi di euro), analogamente alle notizie e riflessioni diffuse da questo blog ieri (DEF: i conti di Mario Monti, alla prima verifica semestrale, non tornano), aggiungendo che la “Corte dei Conti, proprio ieri ha denunciato l’eccessiva pressione fiscale che ha avvitato l’economia italiana in una recessione pericolosa.”

Sono andato a spulciare tra i suoi post di dicembre: anche Il Jester, come questo blog ed altri, ha sentito odore di bruciato e di marcio fin da subito.

Rispetto al post in questione, però, non mi allarmerei troppo per lo ‘spread’, dato che è evidente che non dipende da noi quano dalla Germania e dal sistema finanziario in-grassato dalle decine di migliaia di miliardi di Euro che dai paesi dell’Est le ‘oligarchie’ (mafie?) locali hanno riversato sull’Europa da 15 anni a questa parte.

Quello che preoccupa me e non solo è altro, come scrivevo ieri.

La riforma delle pensioni è vigente e sta facendo solo danni, la riforma del lavoro presenta troppe ‘dimenticanze’ e troppi salti in avanti per lasciar ben sperare, dei cacciabombardieri F-35 (che costano tantissimo) e dell’effettiva quantità non si è saputo più nulla.

Del Meridione inutile parlarne, neanche se impugna i Forconi o inneggia ai Briganti oppure, peggio ancora, se è vittima di un oscuro e gravissimo attentato a Brindisi. Niente per le donne, per l’istruzione e la formazione professionale nulla, la sicurezza che – neve o terremoti, viabilità o rapinatori – non c’è. Niente famiglia, niente bambini, niente anziani, niente disabili: non esistono nelle priorità di questa maggioranza di governo.

Solo farisaica ignavia e flaccida inazione per la Sanità, dove i giusti tagli hanno interrotto parzialmente il ‘Paese del Bengodi’, ma che, senza monitoraggio e government, sono in balia delle Regioni e dei loro dissesti o delle oligarchie che fanno da base consensuale di questo sistema partitico. I malati? Siano … pazienti. Il buco nero del deficit pubblico? Andiamo oltre …

Alle province da abolire per legge, ma che possono restare per legge. Oppure, alla riforma elettorale che non c’è, dato che – come la mettono la mettono – comunque la Partitocrazia perderà tanti seggi. Meglio tenesi le attuali mille poltrone mille …

Questo è lo stato attuale della Nazione e, da oggi, non è più un cittadino blogger a pensarlo: il disastro è firmato di loro pugno nel Documento di Economia e Finanza (DEF).

Cosa fare?

Continuare a rincorrere lo ‘spread’ è impresa folle, come lo fu quella di immettere nelle aste titoli con interessi del 7%: praticamente una corda al collo.

Continuare ad incidere sul welfare e sulle infrastrutture, sottraendo risorse, sarebbe la negazione del Programma di governo – poca roba – e, soprattutto, del Keynesismo, in nome di un ultraliberismo che non trova più adepti neanche tra i Repubblicani statunitensi.

Allo stesso modo, in nome di una stabilità che si sfilaccia di giorno in giorno, non si è voluto abbandonare al proprio destino Unicredit, aumentando il gravame sull’Italia e gli Italiani, come non si vuole prendere atto che il consenso dei partiti di governo è pressochè inesistente, vista l’astensione ed il voto espresso alle recenti amministrative.

Come anche, per più antichi ed imbarazzanti motivi, si evita di nominare il Meridione od a non pretendere efficienza e sobrietà dalle pubbliche amministrazioni, dagli ospedali, dalle scuole, dalla Politica e dai Partiti.

Dunque, è la realtà dei fatti a dirci che il barile è raschiato e va a finire questa cleptocrazia iniziata 150 anni fa con il saccheggio del Triveneto e delle Due Sicilie e con ‘l’acquisizione’ del patrimonio clericale.

Cosa ne sarà è difficile dirlo, visto il senso di ‘irresponsabilità’ verso la Nazione che questa gerontocrazia all’ultima spiaggia sta dimostrando.

L’unica cosa certa è che, con gente così al potere, non lasciamo spazio che agli speculatori ed agli usurai. Quale pazzo, ma onesto investitore giocherebbe le sue fiches sull’Italia?

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DEF: i conti di Mario Monti, alla prima verifica semestrale, non tornano

5 Giu

Circa sette mesi fa, dinanzi alle prime avvisaglie del Governo Monti, scrissi che questa gestione del paese ci avrebbe portato, prima dell’estate, allo stallo e/o al caos.

Diciotto giorni fa, annotai che “tra pochi giorni, i dati ci dimostreranno che l’inflazione è salita, le economie sulle pensioni non sono così tante, i cacciabombardieri F-35 non sono 131 e neanche 25″ e “delle richieste diffuse, anche tra i ceti più informati, di rimpasto del governo Monti o di elezioni anticipate.”

Oggi, il Corriere della Sera titola “Lo Stato incassa meno: entrate tributarie in calo. Il Def (Documento di Economia e Finanza): 3.477 milioni di euro in meno nei primi 4 mesi dell’anno rispetto alle previsioni” e aggiunge che sono “in flessione anche i ruoli per -93 milioni di euro (-4,5%), le poste correttive per -160 milioni di euro (-2,2%) e le entrate tributarie degli enti territoriali per -84 milioni di euro (-1,2%)”.

Un mese prima (e 66 giorni fa) scrivevo che arrivava l’inflazione, “un qualcosa di prevedibile se i commercianti non vendono (stagnazione) e le tasse aumentano vertiginosamente. L’alternativa sarebbe quella di vedere serrande callate e avvisi di fallimento.

Ricordiamo che inflazione e recessione non vanno molto d’accordo, anzi, non sono affatto sostenibili da un sistema produttivo-finanziario. Qualunque professore di economia o sostenitore di un “ordine mondiale” sa che la congiuntura va evitata a tutti i costi.

Un situazione che si sta accompagnando, ma saranno i dati di fine anno a confermarlo, all’inabissamento dell’evasione e della corruttela secondo un meccanismo abbastanza prevedibile. Infatti, il monitoraggio ossessivo dei conti bancari di chiunque sta creando (ed era prevedibilissimo) un circuito parallelo di attività saldate per contanti e, ovviamente, non fatturate o sotto-fatturate.

Questo è quello che provoca un Welfare iniquo ed una fiscalità esosa e sprecona. I libri di storia coloniale e del Terzo Mondo grondano di esempi simili.

Ma Elsa Fornero e Corrado Passera non lo sanno e non riescono a comprendere che sarebbero bastati una patrimoniale sui redditi, lo spacchettamento di Finmeccanica e l’abbandono di Unicredit agli squali tedeschi suoi partner per evitare la mattanza sociale, lo stallo economico del Paese, l’interessata inerzia tedesca.”

Adesso la frittata è fatta e volge alla fine la saccenza di Mario Monti e delle centinaia di ‘professori’ di cui hanno lautamente riempito ministeri e commissioni di lavoro.

Non è un caso che Fassina, l’esperto di economia pubblica del Partito Democratico, ha presentato “l’asso di picche” proprio ieri, paventando l’approssimarsi di elezioni anticipate.

Nulla di male, in Italia hanno praticamente floppato quasi tutti e nessuno ha pagato il pegno, anzi talvolta è stato richiamato a ‘completare l’opera’.

Il punto è che la riforma delle pensioni è vigente e sta facendo solo danni, la riforma del lavoro presenta troppe ‘dimenticanze’ e troppi salti in avanti per lasciar ben sperare, dei cacciabombardieri F-35 (che costano tantissimo) e dell’effettiva quantità non si è saputo più nulla.

Del Meridione inutile parlarne, neanche se impugna i Forconi o inneggia ai Briganti oppure, peggio ancora, se è vittima di un oscuro e gravissimo attentato a Brindisi. Niente per le donne, per l’istruzione e la formazione professionale nulla, la sicurezza che – neve o terremoti, viabilità o rapinatori – non c’è. Niente famiglia, niente bambini, niente anziani, niente disabili: non esistono nelle priorità di questa maggioranza di governo.

Solo farisaica ignavia e flaccida inazione per la Sanità, dove i giusti tagli hanno interrotto parzialmente il ‘Paese del Bengodi’, ma che, senza monitoraggio e government, sono in balia delle Regioni e dei loro dissesti o delle oligarchie che fanno da base consensuale di questo sistema partitico. I malati? Siano … pazienti. Il buco nero del deficit pubblico? Andiamo oltre …

Alle province da abolire per legge, ma che possono restare per legge. Oppure, alla riforma elettorale che non c’è, dato che – come la mettono la mettono – comunque la Partitocrazia perderà tanti seggi. Meglio tenesi le attuali mille poltrone mille …

Questo è lo stato della Nazione allo stato attuale e, da oggi, non è più un cittadino blogger a pensarlo: il disastro è firmato di loro pugno nel Documento di Economia e Finanza (DEF).

Complimenti, dunque, a Mario Monti, Elsa Fornero e Corrado Passera per … la loro capacità di ipnotizzare leader di partito e direttori di testate.

Purtroppo, per noi, però, i loro conti, alla prima verifica semestrale, non tornano.

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Amministrative: i segnali sono nei dettagli

22 Mag

Al di là dell’analisi generale del voto alle amministrative, dopo i ballottaggi, alcuni dettagli sono da considerarsi, specie in luce di una riforma elettorale tutta da farsi e da “inventarsi”.

Dettagli, forse, non tutti determinanti dei quali, però, sarà bene tener conto, se vogliamo evitare qualche altro “svarione” al nostro già danneggiato paese.

1- Difficile pensare che i cittadini digeriranno la scelta di un Senato federale eletto dalle giunte regionali, ovvero dai partiti. Come è difficile immaginare che, nell’arco di un decennio, le Regioni non trasformino il Senato in un gerontocomio ed in un groviglio di lobbies.

2- Marco Doria ha raccolto più voti al primo turno (127.477) che al ballottaggio (114.245) ed il Partito Democratico, a Genova, raccoglie 55.000 voti, mentre i suoi alleati ne totalizzano 62.000.

3- A Parma, il Movimento Cinque Stelle conquista il seggio di Sindaco, ma Pizzarotti vince grazie ai voti degli elettori dell’UDC e del PDL, che assommati sono superiori ai suoi.

4- A Palermo, Orlando sbanca, dopo i cattivi risultati raccolti dal PD nelle precedenti amministrative, segno che la Sicilia vuole interloquire con lo Stato nazionale e non vuole sottostare a decisioni prese altrove, come anche che diffida di forze politiche che hanno alimentato l’emigrazione al Settentrione industiralizzandolo e degradato il Sud, dimenticandolo.

5- Il Partito Democratico vince nelle maggiori città, ma i candidati sono iscritti di SEL (Marco Doria) e dell’IdV (Orlando). Non vince, a causa del fronteggiamento con l’UDC, nelle città più piccole, ma di una certa entità demografica e produttiva come Parma,  Trani, Taranto e Verona, dove sono candidati iscritti al PD.

6- E’ nell’evidenza dei fatti che far parte del Governo Monti si stia rappresentando come un vero e proprio abbraccio fatale per il Popolo delle Libertà. La Sinistra prevale, ma attuando un’equivocante politica del “doppiopetto”, con il PD al ‘governo’ e SEL alla ‘lotta’.

7- Mentre nelle giunte che si sono formate al primo turno, la possibilità di “far da terza sponda” si è di per se annullata, dai ballottaggi esce un risultato impressionante riguardo l’UDC, che a Parma va con Cinque Stelle, a Rieti e Taranto col PD, a Palermo, Verona e Trani è con il PdL.

8- In non pochi Comuni, i neoeletti sindaci hanno un consenso del 25% o poco più, visto che a stento ha votato la metà degli elettori.

Difficile pensare che alle prossime elezioni si possa andare a votare con un Partito Democratico rappresentato da SEL, con l’IDV che sembra poter diventare la prima forza “a Sud”, un Centrodestra inesistente, l’UDC che è disponibile a qualunque alleanza, i Grillini in parlamento senza un programma nazionale e “soli contro tutti”.

E difficile pensare che le cose possano andar meglio, senza un rimpasto del governo Monti, che rimetta la politica al suo posto, ed un salto di qualità del Parlamento, nell’abolizione delle provincie e dei troppi privilegi.

Quanto alla legge elettorale, la cautela è d’obbligo, dato che l’obbligo di dichiarare programmi ed alleanze sembra ineludibile, come quello di un solido sbarramento, che, però, Mattarellum e Porcellum non offrono, agevolando come fanno le “filiere di cespugli”. Allo stesso tempo, l’attuale sistema elettorale da un bonus di seggi eccessivo alla compagine vincente, che ‘de facto’ vanifica il ruolo dell’opposizione e del parlamento, se parliamo di politiche, e le azzera del tutto, se parliamo di piccoli comuni.

Qualcosa va fatto e presto, dopo i fischi dei partenopei all’Inno di Mameli, dei terremotati emiliani all’arrivo di Mario Monti, di alcuni brindisini persino verso il vescovo.

L’Eurozona? Ci pensino Francia e Germania.

leggi anche Dopo le elezioni, il caos?

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Dopo le elezioni, il caos?

22 Mag

Circa sei mesi fa, dinanzi alle prime avvisaglie del Governo Monti, scrissi che questa gestione del paese ci avrebbe portato, prima dell’estate, allo stallo e/o al caos.
Come volevasi dimostrare, i fatti di questi giorni ne sono la riprova.

L’astensione è alle stelle, il PdL è imploso, la Lega tiene solo dove ci sono i maroniani, il Partito Democratico vince con candidati di SEL, l’UDC approfitta dei ballottaggi e riesce a mettersi in giunta, a seconda dei comuni, con il PD, con il PDL e addirittura con Cinque Stelle, che avanza localmente con un “programma nazionale” che, per ora, si mantiene qualunquista e demagogico.

Il tutto mentre esplodono bombe davanti alle scuole e tre giorni dopo non ci sono tracce da seguire, mentre “salta” la filiera del parmigiano perchè, a quanto pare, gli uffici tecnici italiani proprio non riescono a tener conto del rischio sismico.

Intanto, il Parlamento è fermo, ferma la riforma del lavoro, ferma l’abolizione delle Provincie, fermi la legge elettorale, i rimborsi dei partiti, la riforma della Pubblica Amministrazione, la destrutturazione della RAI. E, tra pochi giorni, i dati ci dimostreranno che l’inflazione è salita, le economie sulle pensioni non sono così tante, i cacciabombardieri F-35 non sono 131 e neanche 25, mentre i media inizieranno a raccontarci, si spera, che Unicredit, Finmeccanica e Monte Paschi di Siena non navigano in buone acque.

Dunque, secondo la ‘dottrina’ del sistema mediatico italiano, le testate son piene di Bersani e del suo ‘abbiamo vinto’, senza chiedersi se, con le giunte locali nelle mani di SEL, Cinque Stelle ed UDC,  non siamo sull’orlo del “peggio”.

D’altra parte, cosa aspettarsi da un sistema mediatico italiano – quello affiancato dal Ghana nella classifica mondiale sulla correttezza dell’informazione – i cui comitati di redazione dovrebbero iniziare a chiadersi ‘come mai’ la partitocrazia di sinistra riesca puntualmente a sopravvivere, da 20 anni, “all’aggiornamento del sistema” senza nulla cambiare, nonostante sia stata coinvolta “come tutti i partiti” sia nel malaffare di Tangentopoli, ai tempi della Prima Repubblica, sia nei misfatti delle giunte regionali e locali della Seconda Repubblica.

Vedremo se, almeno, nei prossimi giorni i media si decideranno a palesare il forte malcontento esistente nel paese e, magari, dar voce alle richieste diffuse, anche tra i ceti più informati, di rimpasto del governo Monti o di elezioni anticipate.

leggi anche Amministrative: i segnali sono nei dettagli

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Ancora suicidi. Mario Monti passa oltre (i cadaveri e le responsabilità)

9 Mag

Ancora suicidi, due disoccupati e un imprenditore, ma Mario Monti passa oltre (i cadaveri) minimizzando con un “drammi umani causati dalla crisi, rifletta chi l’ha provocata” e distinguendo tra “chi ha portato la situazione in questo stato e chi sta cercando di risolvere i problemi”.

Ovviamente, l’informazione italiana – acritica ed informe – la beve tutta e la strilla, per giunta, dalle testate, come fosse l’oro di Re Mida, senza chiedersi “chi” dovrebbe riflettere secondo Mario Monti.

Eh già, perchè qui viene il bello: chi ha provocato la Crisi?

Facile a dirsi: la Crisi è stata provocata dall’avidità di Goldman Sachs e Unicredit e dalla facilità con cui hanno aperto linee di credito ed investimenti nell’Europa dell’Est, dragando risorse principalmente dal Sud Europa. Inoltre, la Crisi è stata accentuata dalla superficialità con cui gli organismi di controllo UE ed internazionali hanno monitorato e tollerato gli eccessi e gli sprechi delle Caste al potere in Francia, Germania ed Italia.
Una Crisi che sta diventando “endemica” grazie alla scelta dei Poteri Forti (Bilderberg, Opus Dei, Trilateral, Deutsche Bank eccetera) di privilegiare un salvataggio recessivo dei propri capitali piuttosto che badare ai cittadini ed alla ripresa industriale.

Mario Monti, dunque, parla a se stesso ed ai suoi colleghi quando afferma “rifletta chi l’ha provocata”, mentre è pura tautologia la frase “”chi ha portato la situazione in questo stato e chi sta cercando di risolvere i problemi”. Come dimenticare che Monti era, fino a pochi mesi fa, in Bilderberg e Goldman Sachs, che Fornero era (è) Compagnia di Sanpaolo, che Renato Passera era (è) Banco Ambrosiano Veneto, Unicredit, Alitalia …

Effetti speciali che riescono – incredibilmente – ad illudere giornalisti e redattori, ma che non possono intaccare di un millimetro la consapevolezza del dramma in corso e delle responsabilità del Potere che ogni cittadino ormai ha.
Veramente incredibile che i nostri media e le nostre forze politiche non se ne rendano conto – per inerzia, malafede o incompetenza cambia poco – senza rendersi conto che questa “demogogia” e questa “opacità dell’informazione” non fanno altro che alimentare l’antipolitica ed il populismo.

Tra l’altro, checchè se ne dica, l’esito delle amministrative conferma che il paese è attualmente ingovernabile, che non esiste una maggioranza, che le forze politiche in crescita sono perniciosamente populiste (SEL e Cinque Stelle) e, soprattutto, prive di un programma di politica economica, come del resto è il cosiddetto “Centro” dei moderati.

Se il Parlamento non dovesse addivenire – come ormai scrivo da tempo – almeno ad un rimpasto di governo, ripristinando un minimo di governance politica del Paese, al voto delle Politiche 2013 ci ritroveremo con ben altri cocci da ricomporre.

E, probabilmente, andrà così, se Mario Monti continuerà a rilasciare dichiarazioni “estemporanee” che una qualuque persona istruita è in grado di confutare e che … offendono l’intelligenza di chiunque.

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Il PdL implode: Italia ingovernabile

8 Mag

La Lega di Maroni tiene, quella di Bossi evapora, il PdL affonda, anzi implode: il Centrodestra non c’è più. Questo il primo dato di queste Amministrative.

Cinque Stelle è una realtà, il Partito Democratico tiene ma solo rendendo egemoni SEL e la CGIL, mentre  l’Italia dei Valori ha un buon radicamento al Sud, ma non sfonda, e l’UDC di Casini deve rinunciare all’idea di farsi “arbiter” nelle giunte locali.

Il tutto mentre l’affluenza alle urne vede un terzo degli elettori non “pervenuti” al voto.

Una follia, insomma, che le news di oggi, con enorme miopia e poca aritmetica, annunciano come il “Centrosinistra tiene”, mentre, in realtà, il “centro”  resta abbondantemente sotto il 20% e mentre, dietro le spoglie del Partito Democratico, si vede solo la “sinistra” e pure alquanto estrema e frammentata.

E, d’altra parte, come pensare che a raccogliere il “voto anti Casta” sia proprio il PD, il partito che ‘da solo’ ha sostenuto le pensioni d’oro ai grandi commiss di Stato? Oppure che “il Centro” (l’UDC?) abbia vinto o, semplicemente” tenuto?

La fotografia di un paese ingovernabile, se ieri si fosse votato per la Camera, che verrà edulclorata dalle solite grancasse della pubblica opinione con pessimi esiti, visto che le bugie hanno sempre le gambe corte.

La realtà di un paese ingovernabile, visto che il PdL non potrà continuare a “suicidarsi” appoggiando Mario Monti e visto, soprattutto, che il Partito Democratico non potrà continuare per molto tempo ancora la politica illusionistica “di governo e di lotta”.

Peggio di così, in termini di governabilità generale, non poteva andare.

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Elezioni Amministrative 2012, le ripercussioni del voto

7 Mag

 Così Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno,  rispondendo a una domanda sull’esito del voto delle amministrative che sembra penalizzare i partiti che sostengono il governo, ha dichiarato che: “Questo credo che vada chiesto ai partiti, quando si parla di amministrative il tema credo vada approfondito molto. Non mi avventuro in questa analisi”.

Il ministro aveva ammesso, rispondendo ad una precedente domanda, che “”servirebbe un’analisi complessa sul voto, ma certo era nell’aria che ci sarebbe stata una disaffezione; questo è importante considerarlo” e che “l’exploit delle liste dei cosiddetti grillini “era nell’aria: sono fenomeni che accadono in momenti di disorientamento come questo, in cui si cerca un punto di riferimento che non è istituzionale”.

Dunque, dopo mesi che “andiamo alla grande”, anche il “core” del Governo Monti ammette che c’è disorientamento e c’è disaffezione. Era ora.

Quanto all’analisi del voto, essendo una questione tecnica e non politica, sarebbe stato il caso di non usare il verbo “avventurarsi”, come fosse guardare nella sfera di cristallo. E dire che sono professori …

Eppure, le ripercussioni del voto non sono così difficili a ‘leggersi’, già adesso che le urne non sono ancora scrutinate.


Innanzitutto, le vittorie di Doria (SEL), Tosi (Lega) e, al ballottaggio, Orlando (IdV) erano scontate e non fanno clamore.
A Parma non vince di certo il Partito Democratico se Bernazzoli, il suo candidato, è un sindacalista “storico” della CGIL Federbraccianti ed a maggior ragione se sarà il Candidato delle Cinque Stelle (oltre il 15%) ad andare al ballottaggio.

La Lega di Maroni tiene, il PdL affonda, Cinque Stelle è una realtà, la Sicilia non vota, SEL e la CGIL sono egemoni sul Partito Democratico, l’Italia dei Valori ha un buon radicamento al Sud, l’UDC non svolgerà la sperata funzione di “jolly” nelle giunte locali che contano.

Vincono i candidati che sono stati critici od oppositivi a questo governo e questa maggioranza; perdono quelli che si erano affidati ad equilibrismi e tatticismi.

Il fatto che i principali comuni coinvolti si riferiscano proprio ai territori dove la “querelle Provincie” è maggiore e che avanzino solo i partiti “anticasta” non lascia dubbi su cosa debba fare Mario Monti con l’accorpamento dei Comuni minori e la cancellazione degli apparati politici provinciali.
Allo stesso modo, i sindaci e le Regioni dovranno andare molto cauti nell’appioppare l’IMU o nello (s)vendere ex-municipalizzate o, ancora, nel continuare a trattenere fondi destinati a diritti costituzionalmente garantiti a causa del Patto di stabilità. Il Sud inizia ad esprimere una autonoma identità politica con il Partito del Sud presente nelle guinte comunali.

Deduzioni “avventurose” per il nostro ministro dell’Interno … e non solo per lei.

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