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Manovra iniqua, le alternative c’erano

7 Dic

Secondo un sondaggio di Repubblica “Per il 70% del campione la manovra “non è equa”. Gli elettori di 4 dei 5 principali partiti (Pdl, Pd, Lega, Idv) la giudicano negativamente con percentuali oscillanti dal 63% (Pd) al 70% (Pdl). Anche coloro che fanno riferimento ad altre forze politiche si esprimono negativamente con percentuali molto elevate (73%).

La Manovra è iniqua, ma anche incerta e, forse, aleatoria, come scritto ieri (Perchè la manovra non funzionerà).

E così andando, il professor Monti inizia a mettere le mani avanti: “Con questa operazione che è di rigore, di equità e di crescita, io ho chiesto agli italiani molti sacrifici, ma c’era il rischio, molto concreto, che lo Stato non potesse più pagare, che gli stipendi non potessero più essere pagati, che le pensioni non fossero più pagate. Non abbiamo da guardare molto lontano: la Grecia è la rappresentazione di che cosa sarebbe potuto accadere in Italia“.

Anche lasciando da parte la questione “equità” che fa acqua da tutte le parti, il discorso dei “professori” è alquanto inesatto e pro domo sua …

Basti dire che l’Italia non può fare la fine della Grecia, avendo 10 volte la popolazione del piccolo stato europeo, ma, soprattutto, un’infrastruttura industriale da G8 ed un PIL enormemente superiore.

E’, viceversa, vero il default della spesa dello Stato, incombente su gennaio prossimo, ma è altrattanto corretto ricordare che erano almeno tre anni che alcuni, inascoltati, esperti avevano prefigurato tale disastro a tale scadenza. Chissà perchè nessuno ne abbia mai parlato tra autorevoli professori, esimi politici e sinceri giornalisti …

Lacrime di coccodrillo, ecco cosa emerge dalla dichiarazione del Presidente del Consiglio che afferma: “quando abbiamo capito che occorreva chiamare a contribuire i pensionati, anche quelli con livelli molto bassi, appena superiori alla fascia minima, be’, lì siamo stati molto in difficoltà” ed è in quel momento “che abbiamo deciso di chiamare a contribuire coloro che avevano usufruito dello scudo fiscale.” (ADN-Kronos)

Se si voleva equità, era il caso di partire dai capitali scudati ed eventualmente arrivare alle pensioni, non viceversa, ma soprattutto incidere sui costi della politica, anche perchè la Fornero, solo sei mesi fa su Sole24Ore, scriveva che “la riduzione, trasparente e controllabile, dei costi della politica, ivi inclusi i privilegi pensionistici, appare perciò una condizione ineludibile affinché queste nuove correzioni, pur tecnicamente valide, siano anche socialmente accettabili.

Una Manovra ampiamente evitabile, come ricordava ieri sera a Porta a Porta, Roberto Napoletano del Sole24Ore, sottolineando che per non intaccare le pensioni più basse sarebbe bastato tassare i capitali scudati del 3% anzichè del 1,5% come propone il pluriministro Passera, eminenza grigia di questo esecutivo.

Come, altrettanto, sarebbe bastato estendere a tutti il sistema contributivo e bloccare i pensionamenti per un anno, magari incidere fiscalmente sui TFR e/o ridurre gli stipendi della Pubblica Amministrazione del 10% oppure, ancora meglio, fissare un tetto alle pensioni d’annata ed oversized, se il problema era il default di gennaio prossimo: tutte le altre misure pensionistiche incidono sul decennio a venire, al momento non servono a nulla, neanche a ridurre gli accantonamenti che l’INPS e il MEF dovrebbero fare e che, come apprendiamo dalle finanziarie da anni, non è detto che vengano sempre e comunque fatti …

Per non parlare della patrimoniale “lineare” che sta passando sotto forma di IMU, anzichè “scalare”, ovvero più pesante per i più abbienti e più lieve per i meno fortunati. Una scelta che poteva essere ben più incisiva e con cui si poteva fare molta “cassa”, senza incidere troppo sulla recessione in corso e sulle istanze sociali finora disattese.

Oppure dell’ICI e dell’esenzione fiscale di cui gode il clero, il cui gettito sarebbe elevato, anche in condizoni di agevolazione, e che nessuno considera oppure delle Provincie e dei piccoli comuni, che sembrava cosa già fatta e che sta prendendo un’altra piega.

Le bugie hanno le gambe corte ed il naso lungo …

originale postato su demata

La CGIL e la rappresentanza unitaria (che non c’è più)

6 Set

Oggi, la CGIL con il sostegno di Italia dei Valori, Partito Democratico e Sinistra e Libertà ha fermato l’Italia “in difesa dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. No alla libertà di licenziare”.

“Se non ora quando?”» aveva detto Susanna Camusso, segretario nazionale della CGIL, rivolgendosi alla CISL ed alla UIL e così determinando un gravissimo strappo all’unità sindacale.

L’articolo 39 della Costituzione Italiana prevede che “i sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro.”

Dunque, anche se l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fosse imprescindibile ed irrevocabile, varrebbe la pena ricordare che viene prima, per norma e per logica, l’articolo 39 della Costituzione: niente rappresentanza unitaria, niente contratti …

Sciopero generale, bruciati 50 miliardi di euro?

6 Set

Secondo studi pubblicati negli Stati Uniti una trentina di anni fa (riportati da Il Giornale, sarebbe dimostrato che una giornata di astensione generale dal lavoro causa una perdita di PIL dello 0,4%.
Facendo i conti della serva, se un anno lavorativo si estende su 283 giorni (365 decurtati delle domeniche e di un mese di ferie), un giorno di sciopero generale, di serrata, è almeno pari al 0.35% del PIL (uno diviso 283).

Diciamo che, con buona approssimazione, oggi l’Italia avrà perso 30-50 miliardi di Euro in PIL per uno sciopero generale proclamato da uno solo dei quattro sindacati di grande rilevanza nazionale e sostenuto da Italia dei Valori, Partito Democratico e Sinistra e Libertà .
Considerato che la manovra congiunturale richiesta dall’Unione Europea è di 80 miliardi di Euro, bastava lavorare gratis per un giorno tutti, piuttosto che scioperare, ed il problema ce lo eravamo risolti da soli, senza “l’aiuto” di sindacati, opposizione e governo.

Una vicenda fantozziana … specialmente se le cronache devono annotare che non sono arrivate grandi proposte o richieste su come uscire dalla congiuntura e quali riforme avviare con urgenza, eppure, nel corteo romano, c’erano Camusso, Di Pietro, Vendola e Bersani.

Certo ci voleva un segnale ad un governo che disfa di notte ciò che di giorno fa, non è questa la mossa giusta per superare la crisi e la Grecia ce lo ha dimostrato. Quanto l’iniziativa della CGIL possa risultare incomprensibile ce lo conferma la BBC online, che titola “Italians launch general strike against austerity” (ovvero: gli italiani scioperano contro l’austerity).

Infine, gli slogan, i comizi e le interviste ci hanno confermato che la CGIL ha proclamato lo sciopero “in difesa dell’art. 18. No alla libertà di licenziare”.

Quello di oggi non era uno sciopero per sollecitare un governo improduttivo ed un parlamento in ferie mentre i mercati crollano od un’opposizione “impropositiva” che, con Bersani, chiede la solita minipatrimoniale “per dare un po’ di lavoro in giro, per far partire un po’ di cantieri degli enti locali”.

Abbiamo bruciato almeno lo 0,3% del PIL per uno sciopero generale e questo è tutto?