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Roma Capitale: la struttura del debito

13 Mag

I romani ed il loro futuro sindaco sono avvisati:la città ha contratto dal 2003 al 2008 un debito mostruoso, le cui somme (più i finanziamenti e contributi ordinari) sarebbero meritevoli di una puntata di Chi l’ha visto, per come sta ridotta la Capitale.

Il commissario straordinario per il piano di rientro del debito di Roma Capitale, Silvia Scozzese, ha reso nota l’effettiva situazione di bilancio del Comune di Roma:

  1. ad una valutazione al 30 settembre 2015 il passivo è salito a 32.369.019 euro
  2. il debito (anteriore al 2008) di Roma Capitale è di 13,6 miliardi di euro, due volte il bilancio del Campidoglio, ed oltre i tre quarti è riferito a mutui contratti dal Comune prima del 2008.
  3. di questi contratti solo due risultano ancora aperti, alla data del 30 settembre 2015, con la Banca Opere Pubbliche e alle Infrastrutture S.p.A. (OPI), nata quanto “Corrado Passera è stato scelto da Giovanni Bazoli come ad di Banca Intesa, nominando a sua volta Mario Ciaccia responsabile della Direzione Stato e Infrastrutture dell’istituto e poi numero uno di Biis (Banca Intesa Infrastrutture e Sviluppo), per finanziare opere pubbliche” (fonte Huffington Post)
  4. entrambi scadono il 31 dicembre 2030, con un valore mark-to-market negativo di circa 19 milioni di euro nel 2011 e furono stipulati il 24 luglio 2007, quando già un anno prima il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco aveva lanciato l’allarme (inascoltato), auspicando  “la possibilità, anche per l’Italia, di poter aprire la procedura fallimentare per gli enti locali in dissesto finanziario. Una prospettiva che indurrebbe gli istituti di credito a una maggiore cautela nel ricorso ai sofisticati strumenti dei derivati finanziari per offrire risorse agli enti locali sulla base della garanzia delle delegazioni di pagamento” (fonte Sole24Ore)
  5. i crediti accumulati dal 2008 al 2014 consistono in 7,1 miliardi, tra tributi non pagati dagli evasori (Imu e Ici in testa), tariffe mai saldate (rette scolastiche, tariffe dei servizi sociali, affitti degli immobili di proprietà del Comune) e multe dei vigili non riscosse
  6. il valore attuale del debito finanziario fino al 2048  è di circa 9 miliardi di euro, cioè quanto previsto per i contributi futuri a Roma Capitale. La carenza di liquidità potrebbe determinare l’impossibilità di utilizzare i fondi stanziati per la copertura delle spese già programmate nonché obbligatorie
  7. riguardo i ‘derivati’ ed il debito che s’è creato sono state diverse le inchieste e le indagini per truffa ai danni del Comune.

Dunque, sarebbe bello che i candidati sindaco ci dicessero come vogliamo metterla, visto che neanche vendendo il Colosseo si copre un buco simile e visto che di sicuro non possiamo tenere la città in ginocchio a pagar debiti per i prossimi trent’anni come abbiamo arretrati ultradecennali nelle infrastrutture e nella manutenzione.

Demata

 

 

 

 

Roma, la black list degli ‘onesti’ e i 350 milioni che non tornano

1 Set

Roma Capitale da aprile 2014 ha avviato un piano di razionalizzazione e riorganizzazione dell’azienda controllata ATAC (tram e bus) tra cui la gestione dell’eccedenza di personale amministrativo, non direttamente coinvolto nell’erogazione del servizio.

Da oggi la ‘black list’ definitiva di chi andrà in esubero o cambierà ufficio è esecutiva, ma “il numero dei dipendenti che la compongono si riduce sempre più”, come denuncia il consigliere comunale Maria Gemma Azuni.

E, tanto per capire cosa sia accaduto Roma in questi anni ai dirigenti ed ai funzionari ‘utili ma scomodi’, Gemma Azuni denuncia che “continuano ad evidenziarsi forti contraddizioni circa i criteri e le motivazioni di inserimento nella black list di lavoratori che per anzianità, carichi familiari, tipologia lavorativa e caratteristiche prettamente operative ed influenti sul buon andamento del servizio sono finiti fra gli esuberi, mentre, coloro che proprio secondo l’Azienda dovevano esservi inseriti, sembra siano, magicamente scomparsi e, quindi, graziati.”
Per non parlare “delle circa 50 consulenze d’oro che appaiono di mera facciata e costano circa due milioni di euro, le gravi irregolarità sui contratti di fornitura e manutenzione, la “Parentopoli ATAC”, con l’assunzione di persone prive delle più elementari competenze necessarie per lavorare nel campo del trasporto pubblico, assunte, peraltro, con incarichi di prestigio e stipendi altrettanto prestigiosi.”

Se questa è una delle tante emergenze irrisolte da Ignazio Marino con cui devono confrontarsi l’assessore Esposito e il prefetto Gabrielli, ce ne è un’altra – molto ‘dolorosa’ che a andrà in scadenza con il nuovo anno.

Parliamo dei 350 milioni di fondi comunali andati in fumo per compensi non dovuti ai dipendenti comunali.
Una questione scabrosa che non riguarda l’operosità dei dipendenti in questione, ma scaturisce da accordi sindacali sugli straordinari arcaici o, talvolta, extra legem (come per le tutele della salute).

A maggio scorso, Renzi ha chiarito che il Mef – pur avendo notificato il ‘danno’, non può esigerli.
Resta, però, il Consiglio di Stato (Sez. VI, 2 marzo 2009 , n. 1164), che sancisce il diritto-dovere della Pubblica Amministrazione a recuperare le somme indebitamente erogate e che la buona fede del dipendente non è di ostacolo.

Dunque, salvo ripensamenti del Mef e dei suoi ispettori /revisori, i 350 milioni in questione dovranno essere in qualche modo iscritti al Bilancio di Roma Capitale entro la fine dell’anno.  Oppure, se Roma Capitale – tra farragini e distinguo – non provvederà all’iscrizione delle somme a residuo, anno per anno finirà tutto in prescrizione (vedi Sentenza TAR Lazio 1317 del 9 febbraio 2012).

Anche se siamo nell’Anno Santo della Misericordia, sarà da vedersi cosa deciderà di fare l’on. Marco Causi, nuovo vicesindaco ed anche assessore al Bilancio nella terza Giunta Marino da pochi giorni, come lo fu dal 2001 al 2008.
Non sarà facile: è sulle ex municipalizzate e sulla gestione /spesa per personale comunale che i suoi precedessori – Daniela Morgante e Silvia Scozzese al Bilancio, Luigi Nieri come vice di Marino – hanno trovato le maggiori difficoltà.

Intanto, speriamo che l’assessore Stefano Esposito voglia vederci chiaro nella ‘black list’ dell’Atac.

Demata