Tag Archives: Standard&Poor’s

Rating Italia: le quattro domande di oggi

22 Feb

Era il 31 Agosto 2018, quando l’agenzia Fitch confermava il rating BBB dell’Italia, ma rivedeva al ribasso le proiezioni da ‘stabili’ a ‘negative’.

BBB significa che, quando si è insediato il Governo Conte, l’Italia aveva “adeguate capacità di rispettare gli obblighi finanziari. Tuttavia, condizioni economiche avverse o cambiamenti delle circostanze sono più facilmente associabili ad una minore capacità di adempire agli obblighi finanziari assunti.”

Ieri, la Camera ha approvato l’ennesimo rinvio sull’Alta velocità Torino-Lione senza che neanche fosse presente in aula il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli.

Domani, con la Tav in sospeso tra spese e pesanti penali, quante possibilità ci sono che qualcuno valuti che in Italia “il dover fronteggiare condizioni di incertezza economica, finanziaria, amministrativa potrebbe interferire con le capacità di soddisfacimento degli obblighi assunti”?

b808c6b06d14eea9c029163f41efcb7fc30dcf06

Alla fine del 2018, l’Istat registrava una “accentuata diminuzione tendenziale per i beni di consumo (-7,2%) e per i beni intermedi (-6,4%); diminuzioni più contenute si osservano per l’energia (-4,4%) e per i beni strumentali (-3,5%).
Tutti i principali settori di attività economica registrano variazioni tendenziali negative. Le più rilevanti sono quelle dell’industria del legno, della carta e stampa (-13,0%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-11,1%) e della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-7,9%).

Dopo aver annunciato una crescita del Pil che non c’è stata, di quanto si è avvicinata l’Italia a non essere più considerata un paese dove investire (BBB), ma solo dove speculare (BB)?

IMG_20181026_180558-1024x511

Grafico Fondazione Etica – Corsera

La speranza è di un rating BBB-1, che eviterebbe questo disastro, ma anche in questo caso gli ‘aiuti’ dalla BCE di Mario Draghi non arriverebbero prima dell’estate e – soprattutto –  il rialzo (spread) del rendimento dei Btp finirebbe col pesare su PIL, debito e deficit con buona pace della legge di bilancio del governo Conte.

Con l’Autonomia Amministrativa e Finanziaria in corso, cosa ne sarà dei rating – ad esempio – della Regione Lazio (BBB- Fitch), della Campania (BB Fitch) o di Roma Capitale (BBBa3 di Moody’s, analogo a BBB- Fitch)?

1543323158657

Grafico Fondazione Edison

L’Italia ha un rating BBB da tempo e convive con la possibilità che “cambiamenti delle circostanze sono più facilmente associabili ad una minore capacità di adempire agli obblighi finanziari assunti.”

Quali  “cambiamenti delle circostanze” ha avuto l’Italia da marzo 2018 in poi, con accentuazioni continue dello spread, della spesa, del debito e del deficit, come del calo della produzione industriale e dei consumi?

Demata

I titoli di Stato italiani, la sottile leggerezza del populismo e la stretta dell’anaconda

24 Ott

Solo il 32% del debito pubblico italiano è in mano a istituzioni finanziarie straniere. L’Italia è anche il Paese in cui le istituzioni finanziarie residenti, cioè le banche e le assicurazioni italiane, sono più attive nell’acquisto del debito pubblico dello Stato.

DeTQbXHWkAABMVR

Gli acquirenti del debito pubblico italiano, infatti, sono al 62% da soggetti italiani tra cui il sistema assicurativo italiano detiene da solo poco più di un sesto del nostro debito sovrano.
A questi va aggiunta anche la quota di debito pubblico in mano alle famiglie che è intorno al 5-6% e questo significa che oltre due terzi dell’intero debito è in mano ad italiani, siano essi società, banche, assicurazioni o famiglie.

Ecco chi ci guadagna quando lo spread sale e con esso l’interesse dovuto agli investitori.

Tra gli stranieri troviamo la BCE tramite Bankitalia, con una quota che si aggira oggi intorno al 13-14%, cioè intorno ai 350 miliardi di BTP. In altre parole, gli investitori stranieri non pubblici posseggono meno del 30% del nostro debito pubblico.

Il problema, però, è che questi investitori ci stanno abbandonando da maggio scorso al ritmo di 35-40 miliardi euro al mese, cioè in cinque mesi gli stranieri hanno venduto circa 4-5% del Debito Pubblico italiano che ‘possedevano’ in titoli di Stato.

Complotto? E quale investitore cederebbe i propri titoli sapendo che così  l’interesse aumenterà di valore? 

Cosa sta accadendo? A parte la fragilità di un governo formato da due partiti populisti di opposta impostazione, c’è il ‘successo’ delle politiche finanziarie di quel Donald Trump che Salvini e il Centrodestra come il Premier Conte tanto ammirano.

Dollar_cartoon_03.09.2015

“Il Treasury bond americano è soprannominato l’anaconda perché non attira l’attenzione, dormendo per la maggior parte del tempo, ma quando si sveglia è micidiale e provoca un vero e proprio terremoto. Il rendimento è in risalita, ormai al 3,354% e questo fa paura persino a Wall Street, perchè ad esso “sono agganciati i tassi di milioni di mutui e il prezzo che i governi e le società devono pagare per il proprio debito.” (Milano Finanza)

Il prezzo che i governi e le società devono pagare per il proprio debito …

Piuttosto, con lo spread che sale ed il Populismo che grida al complotto finanziario, ma il Presidente Mattarella che ribadisce il mettere “i conti a posto”,  perchè il nostro Ministero dell’Economia e Finanze continua a bandire aste per Bot , come quella annunciata il 24 ottobre 2018 per sei miliardi di euro?

E come lagnarsi che il rating nazionale si abbassa, se il recente riacquisto del BTP Italia in scadenza il 23 aprile 2020 è stato solo “pari a 3,8 miliardi di euro, a fronte di una offerta complessiva pari a circa 7,1 miliardi” e il MEF ha annunciato la “contestuale emissione di ulteriori tranche di titoli” BTP in scadenza nel 2025, 2026, 2028, 2029 e 2046 …

Demata

Mafia a Roma e l’Italia scivola in BBB+: un derating annunciato

7 Dic

Se nella capitale di uno Stato, le forze dell’ordine incriminano o arrestano in un colpo solo per associazione mafiosa centinaia di persone del mondo della politica e del parastato, ce ne sono di motivi per i quali le agenzie di rating vadano a dubitare della bontà di conti e prospettive.

Specialmente se negli ultimi due o tre anni s’era smantellato mezzo consiglio regionale e comunale con altre inchiaeste e soprattutto se quel che viene fuori è un desolante quadro di risorse ingenti sottratte al welfare per alimentare la pochezza delal politica e l’inefficienza dell’amministrazione e se il sindaco che doveva dimettersi – giorni fa – per inconcludenza manifesta nel risanamento finanziario di Roma, ci tocca, oggi, di trattenerlo al suo posto che alternativa non ve ne è … per non parlare delle ombre che ormai avvolgono le Coop e tutto un sistema di governo, ministri e deputati inclusi.

I perchè di un derating infamante sono ancor più  chiari , se pensiamo che 24 ore prima si era addirittura derogato alle barriere poste da Elsa Fornero ai prepensionamenti, salvando l’unica infrastruttura siderurgica di cui l’Italia bisogno non ha, quella di Terni, lontana dal mare, dai trasporti e dalle metropoli, tanto cara alla CGIL ed a Landini, ma solo quella e per tutti gli altri nulla e poi nulla.

Nulla come questo scorcio di governo con Matteo Renzi premier: in sette mesi sono un Job Act approvato, ma privo di tutte le norme correlate, e la premessa di una riforma elettorale, che innanzitutto il suo stesso partito osteggia.
Non c’è da meravigliarsi se Angela Merkel si sia associata l’asso di picche affisso da Standard&Poors.

Un derating ancor più prevedibile, se, in una situazione del genere, Silvio Berlusconi che non ‘libera’ il Centrodestra da se stesso e lascia senza riferimenti quasi il 30% degli elettori: il futuro italiano sarà Salvini vs. Di Battista?

originale postato su demata

Standard&Poor’s, un intrigo statunitense

6 Feb

L’amministrazione federale degli Stati Uniti d’America  farà causa a Standard&Poor’s, chiedendo n risarcimento di almeno cinque miliardi di dollari per aver sopravvalutato alcuni titoli immobiliari, contribuendo a scatenare la crisi dei mutui subprime nel 2008.

Infatti, sulla base delle testimonianze e delle e-mail acquisite alle indagini della Financial Crisis Inquiry Commission, Standard&Poor’s verrà accusata di aver emesso giudizi e valutazioni favorevoli su migliaia di mutui subprime poco prima che si verificasse il collasso del mercato americano dei titoli immobiliari, scatenando una grave instabilità del sistema finanziario mondiale, seguita dalla pesante crisi economica che stiamo subendo.

La gravità dell’evento è ben focalizzata dal Wall Street Journal, che ricorda come la causa civile avviata dal procuratore generale di New York, Eric Holder, è la prima azione federale contro un’agenzia di rating, mentre lo stesso Obama denuncia ” S&P sopravvalutò i bond che causarono la crisi”.

Un’accusa che non riguarda una manipolazione del mercato, ma solo la superficialità con cui furono valutati i rischi. Una richiesta di danni per qualche miliardo, mentre instabilità e crisi ne hano bruciati a decine e centinaia.

I conti non tornano.

Infatti, i subprime li avevano sopravvalutati tutti, non solo S&P, ma anche i sindacati statunitensi od i palazzinari made in USA, battendo la grancassa di ‘una casa a scomputo per tutti’, che questo erano in fin dei conti i subprime.
Andrebbe ricordato che, per evitare l’instabilità ed il crollo del settore, bastava andarci più cauti con i piani urbanistici, salvaguardando un mercato già calante dai rischi derivanti da un’offerta superiore alla domanda.
Oppure che bastava creare degli ammortizzatori finanziari per gli insolventi ed i licenziati, piuttosto che trasformarli tutti in homeless e burned, attingendo dai fondi miliardari che i sindacati hanno reso indisponibili ai lavoratori, dato che sono investiti in Borsa, ad esempio su azioni Chrysler.
Due questioni che, col senno di poi, dimostrano  che i subprime erano una trovata balzana ‘a priori’: case a scomputo con la possibilità per i sindacati di scaricare sulla Social Security (assistenza pubblica) i propri contribuenti ormai sul lastrico, vessati dalle banche e senza una casa.

Dunque, oltre al fatto che è ridicolo chiedere 5 miliardi per una crisi che è costata 100-1000 volte di più, quello che va a dimostrare la storia dei subprime non è la scorrettezza di Standard&Poor’s, quanto quella del sistema complessivo se accade che il connubio politica-palazzinari (esiste dovunque, come quello tra politica e propietari terrieri) riesca a creare una siffatta bolla speculativa in nome della spinta al benessere, ovvero del consenso elettorale.

Quanti amministratori locali statunitensi si erano resi conto che nella loro County si costruivano troppe case, se paragonate al PIL locale, ed hanno continuato a rilasciare licenze? Quante banche hanno concesso mutui a nullatenenti solo per scaricare su di loro i debiti contratti dai costruttori ed alimentare un mercato fittizio? Quali sindacati hanno tutelato i propri lavoratori mettendoli in guardia, prima, ed assistendoli, dopo, magari con una class action?

Troppo facile farla pagare a Standard&Poor’s, specialmente se il risultato sarà quello di indebolire il peso e l’attendibilità delle agenzie di rating.
Un risultato che, di sicuro, Obama non disdegna, dato che sono proprio le agenzie di rating a tenere sotto i riflettori – e sotto accusa – la disastrosa politica finanziaria che la Casa Bianca di Obama continua a mettere in atto, nonostante le casse esauste.

Considerato che cinque miliardi non rimpolperanno le finanze USA, ma costringeranno S&P al fallimento, .l’azione avviata dalla Casa Bianca appare più come una spada di Damocle appesa sulla testa delle agenzie poco ‘friendly’ con l’establishment.
Fatta mente locale su cosa i Democrats statunitensi intendono per potere, trasparenza e democrazia, resta solo da chiedersi cosa sarà del mondo occidentale se le agenzie di rating saranno delegittimate e non ci sarà più nessuno a guardia della cassa.
Un altro punto a favore del sistema simil-fascista che ha attecchito in Cina Popolare? Dove va l’America?

originale postato su demata