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Costa Concordia: il mistero della rotta

22 Gen

Sembra chiarirsi il “mistero” della rotta seguita dalla Costa Concordia.

Infatti, dalle primissime notizie arrivate dopo il naufragio, questo blog aveva ricostruito su una mappa quello che si conosceva in quel momento.

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La curiosità aguzza l’ingegno e da due giorni un forum russo ha pubblicato un’altra ricostruzione, molto interessante.

La Costa Concordia attraversava abitualmente nelle acque del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, compiendo, come comprovato, manovre che comportano il rischio di naufragio e di contaminazione ambientale, come abbiamo dovuto constatare.

Da questa mappa, confrontandola col tracciato verde “satellitare” dell’altra, si evince che la Costa Concordia avrebbe avviato la manovra di accostamento all’Isola del Giglio alcune miglia più avanti (o diversi minuti dopo) il punto ottimale. Di conseguenza, la rotta verso il Giglio era più perpendicolare  e la virata andava anticipata per non toccare gli scogli.

Una decisione – la Concordia era in rotta manuale – presa, inquivocabilmente, dal Comandante Schettino e non dalla Costa Crociere …

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Il lato oscuro del garantismo

19 Gen

Per “garantismo” si intende comunemente l’insieme delle garanzie previste a tutela delle libertà individuali e di gruppo contro il possibile arbitrio dell’autorità. Sono garantiste, ad esempio, le norme italiane inerenti la libertà di opinione e di culto, come lo è il Secondo Emendamento della costituzione statunitense.
Il concetto di “garantismo” si traspone nel processo penale per quello che riguarda l’arresto, l’istruttoria, la custodia cautelare in carcere, i diritti della difesa.

In Italia, però ha attecchito un “garantismo” piuttosto difficile da classificare, che alcuni esempi possono ben evidenziare.

Ad esempio, non è giusto che una persona trascorra troppo tempo in carcere prima della sentenza definitiva, su questo tutti sono d’accordo.  In tal caso, “garantismo” significherebbe prevedere una procedura abbrevi i tempi e solo in casi eccezionali dovrebbe permettere che l’imputato, in attesa di giudizio, si ritrovi a trascorrere anni agli arresti domiciliari, cioè a casa.

Ed, infatti, la cosa ci apparrebbe affatto o poco garantista (anche le vittime ed i parenti hanno i loro diritti), se, per tutelare un colpevole “dall’arbitrio dell’autorità” ed assicurargli diritti di difesa pressochè illimitati, andasse a finire che trascorra buona parte se non tutta la pena tra arresti domiciliari, prima della sentenza, e libertà condizionata per un terzo della condanna.

Come anche, siamo tutti d’accordo che la libertà condizionata è un aspetto essenziale della “riabilitazione” del detenuto. Una riabilitazione che, però, deve aver già dato i suoi segni durante la detenzione, una “buona condotta” che non può essere solo “il non aver dato problemi”, ma che già avrebbe dovuto mostrare ravvedimento e impegno nello studio e nel lavoro.

Una “detenzione garantista” dovrebbe, dunque, liberare sulla parola solo coloro che hanno gia iniziato a “cambiare vita”, magari conseguendo un diploma od imparando un mestiere.

Questo, sostanzialmente, il garantismo “non garantismo” che conosciamo tutti.

Dall’investore folle e fuggiasco, che “non essendoci pericolo di fuga” dopo tre giorni torna a casa, allo stupratore di Capodanno, che “non è pericoloso” perchè ha stragiurato che non lo farà più, al comandante Schettino “agli arresti domiciliari” per abbandono di nave (… che più fuga di così non si può), mentre tutto il mondo l’ha già giudicato in base alle sue frasi, per finire ad Er Pelliccia, certamente ravvedutosi, ma autore di una “giornata di ordinaria follia”.

Tutte persone che verrano sicuramente condanante e che sconteranno buona parte, se non tutta, la pena con l’unico fastidio di qualche firma in caserma e delle “visite” improvvise dell’agente incaricato.

Come abbiano fatto i parlamenti succedutisi nell’arco di 30 anni – tutto inizia con la Legge Gozzini – a votare ed assemblare una cosa del genere è un mistero.

E’ incredibile che il nostro diritto non preveda il processo per direttissima per l’abbandono di nave, per un reo confesso di stupro, per l’autore di devastazioni in mondovisione, per il pirata della strada.

E, visto che “a tutto ci pensa Mario Monti”, i nostri parlamentari potrebbero anche provvedere a questa lacuna, legiferando, visto che lo “stipendio”, noi italiani in “un mare di guai”, stiamo continuando a saldarlo a fine mese.

Avrebbero anche qualcosa, una legge, di cui discutere a Ballarò … che lo share traballa.

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Abbandono di nave, cosa comporta

18 Gen

Il “Codice della navigazione” (legge 24 novembre 1981, n. 689) prevede, all’art. 1097, il reato di “Abbandono di nave o di aeromobile in pericolo da parte del comandante”.

La norma penale recita: “Il comandante, che, in caso di abbandono della nave, del galleggiante in pericolo, non scende per ultimo da bordo, è punito con la reclusione fino a due anni. Se dal fatto deriva l’incendio, il naufragio o la sommersione della nave o del galleggiante, la pena è da due ad otto anni. Se la nave è adibita a trasporto di persone, la pena è da tre a dodici anni.

Dunque, la legge prevede, nel caso di una nave da crociera naufragata, parliamo di una pena dai tre ai dodici anni, ovvero otto con la libertà condizionata per un terzo della pena.
Al massimo otto anni di carcerazione, almeno quelli? No.

Quando e come arriverà la sentenza definitiva – 3 anni, 5 anni, 10 anni – dovranno essere decurtati dalla pena tutti gli anni trascorsi agli “arresti domiciliari” nella sua lussuosa villa di Sorrento …
Potrebbe, insomma, tranquillamente accadere che il comandante Schettino non trascorra un giorno in carcere per quell’abbandono di nave che abbiamo ascoltato tutti. Proprio quello.

Eppure, Schettino sarebbe stato arrestato giorni fa ai sensi dell’art. 382 comma 1 del Codice di Procedura Penale, ovvero perchè “tentava la fuga” secondo quanto hanno riportato i giornali.

Perchè, almeno per l’abbandono di nave”, non è stato processato per direttissima, come previsto di solito per gli arresti in stato di flagranza e/o fuga, visto che le prove sono tutte nei dialoghi del comandante Schettino con il capitano Di Falco?

Perchè, in Italia, esistono delle leggi che permettono questo?

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Costa Concordia: una rotta sbagliata

15 Gen

. 22 gennaio – AGGIORNAMENTO: cliccare qui Una nuova mappa risolve il “mistero” della rotta

Costa Concordia, 114.500 tonnellate di stazza ed un pescaggio di 8,5 metri, 1.500 cabine per 3.780 passeggeri, si stava dirigendo alla velocità di crociera di 15,7 nodi (circa 30 kmh) da Civitavecchia a Savona, quando prima ha squarciato la chiglia contro uno scoglio e, poi, si è rovesciata su un fianco, mentre l’equipaggio tentava di avvicinarla al più possibile alla costa dell”Isola del Giglio.

Va innanzitutto sottolineato che l’equipaggio ha fatto la propria parte, consentendo il salvataggio di quasi tutti i passeggeri, per evitare che rimanessero intrappolati, come accaduti ad alcuni, dentro una sorta di grattacielo rovesciato.
Vista la velocità con cui l’incidente è divenuto critico e considerato che la nave si è rovesciata prima ancora che iniziasse l’evacuazione vera e propria, poteva andare molto peggio se il personale di mare fosse stato impreparato e, peggio, avesse pensato solo a se stesso.
Non è un caso che, al per ora non chiarito comportamento del comandante, Francesco Schettino, fa comunque riscontro l’eroismo del capo commissario di bordo Marrico Giampetroni, rimasto intrappolato per 30 ore nel ponte 3 della nave dopo aver aiutato molte persone a mettersi in salvo prima di lui.

Perchè è accaduto questo disastro, ritenuto impossibile per un gigante del mare come era la Costa Concordia, se, ovviamente, gestita entro i limiti di sicurezza e di buon senso?

Semplice. La nave non era sulla rotta che avrebbe dovuto percorrere e che passa al largo dell’Isola del Giglio, non nello stretto braccio di mare che la separa dalla costa continentale.

Il portolano ufficiale – la carta nautica – indica due rotte per andare da Civitavecchia a Savona o viceversa. La prima, che sale verso nord al largo della Sardegna e della Corsica, ed una seconda, che si lascia l’Arcipelago Toscano alla propria destra mentre naviga verso la Liguria.

Eppure, da tempo, le grandi navi da crociera superavano l’Isola del Giglio seguendo la rotta che usualmente fanno i traghetti, cosa non vietata e che è sicuramente più suggestiva e, forse, leggermente più economica.

Purtroppo, comporta il fatto di dover passare su una secca con una “luce” di un chilometro tra gli scogli affioranti.
Un margine ampio anche per l’enorme Costa Crociere, se qualcosa non va storto …


Come visibile nella ricostruzione sulla mappa nautica, la Costa Concordia era circa 3 km più a nord della rotta usuale, quella dei “traghetti”, come emerge dai ringraziamenti ufficiali del sindaco di Isola del Giglio.

E come ben visibile, la Costa Concordia è passata letteralmente sulla Secca di Mezzo Canale.

Perchè la Costa Concordia fosse lì non è ancora dato saperlo, ma è un fatto che le grandi navi da crociera transitino sotto costa, nel Mediterraneo come nei fiordi scandinavi, per offrire ai crocieristi lo spettacolo di isole turistiche e cittadine di mare.

Aggiornamento del 24 gennaio:
Alcuni giorni fa, un forum russo ha pubblicato un’altra ricostruzione, molto interessante.

La Costa Concordia attraversava abitualmente nelle acque del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, compiendo, come comprovato, manovre che comportano il rischio di naufragio e di contaminazione ambientale, come abbiamo dovuto constatare.

Da questa mappa, confrontandola col tracciato verde “satellitare” dell’altra, si evince anche che la Costa Concordia avrebbe avviato la manovra di accostamento all’Isola del Giglio alcune miglia più avanti (o diversi minuti dopo) il punto ottimale. Di conseguenza, la rotta verso il Giglio era più perpendicolare  e la virata andava anticipata per non toccare gli scogli.

Una decisione – la Concordia era in rotta manuale – presa, inquivocabilmente, dal Comandante Schettino e non dalla Costa Crociere …

Leggi anche: Abbandono di nave, cosa comporta, Schettino farà almeno un giorno di carcere per un disastro così?

P.S. Nella mappa, che è quella dell’Istituto Idrogeografico della Marina, trovate una quota di livello cerchiata in rosso con il numero 9 al centro. Secondi diversi commenti, tutti di esperti subacquei o gente di mare, la quota esatta sarebbe “novanta” e, pertanto, lì non ci sono scogli affioranti. Per tale motivo, dall’originale sono state tolte le 4-5 parole che spiegavano cosa fosse quel cerchio.

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