L’inchiesta Mediatrade-Rti vede tra gli indagati Silvio Berlusconi, il figlio Pier Silvio, Fedele Confalonieri, il produttore americano Frank Agrama e altri imputati, accusati di irregolarità nella compravendita dei diritti allo scopo di creare fondi neri per oltre 34 milioni di euro.
Secondo gli inquirenti i fatti delittuosi si sarebebro svolti «all’interno di un sistema di frode utilizzato dalla fine degli Anni Ottanta, in forza del quale i diritti di trasmissione forniti dalla Paramount, in misura minore da altri produttori internazionali, invece che direttamente dai fornitori venivano acquistati da Mediaset a prezzi gonfiati per il tramite di società di comodo riconducibili a Farouk Agrama».
Un occultamento di fondi in pieno conflitto di interessi, avvenuto tra Milano e Dublino dal 30 luglio 2002 al 30 novembre 2005, periodo in cui Silvio Berlusconi era presidente del Consiglio. Il fatto che non vengano menzionati i due decenni precedenti al 2002 è per via della prescrizione.
Secondo Niccolò Ghedini, avvocato del premier, le accuse toccano un «periodo in cui Silvio Berlusconi non aveva la benché minima possibilità di incidere sull’azienda».
Una cosa verosimile, se fossimo sicuri che Silvio Berlusconi rispetti le norme sul conflitto di interessi, che, di conseguenza, comporterebbe “ipso facto” l’incolpazione del figlio, Pier Silvio Berlusconi, dato che non è possibile che i vertici aziendali non fossero coinvolti in un espediente ultradecennale.
Accade, dunque, che un «procedimento in cui Mediaset è semmai parte lesa si ritorce infatti contro la società stessa e i suoi massimi dirigenti», come sostiene il network televisivo della famiglia Berlusconi?
Sembrerebbe possibile, ahimé, dato che non è la prima nè l’ultima volta che dirigenti ed azionisti scorretti fanno in tal modo la “cresta” agli utili, che viceversa andrebbero a bilancio per nuovi investimenti o come dividendi.
Ad ogni modo, il processo andrà come andrà se andrè, ma certi fatti sono più che comprovati e non resta che chiedersi cosa stia attendendo la Consob, visto che R.T.i. e Mediaset sono delle società per azioni.
Le indagini, infatti, parlano chiaro: qualcuno (Berlusconi, i suoi sodali o altri) «si appropriava di una parte rilevante delle somme trasferite (ndr. circa 70 milioni di Euro) da Mediatrade e da Rti alla società Olympus Trading (ndr. riconducibile a Frank Agrama) a titolo di pagamento di diritti televisivi».
Considerato che Medusa Film S.p.a. (concorrente di Paramout) è una controllata/partecipata di R.t.i. S.p.a., gli azionisti e il libero mercato chi li tutela?
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