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Ariel Sharon, l’uomo di Qibya, di Sabra e di Chatila

12 Gen

Ariel Scheinermann (poi cambiato in Sharon)  nacque il 26 febbraio 1928 nella cooperativa agricola di Kfar Malal, nel Mandato britannico della Palestina (oggi Israele), da una famiglia di ebrei lituani immigrati in fuga dalla Rivoluzione russa.

All’età di 10 anni Sharon entrò nel movimento giovanile sionista Hassadeh per confluire, a soli a 14 anni, nel Gadna, un battaglione giovanile paramilitare, e in seguito all’Haganah, un gruppo paramilitare, precursore delle Forze di Difesa Israeliane.

comandò come maggiore una forza speciale dell’esercito creata apposta per reagire con rappresaglie agli attacchi terroristici sul suolo israeliano. Il 14 ottobre 1953, quando era un ufficiale l’Unità 101, partecipò alla strage di Qibya, facendo saltare quarantacinque abitazioni uccidendo sessantanove arabi costretti al loro interno. L’ONU, in data 24 novembre 1953, nella Risoluzione 101. espresse la “più forte condanna” delle violenze commesse.

Sharon Massacro Qibya 1953

Nominato generale all’età di 28 anni, partecipò a praticamente tutti gli episodi bellici israelo-palestinesi.

La Commissione d’inchiesta sugli eventi dei campi profughi a Beirut (Commissione Kahan), istituita dal governo israeliano il 28 settembre 1982 per investigare sul Massacro di Sabra e Shatila – durato dal 16 al 18 settembre 1982 – da parte di falangisti libanesi, avvenne sotto l’avallo dell’allora ministro della difesa Ariel Sharon: «Abbiamo stabilito che il ministro della Difesa [Ariel Sharon] ha la responsabilità personale. A nostro parere, è giusto che il ministro della Difesa tragga le conseguenze personali derivanti dai difetti emersi, per quanto riguarda il modo in cui ha scaricato i doveri del suo ufficio, e, se necessario, che il Primo Ministro eserciti la sua autorià a rimuoverlo da ufficio».[link]

Il reporter David Lamb scrisse sul quotidiano Los Angeles Times del 23 settembre 1982 che «alle 16 di venerdì il massacro durava ormai da 19 ore. Gli Israeliani, che stazionavano a meno di 100 metri di distanza, non avevano risposto al crepitìo costante degli spari né alla vista dei camion carichi di corpi che venivano portati via dai campi».
Il processo per i Crimini di Guerrax presso il Tribunale dell’Aja per i fatti di Sabra e Chatila è stato archiviato, perchè il principale testimone d’accusa contro Ariel Sharon, Elie Hobeika, venne ucciso da un’autobomba pochi giorni prima del processo.

Costretto alle dimissioni, ottiene un nuovo ministero poco dopo ed il 28 settembre 2000, accompagnato da una scorta armata di circa un migliaio di uomini occupa la Spianata delle moschee a Gerusalemme, tradizionalmente controllata dai palestinesi, scatenando la Seconda Intifada, che contò circa mille morti tra gli israeliani e oltre 5.000 tra i  palestinesi.
Lo stato di guerra generatosi fornì a Sharon il consenso necessario per vincere le elezioni su una piattaforma di critica degli accordi di Oslo.

Il 3 dicembre 2001 Ariel Sharon a capo del governo israeliano dispose il confino del suo eterno nemico, il leader palestinese Yasser Arafat nella Muqāṭa di Ramallah, e quasi un anno dopo i corazzati e i blindati israeliani penetrarono nel recinto per demolire la struttura, scatenando aspri combattimenti e il successivo assedio.

Solo il 29 ottobre 2004, Arafāt ha potuto lasciare il suo luogo di confino per recarsi a Parigi, nell’ospedale militare di Percy, per vivere i suoi ultimi giorni. Secondo il report dell’Università di Losanna si è riscontrato un «innaturale alto livello di polonio radioattivo nelle costole e nel bacino» di Arafat e che c’è «un 83% di probabilità che sia stato avvelenato».

Poco più di un anno dopo, il 4 gennaio 2006, Ariel Sharon venne colpito da una grave emorragia cerebrale, che lo ridusse in coma e, poi, in uno stato di coscienza minima.  Nel settembre 2013 viene sottoposto a un delicato intervento chirurgico e l’11 gennaio 2014 la radio israeliana ne annuncia il decesso.

Chissà se si è mai trovato a riflettere se avesse il diritto di condizionare così pesantemente il futuro non solo dei palestinesi e degli israeliani, ma – praticamente – del mondo intero …

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per i Crimini di Guerra

Medio Oriente: arriva la Pace?

24 Set

Abu Mazen, in nome del popolo palestinese, ha chiesto all’ONU il riconoscimento di uno Stato di Palestina, che possa avviare i colloqui diretti di pace con Israele.
I palestinesi esultano nelle piazze, a casa loro, in Israele e nel mondo, arriva la Pace.

La Pace? Per ora proprio no.

20.000 poliziotti israeliani ed altrettanti militari sono dislocati in Cisgiordania in stato di massima allerta e questo durerà almeno fino alla fine del Capodanno ebraico.
Ci si prepara al bagno di folla (e di sangue) previsto per il ritorno di Abu Mazen in patria, nella settimana prossima.
L’entusiasmo è un potente movente e non è improbabile che ci saranno morti tra incidenti, infortuni, scontri ed azioni isolate.
Le forze di sicurezza israeliane e palestinesi sono state attivate in forze proprio per contenere queste situazioni e prevenire un’escalation.

Non è un caso che a Gaza, invece, sia tutto fin troppo tranquillo, perchè Hamas non approva l’iniziativa di Abu Manzen, che sarebbe andato alle Nazioni Unite “per mendicare uno Stato” e che sarà “costretto rinunce rispetto agli interessi nazionali dei palestinesi”.
Oppure che nei territori occupati, come nelle colonie ebraiche di Kusra ed Hebron, sono ore di massima tensione e già si contano 4 morti, due adulti e due bambini, due ebrei e due palestinesi.

Nessun vincitore …

(leggi anche Palestina-Israele: il ciclo dell’odio)

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Palestina-Israele: il ciclo dell’odio

24 Set

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, un’enorme quantità di coloni ebrei si trasferì nello Protettorato di Palestina, partendo dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, dove erano approdati in fuga dalla Germania, dai Paesi dell’Est, dalla Francia e dall’Olanda.

Miliioni di europei, come gli invasori crociati, ebrei, come i traditori biasimati da Maometto: una premessa esplosiva.

Le premesse, tra l’altro, furono diverse: da un lato la “promessa”, più americana che inglese, per la creazione di uno stato sionista, dall’altra la politica interna britannica che non sapeva cosa fare di quei milioni di rifugiati, che avevano accolto per quasi dieci anni durante gli orrori del Nazismo.

Chi di noi può immaginare cosa fosse il melting pot siriano post grecofenicio post bizantino post cristiano post musulmano di quel Medio Oriente degli Anni ’30 che fa da sfondo ai film di Indiana Jones?

Di sicuro, convivevano pacificamente.

Quanto sarebbe ancor più splendida oggi la città dei Pellegrini ancora affidata agli antichi e pacifici “consegnatari” (da parte di Gesù-Jahvè-Allah, naturalmente).

Non è andata così e dopo 60 anni dobbiamo constatare che è il luogo sulla Terra dove si sono verificati più conflitti che altrove.

Molti di più, quasi quotidianamente.

Le politiche militari, da ambo le parti, non hanno prodotto alcun miglioramento territoriale, se non a favore della popolazione ebraica edhanno compresso le rispettive fasce di sicurezza e reso invivibili aree che lo erano.

Nella cieca retorica dei belligeranti, nè le popolazioni nè i leader si sono accorti dell’inutilità “de facto” di tutti i tentativi di “eliminare” l’avversario.

Il mondo non si è fermato nel 1947, come avvenuto in Palestina, quando tutto ebbe inizio con un gruppo di sionisti (cosa diversa da Ebrei o da Israele) arrivati dall’Europa (la “Banda Stern”) che si mise in testa di scacciare gli Inglesi alla maniera dell’IRA in Irlanda, invece di integrarsi nel contesto che li accoglieva benevolmente: arrivarono a far esplodere un albergo di Gerusalemme dove risiedevano i corrispondenti e gli attaché britannici per la Palestina.

E’ quella strada che ha portato, oggi,  i nipoti di persone scacciate dalle case che avevano costruito con le proprie mani, a mandare madri di famiglia a farsi esplodere tra i ragazzini.


E’ esclusivamente per fare un consuntivo dell’annosa questione che vale la pena di ricordare i principali “fatti militari” che hanno coinvolto Israele e Palestina da allora.

  • 1948 Prima guerra arabo-israeliana
  • 1951 Guerra siro-israeliana ed occupazione militare di Gerusalemme
  • 1956 Seconda guerra arabo-israeliana “di Suez”
  • 1967 Terza guerra arabo-israeliana “dei Sei Giorni”
  • 1973 Quarta guerra arabo-israeliana “del Kippur”
  • 1978-1983 Guerra civile libanese
  • 1987 Rivolta di Gaza (Prima Intifada)
  • 2001 Intifada di  al-Aqsa
  • 2002 Assalto ed assedio della sede dell’Autorità Palestinese a  Ramallah
  • 2004 Elicotteri israeliani sparano 4 missili contro manifestanti a Rafia alla frontiera con l’Egitto
  • 2006 Attacco contro gli Hezbollah (scarsi risultati) e vasta devastazione del Libano
  • 2008-09 Bombardamento e rastrellamento di Gaza (per ora almeno 500 di morti  e diverse migliaia di feriti tra la popolazione civile)

Diversi dati sono evidenti:

– la degenerazione del conflitto con il coinvolgimento sempre più feroce o brutale della popolazione civile, come a Gaze due anni fa circa, dato che nè lo Stato israeliano nè l’Authority palestinese hanno il controllo della situazione nè sono in grado di conseguirlo

– la progressiva indisponibilità, per la parte araba della popolazione certamente più esposta, a recepire gli eventi fuori da  un quadro millenaristico e jiadista, con il conseguente imbarbarimento dei metodi di lotta e di indottrinamento

– l’incapacità, da parte di Israele, a perseguire soluzioni diverse dall’intervento militare con armamenti pesanti e, soprattutto, utili a favorire, a permettere la nascita di un Governo e di uno Stato Palestinese.

Nelle future, si spera, negoziazioni sarà fondamentale capire cosa sarà dei territori che Israele ha occupato illegalmente, dato che erano riservati alle Nazioni Unite (Gerusalemme, campi profughi, zone smilitarizzate).

La nuova fase che porta Abu mazen all’ONU, si è avviata, ricordiamolo, anche grazie all’incombente Tribunale per i criminidi guerra dell’Aja, in relazione ai fatti di Gaza, ed alla ripresa della linea clintoniana alla Casa Bianca, che aveva già dato successiin passato.

Vedremo come andrà e vedremo se una ridotta armata europea, su mandato ONU, potrà intervenire in Palestina a separare i contendenti, visto che gli Israeliani proprio non potrebbero attaccarli e che i Palestinesi già guardano a noi e ci accoglierebbero come hanno fatto i loro cugini Libanesi.

La Filistina, insieme alla vichinga Helgoland e alla celtica Stonenghe, è la terra d’origine anche degli Europei, greci o fenici che fossero, non solo degli Ebrei.

Siamo coinvolti molto più di quanto vorrebbero i Governi di mezza Europa ed i pacifisti israelo-palestinesi guardano a noi.

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