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Tina Modotti oltre gli stereotipi

16 Mar

Modotti-ritratto-1024x817Un recente articolo del Manifesto racconta dei “segreti di Tina Modotti, fotografa e agitatrice politica che attraversò Hollywood, il Messico, Mosca”.

Tina Modotti fu certamente una donna che lasciò il segno, ma – per chi volesse andare oltre lo stereotipo della ‘compagna combattente, creativa ed emancipata’ – c’è, ad esempio, un’ampia pagina di Wikipedia, che fornisce molti più dettagli. 

Iniziamo col ricordare che Tina all’età di 24 anni si mette in mostra ad Hollywood come attrice dal ‘fascino esotico’ nel film “The Tigers Coat” (1920), ma poi seguito solo da parti minori in un paio di film, come “I can explain” (1922) dove ha la parte della cameriera messicana.
Già in “The Tigers Coat” aveva ricoperto il ruolo di futura sposa abbandonata da un facoltoso uomo d’affari dopo averlo ingannato sulla propria provenienza (messicana e non scozzese) e Tina, insoddisfatta dal cinema ed non solo dal cinema, finisce rapidamente per lasciare il marito e divenire l’amante del fotografo Edward Weston, che nel 1923 si trasferisce con lei in Messico per avviare una attività di ritrattista, abbandonando la moglie con tre figlie.

In realtà la relazione si dissolve rapidamente, poichè Weston ha interessi essenzialmente artistici e Tina Modotti si ritroverà ad iniziare la sua produzione, dovendo gestire il suo studio di ritrattistica in cambio della menzione come fotografa.
La sua crescita dura dal 1924 al 1928, quattro anni intensi durante i quali Modotti scattò centinaia di fotografie dei murales architetture di interni, persone e lavoratori, fiori e scenari urbani, con una buona capacità tecnica e una notevole sensibilità estetica.

tina modotti - albero con cane (getty museum)

Tina Modotti – Albero con cane (Getty Museum)

Del resto il suo mentore, Edward Weston era con Ansel Adams il fondatore del Gruppo f/64 per un’estetica che si basava sulla ‘”perfezione tecnica e stilistica”.
Resta discusso, tra l’altro, il maggiore contributo ‘artistico’ di Tina, cioè l’attribuzione parziale dell’opera commissionata da Anita Brenner per il libro “Idols Behind Altars” (1926), che è stata contestata dal figlio di Edward Weston che li accompagnò, affermando in seguito che le fotografie fossero tutte scattate dal padre.

 

Finita la relazione con Weston, Tina inizia a sviluppare uno proprio autonomo stile  ‘surrealista’, ma inizia anche ad essere una attivista del del Soccorso Rosso Internazionale a cui aveva aderito l’anno prima e si lega a diversi uomini, tra cui i noti muralisti Xavier Guerrero e Diego Rivera, che venne lasciato dalla prima moglie proprio a causa di una relazione con lei.
L’attivismo politico frenerà la sua ricerca personale ed artistica, arrestandosi poco dopo la morte del suo amante, il comunista cubano Julio Antonio Mella, più o meno quando ha inizio del suo controverso legame proprio con l’uomo che fu sospettato del suo omicidio, l’emissario stalinista Vittorio Vidali, e che incredibilmente lei seguirà fino alla fine.

Il volto di Vitali era stato impresso nel murales “The Arsenal” (1928) di Diego Rivera, diversi mesi prima dell’omicidio di Julio Antonio Mella nel 1929 , con Tina Modotti che lo guarda innamorata, mentre Vidali li scruta, avvalorando che Mella sia stato assassinato proprio dall’agente stalinista dopo essersi associato con i trotskisti.

Modotti Mella VIdali Rivera Arsenal Murales

Modotti, Mella, Vidali – Arsenal Mural – Diego Rivera 1928

Tina Modotti morirà, invece, tredici anni dopo, all’alba del 6 gennaio 1942. Ufficialmente da sola, su un taxi nelle vie di Mexico City, per infarto dopo una lite con Vittorio Vidali suo amante.
Dopo aver avuto la notizia della sua morte, lo stesso pittore Diego Rivera – suo amico e risposatosi con Frida Kahlo – affermò che fosse stata assassinata e che Vidali stesso fosse stato l’autore dell’omicidio perchè lei sapeva troppo.
Del resto, el Mural dell’Arsenàl era lì dal 1928 …

Tina, tra l’altro, conosceva non solo il passato di Vidali come agente stalinista in Centroamerica, ma anche la verità sui fatti avvenuti durante la Guerra Civile in Spagna, riguardanti esecuzioni e “morti accidentali” di attivisti di sinistra, specialmente di quelli del POUM o di anarchici di cui lui ha sempre smentito ogni addebito.
Inoltre, poco prima della morte di Tina, Vittorio Vidali era stato addirittura coinvolto nel tentativo di assalto alla residenza di Trotsky a Città del Messico del maggio 1940 e nel suo omicidio il 21 agosto successivo, con tanto di arresto della polizia.

Quelle spagnole forse erano chiacchiere”, ma a riportarle erano il famoso giornalista Herbert Matterws e, soprattutto, Ernest Hemingway. E riguardo le vicende messicane, Christiane Barckausen, autorevole studiosa della storia messicana ed, in particolare, di Tina Modotti, avalla la tesi di Vidali di essere stato oggetto di una “macchina del fango” dopo la guerra di Spagna, cioè solo dopo il 1939 e non ai tempi della morte di Mella o quando Tina Modotti a Mosca … non aveva il permesso di fotografare.

L’importanza di Vittorio Vidali come agente si confermerà definitivamente nel 1947 al 1954, quando riuscirà a garantire il rispetto degli accordi di Yalta da parte della ex Yugoslavia, dopo essere diventato segretario generale del Partito Comunista del Territorio Libero di Trieste venuto a crearsi dopo lo strappo tra Tito e Stalin.

Il legame tra Tina Modotti e Vittorio Vidali non è mai stato chiarito: lei era in una situazione di totale dipendenza dopo essere stata espulsa dal Messico e dagli Stati Uniti, deportata e sorvegliata su una nave in rotta per Rotterdam nel 1930, dove l’attendeva un’estradizione in Italia con la polizia fascista pronta a metterla al confino.

Era evasa grazie al Soccorso Rosso Internazionale e da quel momento la sua vita cambiò: non fotograferà più e diventa la ‘moglie di copertura’ di una sorta di James Bond, Vittorio Vidali, uomo dai mille volti, che si era appena sposato in incognito con una giovanissima russa, che aspettava un figlio da lui.
Fatti e personaggi di quei tempi oscuri sono abbastanza noti nella cultura centroamericana e ben documentati, come il relativamente famoso testo di di Julián Gorkin “Cómo asesinó Stalin a Trotsky”  (Garzanti, 1949) od i titoli eloquenti di  “Frida y Tina: vidas no paralelas” di Octavio Paz o  “Del gusto por la mistificación: a propósito de Tina Modoti” di Phillippe Cheron, fino ai monumentali Historia del movimiento obrero en América Latina di  Victor Albadi o la  Historia del Partido Comunista de Cuba di Alonso Avila o la Historia del comunismo en México di Arnoldo Martínez Verdugo.

Dunque, non sono bufale, non fu una vicenda gloriosa ed, infatti, Il Manifesto tiene a precisare che la vicenda di Tina Modotti è “per molti aspetti ancora sconosciuta e gravida di segreti, che è tuttora avvolta nelle nebbie della Storia”.

Intanto, le Wiki circolanti in rete segnalano che Tina Modotti avrebbe detto a Valentín González, un comandante comunista della Guerra Civìl spagnola le testuali parole: “avresti dovuto ucciderlo. Sono obbligata a seguirlo finchè non morirò“.
Se così fosse,  sarebbe da escludersi  la complicità di Modotti con Vittorio Vidali anche dell’omicidio di Mella, questione tanto riprovevole quanto controversa della storiografia cubana e messicana, ma l’attività svolta dalla coppia Modotti e Vidali resta una ferita aperta nella storia del Centroamerica come del Comunismo.

Tina Modotti fu una talentuosa ed affascinante giovane ‘bad girl’ attratta dalla celebrità e da uomini maturi e sposati, ma quando divenne una donna matura ormai alle soglie dei quarant’anni e senza un passato od un futuro, scelse di farsi prigioniera di un uomo e di un partito in nome di un’ideologia?

E quanto se ne era pentita, se dopo la morte di Trotsky nel 1941 aveva ripreso i rapporti con artisti messicani tra cui il muralista José Clemente Orozco e sembra che avesse intenzione di acquistare una fotocamera?
Purtroppo, non ne ebbe il tempo.

Tina Modotti fu molto di più dello stereotipo della ‘compagna combattente, creativa ed emancipata’.

Demata