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Enav, la nuova Tangentopoli

23 Nov

Ai tempi della Prima Repubblica, lo schema della corruttela era semplice: i partiti “offrivano servigi”, le aziende foraggiavano i partiti in cambio di commesse, una parte dei funzionari pubblici chiudeva un occhio in cambio di carriera o di moneta.

Lo schema di corruttela che emerge in questi giorni dallo scandalo Enav conferma che tutto è cambiato e che il “traffico” è tutto interno alla Funzione Pubblica ed al paraStato.

Partiamo dall’inchiesta Why Not calabrese, dove la formazione professionale veniva convenzionata con sigle di comodo, strettamente legate alla politica, che a loro volta provvedevano a girare una parte delle somme ai “benefattori”, oltre che a procacciare consenso, con buona pace dell’upgrade del territorio, dell’emancipazione femminile, dell’occupazione giovanile e dell’assistenza ad anziani e disabili.

Uno schema che ritroviamo scientificamente applicato nella devastazione dell’isola della Maddalena, che appare come un’opera realizzata al solo scopo di spendere denaro pubblico in favore di noti e meno noti personaggi “interni al sistema”, oltre che alla solita macchina del consenso.

E, siccome al peggio non c’è mai peggio, ce lo ritroviamo anche nel “caso Sesto”, che coinvolge il PD, dove, seppur perseguendo la giunta le finalità pubbliche prefissate, la sensazione è che tutto fosse funzionale ad alimentare un cartello transregionale di imprese del paraStato.

Arriviamo all’Enav (o meglio allo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze) e ci ritroviamo sulla stessa barca: attività gestionali e finanziarie fine a se stesse, finalizzate ad alimentare imprese del paraStato e partiti. Un’attività ricorrente, se parlassimo di fabbriche di armi come Finmeccanica.

Imprese del paraStato che non sono solo, però, Finmeccanica, Enav, Alitalia, AMA, ATM eccetera, ma anche le onlus dei “malati”, che non vediamo mai al capezzale di qualcuno, o come le cooperative del sociale, che vivono di politica e sono una fabbrica di precari, o come gli enti certificati, che in 10 anni hanno prodotto migliaia di giovani tecnici “superiori”, solitamente a spasso o sottoccupati.

Un enorme buco nel welfare e nelle infrastrutture del nostro paese. Cosa aspetta Monti (e l’Europa che finanzia questi settori) a cambiare tutto?

Ad ogni modo, l’affaire Enav, o meglio Finmeccanica, contiene un grande elemento di novità: è il primo scandalo della “grande” finanza pubblica italiana, dai tempi della Banca Romana, che emerge nella Capitale, a stretto contatto con i “palazzi” e con le centrali di partito. L’affaire Lockeed, che defenestrò Giovanni Leone e diversi ministri, chiudendo l’era del Pentapartito, è di gran lunga inferiore a quello che è chiuso nei forzieri di Finmeccanica (e non solo), che, naturalmente, nessuno ha interesse ad aprire, ma che inevitabilmente andranno a riaprirsi, visto il prevedibile passaggio di proprietà o,comunque, i profondi cambiamenti gestionali che dovranno arrivare.

Cosa aspettano i media televisivi a togliere la sordina sui troppi scandali eclatanti di cui si parla molto poco? Non è dell’attuale “concept di stabilità” che avranno bisogno i cittadini che, tra non molto, dovranno essere convinti a recarsi alle urne per eleggere un nuovo parlamento con nuove regole, oltre che votare per comuni ed europee.

Se l’astensionismo dovesse avere un peso rilevante, tra un anno, sarà evidente che silenziare gli scandali ripaga con una pessima moneta: diffidenza ed esclusione, instabilità.

Dieci anni di devastazione del paese possono anche chiudersi con un’amnistia ed una restituzione, in nome della pacificazione generale, ma l’entità del maltolto, la gravità dei danni e, soprattutto, la permanenza nel sistema di gran parte degli “orchetti della Seconda Repubblica” impongono che si conoscano fatti e nomi.

Ne va la stessa attendibilità del sistema di informazione della pubblica opinione e qui sì che parliamo di “stabilità” e “consenso”.

originale postato su demata

Penati, l’arresto e la differenza genetica della Sinistra

29 Ago

I Pubblici Ministeri di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia,  indagano sul sistema di presunte tangenti e hanno chiesto l’arresto dell’ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, e del suo braccio destro, Giordano Vimercati.

Secondo i magistrati dell’accusa, la presenza del Consorzio Cooperative Costruttori (C.C.C.) di Bologna era indispensabile per “compiacere la controparte politica nazionale”.
Secondo i pm, riguardo l’area dismessa dalal Falck, l’imprenditore Giuseppe Pasini accettò le coop nel consorzio, perché erano lo “snodo fondamentale per il buon esito dell’affare” e per il “loro rapporto organico con i vertici nazionali del Pds”.
A riprova dell’illecito, quando la CCC non pagherà la quota per rilevare i terreni, “stupisce come a fronte delle inadempienze del socio emiliano, Pasini riconosca loro il diritto a entrare in ogni caso nell’affare senza chiedere corrispettivi né pretendere indennizzi, ma anzi pagando mediazioni inesistenti”, “destinate a regolare i conti, a spese di Pasini e non di tasca loro, con la politica a livello centrale”.

Nel motivare le esigenze cautelari, i Pubblici Ministeri di Monza evidenziano la “straordinaria attualità” di quanto scoperto, visto che “a dieci anni di distanza Vimercati (ndr. Provincia e attuale PD) e Degli Esposti (ndr. CCC) sono ancora coinvolti nell’operazione non più come compagni di avventura di Pasini, ma dei nuovi azionisti”, dopo “oltre un quindicennio di gestione a profitto privato dell’attività edilizia di Sesto”, non irrilevante “sia per il numero di persone coinvolte in sede locale, con proiezione in sede nazionale, sia per la molteplicità degli addebiti”.

Dunque, secondo i magistrati di Monza, sarebbero almeno 15 anni che esisterebbe un “rapporto organico” tra le Coop ed i vertici nazionali del Pds, oggi Partito Democratico.

Ricordiamo anche che, sempre a Milano da parte del giudice Clementina Forleo, le Coop vennero coinvolte, con UNIPOL, nella vicenda della scalata BNL e delle intercettazioni con D’Alema e Fassino al telefono  e che in Calabria, ma la sede era a Milano con loggia a San Marino, operava al Why Not di cui si occupò il magistrato Antonio De Magistris.

Di una decaduta diversità genetica della Sinistra (ammesso che sia mai stata diversa) avevamo sentore da tempo, prima con il PSI di Craxi, poi con i silenzi di Primo Greganti e, poi ancora, con le inchieste dei giudici Forleo e De Magistris.

Del resto, se, durante la Guerra Fredda, il “Partito” tendeva a sostituirsi allo Stato, grazie ad un enorme patrimonio immobiliare ed un apparato strutturato capillarmente su scala nazionale, è evidente che, oggi nell’Era Globale, lo stesso “Partito”, se intende mantenere lo stesso patrimoni, la stessa infrastruttura e le stesse propaggini, tenderà sempre più a somigliare ad un’impresa di servizi che fa della politica la sua fonte di sostentamento.

… e questa non è affatto una soluzione nè democratica nè legittima.