Gene Sharp (21 gennaio 1928) è un filosofo statunitense, noto per le sue opere che inneggiano alla disobbedienza civile e soprannominato “il Clausewitz della guerra non violenta”.
Sharp ha fondato, nel 1983, l’Albert Einstein Institute per «lo studio e l’utilizzo della non violenza nei conflitti di tutto il mondo».
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Guerra, seppur non violenta. Partecipazione ai conflitti tramite l’utilizzo della non violenza …
Alcuni ricercatori dell’Einstein Institute erano presenti durante gli eventi di piazza Tienanmen e i suoi testi sono considerati fonte di ispirazione per i movimenti studenteschi e popolari che hanno condotto in particolare le Rivoluzioni colorate, in Serbia (5 ottobre 2000), Georgia (Rivoluzione delle Rose, 2003), Ucraina (Rivoluzione Arancione, 2004 – 2005) e Kirghizistan (Rivoluzione dei Tulipani, 2005).
Come siano andate queste ‘rivoluzioni’ è sotto gli occhi di tutti, con la Serbia e la Georgia nazionaliste e destinate all’oblio nonostante le ricchezze, il Kirghizistan diventato avamposto aereo statunitense, l’Ucraina in fiamme ed incapace di compromessi.
Sempre in mano ad oligarchie, se non potentati etnici, mai democrazie vere e sovrane.
Tra i testi di Gene Sharp tradotti in italiano c’è ‘Verso un’Europa inconquistabile’, che sviluppa la possibilità di una resistenza popolare fondata sull’azione non violenta e sulla disobbedienza civile, rinunciando all’attività negoziale.
“When the issues at stake are fundamental, affecting religiousprinciples, issues of human freedom, or the whole future development of the society, negotiations do not provide a way of reaching a mutually satisfactory solution.”
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Gene Sharp, dunque, si occupa non della pacificazione – del ‘raffreddamento’ – dei conflitti, bensì prospetta l’utopia della loro gestione tramite metodi non violenti. Rispondendo a queste critiche, il filosofo statunitense ha affermato come la sua opera sia funzionale alla creazione ed analisi di un insieme di tattiche, che sia un semplice strumento.
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«L’azione non violenta è una tecnica per condurre conflitti, al pari della guerra, del governo parlamentare, della guerriglia. Questa tecnica usa metodi psicologici, sociali, economici e politici. Essa è stata usata per obiettivi vari, sia “buoni” che “cattivi”, sia per provocare il cambiamento dei governi sia per supportare i governi in carica contro attacchi esterni.
Il suo utilizzo è unicamente responsabilità e prerogativa delle persone che decidono di utilizzarlo».
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Nulla di nuovo, dunque, rispetto a Lippmann e Lewin, se non che, rinunciando alla ‘negoziazione’, Sharp rinneghi nella sostanza i principi basilari della democrazia e della sicurezza nazionale, fissati quando Menemio Agrippa negoziò la pace sociale tra i Patrizi e i Plebei, che ‘disobbedivano civilmente’ astenendosi dal lavoro ed assembrandosi a Monte Sacro, in terra sabina oltre l’Aniene.
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Inoltre, Gene Sharp non offre soluzioni contro la Cleptocrazia, ovvero quelle apparenti democrazie in cui la concussione (ndr. proprio quella che l’UE vuole eliminare dall’elencco dei reati) è l’elemento procedurale basilare per imporre uno status antidemocratico tramite la non violenza della corruzione.
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Infine, l’attivismo movimentista per ‘comitati’ comporta di per se l’affermarsi di una dittatura e non di una democrazia, raramente benefica (forse il solo Cincinnato) e frequentemente nefasta. E’ la Storia a dimostrarlo, ma – con i mezzi atttuali – potrebbero farlo anche la Matematica e la Statistica.
Non a caso, Sharp non spiega nè come possa evolversi in una forma di governo l’azione non violenta di disobbedienza civile … nè chiarisce se la ‘rinnovata democrazia’ abbia il dovere di garantire la legalità delle proteste. Il caso ucraino è sotto gli occhi di tutti.
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Cosa dire di Gene Sharp e dei ‘conflitti non violenti’?
Basta un po’ di buon senso e qualche proverbio di quei romani che di ‘democrazia’ furono maestri.
Chi divide, impera, ma chi semina vento, raccoglie tempesta.
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Tag:Albert Einstein Institute, beppe grillo, Boldrini, conflitto, democrazia, disobbedienza civile, dittatura, Gene Sharp, Georgia, guerra, Kirghizistan, non violento, Rivoluzione Arancione, Rivoluzione delle Rose, Rivoluzioni colorate, serbia, Ucraina
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