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Ciro Esposito, protomartire partenopeo mentre Roma tace

25 Giu

Ciro Esposito, il giovane tifoso del Napoli colpito da pistolettate a Roma prima della finale di Coppa Italia, è morto alle prime ore di questa mattina nel reparto di Rianimazione del Policlinico Gemelli, dove era ricoverato, dopo 50 giorni di ricovero.

Ciro è un ‘eroe’, morto per difendere donne e bambini di un altro autobus di tifosi, attaccati con bombe razzi e potenti petardi da un noto teppista romano – Daniele De Santis – e i suoi complici, che armati di pistola avevano teso un agguato nella speranza di scatenare scontri tra i partenopei e i fiorentini.

Ciro Esposito RIP

Ciro è un martire, che ha perso la vita per un unico motivo: era napoletano, era di Scampia. Ma perchè?

Innanzitutto, perchè la Questura /Prefettura di Roma aveva collocato il parcheggio dei bus campani a 1,5 chilometri dallo stadio proprio dove, solitamente, si incontrano ultras romani e il noto De Santis era titolare di un chiosco di ristoro, senza prevedere vigilanza e protezione per decine di migliaia di italiani (con famiglie e bambini al seguito) che si recavano festosi alla partita.

In secondo luogo, perchè la Regione Lazio non aveva previsto un sistema di soccorsi adeguato, nonostante vi fosse un afflusso pari a quello avvenuto per i Rolling Stones, e Ciro è arrivato in ospedale molto tempo dopo essere stato ferito.

Inoltre, a 50 giorni dai fatti le indagini vanno a rilento, di Daniele De Santis non si sa neanche se sia in carcere, sui suoi complici silenzio e mistero.

Infine,  è morto per le ferite subite, ma anche per le infezioni contratte ‘dopo’, in ospedale, a Roma, per cui sarà da comprendere se le sentenze riusciranno ad individuare un resposnsabile per il suo omicidio.

Ma Ciro Esposito è martire per un motivo su tutti: il disinteresse, fastidio e imbarazzo che Roma e i romani hanno dimostrato per la vicenda.

Partiamo dalla cronaca RAI della partita, esclusivamente focalizzata sui ‘napoletani’, sulla salva di mortaretti partita dalla curva, sulla ‘lite per fatti di droga’, su Genny ‘a carogna, mentre c’erano feriti e morti (come ahimè oggi possiamo constatare) e mentre tante famiglie a casa volevano notizie.

Passiamo alla Casta romana, che è riuscita solo ad arricciare il naso infastidita per la maglietta Speziale Libero esibita sugli spalti e per i fischi all’inno italiano, che – caso mai non se ne fossero accorti – sono prassi consolidata alle falde del Vesuvio e che meriterebbero più di un mea culpa da parte di Roma Capitale.

Arrivando al ‘Sistema’ – ogni regione ha il suo – che l’indomani riusciva a piantonare Ciro Esposito per rissa, ma non a denunciare chi aveva nascosto la pistola, negando all’inverosimile che i pullman partenopei fossero stati assaliti da un gruppo organizzato di romani, brancolando nel buio nonostante ci fossero facce (e cognomi) sotto lo striscione di ‘solidarietà per De Santis’, la domenica dopo allo stadio. D’altra parte, cosa aspettarsi da un ‘Sistema’ che per oltre 20 anni ha vessato e perseguitato Diego Armando Maradona, il calciatore più grande di tutti i tempi?

Dunque, Ciro Esposito è un martire e, come preciserebbero altrove, un martire del terrorismo.

Infatti, è terrorismo bello e buono che un gruppo ‘terzo’ di persone si associ per assalire una tifoseria allo scopo di scagliarsi contro l’altra al solo scopo di scatenare disordini e caos nel centro della Capitale. Fatti già accaduti a Roma, ma tra tifoserie avverse romaniste e laziali, che avevano coinvolto negli scontri interi quartieri, anche con assalti e incendi ai commissariati.
E, forse, Ciro è anche un martire del razzismo, se a Roma – come a Dallas negli Anni ’60 – si continuasse ad essere distratti verso chi  inneggia liberamente all’odio ‘etnico’ da anni e anni.

La famiglia di Ciro ha lanciato un appello alle istituzioni: Noi chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte. Daniele De Santis non era solo. Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi, nella gestione dell’ordine pubblico, ha sbagliato paghi. Innanzitutto il prefetto di Roma che non ha tutelato l’incolumità dei tifosi napoletani. Chiediamo al presidente del Consiglio di accertare le eventualità responsabilità politiche di quanto accaduto. Nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta”.

tshirt Giustiza per Ciro EspositoBisognerebbe far qualcosa, ma è difficile pensare che Roma, come don Abbondio, riesca a non essere puntualmente prona con i propri ‘coatti’, specie se Cinecittà è riuscita a trasformarli quasi in eroi angelici, mentre sono rozzi e brutali come quelli che nel cinema e nella tv – made in Rome – abitano sempre a Scampia …
Figuriamoci a mandare a casa politici, apparati sportivi e enti locali che in questi venti anni hanno ostacolato in ogni modo la ristrutturazione degli stadi e la privatizzazione delle gestioni, la collocazione dei reati da stadio tra quelli gravi per la sicurezza pubblica, la crescita dei vivai e della pratica sportiva giovanile.
Altrove sarebbe già allarme se per una partita una di calcio si debbano mobilitare interi battaglioni di forza pubblica … e già scandalo se per andare in Nazionale contassero più i gossip rosa o la volgarità piuttosto che le qualità sportive di impegno e sacrificio degli atleti.

Dunque, è anche difficile credere che, nel periodo medio-lungo, non lascino il segno l’ignavia con cui Roma – incluso il proprio sindaco ed il proprio vescovo – sta affrontando la vicenda di Ciro Espostito, senza sprecare almeno una lacrima, e l’arroganza con cui sta deludendo milioni di campani e di meridionali. A partire dalle Due Sicilie che le cui insegne si vedono sempre più di frequente e che hanno ancora un re legittimo, Felipe di Borbone, mentre ieri sera non erano in pochi a tifare per l’Uruguay contro l’Italia.

Sarà difficile vietare le magliette ‘Giustizia per Ciro Esposito’  …

leggi anche Rome, fanatic football fan shoots in the crowd. Hate crime against Neapolitans?

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Rome, fanatic football fan shoots in the crowd. Hate crime against Neapolitans? All the story

5 Mag

Last saturday in Rome, three Neapolitan football supporters were injuried by gun shoots, while they are going to the Olimpic Stadium of the Italian Capital for the final game of Coppa Italia, the National Soccer Cup).
For one of them, Ciro Esposito, the bullet hit the spine and he could not more walk. The shooter is Daniele “Gastone” De Santis, a 48 y.o. notorius leader of Roman supporters, frequently tried, but never convicted.

foto pubblicata da Osservatorio Antifascista del Golfo

Everything had started with the ‘bad idea’ to use of a parking lot – known as meeting place for Roman supporters and extreme Right skinheads – to park Neapolitan’s cars. Especially if the owner of the kiosk is Daniele “Gastone” De Santis, which in the past had helped to stop an important football game in Rome with heavy risks for people in the stadium.
And even more so if there – a parking lot with a thousand ways of escape for those who know the area – the City of Rome had not even sent a patrol to handle the traffic …
In the pictures published by Il Mattino, the most important newspaper of Naples, a group of Roman thugs assault a coach of Neapolitan fans: “They launched two bombs against the bus, we were afraid and asked for help to Ciro and other fans, so the clashes started”.

So the thugs escaped, but “Gastone” tumbled and, showy reached by the mob, pulled out a illegally detained gun, exploding 4 shots. One shot in the chest (and spine) of Cyrus, the other two injured other Neapolitans at limbs and with the last blow he struck himself in the leg.
Only after the shots, “Gastone” is reached from the crowd and severely beaten, as Donatella Baglivo – director and manager of the Ciak, the club which is part of the parking, and his first rescuer – testifies as a crowd was on him but she does not hear the shots and if they were a lot, as she says, namely that there was no intentional kill, since “Gastone” was beated and not lynched.

odio napoli

Db Roma 18/10/2013 – campionato di calcio serie A / Roma-Napoli nella foto: tifosi Roma © foto di Daniele Buffa/Image Sport

After this criminal action, through Neapolitans came to Rome for the game, anger, rage, tensions start to grow.

Limited clashes before to entry, but the behaviour of the Neapolitans in the stadium was nervously calm: they retire the flags and almost silent await official and ‘sure’ news of what happened … also because the media kept saying that it was not a clash of fans, but by common criminals, while people knew ‘in real-time’ that was not so … and while – as media explained later – the game could not start ‘however’ because teams buses had arrived late, for the chaos after the shooting, and the players were not yet ready.

During 40 long minutes, we saw on television lost looks of the highest offices of the Italian State – to present the final award – and a tattooed man that emerges from the – shocked, indignant, worried, resigned – Neapolitans crowd and speaks for her. His name? Better the nickname: he is Genny the carrion, leader of Neapolitan downtown supporters, son of a camorrist.
A rude man who – in ‘that’ situation – had the power to impose calm to the most angry fan groups, armed with strong firecrackers, rockets and occasional weapons.
And – by television – we have seen he tried to stop a first and powerful launch of firecrakers, smoke bombs and flares, when the police approached the stands, and he – at the second attempt and with the beloved captain of the football team, Marek Hamsik, at the head of a public officials team – lifts thumb (signal that the fan in the hospital was not life-threatening), and the game begins with a calmer mind for everyone.
At this point the ceremony involved the Italian anthem and, as happened at other times, massive boos rise from the Neapolitan stands.

Yesterday, we would have expected titles on media such as Rome out of control, the absence of the politics, citizens insecure, racism against Napoli, etc. Elsewhere, but not in Italy.

Few news on Daniele “Gastone” De Santis, the shooter. Still, someone should at least explain us his ‘career’, begun 20 years ago, when he was also accused of having been part of a supporters commando outside the Rigamonti stadium of Brescia. Especially if De Santis was acquitted for not having committed the crime and received a compensation of two million and 900 thousand lire.

fogna italia

Cries and outrage, however, if a commoner, rough and threatening, has the power to reassure the crowd while the top institutions are going to look astonished, and all the happy ending is entrusted to the wisdom of a prefect, Giuseppe Pecoraro, born in Palma Campania near Naples …

Institutions have not to talk with Camorra to have the permit to play the game, this the sense of ‘general indignation’, but in Olimpic Stadium – as anyone could see on last saturday night – there were just Neapolitans, as the Prefect, as Genny the carrion, as 3-40.000 worried supporters. Tv pictures have shown no negotiation, but a short  talk, as can be seen from the general relief that Neapolitan fans will the game goes on.

Hard to believe, but Cyrus and the two other slightly injured Neapolitans are under arrest, accused of fighting, and on the front page of yesterday news we can read on Secondigliano and the Neapolitan Camorra.
But not about Rome and its dangerous suburbs, Roman supporters and their usual devastations, shortcomings of the municipal police, the large amount of buildings and public spaces occupied / camped, the level of insecurity of citizens, a more proactive system of justice … until to the notorious Roman malpractice, if – as seems – the injuried had to wait more than one hour for the first aid.

Meanwhile, for the first time in Italy, a person was shot by only reason of being a Neapolitan. Proud to be Neapolitan.

Twenty years ago, arriving in Rome, I was sadly surprised by the words ‘I hate Naples’ that stood out in plain sight in front of a high school site in the district – leftist and Romanist – of Testaccio. Surprised because no one even dreamed of deleting that letter, and remained there for years, as were everywhere banned those anti-Semitic or xenophobic.
Racist graffiti that fomented hatred against Naples and Neapolitans, tolerated in the Italian capital – in its schools – for nearly twenty years, while, further north, the continuous mockery and denigration of the Neapolitans were regarded as ‘humour’.
It is not a coincidence that the worst thing that happened in Rome on Saturday, after the firings on the crowd and the blank stares of our institutions, were the offensive choruses that the Florentines fans have addressed the Neapolitans to provoke them.
One more time, as usual in our stadiums.

Even worse if politics and media will attempt to manage the ‘story’ as ‘kindly Neapolitan and not just Roman’.

It is not (only) a question of hooligans or of new (more sure) stadiums. Not just the beloved public contracts and the ‘heavy’ gains by brand merchandising.
Daniele “Gastone” De Santis – maybe – did not an ‘hate crime’, but to ignore the causes and the developing of this escalation could be an important vector for ‘hate’ and ‘crime’.

Maybe for some it is not clear what happened: after more than twenty years of racism towards the Neapolitans – conveyed by politicians and the media, but never sanctioned – it was inevitable that, sooner or later, a fanatic shoots in the crowd …

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Sprechi del calcio, il caso F.C. Internazionale

30 Apr

Il gioco del calcio, ormai, appartiene al mondo dell’intrattenimento e non solo dello sport, ma anche della finanza. Dunque, finchè le cose vanno bene, transeat, ma se le cose vanno male e malissimo a Milano in casa dell’Inter, qualcosa da ridire c’è, specie se siamo in tempo di crisi e di lotta agli sprechi.

Tra l’altro, non è per fare facile demagogia, visto che la famiglia Moratti si distingue anche per le tante iniziative di beneficenza, ma c’è sempre da chiedersi quanto benessere e quanta occupazione creerebbero, se venissero investiti altrove, quei tot milioni che un Balotelli, Cavani o Messi guadagnano.

Infatti, come spiega Interlive.it, i cosiddetti ‘senatori‘ “hanno un peso notevole, ora più che mai, sul martoriato bilancio della società nerazzurra, che viaggia nel 2013 a circa 80 milioni di passivo”

Ad esempio, Walter Samuel, 35 anni o Cristian Chivu, 31 anno, ambedue  con un corrispettivo di  2,5 milioni netti tra contratto e stipendio, mentre il trentunenne nazionale italiano Andrea Barzagli della Juventus F.C. ne guadagna circa la metà.  Oppure il trentacinquenne  Dejan Stankovic, 3,5 milioni netti ed il trentaduenne Esteban Cambiasso, 4 milioni netti, quasi il doppio di quanto prevede contratto (senza bonus) e stipendio di Marek Hamsik della S.S.C. Napoli.
Il trentanovenne Javier Zanetti, 2 milioni netti, ed il trentunenne Gaby Mudingayi, 1,5 milioni, mentre nella S.S.C. Napoli per un ruolo simile Camilo Zuniga, 27 anni, percepisce circa 700.000 euro e Antonio Nocerino dell’A.C. Milan, ventotto anni e 1,5 milioni netti annui.

Il trentatreenne Diego Milito, 5 milioni netti, ed il trentunenne Rodrigo Palacio, 2,5 milioni netti, a fronte di ventisettenne Edinson Cavani che percepisce un ingaggio netto (da qualche mese) di 3 milioni di euro ed il  ventenne Stephan El Shaarawy arriva a stento al milione netto. Od Antonio Cassano, 31 anni e 2,7 milioni netti, mentre il ventisettenne Hernanes della S.S. Lazio ne percepisce 1,5 netti ed il ventunenne della A.S. Roma Eric Lamela supera di poco i due milioni netti.

Secondo le tradizionali stime della Gazzetta dello Sport, l’A.C. Milan spenderebbe in ingaggi 120 milioni di euro all’anno, la Juventus 115 milioni, la F.C. Internazionale 100 milioni tondi, l’A.S. Roma 95 milioni, la S.S. Lazio 66 milioni, la S.S.C. Napoli “soltanto” 53 milioni di euro.

Non esistono motivi per pensare che la squadra del Presidente Moratti non abbia le risorse finanziarie e gli incentivi per ottenere risultati superiori alla S.S.C. Napoli, come va sottolineato che quasi tutti i calciatori dell’Inter menzionati sono attualmente infortunati.

 E non esistono dubbi che gran parte di quei milioni spesi dalla F.C. Internazionale si trasformino, nella sostanza, in rimesse all’estero e in tasse per lo Stato. Forse qualche bibita o qualche autovettura in più vendute da qualche sponsor o la fortuna di qualche fabbrica di gadget ed abbigliamento sportivo, sempre che il tutto non sia stato prodotto all’estero, questa forse la ricaduta industriale ed occupazionale di tanta spesa.

Ovviamente, non l’Italia non può pensare di contingentare i compensi dei calciatori, che troverebbero all’estero generosi ‘mecenati’, ma qualcosa dovrebbe essere fatto per evitare disastrose situazioni – come quella della F.C. Internazionale oggi, della A.S. Roma ieri, della S.S. Lazio l’altro ieri e della S.S.C. Napoli ancor prima – e per garantire che una grande parte di questi compensi non finisca lontano dal cuore dei tifosi e dei consumatori italiani.
Non per motivi etici, ma per valutazioni concrete come la necessità di sostenere il così detto ‘movimento calcistico’ – che sta tenendo tanti giovani lontani da stili di vita insalubri o sterilmente ribellistici – o come e come quella di sostenere gli investimenti che generino maggiore occupazione e produttività nel Paese.
O come l’esigenza di una maggiore responsabilizzazione dei manager che supportano i presidenti delle società di calcio, non sempre esperti o fortunati nelle scelte, se vogliamo che investitori stranieri vengano in Italia a spendere i loro soldi in stadi e risistemazioni urbane?

Nel caso del F.C. Internazionale parliamo di decine di milioni che alla città di Milano non donano altro che un deludente risultato calcistico e un gettito fiscale apparentemente lucrativo, vista l’aliquota iperbolica, ma infimo se quei milioni di moltiplicassero mentre circolano.
E non è l’unico caso.

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UEFA: pochi e vecchi i calciatori italiani

5 Gen

Arrivano dal Brasile i calciatori preferiti dalle squadre impegnate nella UEFA Champions League e nella Europa League.
Ben 152 carioca con 648 presenze per un totale di oltre 47.000 minuti giocati, seguiti dai francesi (136 con 491 presenze e 34.000 minuti di gioco) e dagli spagnoli con 131 calciatori e 532 presenze con 38.000 minuti giocati.
Seguono la Germania ed i Paesi Bassi, con una novantina di professionisti del pallone, l’Inghilterra con i suoi 83 players, il Portogallo (76), l’Argentina (72) ed, infine, al nono posto, l’Italia, con i suoi 71 calciatori per 270 presenze e 19.000 minuti giocati.

europa calciatori per nazione

Dunque, c’è poco da dire: il calcio italiano langue davvero, se persino Francia ed Olanda possono annoverare più calciatori di noi tra le fila delle squadre che rappresentano l’elite del calcio europeo moderno.

Sempre guardando all’Europa, tra le squadre più vecchie troviamo l’Inter dei preliminari, la Lazio del pareggio contro il Panaithinaikos Aten, la Juventus vincente a Londra contro il Chelsea.
Mentre, a fronte di ben nove spagnoli, tra i 45 calciatori utilizzati da squadre europee e maggiormente valutati sul mercato non c’è nessun italiano.

La causa, lo sappiamo tutti, è nella scarsa capacità di investire sui giovani, un male profondo e millenario del nostro paese, che si riflette anche sul calcio nostrano, decurtandone valori e prospettive.

Un calcio improduttivo, se non sviluppa campioni – ovvero immagine, introiti, successi – e che sopravvive tra introiti televisivi garantiti per legge e speculazioni immobiliari di belle speranze.
Anche in questo caso, è una questione tutta italiota, come la prebenda oggi e la gallina domani o l’investire sul mattone come se il cemento fosse davvero oro.
Non a caso, sono stati personaggi come Vujadin Boškov o Zdenek Zeman a lavorare sui giovani, valorizzando campioni, dimenticati, se non esclusi, dal calcio che conta.

Considerata l’affezione italica per il Dio Eupalla e l’importanza che gli italiani danno alle vicende calcistiche, potremmo quasi azzardare che un qualsiasi governo, presente o futuro, che volesse dare un segnale di rinnovamento e rigore, potrebbe agevolmente iniziare dal calcio.
Anche perchè qualcosa deve cambiare e subito, se vogliamo che il calcio non sia strangolato dai mercati come le nostre finanze, tra il miliardo di euro di concessioni televisive, garantito per legge solo fino al 2015, il fair play finanziario di Platini, che cancellerà ‘certi mecenatismi’ e ‘certi bilanci societari’, e gli stadi che vanno al più presto rinnovati ed ammodernati.

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Legge sugli stadi: non era difficile farla

24 Set

Cagliari – Roma, ieri, non si è giocata: “il Prefetto di Cagliari, a conclusione della riunione di coordinamento delle forze di Polizia, ha disposto che la gara Cagliari-Roma, programmata presso lo stadio Is Arenas a porte chiuse, sia differita ad altra data. Tale decisione si è resa necessaria per l’urgente e grave necessità di prevenire ogni forma di turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica conseguente alle reazioni emotive, irrazionali e inconsulte ingenerate dall’invito formulato dal presidente della Cagliari Calcio”. A guardare le foto dello stadio circolanti sul WEB, si potevano notare alcuni settori del cantiere, dove erano riposti pali di ferro ed imbullonature oppure ammassi di terreno e pietre, troppo facilmente accessibili da quella minoranza di pazzi e piccoli delinquenti che sappiamo essere assidui frequentatori degli stadi.
Demagogia? Sotto elezioni tutto è possibile. Intanto dal Giudice Sportivo arriva una sconfitta a tavolino per 0-3 afavore della A.S. Roma, giusto per chiarire dove fosse il torto.

Napoli, Stadio San Paolo, diversi giorni fa: abbiamo visto un manto erboso che tale non era, a causa, sembrerebbe, di un fungo (o un virus) colpevolmente introdotto con lo scopo di danneggiare la città e la società, dopo che circa 100 persone e ben due ditte erano state estromesse dalal gestione (comunale) dell’impianto sportivo. Da sottolineare che il terzo livello dello stadio è inagibile a causa dei lavori per la copertura voluti da Italia ’90, che vibrano ecausano onde sismiche percepibili nel raggio di oltre un chilometro. Con la situazione che c’è a Napoli, solo la SSC Napoli può avere i capitali e le sponsorship per sitemare il tutto, magari rendento fruttifera tutta l’area flegrea che include un porto turistico tutto da costruire, un’area dismessa dalla NATO di enorme valore immobiliare, la Mostra d’Oltremare che è un sito ricreativo dalle potenzialità eccezionali.

Roma, Stadio Olimpico, dove da anni alcune frange delle tifoserie della A.S. Roma e della S.S. Lazio spadroneggiano, approfittando del fatto che lo stadio è prospiciente al centro storico ed a quartieri residenziali, dove non di rado si è estesa la ‘guerriglia’ con conseguenze su passanti e residenti. Inspiegabilmente, dato che solo dal primo anello delle tribune si ha una buona visibilità del campo, l’impianto rientra nella categoria quattro (Elite) degli stadi europei. Da ricordare che tutti i progetti presentati dalle società calcistiche (e cassati da istituzioni e pubblica opinione) prevedevano rilevanti edificazioni ‘a contorno’ e tutti i costi diurbanizzazione a carico del Comune.

Torino, 905.780 abitanti: due stadi, lo Juventus Stadium, 69.000 posti), nato dove sorgeva lo Stadio delle Alpi, a fronte di soli 28.000 abbonati che potevano essere ampiamente ospitati nell’Olimpico (28.000 posti), sorto dalle ceneri del vecchio Stadio Comunale. Wikipedia lascia intendere, inoltre, che il ‘delle Alpi’ fu una sorta di disastro dal punto della malagestione: “costi di manutenzione di molto superiori ad ogni più infausta previsione pre-costruzione”, “la non buona visibilità del campo, soprattutto dai lati delle curve, poiché tra questo e le tribune c’era una pista di atletica leggera, che fu costruita essenzialmente per poter usufruire dei finanziamenti del CONI dal momento che il suo impiego effettivo si limitò a qualche rarissimo evento”, un tipo di impianto di irrigazione che causava una sorta di “allagamento” del terreno, “la Tribuna Ovest è stato il più costoso stand del Delle Alpi, il suo secondo livello era riservato esclusivamente per la stampa, commentatori e personaggi importanti avendo incluso palchi d’onore”, “la Juventus Football Club ha acquistato per 25 milioni di euro il diritto di superficie sull’area dello stadio per la durata di 99 anni”, che, a dire il vero, sono quattro spiccioli.

Milano, Stadio San Siro – Giuseppe Meazza: si regge ormai sugli investimenti del Consorzio San Siro, che, in cambio, verseranno al Comune di Milano circa di 15-6 milioni di euro per l’affitto in ben sei anni.  “Oltre 51 milioni di euro spalmati su sei anni di affitto per interventi di riqualificazione sulle coperture, sui controsoffitti del secondo anello e sulle rampe di accesso, per realizzare una nuova segnaletica e rifare tutti i bagni, per aggiungere un’altra rizollatura all’anno del campo oltre a quelle già previste e per sistemare l’area esterna (quella dove sorgeva il Palazzetto dello Sport) con aree giochi e verde. Le migliorie riguarderanno soprattutto le zone dove i posti costano di più, tra “Sky lounge” (sei al primo anello settore rosso, altrettanti al primo anello arancio, dove ci sarà anche una nuova sala executive), poltrone riscaldate con monitor nelle tribune d’onore, ma anche nuovi spazi per il museo delle squadre, un negozio e un ristorante, quel genere di servizi che danno punti nella corsa per la finale di Champions. Lavori che, come spiegano in Comune, avranno tempi più rapidi, «visto che il Consorzio non deve attendere i tempi tecnici dei finanziamenti delle opere».  … Alla fine il Comune ha strappato un cadeau: 50mila euro di bonus all’anno (oltre i 100mila già previsti) dagli introiti dei concerti.” (La Repubblica) Siamo sempre ai quattro spiccioli.

Dunque, la necessità di legiferare sugli stadi ha due evidenti origini: la malagestione pubblica di longeva tradizione – che in qualche caso appare addirittura come una “sudditanza psicologica” dei politici verso i vertici di alcune società di calcio – e la lucratività del business commerciale che oggi rappresentano gli stadi.

L’impossibilità di legiferare rapidamente deriva dalla malagestione pubblica di longeva tradizione – che in qualche caso appare addirittura come una “sudditanza psicologica” dei politici verso i vertici di alcune società di calcio – e dalla forte azione di lobbing derivante dalla lucratività del business commerciale che oggi rappresentano gli stadi.

Fermata la Casta, fatti gli stadi.
Intanto, mentre si aspetta qualcosa da anni, le malagestioni proseguono e le perdite aumentano, le aspettative delle lobbies crescono ed incalzano, il lavoro e la ricchezza che potrebbero arrivare languono, i tifosi bisticciano e la sicurezza è una chimera.

Tra un po’, forse, qui inizia a piovere. Governo ladro?

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Sacco di Roma: è l’ora di Alemanno?

26 Gen

A Roma stanno arrivando “oltre 17 milioni di nuovi metri cubi di cemento in piú in mille giorni di governo della città, quasi 17mila metri cubi al giorno”.

Questo è uno dei dati forniti dalla Legambiente Lazio, che ha presentato il dossier “Roma al metro cubo” che dimostra come “i Re di Roma continuano ad essere i costruttori”.

Dieci i punti critici denunciati:

  1. l’housing sociale (ndr. case popolari) che ricade sull’Agro romano,
  2. il raddoppio delle centralità da pianificare,
  3. l’operazione Tor Bella Monaca,
  4. gli stadi di Lazio e Roma,
  5. le varianti dell’area Casilino-Parco Somaini
  6. il nuovo tracciato della metro B1 e B2,
  7. la cosiddetta “valorizzazione” delle caserme,
  8. la (tramontata) Formula 1 dell’Eur,
  9. il cambio di destinazione d’uso del Velodromo ad uso residenziale
  10. la modifica degli indici edificatori nei toponimi.

“Se tutti i dieci punti fossero attuati il Prg crescerebbe passando dagli oltre 65.886.062 metri cubi previsti a 83.589.294 divisi tra uso residenziale 58%, non residenziale 38% e uso flessibile 4%.”

Inoltre, “si continuano a costruire case destinate al mercato in proprietà e non case per risolvere l’emergenza abitativa, … La dimostrazione di quanto denunciamo – secondo il presidente Lorenzo Parlati – sta nel numero di alloggi di edilizia sociale previsti: 140”.

In poche parole, Alemanno starebbe lavorando non per risolvere i problemi dei romani, ma, viceversa, per caricare la città di un altro milione di sottoccupati e pubblici impiegati …

Dal torto alla ragione

7 Apr

Le proteste del Foreign Office britannico per i fatti di Roma, contro i tifosi del Manchester United, sono esagerate.

L’Italia non è un paese dove se da un da un corteo parte un migliaio di facinorosi, la polizia carica tutti e centomila i manifestanti.
Oppure dove bande di bambini Rom vagano liberamente in città, per elemosine e furti, e ciò accade sotto gli occhi di tutti, in barba al diritti dell’infanzia.
O uno di quei posti dove i coltelli si vendono in edicola, senza alcun controllo.
Siamo un paese tranquillo, perchè spendere soldi del Comune per avere dei vigilanti nelle Metro ?
Nella Capitale, villaggio ameno, ci bastano 8.000 poliziotti municipali a turno per oltre 4 milioni di persone e possiamo destinarli tutti agli uffici, ai semafori e per i piccoli tamponamenti.

Gli inglesi pretendono cose assurde: pretendono che da noi accada come da loro, quando si creano “assembramenti di alcolisti” e solo la certezza di conseguenze gravi e immediate (il carcere) fa in modo che i poliziotti possano intervenire anche in forze esigue e sprotette.
In un paese dove alcuni attuali esponenti della maggioranza di Governo credono fermamente che “il carcere è un’ingiustizia e va abolito”, la facilità con cui si sfugge ad una denuncia o ad un DASPO provoca una forte insicurezza per i nostri poliziotti e da qui le divise antiguerriglia, le manganellate e “la giustizia sul posto”.

Dagli Inglesi scopriamo che sarebbe bastato fotografare, con molta evidenza, “the boys” (i teppisti) e passare la documentazione ai policeman della Regina. Probabilmente molti di loro si sarebbero dati una calmata, sapendo di trovare qualcuno ad attenderli, in divisa, alla porta di casa …
Sempre dagli Inglesi scopriamo di avere teppisti e agguati con i coltelli, ma abbiamo difficoltà a riconoscere che esistono A PRESCINDERE dal Manchester.

Eppure, sono nostri cittadini, i nostri vicini di casa, il nostro giovane futuro. A quale reato si dedicano questi giovinotti, quando non hanno britannici da accoltellare o poliziotti da massacrare?

Perchè da noi chi gira col coltello resta libero? In quali casi le forze dell’ordine sono autorizzate a procedere DIRETTAMENTE all’arresto ?

Quante pattuglie abbiamo in servizio ? Gli “ultras” spesso appaiono sotto l’effetto di droghe (alcool incluso) e stimolanti, quanto sono capaci di intendere e quanto pericolosi per se e gli altri ?

Perchè altri fenomeni affini agli ultrà da stadio si chiamano “delinquenza minorile” ovunque ed in Italia il ministroFioroni si ostina a chiamarli “bullismo” ? Cosa sono e cosa fanno le nostre famiglie ?

L’Europa, per ora solo riguardo agli stadi, attende notizie.