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Roma Pride 2013, le ragioni per sostenerlo

15 Giu

Esiste un motivo speciale per sostenere il Gay Pride di Roma, come ha ben deciso la Regione Lazio di Nicola Zingaretti, ma non allo stesso modo il neo-sindaco della capitale, Ignazio Marino, che, addirittura, sembrerebbe prendere le distanze.
«I poteri di un sindaco su questo tema sono molto limitati. … Non parteciperò al Gay Pride, avevo già preso un impegno con la mia famiglia che ho trascurato durante questa lunga campagna elettorale. Ma sarò comunque vicino ai partecipanti e al loro fianco nella lotta alle discriminazioni».

«Una risposta irrispettosa e offensiva nei confronti di una comunità che si batte da anni e domani scenderà in piazza proprio per vedere riconosciuti i diritti, la visibilità e la dignità delle proprie famiglie», ha sottolineato, sulla stessa lunghezza d’onda, il Comitato Roma Pride.

Infatti, Ignazio Marino forse dimentica e, comunque, sottovaluta il significato simbolico del Gay Pride 2013, proprio a Roma, e della rivendicazione ‘intrinseca’ degli omosessuali al diritto, anche per loro, di ‘tenere famiglia’.
Un diritto, in Italia, disatteso anche dopo che, il 31 marzo 2010, i ministri degli Esteri del Consiglio d’Europa avevano adottato una raccomandazione agli stati membri riguardante le “misure per combattere la discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”.

Una questione ultradecennale ancora irrisolta che fa capo alle raccomandazioni adottate dal 1981 dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa per quanto riguarda la discriminazione per motivi di orientamento sessuale o l’identità di genere, così come la Raccomandazione 211 (2007) del Congresso dei Poteri Locali e Regionali del Consiglio d’Europa sulla “La libertà di riunione e di espressione per lesbiche, gay, bisessuali e transgender”.

Il testo approvato dai ministri degli Esteri appositamente riuniti, innnazitutto, sottolinea:

  1. la pari dignità di tutti gli esseri umani e il godimento dei diritti e delle libertà di tutti gli individui, senza distinzione di alcuna specie, come di sesso, di razza, di colore, lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, proprietà, nascita o altro status, in conformità con la Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà fondamentali;
  2. il trattamento non discriminatorio da parte di attori statali, nonché, ove necessario, misure statali positive per la protezione contro il trattamento discriminatorio, anche da parte di attori non statali, sono componenti fondamentali del sistema internazionale di protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
  3. le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender sono stati per secoli e sono ancora oggetto di omofobia, transfobia e altre forme di intolleranza e di discriminazione anche all’interno della loro famiglia – tra cui la criminalizzazione, l’emarginazione, l’esclusione sociale e la violenza – per motivi di orientamento sessuale o identità di genere, e che l’azione specifica è necessaria al fine di garantire il pieno godimento dei diritti umani di queste persone;

Inoltre, raccomanda agli Stati membri, tra cui la Repubblica Italiana, di:

  1. esaminare le misure legislative e di altra natura esistenti, nonchè raccogliere e analizzare dati pertinenti, al fine di monitorare e correggere qualsiasi discriminazione diretta o indiretta per motivi di orientamento sessuale o l’identità di genere;
  2. garantire che le misure legislative e di altro genere siano effettive ed efficaci bel combattere la discriminazione per motivi di orientamento sessuale o l’identità di genere,  e nel per promuovere la tolleranza nei loro confronti, nonchè sanzioni per le violazioni e un adeguato risarcimento per le vittime di discriminazione.

In particolare, gli Stati membri dovrebbero assicurare che

  1. siano sempre svolte efficaci indagini, immediate e imparziali sui presunti casi di crimini e di altri incidenti, in cui l’orientamento sessuale o l’identità di genere della vittima è ragionevolmente  un movente per l’autore del reato;
  2. le vittime e i testimoni per “crimini d’odio” e altri incidenti motivati ​​dall’odio verso l’orientamento sessuale o l’identità di genere sono incoraggiati a segnalare questi crimini e incidenti, adottando tutte le misure necessarie per garantire che le strutture di polizia, compresa la magistratura, hanno le conoscenze e le competenze per identificare tali crimini e incidenti e fornire assistenza e supporto adeguato alle vittime e ai testimoni;
  3. siano adottate misure adeguate per combattere tutte le forme di espressione, incluso nei media e su Internet, che possano essere ragionevolmente intese come suscettibili di produrre l’effetto di incitare, diffondere o promuovere l’odio o altre forme di discriminazione contro lesbiche, gay, persone bisessuali e transgender;
  4. i dati personali riferiti a orientamento sessuale di una persona o di identità di genere non sono raccolti, memorizzati o comunque utilizzati da enti pubblici tra cui, in particolare, all’interno delle strutture di polizia, salvo che ciò sia necessario per lo svolgimento delle finalità specifiche, lecite e legittime, distruggendo i record esistenti che non rispettano tali principi;
  5. il pieno riconoscimento giuridico del cambiamento di sesso di una persona in tutti gli ambiti della vita, in particolare rendendo possibile il cambio di nome e genere nei documenti ufficiali, in modo rapido, trasparente e accessibile, come anche per i certificati scolastici o di lavoro e per quanto riguarda le prestazioni pensionistiche ai superstiti e dei diritti di affitto;
  6. il diritto delle persone transgender di sposare una persona del sesso opposto al loro sesso riassegnato sia effettivamente garantita, una volta che un cambiamento di sesso è stato completato e legalmente riconosciuto;
  7. una legislazione nazionale non discriminatoria per le coppie dello stesso sesso e di sesso diverso ed uno stauts legale anche nei confronti di coppie omosessuali, equivalenti a quelli delle coppie eterosessuali in una situazione analoga;
  8. una legislazione nazionale consenta singoli individui di adottare bambini senza discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere ed un’ordinamento nazionale per la maternità assistita per le donne sole, senza discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale;
  9. una protezione efficace contro la discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere in materia di occupazione nel settore pubblico e nel settore privato, rigaurdo le condizioni di accesso all’occupazione e alla promozione, licenziamenti, condizioni di lavoro e la retribuzione di altro tipo, tra cui la prevenzione, la lotta e la punizione di molestie e altre forme di vessazione;
  10.  il diritto dei bambini e dei giovani per l’istruzione in un ambiente sicuro, privo di violenza, bullismo, esclusione sociale o altre forme di trattamento discriminatorio e degradante relative a orientamento sessuale o identità di genere, anche fornendo informazioni oggettive rispetto a orientamento sessuale e identità di genere nei programmi scolastici e con materiale didattico;
  11. un sistema sanitario che tenga conto delle esigenze specifiche delle persone lesbiche, gay, bisessuali e le persone transgender per lo sviluppo di piani nazionali di salute tra cui misure di prevenzione del suicidio, le indagini sanitarie, piani di studi medici, corsi di formazione e materiali, e durante il monitoraggio e la valutazione della qualità dei servizi sanitari;
  12. adeguati servizi di riassegnazione di genere per le le persone transgender, comprese le competenze psicologiche, endocrinologiche e chirurgiche nel campo della sanità transgender, senza essere soggette a requisiti irragionevoli; nessuna persona dovrebbe essere sottoposto a cambiamento di sesso procedure senza il suo consenso;
  13. l’accesso a un alloggio adeguato senza discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere, ed adeguata attenzione ai rischi di senzatetto gay, bisessuali e transgender lesbiche, tra cui giovani e bambini, che possono essere particolarmente vulnerabili all’esclusione sociale, anche dalle loro stesse famiglie;
  14. misure efficaci per prevenire, contrastare e reprimere l’uso di insulti discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale o identità di genere durante e in occasione di manifestazioni sportive, sostenendo le associazioni sportive e fan club nello sviluppo di attività di sensibilizzazione per quanto riguarda la discriminazione contro lesbiche persone, gay, bisessuali e transgender nello sport e nel condannare le manifestazioni di intolleranza;
  15. la concessione dello status di rifugiato e di asilo ai sensi del diritto nazionale in caso di fondato timore di persecuzione basata sull’orientamento sessuale o l’identità di genere.

Tutte cose che l’Italia non garantisce, anche a prescindere da orientamento sessuale o identità di genere.

Dovremmo bonificare stadi, campetti e periferie se vogliamo dei bambini e dei giovani in un ambiente sicuro, privo di violenza, bullismo, esclusione sociale o altre forme di trattamento discriminatorio e degradante.
Dovremmo mettere in discussione l’assegnazione di un alloggio popolare come fosse un vitalizio, se volessimo tener conto prima dei senzatetto e, poi, degli altri.
Dovremmo rivedere il Concordato con lo Stato del Vaticano, se volessimo uno status legale anche per le coppie omosessuali oppure se provassimo a fornire  informazioni oggettive rispetto a orientamento sessuale e identità di genere nei programmi scolastici e con materiale didattico.
Peggio che andar di notte a tentare di permettere che singoli individui adottino bambini o accedano alla per la maternità assistita per le donne sole.

Intanto, se un/a omosessuale è in fin di vita, il/la suo/a compagno/a non è considerato un familiare, un congiunto: non ha voce in capitolo in ospedale, non eredita di diritto e non beneficerà di una pensione reversibile.
In Italia, gli omosessuali sono come ‘fantasmi’.

Ecco perchè sostenere il Gay Pride 2013 di Roma.

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Coppie gay, negarle è antistorico

23 Lug

Pochi sanno che lo storico Giovanni Romeo, nel suo libro “Amori proibiti. I concubini tra Chiesa e Inquisizione. Napoli 1563-1656″, scrive di ben due matrimoni gay noti che sarebbero stati celebrati a Napoli nel 1591. Il tutto a fronte di una ampia base documentale.

D’altra parte, a Napoli, “il femminiello è una figura che fa parte del tessuto sociale dei quartieri popolari di Napoli, e persino dell’ ambito religioso, come nella “Candelora al Santuario di Montevergine ad Avellino” oppure nella “Tammurriata” alla festa della Madonna dell’Arco. Nell’opera di Roberto De Simone, La gatta Cenerentola, diversi femmenielli rivestono il ruolo di personaggi importanti. Tra le scene principali al riguardo vi sono il rosario dei femmenielli ed il suicidio del femminiello.” (fonte Briganti)

Infatti, ogni anno, il 2 febbraio, nel giorno della Candelora, i femminielli napoletani ‘fanno la juta’ (trad. fanno una uscita), un pellegrinaggio verso il Santuario di Montevergine ad Avellino, in base ad un antico accordo con le autorità ecclesiastiche, per esprimere la propria devozione a Mamma Schiavona, la Madonna del posto. L’esistenza di un accordo sarebbe stata implicitamente confermata, lo scorso anno, quando Don Beda Paluzzi, abate di Montevergine, precisò che il patto poteva essere revocato.

Anche il Santuario della Madonna dell’Arco (Sant’Anastasìa), ogni Lunedì in Albis, è oggetto di pellegrinaggio da parte dei femminielli, di cui la nota “Tammurriata“. Sempre nella zona vesuviana si pratica da secoli e secoli, la “figliata dei femminielli”, un rito ‘di fecondità’ risalente al paganesimo, di cui ne hanno parlato sia Curzio Malaparte nel suo libro “La pelle” e dalla regista Cavani nell’omonimo film.

Una situazione di ampia tolleranza, prima dell’epoca moderna, che i documenti storici ci riconfermano

  • a Venezia, nel 1450, dove si indica i portici vicini a Rialto e il portico della chiesa di San Martino come luoghi d’incontro
  • a Firenze, nel Quattrocento, dove Francesco Scambrilla ne segnala intorno a S.Ambrogio, o, nel 1514, con Machiavelli parla dell’esperienza di Giuliano Brancacci, uscito una sera a caccia di “uccelli”,
  • a Roma, dove Bertolotti, nel ‘500 a Roma, racconta degli adolescenti che si prostituivano in piazza Navona,
  • a Napoli,intorno al 1630, dove Bouchard descrive la prostituzione dei gay per le vie e nelle piazze.

La Chiesa Cattolica condannò definitivamente la ‘sodomia’ solo nel XII secolo – precedentemente era solo peccato gravissimo – e solo dal 1700 in poi si incrementa l’attenzione verso l’omosessualità femminile: per quanto la sua azione repressiva sia stata e sia consistente, non è stata lei a modificare il ‘comune senso del pudore’.

L’odierna esclusione dei ‘sessualmente diversi’ trova origine nel Codice Napoleonico che introdusse la cosiddette misure  di polizia relative all’offesa alla pubblica decenza, poi assorbite anche dal corpus legislativo vittoriano, e dal il concetto pseudo-biologico di degenerazione e di tara fisica, al quale fascismo, nazismo e socialismo reale abbondandemente attinsero per fomentare l’astio verso la “classe borghese’ e gli oppositori di turno.

La rimozione dal corpo sociale attraverso l’arresto del singolo omosessuale troppo “chiacchierato” rafforzava l’immagine sociale della “normalità”. Al contrario l’improvviso arresto indiscriminato di decine di persone, in maggior parte “insospettabili” quando non sposate e con figli, minava dall’interno l’immagine della “normalità eterosessuale”.

E‘ la diversità sessuale in se – e non l’atto peccaminoso di cui ognuno eventualmente rende conto personalmente – a turbare la nostra società ‘bigotta e vittoriana’ e l’ordine costituito dello stato ‘liberale” o di quello ‘sociale’. Un mondo dove le oligarchie sono tutte esclusivamente ‘al maschile’ ed, evidentemente, non deve essserci ‘confusione’ di sorta.

Queste le origini dell’omofobia, della paura verso chi si comporta o semplicemente veste diversamente. Paure indotte con precisi atti normativi, circa 200 anni fa, in una società che, precedentemente, era sostanzialmente indifferente al ‘problema’, accomunando l’omosessualità alle tante altre peculiarità dell’essere umano e, come le altre, tollerandola.

Come potranno i nostri partiti, tra cui UDC e Partito Democratico, scrivere una legge decente sull’omofobia e le coppie omosessuali è davvero un mistero, visto che sembrano ragionare solo in termini di ‘degenerazione’, ‘pubblica decenza’ e ‘sodomia’?

Come far capire loro che parliamo di diritti individuali essenziali sanciti, per l’appunto, dalla Carta dei Diritti dell’Uomo sottoscritta anche dall’Italia e che una tale questione non può essere un affare di retrobottega?

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Vendola “gay con turbe psichiche”

8 Gen

Che la Giunta di Nichi Vendola navighi in cattive acque è cosa, forse, poco nota, come ha avuto poca risonanza, finora, la pesante nota spese della Regione per viaggi e rappresentanza (quasi un milione di Euro). Però, che il Governatore della Regione Puglia venga apostrofato su Facebook, dandogli del “gay” o delle “turbe psicologiche” è una vera vergogna.

A farlo è l’assessore ai trasporti del Comune di Lecce, Giuseppe Ripa (Pdl), il cui sindaco, Paolo Perrone, che si è dissociato pubblicamente “dalle affermazioni inopportune” anche a nome del governo cittadino., nonostante sia fortemente critico verso Vendola, allorchè scrive che «la sanità pugliese è al tracollo perchè la politica regionale è fatta di interventi col contagocce».

Ma cosa di tanto grave ha scritto Giuseppe Ripa, politico locale del PdL in quel dì di Lecce?

“Sono ormai 7 anni che governate e le liste di attesa, tanto attaccate dal Sig. o Sig.ina Vendola non solo non sono diminuite, ma sono ormai divenute annuali”.

Signore o Signorina? Mica siamo nel Medioevo e, comunque, la cosa è davvero di cattivo gusto e non resta che interrogarsi sulla rozzezza del personaggio.

In natura esistono solo due tipi di generi umani: l’uomo e la donna. Il resto viene classificato scientificamente come ‘turbe della psiche, patologia che rientra nelle competenze della scienza sanitaria in generale e della psicanalisi in particolare”.

Omofobia, sembrerebbe a prima vista, ma Wikipedia, in sintesi, può esserci d’aiuto.

“Le teorie sulla differenziazione dell’orientamento sessuale vengono classificate in quattro categorie, a seconda del tipo di fattore che si ritiene determini (o predisponga) l’orientamento sessuale:

  1. il comportamento e l’orientamento sessuale è determinato da fattori biologici (in particolare ormonali e/o genetici)
  2. il comportamento e l’orientamento sessuale è ricollegato allo sviluppo psichico infantile ed alle esperienze vissute
  3. il comportamento e l’orientamento sessuale viene strutturato nei modelli estraibili dal contesto antropologico
  4. l’omosessualità è un istinto patologico, una “malattia” non una “tendenza sessuale” di cui ricercarne le sue “cause”
  5. l’omosessualità è un comportamento patologico, un “vizio”, un “atto nocivo” secondo le religioni”

In poche parole, fatta eccezione per l’approccio genetico e quella antropologico, l’accezione psicologica o religiosa dell’omosessualità è quella di una “normalità deformata”.

In alcuni casi si tratta di pregiudizi fondati su testi sacri ed in altri di tradizioni mediche millenarie, ma, almeno se parliamo di transessualità e di alcuni precisi comportamenti omosessuali, è corretto affermare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità  li includa tra le patologie psichiatriche (vedi link). E’ anche vero che, per l’OMS, l’orientamento sessuale “non è di per se individuabile come un disordine psichico” (vedi link).

Ai posteri l’ardua sentenza, con buona pace degli omosessuali, che persino il Vaticano vuole che vengano accolti “con rispetto, compassione, delicatezza”, anche se nella “castità e  perfezione cristiana” (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2358-9).

Restano, dunque, il cattivo gusto e l’inopportunità dell’assessore leccese, Giuseppe Ripa, che il vicepresidente della Regione Puglia, Loredana Capone, ha doverosamente definito «inaccettabile», «indegno» e «meschino».

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Australia: passo indietro sulle adozioni per gli omosessuali?

16 Set

L’Australia ha una legislazione molto avanzata in materia di diritti degli omosessuali.
Possono sposarsi, adottare bambini e riceverli in affido, possono cambiare sesso a carico del servizio sanitario.

Nel 2006, nel New South Wales, un tribunale aveva tolto alla legittima madre i suoi sei figli a causa di violenze domestiche.
Una bambina (oggi di 12 anni) ed un bimbo (oggi di sei anni), furono dati in affidamento dai servizi sociali minorili ad una coppia di donne omossessuali.

Una collocazione di sicuro non rassicurante, visto che la bambina quasi subito aveva chiesto ed ottenuto di andare con un’altra famiglia e che la coppia affidataria era essa stessa bisognosa di supporto, visto che una tentava di diventare fisicamente un maschio e l’altra faceva cure per la fertilità.

La madre naturale, rimessasi in sesto, aveva più volte tentato, in questi anni, di riottenere la custodia di suo figlio più piccolo, ma le istanze erano sempre state respinte dai servizi solciali, che volevano concedere l’adozione del bambino alla coppia.

Dopo quasi cinque anni, le due donne, che nel frattempo avevano continuato a tentare di diventare l’una maschio e l’altra fertile, pubblicavano su Facebook una foto del loro “figlio” affidatario vestito ed acconciato come una bambina.
La cosa non poteva passare inosservata al sistema di sorveglianza di internet australiano, uno dei più intrusivi al mondo, e le due donne sono state denunciate e condannate per aver umiliato il bambino.

Le immagini sono ste rimosse da Facebook e il Ministro della famiglia, Pru Goward, ha avviato un’indagine sui servizi sociali minorili, l’agenzia Barnados, che aveva dato i bambini in affidamento alle due donne omosessuali e che aveva rifiutato la richiesta della madre naturale.

Oltre alle solite polemiche sulla stabilità delle relazioni omosessuali, che sono un forte deterrente per la concessione di adozioni, adesso l’Australia e tutto il mondo anglosassone, vista la risonanza avuta del fattaccio, si interrogano su quanto le coppie omosessuali possano educare in modo non sessista i bambini a loro affidati.

Sarebbe interessante aprire un dibattito (ed un dialogo) partendo da questo aspetto incognito, visto che le adozioni da parte di coppie omosessuali sono un soggetto giuridico di nuova introduzione.
Sarà la solita occasione perduta dal mondo lgbt (lesbo, gay, bisex, trans) per sfatare il radicato dubbio che non siano in grado di concedere la stessa libertà sessuale e di opinione che esigono che gli eterosessuali concedano loro.

Matrimonio tra omosessuali e l’amletico D’Alema

14 Set

Una domanda sui matrimoni gay durante un incontro ad Ostia ha riportato Massimo D’Alema sulla ribalta mediatica.

Arcigay e Arcilesbica, sentitisi “offesi” dalle “rozze parole” dell’ex Lìder Maximo, hanno ottenuto un confronto pubblico, durante la Festa dell’Unità di Roma.

La frase incriminata? “Il matrimonio è tra l’uomo e la donna, questo dice la Costituzione”.

A dire il vero, l’art. 29 della Costituzione recita: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.”
Un rigo che si presta ad equivoci, specialmente se letto con superficialità: cosa significa “società naturale”?

Dal punto di vista filologico, è abbastanza immediato notare che, negli Anni ’50, esisteva una precisa distinzione tra atti secondo natura ed atti contro natura.
Per avere una conferma “scientifica”, ricordiamo che, da Darwin a Freud, la “società naturale” è una società riproduttiva.

Dunque, per il “matrimonio gay” serve una riforma costituzionale, Massimo D’Alema era nel giusto se avesse detto che “il matrimonio è tra l’uomo e la donna, questo dice la Costituzione”, mentre resta incomprensibile quale sia stata la “rozzezza” dell’ex Presidente del Consiglio.
Purtroppo, come riporta La Repubblica, D’Alema “chiarisce” quando detto a Ostia: <<Non ho mai detto che la Costituzione impedisce il matrimonio omosessuale. Ho detto che siamo in un Paese con una storia e una tradizione”. Nel quale la lotta per i diritti deve fare i conti “con un ragionevole compromesso” tra “l’allargamento dei diritti per persone che convivono” e “la sensibilità di un mondo cattolico che si sente urtato”>>?

Ci risiamo: avete capito voi, dopo una querelle del genere, se Massimo D’Alema è favorevole o contrario ai “matrimoni gay”?

Due pesi, due misure

2 Ago

C’è chi gira per Roma in auto blu per trovare la compagnia di un/una prostituto/a, sostenendo finanziariamente la riduzione in schiavitù e contribuendo al degrado degli habitat metropolitani.

Ugualmente c’è chi si rivolge ad un’agenzia specializzata per una notte di sesso “Dolce Vita Style” in un fastoso albergo, finanziando lo sfruttamento della merce umana ed entrando in contatto con traffici illeciti .

Poi, mi sembra, ci sono due partiti, due pesi e due misure, ma la sostanza non cambia.