E’ corretto non spiegare agli italiani che in USA nessuno ha intenzione di mettere al bando le armi automatiche, bensì le ‘assault firearms’, cioè quelle che da noi si chiamano armi da guerra?
Magari aggiungendo che l’unica di queste armi d’assalto, che sia stata utilizzata nelle recenti stragi, è un particolare modello di pistola Glock, che spara a raffica ed usa caricatori ad elevata capacità?
Era così difficile raccontare che quasi sempre gli autori degli eccidi avevano pistole e fucili da caccia, cioè armi delle quali si può entrare in possesso in qualunque nazione del mondo? Oppure che di ‘armi d’assalto’ (dalle mitragliette ai kalashnikov) sono ben attrezzate anche le varie mafie che operano sul territorio europeo? O, ancor peggio, che la percentuale di cittadini che possiedono armi o ne hanno accesso in casa propria tramite un parente è di gran lunga maggiore in Svizzera che in USA?
Si è spiegato perchè le autorità di polizia locali di Wyoming, Alabama, Missouri, Montana, Texas, Carolina del Sud hanno annunciato che ignoreranno qualsiasi legge per limitare l’accesso alle armi imposta dalla Casa Bianca, dato che da quelle parti – essendo territori ex confederati od ex indiani – ritengono che il governo federale (Washington ed il Congresso) non abbia titolo a legiferare in materia? Oppure che anche i manifestanti più radical chiedono solo il bando delle armi d’assalto e poco più?
Oppure qualcuno si è accorto che Obama chiede l’impossibile, in termini costituzionali e di diritti civili, quando precisa che ‘nessuna legge federale limita i sanitari dal diritto di avvertire le autorità riguardo potenziali rischi di comportamento violento’? O che sta chiedendo ‘passi più determinati verso i gruppi di studenti che mostrano comportamenti a rischio e l’invio ai servizi per gli studenti che continuano a mostrare un comportamento inquietante’?
Quando lo racconteremo agli italiani che Mr. President chiede di ‘fornire incentivi alle scuole per assumere vigilanti’ addestrati dalla polizia? E che, viceversa, sono i ‘cattivi’ della National Firearms Association a chiedere, da tempo, di ‘garantire la sicurezza nelle scuole, di strutturare un sistema di salute mentale che funzioni e di perseguire i criminali violenti con la massima severità’? (link)
Che dire dell’idea di Obama di poter monitorare tutta la filiera delle armi esistenti, ovvero tutti i possessori di armi, e di poterlo fare con successo su un territorio maggiore del continente europeo, dove finora se ne sono vendute a bizeffe? Propaganda o provocazione?
Come quelle che aleggiano sui media italiani, che non informano del fatto che se, negli Stati Uniti, il possesso di armi nella propria proprietà è diffusamente libero, è anche vero che nella maggior parte degli stati è necessario un permesso per portarle in giro, come anche Wikipedia largamente riporta (link)?
O del dato diffuso (90 armi da fuoco ogni 100 cittadini) che rappresenta solo una media del numero delle armi esistenti e non di quanti cittadini le posseggano, che non sono il 90% degli statunitensi, ma molto meno della metà? Oppure che in Svizzera ci sono almeno 5 milioni di armi da fuoco su 7 milioni di abitanti tra cui ben 600.000 fucili d’assalto e che, fino a pochi anni fa, in molti cantoni non occorreva la licenza di porto d’armi? Oppure che solo nell’europea Ulster si contano oltre 150.000 armi?
Infatti, a leggere i numeri scopriamo che gli stati ‘più armati’ sono, come prevedibile, tra quelli più ‘selvaggi’ e meno urbanizzati, ovvero Wyoming (59,7%), Alaska (57,8%), Montana (57,7%), South Dakota (56,6%,, West Virginia (55,4%), Mississippi (55,3%), Idaho (55,3%), Arkansas (55,3%), Alabama (51,7%), North Dakota (50,7%, A contraltare, si registra che, anche senza nessun bando sulle armi, gli stati più popolosi ed urbanizzati mostrano medie piuttosto basse, come Florida (24,5%), California (21,3%), Maryland (21,3%), Illinois (20,2%), New York (18%), Connecticut (16,7%), Rhode Island (12,8%), Massachusetts (12,6%), New Jersey (12,3%).
Non era affatto difficile raccogliere queste informazioni, dato che in USA la politica usa chiedere e promettere in modo chiaro ed esteso, mica si accontentano di un programma d’intenti o di un’agenda come da noi: Obama ha predisposto e pubblicato un compendioso report di 15 pagine per convincere cittadini, media e Congresso e che è scaricabile qui (link).
Inoltre, a proposito di report e ricerche, tra i tanti ricordiamo anche gli studi dell’Università di Chicago del 1996 (J.R.Lott e B. Mustard) che dimostrarono l’esistenza di luoghi comuni sulle armi da fuoco ed il porto libero, come l’aumento della possibilità di incidenti e di atti criminali.
Addirittura, si era rilevato un minor trend dell’8% per omicidi e violenze carnali, in analogia con gli studi sviluppati a partire dagli Anni ’80, dopo l’affermarsi di teorie che collegavano il numero di armi con il numero di omicidi, come quelli pioneristici dei criminologi Wright e Rossi (National Institute of Justice), del prof. Kleck (National Academy of Sciences) e dei criminologi europei Franz Csàszàr ed Ernst Doblers. Agli stessi risultati portano le statistiche dell’autorevole Centers for Disease Control and Prevention, compilate nel 2004, al termine di un bando decennale delle armi d’assalto, decretato nel 1994 dal Congresso. Tutti gli studi confermano che non ci sono evidenze che correlano la diffusione delle armi ad un incremento dei crimini, anzi, sembra che li riducano.
L’unico dato contrario è quello relativo ai ‘mass shootings’, che sono notevolmente incrementati da quando è cessato il bando per le armi d’assalto.
Un dato anomalo, dato che, in realtà, l’incremento (impressionate) è avvenuto a partire da settembre 2011, con ben 159 tra morti e feriti in soli 13 mesi. Inoltre, gran parte dei morti nelle stragi sono stati uccisi con armi semiautomatiche e ‘solo’ 35 persone sono state uccise con armi d’assalto in mass shootings su un arco di 30 anni, dal 1982 ad oggi.
Dunque, alcune richieste di Barak Obama sembrano prevalentemente ispirate dal desiderio di incrementare il controllo federale sui cittadini statunitensi, oltre che a cogliere il momento mediatico favorevole per attaccare nel Congresso ‘quei bifolks’ del Middle West, del Sud e delle Montagne Rocciose, dato che sono otto anni che il partito democratico ripropone di vietare le armi d’assalto, senza risultati, visti gli studi scientifici che ne inficiano le motivazioni.
Riguardo l’imporre il porto d’armi, che finora è stato prerogativa dei singoli stati, è difficile non prevedere una futura sentenza di incostituzionalità, oltre ad un sensibile incremento della diffidenza popolare verso le elite metropolitane: parliamo di una nazione dove addirittura tutti i tentativi di creare una carta d’identità si sono infranti dinanzi al diritto dei cittadini a non essere schedati dal governo federale.
Figurarsi, poi, se esiste un apposito ed esplicito emendamento alla costituzione statunitense – voluto proprio da Thomas Jefferson, presidente e padre fondatore degli Stati Uniti – che sancisce che ‘non può essere infranto il diritto dei cittadini a possedere e portare armi, essendo una ben organizzata milizia indispensabile per la sicurezza di uno stato libero”.
Un emendamento, il Secondo, che venne introdotto nel 1791, ben otto anni dopo l’indipendenza dall’Inghilterra e due anni dopo l’insediamento come presidente di George Washington, cioè quando divenne chiaro a molti deputati che stava nascendo un impero e non una repubblica.
“La principale ragione per volere che la gente abbia il diritto a possedere e portare armi è quella di proteggere se stessa, come ultima risorsa, da una tirannide al governo”. (Thomas Jefferson Papers p. 334, 1950)
originale postato su demata
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