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Matrimonio tra omosessuali e l’amletico D’Alema

14 Set

Una domanda sui matrimoni gay durante un incontro ad Ostia ha riportato Massimo D’Alema sulla ribalta mediatica.

Arcigay e Arcilesbica, sentitisi “offesi” dalle “rozze parole” dell’ex Lìder Maximo, hanno ottenuto un confronto pubblico, durante la Festa dell’Unità di Roma.

La frase incriminata? “Il matrimonio è tra l’uomo e la donna, questo dice la Costituzione”.

A dire il vero, l’art. 29 della Costituzione recita: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.”
Un rigo che si presta ad equivoci, specialmente se letto con superficialità: cosa significa “società naturale”?

Dal punto di vista filologico, è abbastanza immediato notare che, negli Anni ’50, esisteva una precisa distinzione tra atti secondo natura ed atti contro natura.
Per avere una conferma “scientifica”, ricordiamo che, da Darwin a Freud, la “società naturale” è una società riproduttiva.

Dunque, per il “matrimonio gay” serve una riforma costituzionale, Massimo D’Alema era nel giusto se avesse detto che “il matrimonio è tra l’uomo e la donna, questo dice la Costituzione”, mentre resta incomprensibile quale sia stata la “rozzezza” dell’ex Presidente del Consiglio.
Purtroppo, come riporta La Repubblica, D’Alema “chiarisce” quando detto a Ostia: <<Non ho mai detto che la Costituzione impedisce il matrimonio omosessuale. Ho detto che siamo in un Paese con una storia e una tradizione”. Nel quale la lotta per i diritti deve fare i conti “con un ragionevole compromesso” tra “l’allargamento dei diritti per persone che convivono” e “la sensibilità di un mondo cattolico che si sente urtato”>>?

Ci risiamo: avete capito voi, dopo una querelle del genere, se Massimo D’Alema è favorevole o contrario ai “matrimoni gay”?

Roma, omofobia ma non solo

18 Lug

“I reati a Roma secondo dati certi fino al dicembre 2010, sono in calo, c’e’ stata infatti, una riduzione del 2,18% e anche per i primi mesi del 2011 si riscontra la stessa tendenza”, questi i dati della Prefettura di Roma per il 2010.
Il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro,  durante l’incontro del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica a Palazzo Valentini, ha anche precisato che gli omicidi volontari si sono ridotti dai 28 del 2009 ai 9 del del 2010 e come non ci sia nessun riscontro che provi che Roma sia sotto il controllo di organizzazioni criminali.
Del resto, la cosa non meraviglia, se già un analogo rapporto, relativo al 2008, raccontava una criminalità in calo per la provincia di Roma.

Va tutto bene, anzi meglio di prima, e Roma è l’unica città al mondo dove droga, pizzo, usura, gioco non siano sotto il controllo di una mafia, italiana o straniera che sia.
Tutto vero? Forse no.

Infatti, per il 2008, parliamo sempre di 7 stupri denunciati ogni 100 mila abitanti (320 l’anno), che sono tanti, quasi uno al giorno, il 7% del totale nazionale. E poi c’erano  ben 3,62 borseggi (circa 15.000 l’anno) e una rapina ogni 1000 abitanti (circa 4300 l’anno), sempre restando alle denunce, e quasi una frode informatica ogni 500 abitanti  (oltre 7mila l’anno), neonati inclusi.

Certo non siamo a Bologna, che vede il 3,1% delle imprese subisce danni o attentati e l’1% ha denunciato frodi informatiche, dove gli stupri ogni 100mila abitanti erano addirittura 11,5 e dove si verifica il record italiano di furti negli esercizi commerciali.
Od a Milano, al primo posto per i furti, i danneggiamenti e le minacce e, da sempre, la “città criminale” d’Italia, con le gang, le sale da gioco e l’azzardo, la prostituzione e la cocaina.
Certo, c’è sempre Napoli a portar la nomea, ma, anche in questo caso, se parliamo di rapine ed usura la Capitale segue a ruota.

Ci sarebbe da aggiungere che in una città ridotta a brandelli, tra palazzinari, degrado, incuria, movidas e aggregazione “sociale”, è evidente che una bella quantità di reati contro il patrimonio non siano non solo denunciati, ma addirittura percepiti come tali.  
Come anche che solo allo Stadio Olimpico (e dintorni) assistiamo ancora alle devastazioni che masse di ultras (non quattro gatti) sono più o meno liberi di commettere.
Oppure, annotare che, in quella che viene dipinta come una tranquilla metropoli internazionale, si verifichino così tante aggressioni omofobe, spesso non denunciate per timore di rappresaglie.

Possibile che quegli stessi bulli, che lasciano così evidente traccia di se a danno di cose e persone, trascorrano il resto della giornata nella legalità più assoluta?
Non credo proprio.