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Popolo delle Libertà, oltre il capolinea

28 Set

Il Governo Berlusconi ha le ore contate e, se il crollo è iniziato un anno fa con Ruby Rubacuori e Fini che fondava Futuro e Libertà, anche  la sindrome da accerchiamento ha chiuso il suo cerchio, ormai.

Il dato di questi giorni è che nel bastione difensivo costruito nel tempo da Silvio Berlusconi si è aperto un varco nel momento stesso in cui gli anni e la vanagloria lo avvicinarono al sordido mondo del sesso in affitto. Utilizzatore finale certamente,  ma ricattabile ed esposto a pressioni double-face da parte di personaggi infimi e meno infimi.

Una scelta imperdonabile, se la stessa moglie ci tenne a chiarire, riguardo le veline: «L’uso delle donne per le Europee? Ciarpame senza pudore. Voglio che sia chiaro che io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire» (FareFuturo 27 aprile 2009).

Una situazione ed una storia di partito che ci porta direttamente a chiederci cosa sia oggi il PdL senza Berlusconi premier o candidato tale. Fare una stima, ormai, non è difficile, seppur con una non irrilevante approssimazione.

Se volessimo ragionare in termini di territorio, cioè di regioni e distretti elettorali, Berlusconi vinse le elezioni grazie allo sfondamento in Campania e Lazio, più la Sicilia delle Autonomie. Di sicuro, dopo Alemanno e Polverini, il Lazio e Roma voteranno altrove, alla prossima tornata, qualunque essa sia. Ed altrettanto di sicuro la Campania è in mano al “socialista” Caldoro ed a Napoli c’è De Magistris, per non parlare della Sicilia che è stata illusa per 10 anni con il sogno del Ponte sullo Stretto. Considerato che a Milano e Torino, alle amministrative, non è andata affatto bene, il PdL  di Silvio Berlusconi molto difficilmente supererà la metà dei seggi in Parlamento che detiene nell’attuale.

Se il dato molto negativo su un successo elettorale del PdL può apparire piuttosto scontato, molto più interessante è cercare di capire quali componenti abbiano ceduto maggiormente.

Di sicuro, gli elettori “acquisiti” con la fusione a freddo con Alleanza Nazionale difficilmente seguiranno il destino di La Russa e Matteoli, i due big che preferirono Berlusconi a Gianfranco Fini. Come è probabile che vengano meno, attratti da Casini ad esempio, gli elettori (ed i capibastone) di area cattolica, che, immagino, siano piuttosto stufi di  un Giovanardi che predica, mentre etica, welfare e sicurezza vanno in malora.

Così, ad occhio e croce, parliamo del 10% dell’elettorato e del 30% dei consensi raccolti dal PdL, cui andrebbe ad aggiungersi l’emorraggia padana verso la Lega Nord e l’astensionismo. In pratica, l’estinzione in alcune regioni o, più probabilmente, distretti, specialmente se il Popolo delle Libertà non potesse (causa scandali) o non volesse (per opportunità) contare sulla forza d’immagine e sui potenti mezzi che Silvio Berlusconi ha messo a disposizione del partito in campagna elettorale.

Attualmente, il Popolo delle Libertà è fermo, come solo può esserlo un aggregato di peones con pochi alfieri e qualche regina decotta, che assiste inerme alla fine del suo Macbeth. Un futuro potrebbe essere possibile se Berlusconi abdicasse e se il leader (Alfano, Tremonti, eccetera) venisse scelto da un congresso.

Non è la prima volta che un partito scompaia nell’oblio della Storia, dopo aver dominato la scena per 10 o vent’anni. 

Non sarà questo il caso del PdL ma ci si stanno impegnando fino in fondo …

Berlusconi, le intercettazioni e la cultura del lavoro

15 Set

Continua la tempesta giudiziaria che ha preso origine dalle ormai note e riconosciute relazioni di Silvio Berlusconi con più o meno note prostitute.

Tutti gli occhi si appuntano sulla legittimità o sulla quantità di intercettazioni, dopo aver acclarato che siamo l’unico paese democratico al mondo dove la vita privata del Premier ed il suo uso di sedi istituzionali è un tabù.

Dinanzi ad un tale via vai di donne, donnine e donnone dalle abitazioni di Silvio Berlusconi, ormai ampiamente acclarata, non c’è bisogno delle intercettazioni o dei processi per determinare un’opinione.
Se fossi di Destra, mi preoccuperebbe la sicurezza dello Stato e la ricattabilità del premier.
Se fossi di Centro, soffrirei le pene dell’inferno per l’esempio che viene dato alle donne ed ai giovani.
Se fossi di Sinistra, non avrei troppo da ridire sulla licenziosità dei costumi, viste le abitudini di Willy Brandt o Fidel Castro.
Se fossi un cittadino qualunque, sarei incazzatissimo, perchè pago le tasse e non amo millantatori, gaudenti e perditempo.

Di questi quattro punti di vista, quello fortemente prevalente è quello di Sinistra, che, non potendo attaccare i costumi, tenta di dimostrare che fu prostituzione, “una roba per chi può spendere”.
Un punto di vista che, anche grazie alle strategie difensive di Berlusconi, ha ampiamente attecchito tra chi di sinistra non è.

Peccato che il problema centrale non siano i soldi o le prostitute, ma il solo fatto, per giunta in una sede istituzionale, di “essersi portato le donne in ufficio” …