Tag Archives: toleranza

Coppie gay, negarle è antistorico

23 Lug

Pochi sanno che lo storico Giovanni Romeo, nel suo libro “Amori proibiti. I concubini tra Chiesa e Inquisizione. Napoli 1563-1656″, scrive di ben due matrimoni gay noti che sarebbero stati celebrati a Napoli nel 1591. Il tutto a fronte di una ampia base documentale.

D’altra parte, a Napoli, “il femminiello è una figura che fa parte del tessuto sociale dei quartieri popolari di Napoli, e persino dell’ ambito religioso, come nella “Candelora al Santuario di Montevergine ad Avellino” oppure nella “Tammurriata” alla festa della Madonna dell’Arco. Nell’opera di Roberto De Simone, La gatta Cenerentola, diversi femmenielli rivestono il ruolo di personaggi importanti. Tra le scene principali al riguardo vi sono il rosario dei femmenielli ed il suicidio del femminiello.” (fonte Briganti)

Infatti, ogni anno, il 2 febbraio, nel giorno della Candelora, i femminielli napoletani ‘fanno la juta’ (trad. fanno una uscita), un pellegrinaggio verso il Santuario di Montevergine ad Avellino, in base ad un antico accordo con le autorità ecclesiastiche, per esprimere la propria devozione a Mamma Schiavona, la Madonna del posto. L’esistenza di un accordo sarebbe stata implicitamente confermata, lo scorso anno, quando Don Beda Paluzzi, abate di Montevergine, precisò che il patto poteva essere revocato.

Anche il Santuario della Madonna dell’Arco (Sant’Anastasìa), ogni Lunedì in Albis, è oggetto di pellegrinaggio da parte dei femminielli, di cui la nota “Tammurriata“. Sempre nella zona vesuviana si pratica da secoli e secoli, la “figliata dei femminielli”, un rito ‘di fecondità’ risalente al paganesimo, di cui ne hanno parlato sia Curzio Malaparte nel suo libro “La pelle” e dalla regista Cavani nell’omonimo film.

Una situazione di ampia tolleranza, prima dell’epoca moderna, che i documenti storici ci riconfermano

  • a Venezia, nel 1450, dove si indica i portici vicini a Rialto e il portico della chiesa di San Martino come luoghi d’incontro
  • a Firenze, nel Quattrocento, dove Francesco Scambrilla ne segnala intorno a S.Ambrogio, o, nel 1514, con Machiavelli parla dell’esperienza di Giuliano Brancacci, uscito una sera a caccia di “uccelli”,
  • a Roma, dove Bertolotti, nel ‘500 a Roma, racconta degli adolescenti che si prostituivano in piazza Navona,
  • a Napoli,intorno al 1630, dove Bouchard descrive la prostituzione dei gay per le vie e nelle piazze.

La Chiesa Cattolica condannò definitivamente la ‘sodomia’ solo nel XII secolo – precedentemente era solo peccato gravissimo – e solo dal 1700 in poi si incrementa l’attenzione verso l’omosessualità femminile: per quanto la sua azione repressiva sia stata e sia consistente, non è stata lei a modificare il ‘comune senso del pudore’.

L’odierna esclusione dei ‘sessualmente diversi’ trova origine nel Codice Napoleonico che introdusse la cosiddette misure  di polizia relative all’offesa alla pubblica decenza, poi assorbite anche dal corpus legislativo vittoriano, e dal il concetto pseudo-biologico di degenerazione e di tara fisica, al quale fascismo, nazismo e socialismo reale abbondandemente attinsero per fomentare l’astio verso la “classe borghese’ e gli oppositori di turno.

La rimozione dal corpo sociale attraverso l’arresto del singolo omosessuale troppo “chiacchierato” rafforzava l’immagine sociale della “normalità”. Al contrario l’improvviso arresto indiscriminato di decine di persone, in maggior parte “insospettabili” quando non sposate e con figli, minava dall’interno l’immagine della “normalità eterosessuale”.

E‘ la diversità sessuale in se – e non l’atto peccaminoso di cui ognuno eventualmente rende conto personalmente – a turbare la nostra società ‘bigotta e vittoriana’ e l’ordine costituito dello stato ‘liberale” o di quello ‘sociale’. Un mondo dove le oligarchie sono tutte esclusivamente ‘al maschile’ ed, evidentemente, non deve essserci ‘confusione’ di sorta.

Queste le origini dell’omofobia, della paura verso chi si comporta o semplicemente veste diversamente. Paure indotte con precisi atti normativi, circa 200 anni fa, in una società che, precedentemente, era sostanzialmente indifferente al ‘problema’, accomunando l’omosessualità alle tante altre peculiarità dell’essere umano e, come le altre, tollerandola.

Come potranno i nostri partiti, tra cui UDC e Partito Democratico, scrivere una legge decente sull’omofobia e le coppie omosessuali è davvero un mistero, visto che sembrano ragionare solo in termini di ‘degenerazione’, ‘pubblica decenza’ e ‘sodomia’?

Come far capire loro che parliamo di diritti individuali essenziali sanciti, per l’appunto, dalla Carta dei Diritti dell’Uomo sottoscritta anche dall’Italia e che una tale questione non può essere un affare di retrobottega?

originale postato su demata