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Roma: gli assurdi percorsi dell’Atac e gli ospedali irraggiungibili

6 Giu

Roma è una città di soli 2,7 milioni di abitanti, che però vivono nello spazio che – di norma – contiene 7-8 milioni di persone in una città europea (es. Londra con 1.500 kmq). Parigi, che ha 2,2 milioni di abitanti, occupa poco più di 100 kmq, Roma ne occupa oltre 1200, mentre a Madrid bastano e avanzano 600 kmq per oltre tre milioni di residenti.

Se la densità abitativa è relativamente bassa, non solo il costo manutentivo procapite schizza alle stelle, ma anche i trasporti ne risentono sia perchè in molte tratte diventano inconvenienti per i gestori sia perchè, con lo sviluppo caotico e palazzinaro di Roma, i percorsi diventano tortuosi, gli incroci improbabili, la segnaletica pubblica carente e quella privata onnipresente.

Il risultato è che tutta una serie di servizi è praticamente irraggiungibile con i mezzi pubblici da quartieri praticamente limitrofi, come dimostra Google Map.
E, nota bene, quelli nelle mappe sono tutti siti ospedalieri  dove convergono migliaia di malati al giorno con i loro accompagnatori per ambulatori e day hospital, oltre ai convegnisti e al personale commerciale e tecnico.

Verano - Borgo Sant'Angelo

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Montesacro Togliatti

Inquietante e scandaloso: non è possibile che aeroporti e ospedali siano così scollegati dai propri siti e bacini di riferimento.

Dalle mappe di Google sono evidenti due cose: l’impossibilità a spostarsi con i mezzi pubblici (n.b. le tempistiche non includono i tempi di attesa alla fermata) e l’enorme quantità di chilometri da perorrere facendo giri inutili.

Dunque, la faccenda riguarda anche la Regione Lazio se – guarda caso – alcuni ‘ospedali a rischio o parzialmente inutilizzati sono proprio quelli mal raggiunti dai trasporti pubblici.

Intanto, la Giunta Capitolina dovrebbe prendere atto che continuando a non intervenire nelle periferie, -non appena sarà completato il complesso del Palacongressi dell’Eur e lo stadio della A.S. Roma non molto lontano, con la pedonalizzazione rigida del centro storico – andremo a conseguire quello che già si prospetta: un’area centrale di una sessantina di chilometri quadrati destinata alla casta entro il perimetro della Roma Anni ’50, che garantisce sufficiente densità demografica per servizi pubblici adeguati, e i restanti 1200 kmq ridotti ad una sorta di sobborgo di Los Angeles, senza collegamenti, servizi a casaccio ed impattugliabile.

Un’elegante soluzione alla ‘francese’ direbbe, forse, il sindaco Ignazio Marino, come accade a Parigi, meravigliosa meta turistica e simbolo della Grandeur francese, ma anche sterminata e brutale banlieue di esistenze dimenticate.

Trasformare una caserma in abitazioni in un quartiere centrale dove le scuole o i presidi sanitari o i mercati son pochi non è un’ottima idea per il traffico e le vie, come non lo è mettere tutti in auto nelle periferie anche se c’è da comprare un litro di latte.

Soluzioni ‘migliori’?

Visto quello che racconta Google, si potrebbe iniziare almeno a considerare l’esistenza di un trasporto pubblico circolare (ndr. senza cambi) nei tre anelli esistenti (tram, anello ferroviario, GRA).

Metropolitana tra le corsie autostradali – Mexico City

Ma non solo, visto che abbiamo un sindaco cosmopolita e le ‘informatissime’ 5S al Campidoglio. Sarebbe bello risentir parlare, dopo 20 anni di sacco romano, di:

  1. Decentramento degli apparati centrali e locali (vedi Palazzo della Regione o progetto SDO), revisione dei contratti e delle mansioni per incrementare il telelavoro per i dipendenti pubblici.
  2. Decentramento ai municipi per i rapporti con cittadini, gli interventi  di attuare, la gestione del territorio
  3. Funzionalizzazione produttiva o vendita degli immobili pubblici inutilizzati tenendo conto della finalizzazione dei trasporti e della logistica

 E, a dirla tutta, come ristrutturare l’ATAC e trovare investimenti per rinnovare e ottimizzare senza privatizzarla almeno al 40% del pacchetto azionario?

P.S. Dimenticavo … quelli che vedete sono più o meno i tempi di intervento/ percorrenza delle ambulanze verso i pronti soccorsi.

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Viabilità Roma: troppi incidenti, troppe buche, troppo traffico. Dati e proposte

5 Giu

L’Istat, per il 2012, segnalava 15.782 incidenti con vittime Roma, di cui 145 mortali, con 154 decessi e 20.670 feriti. Negli scontri sono state coinvolte 246 bici. E, se  Roma erano ‘solo’ cinquantasei, nel Lazio si arrivava a ben 89 pedoni morti (15,8% su 564 in Italia) di cui un terzo stava attraversando sulle strisce pedonali.
Secondo i dati della Polizia Capitolina – solo tra gennaio e giugno 2013 – il numero totale degli incidenti con e senza vittime a Roma si attestava a 35.504 con 4.191 motocicli, 94 biciclette e 1.071 pedoni coinvolti.
Praticamente 200 incidenti al giorno registrati, otto all’ora, più quelli per i quali non viene richiesto l’intervento dei vigili.

Perchè?

Partiamo dalle famose ‘buche di Roma’, quelle derivanti da cattiva o mancata manutenzione stradale, e scopriamo che le Buche e voragini a Roma: i numeri di Codici
segnalazioni del sito http://www.voragini.it raccontano che , solo nel 2012, si sono aperte 72 nuove voragini. Nel 2008 il sindaco di Roma e i rappresentanti della fondazione Ania fornivano dati che contavano 215 buche sulle strade romane per un totale di 448 punti potenzialmente pericolosi per automobilisti e motociclisti romani.

Lo stesso Ufficio per la Conciliazione del Comune di Roma precisa che “i casi più frequenti possono riguardare incidenti causati da buche e dissesti del manto stradale di proprietà comunale, da caduta di alberi o da allagamenti determinati da tombini otturati.”
Difficile enumerare i costi che si ripercuotono sulle casse comunali, per decine di migliaia di contenziosi avviati da automobilisti e pedoni, se le sole raccomandate postali di risposta costano oltre 100mila euro all’anno. (Agenzia Dire)

D’altra parte, come fare a sostenere la spesa manutentiva di ben 5.400 km di strade  in una città di soli 2,7 milioni di abitanti, che però vivono nello spazio che – di norma – contiene 7-8 milioni di persone in una città europea (es. Londra con 1.500 kmq). Parigi, che ha 2,2 milioni di abitanti, occupa poco più di 100 kmq, Roma ne occupa oltre 1200, mentre a Madrid bastano e avanzano 600 kmq per oltre tre milioni di residenti.

Se la densità abitativa è relativamente bassa, non solo il costo manutentivo procapite schizza alle stelle, ma anche i trasporti ne risentono sia perchè in molte tratte diventano inconvenienti per i gestori sia perchè, con lo sviluppo caotico e palazzinaro di Roma, i percorsi diventano tortuosi, gli incroci improbabili, la segnaletica pubblica carente e quella privata onnipresente.

Il risultato è che tutta una serie di servizi è praticamente irraggiungibile con i mezzi pubblici da quartieri praticamente limitrofi, come dimostra Google Map.
E, nota bene, quelli nelle mappe sono tutti siti ospedalieri  dove convergono migliaia di malati al giorno con i loro accompagnatori per ambulatori e day hospital, oltre ai convegnisti e al personale commerciale e tecnico.

 

Verano - Borgo Sant'Angelo

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Montesacro Togliatti

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Inqquietante e scandaloso: non è possibile che aeroporti e ospedali siano così scollegati dai propri siti e bacini di riferimento.

Dalle mappe di Google sono evidenti due cose: l’impossibilità a spostarsi con i mezzi pubblici (n.b. le tempistiche non includono i tempi di attesa alla fermata) e l’enorme quantità di chilometri da perorrere facendo giri inutili.

Intanto, la Giunta Capitolina dovrebbe prendere atto che continuando a non intervenire nelle periferie, non appena sarà completato il complesso del Palacongressi dell’Eur e lo stadio della A.S. Roma non molto lontano, con la pedonalizzazione rigida del centro storico, andremo a conseguire quello che già si prospetta: un’area centrale di una sessantina di chilometri quadrati destinata alla casta entro il perimetro della Roma Anni ’50, che garantisce sufficiente densità demografica per servizi pubblici adeguati, e i restanti 1200 kmq ridotti ad una sorta di sobborgo di Los Angeles, senza collegamenti ed impattugliabile.

Un’elegante soluzione alla ‘francese’ direbbe, forse, il sindaco Ignazio Marino, come accade a Parigi, meravigliosa meta turistica e simbolo della Grandeur francese, ma anche sterminata e brutale banlieue di esistenze dimenticate.

Trasformare una caserma in abitazioni in un quartiere centrale dove le scuole o i presidi sanitari o i mercati son pochi non è un’ottima idea per il traffico e le vie, come non lo è mettere tutti in auto nelle periferie anche se c’è da comprare un litro di latte.

Soluzioni ‘migliori’?

Visto quello che racconta Google, si potrebbe iniziare almeno a considerare l’esistenza di un trasporto pubblico circolare (ndr. senza cambi) nei tre anelli esistenti (tram, anello ferroviario, GRA).

Metropolitana tra le corsie autostradali - Mexico City

Metropolitana tra le corsie autostradali – Mexico City

Ma non solo, visto che abbiamo un sindaco cosmopolita e le ‘informatissime’ 5S al Campidoglio. Sarebbe bello risentir parlare, dopo 20 anni di sacco romano, di:

  1. Decentramento degli apparati centrali e locali (vedi Palazzo della Regione o progetto SDO), revisione dei contratti e delle mansioni per incrementare il telelavoro per i dipendenti pubblici.
  2. Decentramento ai municipi per i rapporti con cittadini, gli interventi  di attuare, la gestione del territorio
  3. Funzionalizzazione produttiva o vendita degli immobili pubblici inutilizzati tenendo conto della finalizzazione dei trasporti e della logistica

 

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Roma Capitale: un bilancio in chiaroscuro

15 Mag

Siamo ormai all’estate ed il bilancio del Comune di Roma stenta a diventare pubblico, cioè ad essere scaricabile/consultabile dall’apposita pagina dell’Albo elettronico.
E’ un fatto particolarmente grave sia perchè parliamo della capitale di uno stato che sta cercando il risanamento e la trasparenza sia perchè il debito di Roma e il degrado della città sono allarmanti.

Il sindaco Ignazio Marino ha cercato di ‘metterci una pezza’, aveva promesso per oggi delle infografiche ed è stato di parola.

Ad esempio, mettendo in chiaro lo stato di estrema povertà – stando ai dati fiscali in possesso del Campidoglio – in cui versa Roma, dove oltre mezzo milione di contribuenti avrebbe un reddito dichiarato inferiore a 10.000 euro annui, in una città dove – stando ai dati diffusi dal sindaco – di evvasione se ne trova poca o nulla, visto che la successuosa lotta ai ‘grandi evasori’ ha reso la miseria di 42 milioni in un anno.

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Come anche i dati comunali dimostrano che l’emergenza abitativa non è così eclatante, se bastano un migliaio di case popolari a risolvere il problema e che non c’era alcun bisogno da parte del sindaco di minacciare il ‘blocco di Roma’ e la ‘svendita dei beni pubblici’ – se il decreto apposito si fosse arenato in Parlamento – visto che oggi annuncia trionfalmente che il Comune può permettersi 400 nuovi posti negli asili, l’accesso ai finanziamenti UE per il superamento dell’infrazione della megadiscarica di Malagrotta, nonchè il risanamento di ATAC e AMA …

E, mentre la chiusura del Colosseo persino nella ‘Notte dei Musei’ diventa uno scandalo internazionale, si annuncia la riorganizzazione del sistema museale (quale?), come sarebbero circa 20 milioni le nuove entrate derivanti dalla cartellonistica pubblicitaria, che vistosamente imperversa in città, contribuendo al degrado.

In attesa del bilancio vero e proprio – e siamo ormai quasi a giugno – è possibile consultare on line sia il rendiconto del 2012 sia il piano esecutivo di gestione approvato prima di Natale proprio dal Comune di Roma. Si tratta di quasi 1500 pagine di tabelle, parametri e soldi, che raccontano molte cose anche prendendole a caso.

Ad esempio, a pagina 1391, scopriamo che esiste una Unità Operativa Socio-Educativa-Culturale-Sportiva, che presenta ben 3.338 ore lavorate – a fronte del 58,2% delle richieste che perviene via telefono, fax o mail e con un numero di centri/impianti pari allo 0,88 per kmq di territorio municipale –  per “concessioni per palestre scolastiche, centri e/o impianti sportivi e piscine rilasciate in essere più tesserini venatori”, mentre la stessa U.O. per lo stesso periodo e territorio consumava solo 5.437 di ore lavorate per tutto quanto riguarda i disabili, centri diurni inclusi, e solo  4.976 ore di lavoro spese per il disagio sociale e l’emarginazione. La tabella indicava anche una (pessima) media di ben 17 casi di minori seguiti dal tribunale apposito per ogni assistente sociale.

Oppure, a pagina 1447, troviamo un ufficio che occupa 250 metri quadrati, ma utilizza ben 16 condizionatori per soli 26 dipendenti, mentre a pagina 1871 troviamo un ufficio con 76 dipendenti su ben 2.000 metri quadrati che, però, necessita di solo 35 condizionatori.

Capitando a pagina 1494, scopriamo che le sezioni di scuola materna sono 102, ma le maestre non sono 204 al massimo, come tutti si aspetterebbero, bensì 328, mentre per ben 23 plessi le ausiliarie sono solo 36. E scopriamo anche che si utilizzano ben 15 autobus su altrettante linee per soli 244 alunni, ma quanto costino non si sa.
A pagina 1958, troviamo che la spesa di personale per ‘attività tributaria’ è la metà di quella per il ‘verde pubblico’ nell’ex Municipio X, che vede una presenza diffusa di attività commerciali, artigianali e distributive, ma di parchi ne ha davvero pochi.

Senza dilungarci troppo, capitiamo a pagina 1605, dove  scopriamo che nel V Municipio il ‘grado di copertura di manutenzione stradale è del 100%.
Infatti, i giornali locali titolavano giorni fa che ‘la buca sulla Collatina compie nove mesi’ o di ‘emergenza strade a La Rustica’ con tanto di foto, mentre AbitareaRoma denunciava che il “monitoraggio delle strade del Municipio Roma V abbiamo notato, come nella quasi totalità dei casi a strada particolarmente dissestata corrisponde il fatto che società di servizio come Acea, Italgas, Telecom o Fastweb abbia “aperto” qualche mese prima la strada e poi magari l’ha “richiusa” con approssimazione, tanto da cedere poi sotto il peso dei mezzi di superficie o alle prime intemperie. E’ indispensabile quindi che l’Ufficio tecnico Municipale intervenga sia nella fase di apertura che in quella di chiusura.”

E’ di ieri la sentenza che sancisce la responsabilità del Comune di Roma sulle strade e sugli appalti che le dovrebbero ben realizzare e manutentare e la sola spalla fratturata di una signora settantenne costerà ai romani 15-20.000 euro tra indennizzi e spese legali. Il tutto a fronte delle statistiche pregresse inserite nel piano di gestione recepito e delierato dal Comune, che indicavano un bassissimo numero di infortuni e reclami  – pressochè zero – a fronte di un’efficienza spropositatamente elevata persino in Svezia, ovvero vicina al 100%.

Di grazia, quanto è stato destinato per la manutenzione stradale e la sicurezza dei cittadini dal bilancio (si spera) approvato in via definitiva dal Comune di Roma?

E, se quella è la qualità e la leggibilità dei dati pregressi, quale affidabilità per il futuro?

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Buche a Roma, la sentenza: il Comune deve risarcire gli infortunati

15 Mag

Solo ieri, dopo quasi 10 anni di processi, un’anziana signora romana ha ottenuto una sentenza che condanna il Comune di Roma per l’infortunio incorsole cadendo a causa di una buca nel marciapiede.

La cronaca del Messaggero così descrive il fatto: “era la tarda mattinata del 25 maggio 2005 quando l’anziana, mentre percorreva il marciapiede di piazza Tolosetto Farinata degli Uberti, dove oggi sorge il nuovo mercato comunale coperto, cadeva a terra. Non solo la pavimentazione era costellata di avvallamenti e di buche ma queste erano anche coperte da un tappeto di fogliame che rendeva la situazione una vera trappola.”

Un caso lampante, ma non per il Comune di Roma, che ricorreva in appello contro la condanna già ottenuta in primo grado al pagamento di circa 8.000 euro.
Le ragioni?
Le responsabilità era delle ditte appaltatrici …

Non a caso «la sentenza d’appello – sottolinea l’avvocato Neri – stabilisce però l’importante assunto: il Comune di Roma deve esercitare manleva a carico delle ditte appaltatrici. In poche parole i magistrati hanno richiesto che l’amministrazione capitolina eserciti il suo diritto di sgravarsi della responsabilità per eventuali inadempienze o lavori non eseguiti a regola d’arte dalle imprese che si occupano della manutenzione di strade e marciapiedi».

Dunque, ci aspettiamo tutti che il Comune di Roma – oltre a saldare al più presto quanto dovuto all’anziana cittadina, che non è cosa del tutto scontata pur essendoci una sentenza – voglia esercitare rivalsa su chi doveva controllare (ndr. lo dice la magistratura), dato che le tasse ed i tributi li pagano i cittadini.
Come anche che il Campidoglio si decida a saldare le decine di migliaia di contenziosi derivanti dalle ‘proprie’ buche, invece che andare in giudizio inutilmente sperperando denaro pubblico.

Sarebbe bello se, contestualmente, la giunta del sindaco Ignazio Marino volesse chiedersi se contano di più  un migliaio di emergenze abitative e i premi dei suoi dipendenti oppure le esigenze di sicurezza minima (e di salute) di milioni di romani ed il degrado diffuso che allontana aziende e turisti e che ‘coltiva’ teppisti e prebende.

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Berlusconi e Renzi? Gli italiani meritano molto meglio

3 Set

In un’Italia, che fino a pochi giorni fa era scossa da un’imminente crisi di governo e daliti feroci ‘per un pugno di dollari’, accade anche che in un battibaleno tutto vada a tacere: risolto il problema contingente, a nuova quaestio si va.
Inoltre, tra le elezioni tedesche e guerre annunciate in Medio Oriente, i piccini della politica non possono altro che sparire per dedicarsi a botteghe e commerci, as usual.

Botteghe e commerci che ormai non passano impercepiti tra i cittadini e le istituzioni, se almeno la metà delle promesse annunciate per decreto da tanti ministeri sono finite in fumo: dall’assunzione dei precari della scuola, agli esodati, alla lotta all’evasione, al contrasto alla disoccupazione e, persino, ad una qualche limitazione della spesa pubblica e delal voce forte con ‘certe banche’.

Partendo dai commerci, ormai è evidente che Silvio Berlusconi oggi rappresenta un peso insostenibile per il centro-destra, costretto a recedere sull’IMU (tipico tributo anglosassone e liberale) e ad assumersi ‘la colpa’ dell’ennesimo ritardo ad intervenire a sostegno delle fasce sociali più esposte alla crisi e/o maggiormente colpite dagli interventi del Governo Monti, finalizzati a ‘salvare’ la finanza italiana.
Il silenzio degli italiani, di tantissimi italiani, per questi ultimi due mesi di non necessario travaglio nazionale è più che eloquente.

Andando alle botteghe, leggere di Franceschini che appoggia Matteo Renzi ‘se serve a mantenere il partito unito’, getta un quadro fosco sulle alleanze di ‘corrente’ che potrebbero mettere l’imperituro ex-partito comunista nella mani di un sindaco che finora, a Firenze, ha dimostrato solo una notevole capacità di autopromozione, in una regione, la Toscana, che è l’ultimo avamposto della profonda provincia italiana, con i suoi paesaggi ed i suoi poteri immutabili da secoli e secoli.
Non possono di sicuro essere i ‘modernisti’ di Matteo Renzi con i ‘provinciali’ di Marini e Bindi ad avere il nerbo morale di sottrarre il Meridione alle mafie ed al ribellismo velleitario, visto che gli investimenti esteri ci sarebbero ed anche a bizzeffe. Come non possono essere ‘quelli del paesaggio italiano’ ad avere quella ‘cultura del lavoro’ che serve per essere presi in considerazione in Emilia, Veneto e Lombardia.

Se poi il target delle nostre future elezioni sarà quello di realizzare un federalismo ‘integrale’, allora le cose possono assumere un’altra veste: una rinnovata fusion tra Forza Italia e Lega al Nord, i ‘moderati progressisti’ nel Centroitalia e, nel Meridione, il caos organizzato, almeno finchè i legami di sangue con gli anglosassoni e la galassia ispanica non dovessero ricomporre il mosaico infranto con l’Unificazione italiana.

Non credo che i nostri ‘eroi’ – Matteo Renzi soprattutto – siano lontanamente consapevoli del rischio letale per l’Italia, se dovesse persistere il Trasformismo e l’opportunismo politico dei quali i due leader sono, nell’attuale, espressione e causa e dai quali i partiti ‘storici’ non riescono ad affrancarsi da ben prima della caduta del Muro di Berlino.

Sessanta anni dopo l’annessione delle Due Sicilie, l’Italia implose prima nella crisi sociale del 1921 e poi nel Fascismo mussoliniano ed in quei sessanta anni Trasformismo, corruzione e scandali finanziari la fecero da padroni. Finita la guerra e finito il Fascismo, sono seguiti altri sessanta anni di Trasformismo, corruzione e scandali finanziari.

Ed oggi siamo di nuovo al dunque.

Anche il Fascismo di Benito Mussolini trovò origine e sostegno tra i ceti piccolo borghesi e nella profonda provincia dell’Appennino italiano.

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IMU: Alemanno trova la soluzione?

10 Mag

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha comunicato che le domande di anticipazione di liquidità superano l’importo delle disponibilità del Fondo dedicato agli Enti locali dalla Cassa depositi e prestiti. Parliamo di un fabbisogno stimato in sei miliardi di euro a fronte di soli quattro distribuiti su due rate per l’esercizio corrente e per quello del 2014.

Dunque, sono ancora aperti i nodi per i quali si dovette intervenire d’urgenza, un anno e mezzo fa, proclamando Mario Monti a salvatore della Patria e lasciando Elsa Fornero libera di usare il Welfare per salvare la cassa.

Se qualcuno cerca il ‘tesoretto di Mario Monti’ è meglio che lasci perdere, anzi sarebbe bene che si preparasse al peggio: la Corte dei Conti ha bocciato il DL Sviluppo, la Legge di Stabilità e, persino, la fiscalità che Monti e chi lo sosteneva hanno voluto.

Le norme di carattere fiscale “risultano prive di clausole di salvaguardia per fronteggiare il minor gettito rispetto alle stime”.  La legge di Stabilità “viene svuotata della sua componente fondamentale, non si realizza la manovra.” Il Decreto Legge per lo Sviluppo costituisce “un provvedimento disorganico, che reca i più disparati interventi; molti emendamenti approvati in sede parlamentare sono privi di relazione tecnica o registrano un visto negativo”.

Per il resto, “coperture improprie”, “gettito non affidabile”: un’ennesima voragine nei conti pubblici?

Intanto, la ‘pacificazione’ passa attraverso il taglio dell’IMU (voluto da Berlusconi) ed il rinnovo della Cassa integrazione speciale (voluta dalla CGIL), mentre è più che evidente che non la copertura finanziaria, andando avanti con questo metodo, non c’è.
L’IVA non aumenta, forse, ma, di sicuro, non cala, eppure c’è recessione. L’Irperf viene lasciata libera di crescere in balia della malasanità e della malagestione, come se non contribuisse ad aumentare il carico fiscale di tutti.

E, per non farsi mancare nulla, anche i parlamentari del Movimento Cinque Stelle scoprono che vivere a Roma con seimila euro al mese è difficile, chissà come faranno i residenti che vanno avanti con 1.000-4.000 euro mensili per nucleo familiare …
Dunque, niente interventi sui costi della Casta o della P.A., i piccoli comuni e le Province son tutti lì, la magistratura ha avuto il periodico aumento stipendiale, i nostri media neanche più ricordano che i mercati e gli stati esteri ci guardano ancora con attenzione, sorpresa e sospetto.

Tornando all’IMU, c’è l’esempio della Giunta di Roma Capitale, presieduta dal sindaco Alemanno, che ha dato il via libera all’esenzione totale dal pagamento dell’Imu sulla prima casa per le famiglie con un reddito Isee non superiore a 15.000 euro.
La copertura finanziaria sarà assicurata dai maggiori introiti garantiti dalla rivalutazione delle rendite catastali degli immobili situati nelle zone di pregio di Roma, che rappresentano il 7,49% delle prime case.  La stima di incremento di gettito derivante dalle nuove rendite in base alle stesse aliquote IMU dello scorso anno è di un gettito di 116,2 milioni di euro. In questo modo, non saranno penalizzate le attività produttive, come, viceversa, sembra prevedere il decreto al vaglio del Governo Letta.

Saranno 376.000 le  famiglie romane, in particolari situazioni di disagio economico-sociale, che beneficieranno di questi provvedimenti di solidarietà sociale.

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