Circola la domanda ‘vorrebbe i Rom sotto casa sua?”, un quesito certamente pertinente nella situazione in cui siamo.
Quesito che – però – si rispecchia in un altro: “dove è che i Rom hanno una casa loro?”

swissinfo.ch
Nei 47 Paesi del Consiglio d’Europa il numero delle persone Rom è stimato in circa 12 milioni a fronte di quasi 800 milioni di residenti, mentre nella Unione Europea sarebbero 6 milioni su oltre mezzo miliardo di persone.
E, se nell’Unione Europea ogni 100 residenti troviamo 1,2 persone Rom, in Italia il rapporto è bassissimo, cioè 2-3 persone Rom ogni 1000 residenti.
Non dovrebbero essere un problema, ma – evidentemente – c’è qualcosa nel “sistema di accoglienza” italiano che non solo non funziona, anzi causa una insicurezza sociale per i residenti e anche per i Rom.
Il primo errore è abbastanza vistoso. Infatti, dai dati delle associazioni che seguono il fenomeno sembrerebbe che solo uno ogni 30-35 persone Rom vive da ‘nomade’, ma sarebbero addirittura 40.000 quelli chiamiamo “Campi Nomadi” a loro riservati.
Non c’è altro che aspettarsi che Degrado e Underworld, come per tutti i ghetti.
E che ghetti fossero ce lo confermano le condizioni abitative sotto gli standard di vivibilità consentiti per legge ed oggetto di sentenze Tar e Cassazione.
La Corte Suprema si è espressa nel 2013, sono trascorsi sei anni e continuiamo ad andare avanti con controlli, sgomberi, trasferimenti, “segregazioni” senza dare a questa gente una collocazione definitiva e, soprattutto, la possibilità di rendersi produttivi.
Il secondo errore è stato certamente quello di concentrare nel Lazio un quarto delle persone Rom che vivono nei su detti “Campi”, come emerge dai dati delle onlus di settore, ed in particolare a Roma e dintorni, dove la presenza è più o meno quella della media europea, dove esistono enormi territori semincustoditi e dove noti processi hanno dimostrato quanto fossero ‘stornati’ i fondi destinati ai Rom, da cui una particolare “sensibilità generale” della popolazione.
Il terzo errore (o forse l’errore ‘zero’) è stato quello di trasformarli in gente inoperosa e sussidiata a favore di filiere tanto ‘solidali’ quanto criminali secondo le cronache giudiziarie. Viceversa, prima della ‘modernità’, svolgevano utilissime attività nei settori dell’allevamento dei cavalli, della lavorazione del rame e delle sue leghe, del riciclaggio di materiali di risulta.
Attività che ancora oggi sarebbero utilissime e ben lucrative.
Come al solito mettere la cenere sotto al tappeto non risolve il problema, anzi lo accumula, e nel dicembre 2016, il Comitato sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale delle Nazioni Unite ha espresso la sua preoccupazione riguardo all’assenza di un sistema per la raccolta di informazioni sulla popolazione rom in Italia e nell’agosto 2017 la Commissione Europea ha sottolineato la persistente mancanza di dati, di indicatori e di meccanismi di monitoraggio efficaci nell’indagare l’entità dell’impatto sulle azioni a contrasto della discriminazione.
Dunque, con schiettezza,
- in Italia vivono meno persone Rom in percentuale rispetto alla grandissima parte dei paesi europei: se da noi sono un enorme problema ed altrove no è evidente che qualcosa da noi non va
- queste persone Rom non sono nomadi ed in molti casi sono cittadini italiani a pieno titolo: se sono collocati in campi e/o non accedono agli stessi diritti degli altri italiani (es. reddito minimo) dovremmo solo prendere atto che sono discriminati e far qualcosa
- . il sistema dei Campi è per metodo e per funzione la causa stessa del degrado della dignità umana che pian piano prende piede: è dalla Prima Guerra Mondiale che è riportato nei diari di ex prigionieri
- fino a 30-40 anni fa i Rom ed i Sinti italiani non erano un peso sociale da sussidiare, perchè svolgevano attività utili e lucrative per le giostre e i circhi, per l’ippica, per il restauro e l’arredamento d’interni, per recuperare carta, metallo ed elettronica: se li teniamo nei campi a fare nulla, sarà sempre più un disastro.
Vorrei un Rom come vicino di casa?
Dipende … magari fa meno rumore della musica di quello del 3° piano, non è sempre arrogante e prepotente come quell’altro del 4°, tratta bene la moglie e i figli a differenza del signore del pianterreno che una volta sono venute pure le pattuglie … eccetera.
Piuttosto, a parte scoprire dove hanno casa i Rom di cittadinanza italiana, almeno loro, mi piacerebbe chiedere ad un tirolese: “scusi ma lei un italiano come vicino di casa lo vorrebbe?”
Demata
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