Certamente, Giorgia Meloni è la match winner di queste elezioni, con uno spread di consensi oltre il 3.000% (cioè 6 milioni di voti) ed un’avanzata di parlamentari oltre il 1.000% (da decine a centinaia).
In seconda posizione si colloca Giuseppe Conte che alla sua prima candidatura politica fa bottino di quel che resta dei Cinque Stelle, cavalcando promesse che non manterrà certamente, stando fuori dal governo.
Infine, c’è Carlo Calenda che è riuscito nella “missione impossibile” di sostenere e ampliare il bastione parlamentare social-liberale e riformista, dopo l’affossamento di Monti e Renzi da parte del ‘campo largo’ PD / M5S / CGIL.

Ma quali sono le prospettive?
La “decisionista” Giorgia Meloni lascerà intatto il Reddito di Cittadinanza che sembrerebbe essere stato il fattore vincente per Giuseppe Conte nelle regioni meridionali afflitte dalla povertà e, allo stesso tempo, intenderà applicare il potere prefettizio nella gestione del PNRR, in modo da ripristinare i servizi pubblici meridionali e dare sollievo a quel 50-65% di imprenditori e lavoratori, che non si sono riconosciuti nella politica da decenni allo stallo lì al Sud?
Il “temporeggiatore” Giuseppe Conte innescherà un gioco al rialzo e ne cavalcherà le tensioni, per tentare un logoramento e comunque ridurre l’inevitabile declino di un elettorato senza altra leadership che il leader, quando – alle prossime amministrative – ci sarà da presentare amministratori locali esperti e competenti, dato che (a differenza da chi fa le leggi) pagheranno di persona per i propri errori?
L’ “innovatore” Carlo Calenda riuscirà a non farsi fagocitare dalle dinamiche del Centrosinistra e dalla forza gravitazionale del PD, assumendo e sviluppando una posizione autonoma e pienamente liberale (dem, rep o social che sia) sulla gestione fiscale, sulle autonomie e sulla concorrenza come per la scuola, la sanità, l’assistenza e la previdenza?
Soprattutto, a pesare sui destini dei tre winner (la prima ‘decisionista’, il secondo ‘temporeggiatore’ ed il terzo ‘innovatore’) c’è una importante incognita: il Presidente Mattarella intenderà portare avanti il proprio mandato fino all’età di 89 anni oppure le sue potenziali dimissioni peseranno come una spada di Damocle sulla prossima legislatura?
Demata
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.