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Iran, Turchia e gli errori di Israele

16 Nov

Mentre l’Europa, distratta e pacifista, si dibatte discutendo d’Euro, di debito sovrano e di declino nazionale, dall’altro lato del Mediterraneo si sta assistendo ad una rapida escalation del “problema israeliano”.

Si, “problema israeliano”, come lo percepiscono oltre un miliardo di islamici, anche detto “problema palestinese” da parte di circa 700 milioni di euro-americani e, naturalmente, gli israeliani.

In realtà, non me ne vogliano i sionisti “puri e duri”, il Medio Oriente è “di per se” conformato per essere gestito da un’autorità sovranazionale: è un impianto infrastrutturale che si perde nella notte dei tempi. Basti dire che, a ben guardare le mappe, nessuno degli stati di quei territori, ad eccezione di Turchia e Libano, può dirsi “autosufficiente”.

Ritornando alla “questione israelo-palestinese”, non possiamo trascurare che, nel 1947, gli Inglesi erano mossi da motivazioni umanitarie e non sioniste, quando concessero il permesso all’esodo in Palestina, e che l’ONU, nel 1967, fissò una ragionevole e negoziabilissima linea di demarcazione che Israele non ha mai rispettato, in ragione della necessità di difendersi dai terroristi.

Eppure, se entriamo nel campo del diritto internazionale, la Gran Bretagna non ha mai “allargato” i confini dell’Ulster, per creare una “fascia di protezione” contro i terroristi dell’IRA, che, proprio negli stessi anni, arrivavano dalle basi collocate nella repubblica irlandese. Come anche va sottolineato che i palestinesi di religione cristiana, che terroristi non sono, subiscono lo stesso trattamento degli islamici, i cui correligiosi hanno commesso stragi.

Vicende che, attenzione, sono state condannate anche da molti ebrei atei o cristiani, come, ad esempio, quelli che militano nei partiti della sinistra europea, oltre che da tanti giovani israeliani.

Ed, così andando le cose, arriviamo ai nostri giorni, quelli “in cui il governo israeliano discute i piani d’attacco ai reattori nucleari di Ahmadinejad”, come riporta il Corriere della Sera. Un’idea veramente folle, se consideriamo le ricadute internazionali, oltre che interne.

Se Israele attaccasse l’Iran, le reazioni di Hamas ed Hezbollah, con il conseguente carico di autobombe e di razzi homemade, rappresenterebbero l’aspetto più gestibile dell’impresa.

Infatti, Israele dovrà attendersi una reazione della Cina Popolare, non militare e non immediata come da tradizione orientale, ma è evidente che i cinesi non dimenticherebbero una tale “affermazione di potenza” da parte di Israele nè sottovaluteranno un’azione immotivata e unilaterale verso l’Iran, che è un alleato strategico di Pechino e che reclama il diritto a dotarsi di un’atomica, visto che ce l’hanno Israele, Russia, Pakistan, India e Cina.

In secondo luogo, un attacco senza preavviso trasformerebbe Siria, Irak, Afganistan e Pakistan in una polveriera, con il possibile risultato di unire gli integralisti sciiti e sunniti.

E nulla è dato sapere su come reagirebbero le democrazie ed i mercati europei.

Ma il male peggiore arriverebbe dalla reazione di Libia, Egitto, Tunisia eccetera, dove i Day of Rage hanno abbattuto tiranni e ribadito la legge islamica entro, per ora, i limiti di uno stato laico come avviene in Turchia, che è la potenza, industriale e militare, del Medio Oriente.

Gi attriti tra Ankara e Tel Aviv sono ormai quotidiani, le basi aeree turche  sono ai confini del Libano, a pochi minuti di volo dagli obiettivi, mentre la marina potrebbe garantire addirittura uno sbarco in forze, ad esempio a Gaza.

Senza contare il fatto che la reazione iraniana arriverebbe comunque, probabilmente sotto forma di attentato, e che, per cancellare lo stato di Israele, basterebbe rendere radioattiva la città di Tel Aviv, cosa minacciata più volte da quel pazzo di Ahmadjinejad.

Una Turchia, rifiutata dall’Europa, che ha un esercito con addestramento ed armamenti NATO, la quale, senza ricorrere a scenari apocalittici, potrebbe sospendere l’enorme fornitura di acqua potabile con cui serve Israele, visto cosa accadrebbe nelle moschee di tutto il mondo se venissero attaccate le centrali nucleari a nord di Tehran.

Infine, il mondo intero, che difficilmente perdonerebbe chi avesse dato lo start up ad un conflitto regionale di tale portata.

Israele deve fermarsi ed accettare che, con buona pace di integralisti e sionisti, l’idea di un “dio” che predilige popoli e nazioni è minoritaria e contestabilissima: la divisione dei territori deve essere “laica” e non “integralista”, da ambo le parti.
E’ anche inaccettabile l’idea di “guerra preventiva”, enunciata da Moshe Dayan e realizzata, malamente davvero, da George Walker Bush: produce un’enorme quantità di martiri e di eroi.

Le premesse di una guerra si combattono con l’ipotesi di una pace e questo non significa essere pacifisti, ma semplicemente ricordare che c’è un tempo per le armi ed un altro per le parole, come anche che uno stato assediato non è uno stato libero, nè verso l’interno nè verso l’esterno.

Quanto al futuro, il vero “nemico” dell’isolazionismo di Israele è la Turchia, visto che il Medio Oriente ha bisogno di un’autorità sovrannazionale “laica” che possa garantire la pacifica convivenza di islamici, ebrei e, non dimentichiamolo, cristiani.

Sarà lo stesso sogno cosmopolita degli ebrei dei ghetti, quello che sta trainando la globalizzazione mondiale e che accomuna i giovani di tutto il mondo su internet, a sconfiggere, prima o poi, l’isolazionismo sionista, oltre che l’integralismo islamico.

Decapitata la narcoguerriglia delle FARC

5 Nov

Il governo columbiano ha annunciato che, durante combattimenti nel sudovest del paese, è stato ucciso Guillermo Leon Saenz Vargas, detto Alfonso Cano, capo della guerriglia delle Farc.

Nato a Bogotà il 22 luglio 1948 da una famiglia facoltosa, Alfonso Cano,  principale ideologo del movimento, era stato amnistiato dal presidente Belisario Betancur negli Anni ’80 per diventare, nel 2008, il comandante in capo delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc, marxisti), dopo la morte per infarto del leader storico, Manuel Marulanda. Nel settembre 2010, le forze di sicurezza columbiane avevano già ucciso in combattimento Jorge Briceno, alias ‘Mono Jojoy’, il numero due delle Farc, e il loro comandante militare, Victor Rojas, detto ‘Mono Rajoy’.

Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo, in spagnolo Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo, (FARC o FARC-EP), sono un’organizzazione guerrigliera comunista columbiana, fondata nel 1964 ispirandosi al pensiero di Simon Bolivar e di Ernesto Che Guevara ed involvendosi rapidamente, nel corso degli Anni ’70, su posizioni maoiste e, poi, da vent’anni ad oggi, strutturandosi all’interno del sistema del narcotraffico internazionale di cocaina.

Sono molti i sospetti, se non le accuse, che il Venezuela di Chavez “costituisca per il Farc una sede di residenza per le famiglie dei dirigenti e un rifugio per i loro reparti militari in difficoltà. Ma il paese confinante è soprattutto l’indispensabile canale di passaggio all’estero della droga che alimenta l’attività del movimento e contemporaneamente costituisce una fonte di grossi redditi per una catena di unità militari di frontiera, uomini politici locali, doganieri e poliziotti venezuelani.” (Carlo Calia – Affari Internazionali)

Hugo Chavez in compagnia di Ivan Marquez (FARC) – Caracas 2007

Nel 2008, in seguito al ritrovamento nel computer di Raul Reyes (Mono Rajoy) di documenti riservati che comproverebbero “appoggi espliciti, raccolta fondi, scambio informazioni”, il governo colombiano ha denunciato i contatti “non solo politici”, esistenti tra il responsabile esteri di Rifondazione Comunista, Ramon Mantovani, e le FARC.

«Grazie a Rifondazione che paga tutto, Lucas Gualdron (ndr. rappresentante in Europa per le Farc) si ricovera in una clinica in Svizzera per qualche tempo. Poi scrive a Reyes e gli racconta tutto scrivendo che quelli di Rifondazione hanno voluto tutte le ricevute». Secondo la smentita di PRC, i contatti con le FARC sono sempre stati alla luce del sole e avevano l’obiettivo di far riprendere il processo di pace. (Corsera)

Le Farc hanno commesso, dal 1964 ad oggi, una miriade incalcolabile di omicidi e massacri, oltre che rapimenti anche di rilevanza internazionale, come quello di Ingrid Betancourt.

Le Farc, nonostante l’origine bolivariana e guevarista, sono una pericolosa gerontocrazia di assassini ed, a scanso equivoci, vale la pena di ricordare, tra gli eccidi più recenti commessi dalle Farc: il massacro di Gabarra (1996 – almeno 34 braccianti trucidati), il raid sulla città di Dabeida (2000 – almeno 54 morti), il massacro della chiesa di Boiaya (2002 – 119 civili uccisi), l’attentato al El Nogal Club (2003 – 36 morti), la strage di Puerto Rico (2006 – 8 civili uccisi), i massacri di Narino (2009 – 27 indigeni Awa uccisi).

Chiesa di Boiaya – 2007

Nel 2010, la Farc hanno ucciso almeno 460 soldati o poliziotti, ferendone oltre 2.000, mentre nei primi cinque mesi del 2011, i morti, per le forze dello stato colombiano, sono stati almeno 165. Le attività prevalenti delle Farc, da anni ormai, sono le rapine a portavalori, rapimenti a fine di riscatto, distruzione di impianti petroliferi ed elettrici.

originale postato su demata

I numeri della guerra al terrorismo in USA

11 Set

I casi di terrorismo islamista che la New America Foundation e Siracuse Maxwell School hanno rilevato in questi dieci anni negli Stati Uniti dopo l’11 settembre sono in tutto 188, incluso il fiancheggiamento ed il trading finanziario.
Infatti, solo in un terzo degli arresti sono stati contestati relativi il possesso di armi od esplosivi. Inoltre, nel 33% dei casi le autorità sono state attivate da un informatore e nel 22% da una soffiata, se non addirittura si è potuto contare sull’assistenza data da familiari o persone della comunità religiosa.

Un recente studio pubblicato dalla CNN indica che al Qaeda e gli Jihadisti non sono gli unici terroristi che gli USA devono affrontare e che in 10 anni le morti causate da costoro sono “solo” trenta a fronte di 150.000 omicidi di cittadini americani, avvenuti nello stesso periodo.
Inoltre, la ricerca di Peter Bergen (CNN’s national security analyst) dimostra che il Jihadismo non ha fatto più danni dei terroristi “interni”, come le milizie, o gli ambientalisti, sfatando così la principale paura che si era diffusa tra gli statunitensi: quella di subire ondate di attacchi chimici, biologici, radiologici.
Anzi, gli ultimi dieci anni raccontano come siano gli estremistri di destra e di sinistra, e non al Quaeda, a preferire questo tipo di attacchi.

I casi di terrorismo interno, in questi dieci anni, sono stati almeno 114, secondo le statistiche federali, tra cui il report della CNN rammenta quelli che hanno rappresentato un pericolo consistente su larga scala:

  1. il microbiologo Bruce Ivins uccise cinque persone con lettere all’antrace (Columbia District 2001).
  2. William Krar e Judith Bruey erano pronti ad uccidere migliaia di persone con bombe al cianuro (Texas 2003).
  3. Joseph “Dr. Chaos” Konopka era in possesso notevoli quantità di prodotti chimici pericolosi, tra cui cianuro, quando è stato arrestato (Chicago 2002).
  4. i suprematisti bianchi Demetrius van Crocker e James Cummings sono stati catturati, rispettivamente nel 2004 e nel 2008, mentre tentavano di costruire bombe per attacchi con gas tossici o con sostanze a bassa radioattività.

In realtà, il numero di azioni terroristiche interne, è di gran lunga superiore, se si considerano anche i casi di violazione delle leggi sulle armi e gli esplosivi, le distruzioni di proprietà e gli incendi dolosi per “cospirazione sediziosa”, come, ad esempio, è accaduto per la milizia antigovernativa Hutaree nel Michigan.
Molto spesso i terroristi interni si erano mimetizzati all’interno di comunità marginali, al punto che nel 50% dei casi sono stati agenti infiltrati a scoprire il complotto e solo nel 18% dei casi le autorità hanno potuto contare sulla collaborazione di parenti o conoscenti dei terroristi.

USA: Attacchi di terroristici (2001-2011)

  • 37% antigovernativi – black bloc
  • 23% ambientalisti – animalisti
  • 17% suprematisti – neonazisti
  • 11% integralisti cristiani – antiabortisti

Il numero dei incidenti che hanno causato morti vede otto casi attribuiti al terrorismo interno e solo quattro a quello islamista.
Nel dettaglio, se si esclude l’attacco di Fort Hood – Texas nel 2009, attuato da un militare USA veterano dell’Afganistan con 13 morti, gli islamisti hanno ucciso solo 4 persone, mentre ai terroristi interni sono attribuite almeno 14 morti.

In conclusione, a dieci anni dagli attentati alle Twin Towers, le statistiche confermano che la guerra al terrorismo avviata dagli USA è stata una scelta sbilanciata, visto che lo Jihadismo appare essere più un fenomeno che si va radicando nei territori islamizzati, inclusi quelli occidentali.
Del resto, i moderni assertori dello Jihad sono i figli degli intergralisti islamici degli Anni ’80, il cui scopo era quello di portare l’Islam alla “purezza originaria”, macchiata, secondo loro, dall’emancipazione femminile, dal consumismo, dall’usura.
Non è un caso che l’ex Segretario alla Difesa di Henry Ford e G.W. Bush, Donald Rumsfeld, ha dichiarato, proprio ieri, che “fu un errore chiamare la guerra in Afganistan come Guerra al Terrorismo”. Se lo dice lui …