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Roma: traffico e inquinamento da record (dati)

4 Dic

Secondo il VI Rapporto Ispra, a Roma circolano 706 autoveicoli ogni mille abitanti (2 864 047 secondo Istat), cioè circa 2 milioni di autoveicoli che tendono a concentrarsi nel Centro Storico e nei quartieri attraversati dalla bretella della A24, oltre che in alcuni punti del Grande Raccordo Anulare.
E gli automobilisti di Roma in media trascorrono 1 ora e 29 minuti al giorno in automobile a una velocità di 30,9 km/h percorrendo «solamente» 12.425 chilometri l’anno, cioè una media di 34 km al giorno (Osservatorio UnipolSai sulle abitudini al volante degli italiani nel 2014).

A far due conti, salta fuori che tra i chilometri percorsi ed il tempo totale ‘mancano’ una ventina di minuti e, infatti, secondo il TomTomIndex 2014, ogni giorno gli automobilisti romani perdono 24 minuti fermi negli ingorghi, considerando due spostamenti di mezz’ora l’uno al giorno.

Secondo i parametri monitorati da TomTom, in Europa, solo Mosca, San Pietroburgo, Bucarest e Varsavia stanno peggio di Roma ma, a livello mondiale, anche Pechino ci supera. Ma a parte il tempo e la salute che sprechiamo, quanto ci costa tutto questo?

Secondo diversi computer di bordo, i consumi a fermo  di veicoli a benzina /diesel si aggirerebbero intorno ai 0,5 litri per ora ad autovettura ferma.
In poche parole se di media 2 milioni di veicoli sprecano ogni giorno 24 minuti di carburante, in un anno fanno quasi 150 milioni di litri di benzina /gasolio gettati al vento ogni anno per un valore oltre 200 milioni di euro.

Quanto a gas di scarico e polveri varie, 34 km percorsi giornalmente da 2 milioni di autoveicoli Euro IV immettono nel cielo di Roma  decine di migliaia di metri cubi  di anidride carbonica ed oltre una tonnellata di polveri sottili (mappa interattiva) per non parlare dei composti azotati (mappa interattiva) oltre il limite un po’ dovunque secondo i dati di RomaAriaSalute.
Ogni giorno.

Inquinamento polveri Roma

P.S. I dati di RomaAriaSalute dimostrano anche come vi sia un’intera cittadina di medie di mensioni che si sposta dall’hinterland tiburtino verso il centro: come sarebbero oggi le cose con le direzionalità da trasferirsi negli Anni ’80 al sempre rimpianto SDO (od ancor prima all’EUR) ?

Demata

 

Mobilità Roma: rimessa la delega a Marino. Traffico, Atac e taxi inclusi …

23 Giu

Da ieri Roma è senza assessore alla Mobilità e il Comune dovrà iscrivere 340 milioni di debiti per spese di personale non convalidate dal MEF. I servizi sono a zero, incombe il Giubileo, Milano si offre al mondo con il suo Expo2015, Ignazio Marino resiste al suo posto e – da oggi, dopo le dimissioni dell’assessore Improta – il traffico e i trasporti di Roma (inclusi Atac e Taxi) hanno come referente politico il sindaco stesso.

Anche i romani resistono ….come dimostrano le foto trovate in rete.

Com’era lo  slogan elettorale del buon Ignazio? Daje?

Demata

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I TASSISTI NON RAGGIUNGONO L_ACCORDO CON IL CAMPIDOGLIO E SCENDONO SPONTANEAMENTE IN PIAZZA, BLOCCANDO IL CENTRO DI ROMA - Fotografo: benvegnù-guaitoli

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Rolling Stones a Roma: grandi incassi, ma quasi nulla al Comune. Arriva la Corte dei Conti?

22 Giu

Grazie al concerto dei Rolling Stones al Circo Massimo, “Roma oggi ha circa 60.000 persone oltre ai 10-20.000 romani che sono venuti per questo evento. Persone che sono andate in albergo, ristoranti, che hanno preso un taxi, un gelato e hanno determinato un guadagno per la città di 25 milioni di euro in un giorno”. (Ignazio Marino, sindaco di Roma, a RaiNews24)

Dunque, 25 milioni diviso 60.000 fa 416,7 euro di spesa media per una notte in città per ciascuno degli spettatori, ammesso che nessuno abbia dove essere ospitato, che nessun altro rientri in tarda notte e che, soprattutto, molti o tutti vogliano trovare un albergo a 4-5 stelle.
Se Ignazio Marino crede a questi numeri, beato lui  e poveri noi, ma i conti andrebbero fatti in un altro modo, anche perchè parla il sindaco di una Roma Capitale al default e non il rappresentante della Confcommercio locale.

Infatti, non si comprende come sia stato possibile, per il Comune di Roma, affittare a soli 7.934 euro l’intero Circo Massimo (lungo 621 m e largo 118) ai Rolling Stones, che solo per dormire hanno speso il doppio, al Regis Hotel, in una mega suite da 14.000 euro a notte. Specialmente se si tiene conto che nella concessione è implicito che tutte le riprese effettuate nello scenario del Circo Massimo potranno essere riutilizzate senza alcun beneficio per Roma Capitale.

Al Campidoglio, dopo oltre un anno di consigliatura, si giustificano spiegando che la cifra è stata calcolata desumendola dalle tariffe stabilite per l’occupazione del suolo pubblico e che giust’appunto stavano pensando di incrementarle.
Ma, tra l’altro ci sono i costi vivi: ad esempio, le forze dell’ordine, i servizi di emergenza e d’igiene che funzionerano all’interno e all’esterno dell’area rossa, quella compresa tra via dei Cerchi-via di S. Teodoro, via dei Cerchi-piazza di Porta Capena, viale Aventino-viale del Circo Massimo via della Greca-lato Bocca della Verità, alla quale dalle 14 di domani avrà accesso solo il pubblico munito di biglietto.

Il Comune di Roma precisa che 40.000 euro entreranno dagli organizzatori dell’evento per i servizi della polizia municipale, 23.000 per il prolungamento della metro B e 30.000 per l’Ama, l’azienda dei rifiuti, altri 75.000 euro per le cooperative e ditte che forniscono bagni chimici, ambulanze e servizi sanitari.
Ma sono partire di giro per compensi al personale e fornitori, non entrate effettive per Roma Capitale, oltre fatto che non saranno i cittadini romani a beneficiare dei già pochi straordinari dei nostri vigili urbani … mentre già arrivano proteste come quella di Carlo Rienzi, presidente del Codacons, per “chiusure di strade, deviazioni, limitazioni, cambiamenti nel trasporto pubblico in una zona nevralgica come quella del Circo Massimo, che si ripercuotono sui cittadini”.

Nessun benefit per i ‘diritti d’immagine’ per Roma Capitale, nonostante avesse patrocinato l’evento e, soprattutto, mentre nella pagina dove si poteva votare la scaletta dei brani c’era proprio il disegno del Circo Massimo a far bella vista promozionale.

ROLLING STONES Circo Massimo Rome 2014

A proposito, ricordiamo che il Colosseo – per accordi di sponsorizzazione sottoscritti dal Comune di Roma, in cambio di soli 25 milioni di lire per 15 anni «eventualmente prorogabili» – potrà essere usato per «articoli di abbigliamento, scarpe, cappelleria» (il core business di Tod’s), ma anche «profumi, adesivi, metalli preziosi e loro leghe, gioielleria, pietre preziose, orologeria, strumenti cronometrici», come anche per manifestazioni, conferenze stampa, fotografie, cartoleria, adesivi, articoli per ufficio, ombrelli, pelli di animale, fino alle manifestazioni culturali e sportive. Oltre, alla possibilità di «realizzare una struttura temporanea, o fissa, per l’accoglienza dei sostenitori dell’Associazione, ubicata nelle immediate vicinanze del Colosseo» e per tutta la durata dei lavori di restauro e per i successivi due anni» e che «può fregiarsi e utilizzare la denominazione e i segni distintivi dello sponsor».

Un vero scandalo, tornando alla musica, se consideriamo che solo per i 70.000 biglietti  a 78 euro ciascuno degli Stones sono ben 5.460.000 euro gli incassi per l’organizzazione dell’evento, presentato in Italia da “D’Alessandro e Galli”, società leader nel settore del music business, in accordo con “Rock in Roma”, di cui Mucchio Selvaggio racconta che “oltre ai due mesi di kermesse alI’Ippodromo delle Capannelle, la “premiata ditta” Bucci & Giuliani ha contemporaneamente gestito tutti i concerti dello Stadio Olimpico di quest’estate, dai Muse ai Depeche Mode fino a Roger Waters e agli italiani Negramaro e Jovanotti”.

Dunque, se è vero che con i grandi eventi girano tanti soldi,  anche sicuri che rappresentino davvero entrate pubbliche e servizi ai cittadini?
Inoltre, se quello di Ignazio Marino è il modo di fare i conti che insegnano nelle facoltà di medicina ai futuri dirigenti medici, ecco spiegate le cause della spesa pubblica sanitaria impazzita.

Infine, come non fugare il dubbio che Ignazio Marino era ben consapevole del valore d’immagine del Circo massimo se dichiara  Sky Tg24 che “per me è un grande orgoglio portare la storia del rock all’interno della nostra storia archeologica in uno scenario unico al mondo”,l’ho scelto io ed è stata subito approvata da Mick Jagger, ed è stata determinante: c’erano altre capitali europee che volevano ospitare il concerto”.

Trattativa al ribasso pur di apporre la propria ‘firma’ su un evento come i Rolling Stones a Roma? Non a caso, Alessandro Onorato, capogruppo della Lista Marchini all’opposizione in consiglio comunale, annuncia “un esposto alla Corte dei conti per danno erariale”.

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No Tav. Ma a Roma la Costituzione è vigente?

21 Nov

Ieri, 20 novembre, il sindaco di Roma, Ignazio Marino,  ha autorizzato un sit in a Campo dei Fiori da parte dei No Tav che solo il giorno prima avevano annunciato “assedieranno Roma, capitale del malaffare”.

“”Abbiamo chiesto il sitin a Campo dè Fiori ma non ci limiteremo a questo, abbiamo intenzione di muoverci in corteo”, annuncia Paolo Di Vetta, dei Blocchi precari metropolitani, una delle componenti romane più forti. “Stiamo lavorando perché in piazza scendano almeno cinquemila persone: aspettiamo due o tre pullman dalla Val di Susa e gruppi in arrivo da Bologna, Napoli e Milano oltre a una delegazione dall’Aquila e dalla Sicilia. Cosa chiediamo? Che i soldi destinati alle grandi opere vengano dirottati sull’emergenza abitativa, sul precariato, sul reddito per chi non ha niente”. (La Repubblica)

Alla fine di una giornata di guerriglia urbana – messa in atto da poche centinaia di violenti – sette agenti feriti, di cui almeno due alla testa con sampietrini e fioriere, diversi assalti tra cui addirittura la sede di un partito, un cameramen ed un militante del PD feriti, il centro storico della Capitale messo a sacco, uno o più milioni di romani bloccati nel traffico per ore, ambulanze incluse.

In tutto ciò apprendiamo che “la giornata era iniziata con l’incontro tra gli studenti No Tav scesi nella capitale e quelli romani, che si sono riuniti assieme in assemblea all’interno del liceo Mamiani, uno degli istituti entrati in occupazione dopo la mobilitazione nazionale del 15 novembre.” (La Repubblica)

Abbiamo, dunque, un sindaco che autorizza per la terza volta in un mese manifestazioni che si propongono di ‘assediare Roma’ e di sforare dai limiti/permessi ricevuti ed una scuola superiore dove, a quanto sembra, non solo c’è interruzione del servizio, ma ci sono anche un tot di estranei, ma nessuno interviene pur essendo coinvolti anche ragazzini di 15 anni, eventualmente all’insaputa dei genitori.

In una Capitale di alcun luogo tutto questo sarebbe del tutto impossibile.
Un sindaco deve garantire la sicurezza dei trasporti, dei soccorsi, delle emergenze e non dovrebbe autorizzare manifestazioni che si annunciano non pacifiche, a norma di Costituzione.
Una scuola deve garantire tot ore di lezione all’anno come diritto allo studio e la vigilanza – almeno – di chi minorenne, a norma di Costituzione.
Chi organizza una manifestazione annunciando che saranno violati i permessi, viene denunciato se poi questo si avvera. A norma di buon senso …

Ma a Roma non è così.

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Perchè restare in Afganistan?

26 Ott

Un altro soldato italiano, Tiziano Chierotti, è morto in Afganistan, altri 3 sono feriti. Un pattugliamento a soli 20 km dalla base Lavaredo, nell’abitato del villaggio di Siav, dove li attendeva un’imboscata.

E non resta che chiedersi perchè l’abbiamo mandato lì.

Forse, perchè siamo stanchi di vedere l’eroina tra i nostri giovani, visto che, nel 2011, ‘le Nazioni Unite affermarono che la porzione di territorio afgano destinato alla coltivazione dell’oppio era incrementato del 7%, arrivando ad un’estensione complessiva di 1,310 chilometri quadrati, di cui la maggior parte nelle ‘meno sicure’ aree del sud e dell’est dell’Afganistan’. (fonte Reuters)

Secondo il Servizio Federale per il Controllo dei Narcotici russo, solo i talebani ricaverebbero 150 milioni di dollari l’anno dal traffico di droga. ‘Un’enorme massa di eroina prodotta in un territorio piccolo quanto New York City’, ha dichiarato Ivanov, lo ‘zar dell’antidroga’, mentre Barack Obama ha promesso – con troppa faciloneria – di lasciare agli afgani il controllo del paese entro la fine del 2014, mentre è ormai certo che una buona parte dei traffici avvengono sotto la copertura di militari del posto.

Dicevamo di Tiziano, caporal Chierotti, alpino di Arma di Taggia, in provincia di Imperia, morto per le viuzze di Siav, provincia di Farah, in Afganistan, in nome di una guerra che i talebani hanno dichiarato al mondo 30 e passa anni fa, prima migrando in Afganistan al seguito degli integralisti che Cina Popolare e Stati Uniti appoggiarono e poi occupandola definitivamente, dopo aver raso al suolo la capitale Kabul, nonostante si fosse arresa, al solo scopo di disarticolare l’organizzazione statale.

Una banda di milioni di razziatori tribali pachistani che da due generzioni ha messo gli occhi sul redditizio traffico di armi e oppio su cui si regge l’economia afgana.

Diversi anni fa, scrivevo controcorrente come fosse corretto denominare il ‘nemico’ come insorgenti o insorti, visto che le Nazioni Unite così li chiamava, limitando questa definizione al Wiziristan, dove vivono gruppi tribali non ostili, originariamente, alle ‘forze di pace’.

Oggi, credo che sia importante iniziare a chiarire chi siano gli insorgenti, ovvero le tribù che non si riconoscono col governo di Kabul, chi i talebani ‘fuori zona’ come a Siav, che è al di fuori della zona di infiltrazione storica dal Pakistan dei pastun/ talebani e chi i ‘narcos’ che stanno di casa a Siav, che come tante altre località di quella provincia è tra le tappe dei corrieri che dalle province confinati con l’Iran vanno e vengono con il Pakistan.

Ragioni troppo astratte per accettare la morte di uno dei nostri ragazzi, mentre troppi altri, a casa nostra, soccombono all’eroina?

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Roma, l’Italia in ginocchio

7 Feb

In quanto sta avvenendo a Roma, per la neve e per le polemiche derivanti, possiamo leggere nella sua dramamticità della situazione di semiparalisi non della sola Capitale, ma del Paese tutto.
Una semiparalisi dei “poteri”, in cui si è andata ad infilare l’Italia dopo 12 anni di “sospensione secondorepubblicana” ed ulteriori sei di stallo tra Prodi bis e Berlusconi ter.

Dalle centinaia di migliaia di pendolari rimasti senza mezzi di trasporto e senza, soprattutto, informazioni, venerdì scorso, agli automobilisti ed ai trasportatori che, stessa situazione, si sono trovati dinanzi alla totale non-organizzazione.
Per non parlare dei treni metropolitani di Roma che sono andati in tilt, addirittura partendo a percorso bloccato, o della stazione Termini che era rimasta con 2-3 binari percorribili, deviando il traffico TAV su Tiburtina da cui partivano solo pochi treni verso Fara Sabina e Tivoli.
Alla Protezione Civile che invia bollettini asettici, invece di mettere un bel timbro rosso con scritto “Evidenza”, come fanno in USA, o che annuncia 35mm di acqua, che, se la temperatura è sotto lo zero, solo se, diventano 35 centimetri di neve.
All’Esercito, che andrà rimborsato a carico di tanti magri bilanci comunali, alla RAI che avrebbe potuto, ma non l’ha fatto, svolgere un ruolo di informazione diffusa, come accade normalmente, altrove ed in Italia, in caso di calamità e catastrofi.
Fino alla “follia” riportata nell’atto del 14 dicembre 2011, in cui il Campidoglio stabilisce che, per una città vasta come Roma, l’AMA (l’azienda ex municipalizzata) «per le opere di spazzaneve metterà a disposizione sei mezzi, tre pale meccaniche, una lama, due spandisale».

O, come oggi, sapere della scoperta di decine di lame dimenticate in un deposito a San Saba, o del sindaco Alemanno, che a dicembre aveva tolto all’Ama il ruolo principale nella gestione di situazioni eccezionali.
E, per dirla tutta, una capitale in ginocchio, con scuole ed uffici chiusi, non per la neve, ma per l’assenza di misure idonee, visto che da sabato c’è il sole.

Con un governo “normale” e con un’Italia che “va da qualche parte”, le cose sarebbero andate molto diversamente:

  • il Partito Democratico avrebbe dovuto chiedere le dimissioni del Sindaco, chiedendo le elezioni. Cosa che al momento non ha intenzione di fare;
  • la RAI avrebbe trasmesso sia le solite new strappalacrime “dai luoghi della tragedia” ed i talk show sarebbero stati ricolmi di rissosi politici, ben attenti a rimpallarsi barili e responsabilità;
  • qualche magistrato avrebbe aperto un fascicolo contro ignoti;
  • qualcuno (sindaci ed imprese) avrebbe reclamato lo stato di calamità e finanziamenti straordinari;
  • il premier, o chi per lui, avrebbero rassicurato i cittadini visitando i luoghi disastrati;
  • la santa stampa ci avrebbe spiegato a menadito cosa andava fatto e cosa non, chi era e chi no, dove e quando se non perchè.

Di tutto questo, nulla.
Questa è l’Italia guidata da Mario Monti.

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Roma bloccata dalla neve

3 Feb

Ore 13,40: Roma è in tilt a causa della neve  e, per il momento, ne sono caduti 50 centimetri in poche decine di minuti su Roma Nord, dove le pendenze sono anche elevate.

Il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ha disposto la chiusura degli uffici pubblici dalle 14 di oggi a tutta la giornata di domani per “le avverse condizioni atmosferiche che si prevedono in miglioramento solo a partire da domenica, dovranno essere comunque garantiti i servizi d’emergenza”.

In questo momento, migliaia e migliaia di impiegati sono ancora negli uffici, colti alla sprovvista lontano dalle proprie abitazioni, come anche tanti automobilisti sono sulla strada per tornare a casa propria, tra le smisurate periferie romane o, addirittura, nella provincia.

Tutti senza informazioni, eccetto il fai da te, consultando i tweet dei romani in movimento su l’unico servizio in rempo reale attualmente funzionante, ovvero la pagina Twitter di INFOATAC.

Non è per mettere la croce ad Alemanno, l’organizzazione richiede anni ed anni, ma nessuno sa quali strade siano ancora percorribili o quali mezzi pubblici, eccetto quelli ferroviari, siano ancora in funzione.

Cose anche banali, ad esempio sapere se lungo la Nomentana i bus stiano percorrendo regolarmente la corsia a loro riservata e che “non dovrebbe” avere intralci. Oppure, quali tram e quali metro siano ancora operativi. Per non parlare delle indicazioni minime agli automobilisti, visto che affrontare la neve con il traffico in tilt.

L’unica speranza, al momento, è che la “bufera” cessi per qualche ora, prima del buio, in modo da dare il tempo alle persone di rientrare a casa.

In alternativa, nessuno sa cosa racconteranno le cronache domani riguardo quel circa mezzo milione di persone che cercherà di rientrare alla propria abitazione.

In ambedue i casi, sarebbe il caso di iniziare e chiedersi se Roma è effettivamente diventata una metropoli da 4 milioni di persone, più i pendolari, o se è solo il numero, ma non il Pil e le infrastrutture, a renderla tale.

P.S. Mentre Roma iniziava a paralizzarsi per la neve “una Smart ha bloccato il passaggio dei tram all’altezza del museo d’arte moderna, in viale delle Belle arti. La macchina è parcheggiata esattamente sulle rotaie. Il volante bloccato da una sbarra antifurto. Sul posto i carabinieri già presenti per monitarare il traffico che tramite la centrale cercano di rintracciare il proprietario.
Speriamo venga denucniato e condannato per interruzione di pubblico servizio.

Intanto, il Piano Emergenza Neve per il trasporto pubblico di Roma su disposizione della Protezione civile di Roma Capitale, diffuso dall’Agenzia per la Mobilità, la linea numero 3 dei tram è tra le linee che assicurano il servizio. Peccato che  “non ce la fa a fare la salita”, lo confermano gli autisti, e che il problema sia di vecchia data …

Secondo un comunicato di TomTom, alle ore 16, c’erano 270 chilometri di code entro il Grande Raccordo Anulare.

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Tripoli è caduta: ministoria di un’insurrezione

23 Ago

Tutto iniziava il 17 febbraio 2011, il Giorno dell’Ira.

Migliaia di manifestanti scendevano in strada nelle città della Cirenaica, il regime uccide 6 persone e ferisce decine di manifestanti.

Dopo giorni di manifestazioni e dure repressioni, Bengasi e la Cirenaica insorgono il 23 febbraio . Migliaia di morti e massicce defezioni dei soldati del despota. Inizia la rivolta.

23 febbraio 2011 Un aereo con Aisha Gheddafi a bordo chiede di atterrare a Malta, ma il permesso viene negato. I media avanzano sospetti che il Colonnello stia trasferendo ed occultando capitali all’estero.

19 marzo Dopo un mese di stragi e pulizie etniche del regime, l’Aereonautica francese attacca le forze di Gheddafi in applicazione del mandato ONU.

20 marzo Alla missione si uniscono, progressivamente, gli USA, la Gran Bretagna, la Germania ed alcuni paesi della Lega Araba. L’Italia resta ai margini delle operazioni a causa dell’ambiguità delle sue relazioni con il tiranno.

26 marzo I ribelli riconquistano Brega e Ajdabija, puntando verso Ras Lanuf: inizia la ritirata dei lealisti.

11 aprile Inizia a formarsi un governo provvisorio libico e vengono fornite ampie rassicurazioni riguardo i contratti petroliferi siglati dal regime.

23 aprile Viene liberata Misurata, dopo oltre due mesi di assedi e di bombardamenti da parte dei lealisti di Gheddafi. Viene anche liberato il rimorchiatore italiano, Asso 22, rimasto bloccato lì.

30 aprile Iniziano gli attacchi missilistici al bunker del tiranno e muoiono uno dei figli dei tiranni ed alcuni nipoti. Gheddafi chiede, senza successo, di fermare i bombardamenti USA.

16 maggio Il procuratore Luis Moreno-Ocampo chiede l’emissione di mandati di cattura internazionali contro Gheddafi, il figlio Seif al Islam e il direttore dei servizi segreti libici Abdallah al Senussi.

26 giugno La Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja emette mandato d’arresto contro il Colonnello Gheddafi per crimini contro l’umanità insieme al figlio primogenito ed al capo dei servizi di intelligence.

22 agosto 2011 Gli insorti entrano a Tripoli ed inizia l’assedio al bunker del tiranno.

Questi i post passati che si sono occupati del Colonnello Gheddafi:

04-mar-10 Lo stile inconfondibile della Famiglia Gheddafi
04-mar-10 Gheddafi e l’embargo alla Svizzera: dopo il petrolio tocca ai datteri
16-giu-10 Il denaro che puzza
31-ago-10 Gheddafi, dall’Europa un silenzio di tomba
21-feb-11 Gheddafi e l’amico Berlusconi
23-feb-11 Libia, scoperti corpi bruciati (video)
24-feb-11 Massacri libici, affari italiani
23-mar-11 Libia, petrolio e guerra
04-apr-11 Non solo Libia
26-apr-11 Italia in guerra senza Bossi e Bersani?
11-apr-11 Libia, chi sono gli insorti
30-mag-11 Perché Al Qaeda attacca l’Italia?

Italia in guerra senza Bossi e Bersani?

26 Apr

Sì ad «azioni aeree mirate» italiane in Libia. Questa la brief note con cui il Governo ha annunciato l’entrata in guerra dell’Italia.

Una decisione, come conferma il ministro degli Esteri Franco Frattini, che che poteva attuata ben quindici giorni fa, visti i toni tenuti dal rappresentante del governo provvisorio Jalil, in visita a Roma.
“Voi vi siete fatti ingannare dalla retorica di Gheddafi, ma noi che siamo i libici di Bengasi, i libici che dovrebbero odiare di più gli italiani, riconosciamo che voi non ci avete solo colonizzato: avete costruito il nostro Paese. E’ per questo ha continuato – che abbiamo bisogno di voi, proprio di voi, adesso: aiutateci.”
Un accorato appello, al quale Silvio Berlusconi aveva pubblicamente risposto, pochi giorni dopo, che “considerata la nostra posizione geografica ed il nostro passato coloniale, non sarebbe comprensibile un maggior impegno militare.”

Una mossa, imposta da Obama a nome evidentemente del Consiglio NATO, che potrebbe, almeno, riqualificare l’immagine italiana dall’imbarazzante amicizia di Gheddafi con Berlusconi, il quale, per l’appunto, si dichiara imbarazzato.

Una ripresa “obbligata” della politica italiana nel Mediterraneo, dopo 150 anni di stasi, che  riporterebbe le regioni ed i porti del Sud agli antichi fasti, con prevedibili ricadute (negative?) per le regioni padane e quelle “rosse”.

Infatti, se Calderoli annuncia un “Non con il mio voto”, aprendo un’ulteriore frattura nel governo, dalla riva opposta arriva un durissimo il comunicato di Emergency.
“Il governo italiano continua a delinquere contro la Costituzione e sceglie la data del 25 aprile per precipitare il Paese in una nuova spirale di violenza. Le bombe non sono uno strumento per proteggere i civili: infatti non sono servite a proteggere la popolazione di Misurata. La città di Misurata, assediata e bombardata da oltre due mesi, nelle ultime 24 ore ha vissuto sotto pesantissimi attacchi che hanno raso al suolo quartieri densamente popolati, anche per l’impiego di missili balistici a medio raggio”.
Intanto, il ministro della Difesa Ignazio La Russa precisa che  “non si tratterà di bombardamenti indiscriminati ma di missioni con missili di precisione su obiettivi specifici” per “evitare ogni rischio di colpire la popolazione civile”.
E Frattini conferma: «Bombarderemo obiettivi mirati, per esempio batterie anticarro, carrarmati, depositi di munizioni. Obiettivi pianificati dalla Nato, che ce li indicherà di volta in volta».

Quanto al popolo padano, Berlusconi rassicura (secondo lui) che “non occorre un nuovo voto del Parlamento, dunque non ci sarà nessuna spaccatura tra noi e la Lega come spera l’opposizione”.

L’opposizione?  Tace, imbarazzatamente tace, trincerandosi dietro “i limiti posti dalla risoluzione Onu”, come se non ci siano un popolo insorto, un dittatore efferato e tremila anni di storia comune.

Intanto, a Misurata l’assedio, la fame, la sete, le morti innocenti continuano.

Non solo Libia

4 Apr

Ho scritto della crisi libica mentre accadevano i primi eventi e l’impressione è che il fenomeno in atto sia molto più ampio della sola Libia o del Nordafrica.

Come non notare che, dopo la Siria,  solo Palestina-Israele manca all’appello del “Day of rage” e che, se non avverrà, potrebbe solo significare che Hamas è ovunque e che la repressione israeliana soffoca anche i laici palestinesi.

Oppure, come non rendersi conto che il disastro nucleare di Fukushima e l’intensità di certi eventi naturali mettono in crisi sia una certa visione dello sviluppo futuro delle nostre infrastrutture ed attivano un’ancor più spietata ricerca di risorse energetiche e minerarie.

Tornando ai crucci italiani sulla Libia, esistono dei “quid” che sono del tutto disattesi dall’informazione italiana, vuoi per interessi di bottega, vuoi per formazione risorgimentale, vuoi per appartenenza militante.

Questioni, tutte squisitamente politiche ed economiche, che sottendono ai quesiti ondivaghi con cui la pubblica opinione sta lentamente e confusamente apprendendo riguardo gli eventi molto variegati e le (poco) diverse posizioni.

Ad esempio, in uno scenario di superamento degli accordi coloniali del 1884, quale può essere mai il ruolo e le garanzie dell’Italia verso i paesi emergenti se lo stesso Meridione viene tenuto nel degrado con l’aiuto delle mafie?

Oppure, quale politica possiamo mai sostenere nel Mediterraneo, se tutto è deciso a Roma (che ha ormai accettato i “patti di Yalta” tra Saladino e Federico ai tempi delle Crociate) ed a Milano, che è più svizzera che penisola? Sarà un caso che il comando NATO sta proprio a Napoli?

Come rispettare la convenzione di Ginevra per i profughi, se negammo l’asilo persino ai fiumani, oppure garantire la firma delle Carte dei diritti ONU, se 4 milioni di italiani devono ricorrere ai banchi alimentari con la spesa pubblica che abbiamo?

E’ anche da quesiti come questi, che gli altri si pongono e noi no, che nasce la marginalità italiana nel contesto africano e mediorientale.

leggi anche Libia petrolio e guerra

con le mappe petrolifere

e Massacri libici, affari italiani

con i dettagli sulle nostre aziende