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Roghi in Sicilia: è terrorismo?

17 Giu

Sicilia devastata dai roghi: case, scuole ed alberghi evacuati, bambini ed anziani intossicati, opere pubbliche ed aree protette in fumo.

Rosario Crocetta, presidente della Regione siciliana: «Non ho le prove, ma sospetto che dietro i roghi ci siano mani criminali. Ho licenziato molti forestali che hanno appiccato incendi o che risulta abbiano condanne per mafia. In totale abbiamo cacciato un’ottantina di persone. Ma il problema è che il passato criminale di quest’isola ha artigli e coda lunga».

Giuseppe Antoci, presidente dell’ente Parco dei Nebrodi, vittima nei mesi scorsi di un attentato: «All’autocombustione credono solo i bambini. È una favoletta. Soprattutto se si considera che ci sono state decine di incendi contemporaneamente. Non è possibile che tutta l’Isola prenda fuoco per caso nello stesso momento».

“Terrorismo: uso di violenza illegittima, finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività organizzata e a destabilizzarne l’ordine, mediante azioni quali attentati e simili.” (Enciclopedia Treccani)

“Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese.” (art. 270 sexies Codice Penale)

Demata

Sartre, la Sinistra, la Guerra e il Terrorismo

24 Mar

Dunque, siamo in guerra, ma lo siamo stati fino all’altro ieri, anche se l’abbiamo dimenticato: gli Anni di Piombo italiani finiti nel 1982, la miriade di attentati portati avanti dagli ‘informali’ da Action Directe e gli Squatters fino ai BlackBloc o gli anarco-insurrezionalisti odierni, la Guerra Fredda conclusasi  con la riunificazione tedesca nel 1990 più o meno quando iniziava la ‘madre di tutte le battaglie’, cioè la Guerra del Golfo … sembra che le nostre cattedre di lettere, storia e filosofia come le redazioni e gli editori si siano persi qualcosa … a usual.

E, dinanzi all’orrore di Parigi e Brusselles, la Sinistra europea si trova in enorme disagio tra l’avere il nemico in casa dopo aver depenalizzato di tutto e di più, il dover scegliere se ridurre il garantismo e/o la libertà di tutti o solo per alcuni, l’approssimarsi di una guerra “d’oltremare” dopo aver criminalizzato il colonialismo per due generazioni.

A tal punto, varrebbe la pena che la  Sinistra – dai Dem statunitensi fino agli anarchici nostrani – prendesse atto di trovarsi allo stesso ‘bivio esistenziale’ del ‘loro’ amato  J.P. Sartre, oggi poco ricordato a causa di frasi politically uncorrect come “la società rispettabile crede in Dio per evitare di doverne parlare” oppure “quando Dio tace, gli si può far dire quello che si vuole” o come “la pace non è né democratica né nazista: è la pace” … o anche come “a che serve arrotare un coltello tutti i giorni se non lo si usa mai per tagliare?” …

Jean Paul Sartre scrisse cose ben chiare sulla guerra e sulla responsabilità generale dei diversi ceti (o classi) di una nazione che si trova – volente o nolente – ad affrontarla.
Quanto segue è tratto da L’essere e il nulla, 1943, IV parte, cap. I.

  “Ogni persona è una scelta assoluta di sé sulla base di un mondo di conoscenze e di tecniche che questa scelta assume e chiarisce nello stesso tempo; ogni persona è un assoluto che fruisce di una data assoluta e del tutto impensabile in un’altra data. E dunque ozioso chiedersi ciò che io sarei stato se questa guerra non fosse scoppiata, perché io mi sono scelto come uno dei sensi possibili dell’epoca che conduceva insensibilmente alla guerra: io non mi distinguo da questa stessa epoca, non potrei essere trasportato in un’altra epoca senza contraddizione. Così sono io questa guerra che circoscrive, limita e fa comprendere il periodo che l’ha preceduta.

Tutto ciò che mi accade è mio: si deve intendere con questo, innanzitutto, che io sono sempre all’altezza di ciò che mi accade, in quanto uomo, perché ciò che accade a un uomo da parte di altri uomini e da parte di se stesso non potrebbe essere che umano.

Le più atroci situazioni della guerra, le peggiori torture non creano una situazione inumana: non vi è situazione inumana; soltanto con la paura, la fuga e il ricorso a comportamenti magici io potrei decidere dell’inumano; ma questa decisione è umana e io ne porterei l’intera responsabilità. Ma la situazione è mia.

Non sono io a decidere del coefficiente d’avversità delle cose e perfino della loro imprevedibilità nel decidere di me stesso? Così, non vi sono accidenti in una vita; un evento sociale che scoppia improvvisamente e mi coinvolge non viene dal di fuori; se io vengo richiamalo in una guerra, questa guerra è la mia guerra, essa è a mia immagine e io la merito.

La merito innanzitutto perché potevo sempre sottrarmi ad essa, con il suicidio o la diserzione; queste possibilità estreme sono quelle che debbono sempre essere presenti, quando si tratta d’immaginare una situazione. Se ho mancato di sottrarmi ad essa, io l’ho scelta; e questo forse per ignavia, per vigliaccheria di fronte all’opinione pubblica, perché preferisco certi valori a quello del rifiuto stesso di fare la guerra (la stima dei mici vicini, l’onore della mia famiglia, ecc.). In ogni caso, si tratta di una scelta.

Questa scelta sarà reiterata in seguilo in maniera continua sino alla fine della guerra: è necessario, quindi, sottoscrivere le parole di J. Romains1: “In guerra non vi sono vittime innocenti”.

Non vi è stata alcuna costrizione, perché la costrizione non potrebbe avere alcuna presa su una libertà; io non ho avuto alcuna scusa, perché la caratteristica della realtà umana è che questa è senza scusa. Non mi resta, dunque, che rivendicare questa guerra.

In questo senso, alla formula che citavamo poco fa, “non vi sono vittime innocenti”, bisogna aggiungere, per definire più nettamente la responsabilità del per-sé, quest’altra: “Si ha la guerra che si merita”.

Ma, inoltre, essa è mia perché, per il solo fatto che essa sorge in una situazione che io pongo in essere, e perché non posso scoprirvela se non impegnandomi a favore o contro di essa, io non posso più distinguere ora la scelta che io faccio di me dalla scelta che io faccio di essa: vivere questa guerra significa scegliermi attraverso essa e sceglierla attraverso la mia scelta di me stesso.

Così, totalmente libero, indistinguibile dal periodo di cui io ho scelto di essere il senso, profondamente responsabile della guerra come se l’avessi dichiarata io stesso, non potendo affatto vivere senza integrarla nella mia situazione, senza impegnarmi completamente e segnarla con il mio sigillo, io debbo essere senza rimorsi e rimpianti come sono senza scusa, perché, dal momento del mio sbocciare all’essere, io porto il peso del mondo tutto da solo, senza che niente o nessuno possa alleggerirlo“.

J.P. Sartre si espresse anche sul Terrorismo definito come una “terribile arma, ma i poveri oppressi non ne hanno altre” e sulla Guerra civile rivoluzionaria scrisse che “se definiamo il progresso come l’aumento della gente che partecipa alle decisioni che riguardano la sua vita, non ci possono essere dubbi che, oltre ai massacri, ai genocidi, agli omicidi di massa che hanno abbondantemente segnato la storia dell’umanità, c’è stato un progresso.

Demata

Raiz, i migranti, il terrorismo e … le sue ragioni

16 Ott

Conosco Raiz da quando era solo Rheeno e gli Alma Megretta da quando lui era ancora bambino: tacciarlo di razzismo è pura follia.

Ma è anche vero che l’idea di ‘identificare preventivamente’ chiunque venga accolto presuppone l’esistenza di mura e bastioni tra noi e loro con corrispettivi varchi: è la Fortezza Europa di cui da anni si parla?

Si, la Fortezza esiste già, con i suoi bastioni a Lampedusa, Cadice, Calais eccetera. Ed esistono già nazioni come l’Ungheria e la Gran Bretagna che si stanno ‘sganciando’ dal sistema europeo.

E, d’altra parte, in una società che manda a piede libero delinquenti abituali o aggressori seriali con tanto di residenza in Comune e fascicolo in Commissariato, come difenderci dalla nuova strategia terroristica dei lupi solitari e degli accoltellamenti?

Il tutto senza parlare di Ebola che – come scoperto proprio ieri in UK – può resistere a terapie e restare ‘in stand by’ per molto tempo.

Quanto all’Italia nel suo specifico, dovremmo badare di più ai numeri: se gli immigrati sono quasi 10 milioni e hanno sempre un’età inferiore ai 50 anni, questo significa che sono all’incirca un quarto dell’intera popolazione under 40 …

Dunque, lasciamo in pace Raiz e, magari, leggiamo bene cosa scrive … se non vogliamo dopodomani doverci trovare a constatare i danni causati dalla nostra superficialità e/o dai paraocchi delle ideologie.

Demata

Terrore globale: nove domande

26 Giu

Questo ‘venerdì nero’ dovrebbe farci riflettere.

  1. Saint-Quentin-Fallavier è a tre ore da Torino e quattro da Milano: aumentare i filtri ai confini tra Francia e Italia conviene forse più a noi che a loro. O no?
  2. Sbarcare sulle spiaggie di Marsala non è molto più complicato che farlo ad El Kantaoui: se non è accaduto è solo grazie al cordone navale e militare che, mentre salva gente in mare, sorveglia l’area. Spiegarlo in TV non è peccato mortale …
  3. Non sappiamo se l’attentato francese e quello in Tunisia sono collegati, ma – a differenza con Al Qaeda che odiava Israele e gli USA – osserviamo un particolare accanimento verso la Siria, l’Iran e la Francia. Qualcuno sa speigarci perchè?
  4. Solo dai i siti delle organizzazioni umanitarie e di ambito militare possiamo apprendere che in Siria e Irak accadono cose ben peggiori di quelle accadute nella ex Jugoslavia o durante l’occupazione nazista dell’Ucraina. Come mai non lo troviamo in prima pagina anche sul resto dei media?
  5. Da mesi il limite di ‘non intervento’ è stato superato, perchè la situazione sanitaria sta degenerando, sia per l’incrementarsi dei conflitti con relativi profughi, sia per la promiscuità sessuale dei Daash (stupri) sia, soprattutto, per l’espandersi di nuove patologie come la MERS (una sorta di SARS ma molto più letale). C’è allarme sanitario, ma noi non lo sappiamo?
  6. Salvo l’Inghilterra e la Russia, non sembra che gli altri europei abbiano intenzione di intervenire nel Mediterraneo: siamo i soli tre stati ad avere basi navali ‘importanti’ a sud del 14° parallelo. Sarà questa la chiave di tante esitazioni e attriti internazionali, se Obama e Hollande volessero defilarsi ma senza perdere peso e potere?
  7. Mentre l’Italia (diretta interessata dagli eventi bellici) ha interessi preminentemente ‘difensivi’, il Vaticano ha da convincere noi e l’Europa ad accogliere un esodo biblico. Come si risolve questo problema in un paese dove il Welfare è misero e sprecone?
  8. I media nostrani come le agenzie internazionali hanno tenuto tutto questo fuori dal cartellone e la politica nostrana ci ha sorbito magliette truculente ed indignazioni buoniste. Andiamo ancora avanti con i talk show ‘chiacchiere e distintivo’ quasi fossimo a vita in una commedia all’italiana?
  9. Potremmo iniziare ad informare e valutare la situazione con la serietà che impone l’avvicinarsi di una gran brutta guerra?

Demata

Charlie Hebdo, un attacco alla libertà: quali conseguenze politiche

7 Gen

veil-charlie-hebdo1-217x300Sono quasi duemila anni che le religioni del ‘dio unico’ perseguitano i popoli indoeuropei (Celti, Sassoni, Norreni eccetera) a causa della schiettezza, della temerarietà e dell’irriverenza, della ‘laicità’ e dello spirito di libertà che erano intrinseci alle culture pagane dei ‘barbari’.

Non parliamo di quattro gatti, ma della cristianizzazione dei Franchi e dei Sassoni ad opera di Carlo Magno o di quella degli Scandinavi ad opera di Harald Bella Chioma oppure di quell’altra dei Vandali e dei Burgundi ad opera del Califfo Abdalrahman, che comportarono la cancellazione di intere etnie.
Per non parlare di quello che accadde a Scoti e Gaelici, Ugonotti ed Albigesi, Catari e gnostici eccetera eccetera fino agli Sciti iraniani o ai Gupta indiani … a causa della loro schiettezza, irriducibilità, libertà, eccetera eccetera.

Nessuna superiorità ‘ariana’, ma il problema – diciamocelo – è tutto lì, da sempre. Le prime tracce le troviamo in Leonida o Cicerone …

Così non può meravigliare che la Jihad, in nome di uno dei tanti ‘dei unici’, decida di far strage a Parigi di uomini schietti, irriducibili e liberi.

Oggi, alcuni fanatici hanno fatto irruzione nella sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, a Parigi, facendo 12 vittime e 8 feriti, di cui 5 gravissimi. Si tratta sia di persone uccise a casaccio a raffiche di kalashnikov sia vere e proprie esecuzioni con i redattori chiamati per cognome. Poi, la fuga con gli agenti accorsi travolti dai proiettili e poi freddati mentre erano a terra. Tra le vittime,  il direttore del settimanale, Stephan Charbonnier, detto Charb, l’economista Bernard Maris e tre noti vignettisti: Cabu, Tignous e Georges Wolinski, molto famoso anche in Italia.
Dopo di che il commando si è dileguato, abbandonando l’autovettura nel XIX Arrondissement, alla periferia nord-est della città.

charlie-hebdo-coverPoco prima di Natale, in due distinte azioni, due furgoni erano stati lanciati a velocità folle sulla folla dei mercatini natalizi: a Nantes un morto e dieci feriti di cui 5 gravi, a Digione 13 feriti. Senza contare l’irruzione di uno sconosciuto nel commissariato di Joué-les-Tours, con tre agenti accoltellati. In tutti i casi l’assalitore gridava «Allah Akbar» (Dio è grande).

«Non si può parlare di un atto terroristico», aveva frettolosamente dichiarato il Procuratore di Nantes, Brigitte Lamy, seguita a ruota dal presidente francese Francois Hollande, che invitava il Consiglio dei Ministri «a non farsi prendere dal panico» e dal premier francese Manuel Valls che minimizzava «Siamo preoccupati per queste tragedie in serie».

Il presidente Hollande – ad attacco concluso – è andato sul posto per annunciare che «è terrorismo, un attacco contro la libertà» e ammette che «molti attentati erano stati evitati, sapevamo di essere minacciati perché siamo un paese di libertà».

Si – caro Hollande, ma anche cari Renzi e Obama – ‘noi’ siamo minacciati perché amiamo la libertà e perchè le nostre società  rappresentano – per oscurantisti, integralisti e conformisti – un ‘pessimo’ esempio per le loro donne e i loro figli.
copertina-charlie-hebdo-3Oscurantisti, integralisti e conformisti come gli Jihadisti di oggi e come ben ricodano i francesi, erano i cattolici del 23 ed il 24 agosto 1572, la notte di San Bartolomeo in cui vennero massacrati gli Ugonotti di Francia, o come durante crociata cattolia contro gli albigesi ebbe luogo tra il 1209 e il 1229, per non parlare delle Guerre Sassoni (772-804) iniziatesi con l’invasione del territorio sassone da parte dei Franchi e con la distruzione del simbolo sacro di Irminsul presso Eresburg da parte di Carlo Magno, che avvio vere e proprie persecuzioni contro i pagani.

Dunque, in attesa che la Sinistra prenda esempio da Angela Merkel e ci offra ‘as soon as possible’ qualcosa di più ‘europeo’ dei vari Obama, Renzi e Hollande, si spera solo che Marine Le Pen e sodali si astengano dallo sbraitare contro ‘tutti gli stranieri a partire dagli arabi o dai maghrebini’, ricordando che quel che oggi fanno i fanatici del Califfato ieri lo fecero i seguaci del Papato.

Intanto, dopo quello che è successo oggi al Charlie Hebdo, speriamo che i nostri governanti si rendano conto che – atti isolati di terrore od azioni militari di terrorismo che siano – non è (solo)  l’Europa della ‘fede’ ma soprattutto quella dei Lumi e dei Diritti è ad essere sotto attacco: non lo Stato sociale, che paternalisticamente isprira tutti i regimi, ma lo Stato Liberale, che tenta almeno di lasciare quel minimo spazio privato, personale, che chiamiamo Libertà.

92866720_oLa libertà di pensiero e di espressione, come ha appena precisato Ban Ki-Moon, segretario dell’ONU, porgendo il suo cordoglio al popolo francese sulle Breaking News USA. Dunque, si spera solo che la Sinistra postcomunista e sodali si astengano dall’appropriarsi di un lutto continentale, in nome della fede politica di alcune vittime, ricordando che quel che oggi fanno i fanatici del Califfato ieri lo fecero gli ‘eroi’ di qualche cruenta rivoluzione.

La chiave di questa escalation sta tutta nel relativo ‘gradimento’ degli islamici verso le proposte politiche isolazionistiche: cosa meglio dei mondi separati che sia il Muro di Berlino sovietico sia la Fortezza Europa lepeniana rivendicano parimenti?
Dunque, il target di questo vero e proprio attacco militare ad una sede giornalistica nel cuore di Parigi è la prossima sequel elettorale: in Francia si voterà per le elezioni dipartimentali il 22 marzo (primo turno) e il 29 marzo (secondo turno tra le coppie di candidati, un uomo e una donna, che avranno superato il 12,5% degli elettori, non dei votanti, al primo turno) con gli occhi puntati sul Front National di Marine Le Pen, che resta in testa ai sondaggi.

Ma non solo.
In Olanda, il 18 marzo si voterà in tutte le dodici province del paese per il rinnovo delle rispettive amministrazioni, che provvederanno, al loro interno, a eleggere il 26 maggio successivo i 75 componenti del Senato. Nel Regno Unito, le elezioni governative si svolgeranno giovedì 7 maggio, con l’Ukip di Nigel Farage, vincitore delle ultime elezioni europee, che continuerà ad erodere voti, come si prevede farà, in Scozia, il partito nazionalista. Sempre a maggio, in Italia, si andrà al voto in sette regioni (Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia) e in numerosi comuni, ma soprattutto ci sarà da votare per il Presidente della Repubblica, che – ricordiamolo – ha il comando delle forze armate in caso di guerra … per non parlare degli USA che quest’anno scegliaranno il nuovo imperatore della Casa Bianca.

In USA molte cose cambiarono con l’attacco alle Torri Gemelle, probabilmente ne cambieranno molte in Francia e in Europa dopo la strage del Charlie Hebdo.

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Marò, non terroristi

24 Feb

Ci fu il rilascio degli ostaggi in Iran, non appena Reagan successe a Carter.

E ci fu l’arresto di Provenzano, il giorno dopo le elezioni del 2006, quando Prodi vinse per uno 0,5%.

Oggi, arriva l’annuncio del governo indiano – dopo due anni di attesa – di non accusare di terrorismo i marò detenuti, non appena Emma Bonino lascia gli Esteri. Un governo di cui fa parte il Partito del Congresso Indiano, il cui presidente è Antonia Edvige Albina Maino, detta Sonia, vedova di Rajiv Gandhi, già primo ministro.

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Tre, due, uno … eleggiamoli!

21 Feb

La Stampa - Shopping Elezioni 1

Siamo a tre giorni dalle elezioni ed il rancore popolare o la diffidenza della gente si sta trasformando da astensione a voto di protesta.

Giannino, stella mai nata del panorama parlamentare italiano, è knock out grazie ad un siluro lanciato da un italiano all’estero come Zingales, che di professione fa il professore come quelli che il buon Oscar, vero e colto self made man, ha beffato per anni con una piccola bugia, oggi diventata marachella imperdonabile.
Cose ordinarie in un paese che mette in carcere i ragazzini con lo spinello e prescrive noti ladri pubblici.

Come andranno a finire le elezioni, tra l’altro, lo sappiamo tutti e non ci vuole la Maga Circe o la Sibilla Cumana per fare ‘profezie’.

Il tutto inizierà con Bersani che annuncia ‘abbiamo vinto’. Probabilmente, avrà Rosy Bindi o Franceschini al fianco, forse Vendola o Renzi, il discorso è già scritto in 11 versioni differenti. Sarà colpa del Porcellum che nessuno ha riformato, ma già sappiamo che gli elettori ‘democratici’ sono avvisati che in prima fila troveremo (altro che primarie) i salvatori di province e piccoli comuni, di ospedali e aziende municipalizzate, di sistemi consortili e finto-volontaristici.

Dal PdL arriverà il fido Cicchitto, il Tallyerand della Seconda Repubblica, a spiegare che si ‘hanno vinto’, ma che senza il Berlusconi Partito non si governa neanche per un giorno senza finire in pasto ai ‘comunisti’, temuti – forse, anzi di sicuro – da Angela Merkel e Barak Obama. Intanto, sotto banco, ferveranno trattative e negozi, con colpi di mano e spostamenti di parlamentari, specie al Senato, dove Casini ha già annunciato la necessità della sua vigile ‘presenza’.

I Grillini per un bel tot staranno zitti su quello che conta, che cimentarsi con i regolamenti parlamentari comporta studio notturno, tanto tempo e grande fatica, salvo sbraitare all’inciucio su ogni tentativo di governabilità che dovesse verificarsi.
La Lega starà lì a guardare, pronta ad accettare soluzioni che le permettano definitivamente di liberarsi dall’immagine dei Bossi e dei Borghezio. Fratelli d’Italia è già pronto a far parte di una maggioranza di governa: è nato apposta con la Meloni, novella Le Pen, in testa.

Di Ingroia, poco o nulla si profila all’orizzonte, visto che – con De Magistris, Orlando e Di Pietro – non aveva altro da fare che lanciare il partito meridionalista, conquistando Campania, Sicilia e Puglia: gli errori di percorso si pagano molto cari. Se c’è una Destra che fa la destra, arriviamo a Storace, che potrebbe rivelarsi una piccola sorpresa.

Mario Monti, molto inopportunamente, non resisterà alla tentazione di ricordarci che ‘lui’ è senatore a vita e che senza di ‘lui’ l’Europa ci guarda di sbieco.

Come farà Giorgio Napoliano a conferirgli il mandato esplorativo per formare un governo senza un passo indietro di Bersani, resta un mistero. E altro mistero è come farà Monti a governare l’Italia, da premier politico e non tecnico, senza far imbestialire tutti qui da noi e deprimere tutti nell’Eurozona.

Governi possibili? Uno ed uno solo, lo si scrive da tempo: una Grosse Koalition senza Vendola, SEL ed il non-partito CGIL e senza Berlusconi e gli indagati del Centrodestra. Praticamente, la Democrazia Cristiana rediviva, con il PCI del 1966 alle porte, senza, però, nessuno dei talentuosi politici del Dopoguerra.

Facile a dirsi? Fantasie confermate o sconfessate nei prossimi giorni?
I soliti Italianer?

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Ad una settimana dal voto

18 Feb

Ad una settimana dal voto, il quadro politico italiano non manca di promettere (cattive) sorprese.

La Stampa - Shopping Elezioni 2occhiello tratto da una homepage di La Stampa

A partire da Barak Obama che si consulta sul futuro dell’Italia con l’unico di noi che futuro non ha: l’ottuagenario Giorgio Napolitano, di cui a breve si voterà l’avvicendamento. Misteri del sistema mediatico estero, che tira la volata gli antiberlusconiani? Forse. Intanto il Presidente della Repubblica, bontà sua, precisa “nessuna ingerenza sul voto, comportamento sempre impeccabile.”

Passando ad Oscar Giannino, che potrebbe superare il quorum tra le amiche mura lombarde, e portare, finalmente, un po’ di buon senso e cosmopolitismo tra le asfittiche mura delle nostre Camere, con una messe di parlamentari sufficiente a costruire un fare ed un futuro per l’Italia, quando ‘lorsignori’ ci lasceranno, finalmente, con le nostre macerie da ricostruire.

Od il Movimento Cinque Stelle che, ormai, sembra completamente fuori dal controllo del vate Beppe Grillo e che – molto prevedibilmente e con grande onta per i suoi elettori – si frammenterà e/o confluirà altrove, come tutti gli altri partiti ‘autoconvocati’ della Storia, alla prima bozza di programma di governo. Ipotesi alternativa: trovarsi con un sostanzioso aggregato di estrema sinistra (superiore al 20%) al Parlamento, con una ‘balena’ centrista al 40%. Praticamente, come ai tempi della Guerra Fredda, che, però, è finita da tempo, mentre nè Castro e nè Chavez godono di buona salute.

Del PdL c’è poco da dire, trascinato non si sa dove da un Silvio Berlusconi, che cura troppi interessi suoi per garantire anche quelli nostri. E dell’Alleanza Nazionale dei tempi che furono c’è ancor meno da dire, con Storace solitario a destra, La Russa, Gasparri e Meloni affratellati, mentre Gianfranco Fini è quasi all’estinzione. Quanto alla Lega, vedremo Maroni cosa riuscirà a portare a casa, non tanto per lo scandalo di Bossi, quanto per la concorrenza di Tremonti a Sondrio e di Gelmini a Bergamo.

Dicevamo di Oscar Giannino e del suo piacere nelle metropoli e tra i ceti acculturati post-sessantottini, finamo a parlare di Mario Monti, dei bei tempi che furono con i Beatles e la Humanae Gentium e del modesto contributo che darà ad una Scelta Civica per l’Italia che si presenta come montiana, ma in realtà sarà l’UDC e solo l’UDC, più un tot di volenterosi parrocci e qualche Club, con l’aggiunta di Fini, Baldassarri, Buongiorno e Della Vedova.

Se al Centro piove, andando a Sinistra grandina e nevica. Infatti, il quadro osservabile mostra una propaganda elettorale di sinistra, una proposta politica centro-populista, un effettivo apporto di voti ‘per Bersani’ dall’estrema sinistra, un consistente numero di eletti blindati (alla Camera) che arriveranno dalla fascia appenninica, demitiana e postcomunista. Si aggiunge un’inquietante visibilità per Rosy Bindi ed Ignazio Marino, proprio quando c’è da smontare e rimontare un sistema sanitario assurdo. Il tutto mentre D’Alema non si candida ma esiste, Renzi c’è ma è sparito dai media, Fassina con Monti sarà baruffa quotidiana e la CGIL che incombe sul futuro con il peso di un partito-ombra.

In due parole: stabilità e governabilità a rischio, mentre la Cleptocrazia guadagna mesi ed anni di linfa e vita e gli investimenti stranieri vengono – come da tradizione – gioco forza dirottati altrove.

Da un lato la vecchia Democrazia Cristiana, dall’altro il nuovo PCI, ormai ‘gruppettaro’ ad oltranza, in un Paese dove la Pubblica Amministrazione è ripiombata nel trasformismo e nell’opportunismo, grazie alla lentenzza dei processi, alla derubricazione dei falsi in bilancio e dei conflitti d’interessi, al monopolio politico-sindacale sulla previdenza sociale, allo strapotere della lobby dei ‘baroni’ universitari?

Sembra proprio di si.
Fini, Monti, Meloni, Chicchitto e Tabacci avrebbero potuto fare di meglio, riunendo in un solo ‘polo’ le anime liberali del Paese. Tanto, l’essere in minoranza era comunque assicurato e, comunque, era questo quello che chiedevano ‘i mercati’: essere l’ago della bilancia.

Se Obama cerca conferme da Giorgio Napolitano – ben sapendo che potrà solo nominare il futuro governo e poi pensionarsi – vuol dire che siamo messi male: non è solo il ritorno di Berlusconi, ma anche (e soprattutto?) il mantenimento di un centosinistra di ‘soliti noti con i soliti intenti effimeri e spreconi’ e l’affermarsi delle estreme fazioni come in Grecia, che solleva una densa (e cupa?) nebbia sul Paese del Sole.

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Terrorismo, si ricomincia

9 Mag

Il network indipendente “Indymedia” ha pubblicato un documento dei Gruppi Armati Proletari (GAP). Un documento significativo, dato che furono proprio i GAP a dare il “via” agli Anni di Piombo italiani.

Il testo contiene “un attestato di solidarietà” verso chi ha gambizzato Adinolfi, il dirigente dell’Ansaldo-Finmeccanica.

Un attentato, riguardo il quale gli inquirenti brancolano nel buio, dato che il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha informato la Camera (50 presenti su oltre 600 deputati …) che “nelle indagini su Adinolfi si stanno valutando tre piste: quella vetero-brigatista, quella anarco-insurrezionalista e quella ‘commerciale’, legata agli interessi dell’azienda nell’Est europeo”.

Anche per l’attentato a Musy, l’assessore dell’UDC seriamente ferito con diverse pistolettate, i Gruppi Armati Proletari solidalizzano con gli attentatori, precisando che la vittima era un “avvocato difensore degli intrallazzatori e degli speculatori”.

Chiunque abbia fatto parte dei GAP è un ultrasessantenne, oggi, e dunque non sono loro gli autori delle azioni terroristiche, ma, secondo il comunicato, avrebbero sentito l’esigenza di “riemergere” dato che “più parti della politica e degli organi inquirenti ci si stracciava le vesti per evitare che questo atto di giustizia (al di la di chi lo avrebbe commesso) fosse attribuito ad organizzazioni politiche rivoluzionarie perché questo avrebbe potuto fare scattare gesti emulativi o rinnovata fiducia nella possibilità che la lotta armata contro i parassiti potesse riprendere.

Tenere nascosta la vera attività di Musy è stato il giochetto dei cani da guardia della borghesia. Un giochetto che però, malgrado non ci siano state rivendicazioni da parte di gruppi rivoluzionari, ha le gambe cortissime”.

Non ci voleva molto a prevedere che si ricostituisse qualche vecchia cellula, dinanzi al “far finta di nulla” di questo Parlamento e questo Governo dinanzi a fatti rilevanti di violenza politica.

Sarebbe stato addirittura meglio – agli occhi di queste frange estreme –  intervenire e sanzionare con durezza a Piazza San Giovanni di Roma, piuttosto che “far finta di nulla” dinanzi a devastazioni, incendi e aggressioni, negandone la “politicizzazione” dei gesti e la pericolosità sociale.  Come sarebbe stato certamente meglio consentire ai cittadini di manifestare in santa pace, isolando i violenti e sanzionando gli organizzatori che non collaborano attivamente.

O come, ancor più di sicuro, sarebbe stato bene che i nostri media, in questi mesi, avessero anche dato voce alla gente e non solo a “i conti sono a posto” di Supermario, quasi si trattasse di un videogame della Nitendo.

La delegittimazione e l’oblio mediatico, viceversa, sono la forma peggiore di violenza e la violenza, di per se, attrae altra violenza.

Prima si ripristina un’informazione “corretta” in Italia e meglio è.

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Pagherete caro, pagherete tutto

21 Mar

Mentre le disposizioni riguardanti le manovre capaci di riaccendere lo sviluppo economico languono, ovvero la Fase Due non arriva, arrivano le pallottole. A Torino, un “terrorista” ha sparato otto colpi, mettendone 4 a segno, contro il consigliere comunale dell’UDC Alberto Musy, professore universitario, liberale, avvocato d’affari.

Un fatto imprevedibile? Affatto. Viste le politiche del welfare portate avanti da Elsa Fornero e sentite le “battutelle” di Mario Monti, poteva prevederlo chiunque abbia più di 50 anni, ovvero ha vissuto gli “Anni di piombo”, specie se conosce la disperazione e l’abbandono delle periferie italiane odierne.

Inoltre, visto che si parla di politica e di terrorismo, potrebbero o dovrebbero ricordarselo anche gran parte dei nostri parlamentari e, soprattutto, i nostri “professori”, sennò che professori sono …

Una escalation attesa, quella dell’agguato al consigliere Musy, ed ampiamente percepibile dal “Palazzo”, se proprio sotto il Parlamento l’altro ieri c’erano manifestanti con la scritta “Fornero devi morire” …

Insomma, per ora ci rimette le penne il povero Musy, che non è al Governo e neanche in Parlamento, e questo, dopo le violenze in cui sfociano puntualmente i cortei a Roma,  dovrebbe dare un’idea del caos in cui può piombare il Paese.

E’ incredibile ed intollerabile che vada a finire così, dopo che gli italiani, molto responsabilmente, hanno sopportato per quasi 20 anni sia gli “effimeri governi Prodi” sia gli “scandalosi governi Berlusconi”. Ma, d’altra parte, se “per salvare l’Italia” ci tocca d subire un “iniquo governo Monti”, come meravigliarsi se ritornerà il giorno dei giovani allo sbaraglio, dei falsi profeti e dei cattivi maestri in sella e del sangue per le strade?

Come anche come stupirsi della prevedibile escalation di violenze “a sinistra”, se il Partito Democratico è composto per la maggior parte da centristi e se Vendola e SEL tacciono più per incapacità propositiva che per piaggieria verso il “partito a vocazione maggioritaria”, mentre sulle pensioni decide il governo a porte chiuse, sul lavoro l’opposizione della CGIL è “mero dissenso”, la colpa del disastro è di “tassisti e farmacisti”, di patrimoniale e legge elettorale non se ne parla, di aiuti per la povertà che si espande a macchia d’olio neanche una prece.

Stiamo parlando di oltre il 30% dell’elettorato che sappiamo bene come la pensa e che, nei fatti, non ha voce in Parlamento: andare avanti così è un suicidio politico …

… che pagheremo caro e che pagheremo tutto, stavolta come allora.

originale postato su demata