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Ebola Story 3: Africa tra quarantena totale e intervento militare USA

16 Ott

Ebola è un batterio (RNA) appartenente alla famiglia Filoviridae, è estremamente aggressivo per l’uomo ed è classificato in categoria A come potenziale agente di bioterrorismo dal  Working Group on Civilian Biodefense irlandese.

Causa una gamma di sintomi quali febbre, vomito, diarrea, dolore o malessere generalizzato e a volte emorragia interna e esterna  fino alla morte ( 50% all’89% secondo il ceppo virale), solitamente dovuta a shock ipovolemico o sindrome da disfunzione d’organo multipla.

In termini di biodifesa, una febbre emorragica virale presenta seri rischi (Irish W. G.C.B.) a causa di:
1. alta morbilità e mortalità;
2. potenziale  trasmissione da persona a persona;
3. bassa dose infettante e alta infettività mediante la diffusione di aerosol, con una capacità commisurata a causare grandi focolai;
4. vaccino efficace non disponibile o disponibile solo in quantità limitata;
5. in grado di causare ansia tra il pubblico e gli operatori sanitari;
6. stabilità ambientale.

E’ di ieri la notizia che secondo l’Association of American Physicians and Surgeons “la diffusione Ebola non può essere fermata fino a che i trasporti da aree endemiche non sarà vietato”.
La portavoce della maggiore associazione dei medici statunitensi, Lee Hieb, ha anche precisato che:

  1. negli USA esistono solo quattro ospedali di bio-contenimento
  2. i sistemi standard (abito di carta, guanti in lattice, maschere e visiera) sono davvero inadeguati per Ebola
  3. non stiamo facendo le cose più elementari di cui abbiamo bisogno di fare per contenere un contagio.

Riguardo l’idea di Barak Obama di inviare truppe statunitensi nelle zone dove si espande il contagio, Lee Hieb ha anche commentato “Abbiamo una sorta di tradizione nell’impegnare truppe senza un buon progetto strategico. Qual è il nostro piano? Non ho mai sentito il piano. E se facciamo il punto  16 sanitari di Medici Senza Frontiere, come altri provenienti dagli Stati Uniti, sono loro stessi infetti pur essendo personale altamente qualificato e addestrato. Ora ci accingiamo ad inviare Lance Corporal Smith laggiù e non credo che potremo venirne fuori senza che alcuni di questi ragazzi resteranno infettati”.

Il dottor Lee Hieb ha anche tranquillizato la popolazione ricordando che ebola non è il vaiolo, che si trasmette con estrema facilità per via aerea, come l’ultimo caso registrato in Europa, quando un unico paziente aveva contagiato e ucciso sei allievi infermieri perchè il suo respiro era andato dalla sua finestra ad un’altra finestra in ospedale.

Al momento, dunque, la prima opzione è quella di mettere in quarantena intere regioni dell’Africa, impedendo il rientro a casa di chi si recasse lì per molti giorni. Una scelta che confluirebbe inevitabilmente nel mettere progressivamente tutta l’Africa in quarantena (ovvero abbandonarla a se stessa), mentre Ebola avanza nel continente, e nel trasformare – prima o poi –  tutti coloro che arrivano da lì (neri, maghrebini e egiziani) in potenziali untori.

Il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim: “Ebola ha un impatto potenzialmente catastrofico, in gioco c’è il futuro dell’Africa. Il virus  ha già avuto un profondo impatto su milioni di persone in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Molte attività hanno chiuso, le compagnie aeree cancellano voli e gli scambi commerciali si sono ridotti. Le stime di crescita sono state tagliate significativemente’‘.

La quarantena verso l’Africa è un’ipotesi orribile dal punto di vista umanitario, terribile per il ritorno alla politica dei grandi blocchi, catostrofica per l’economia a medio termine, ma … secondo i sostenitori, almeno eviterebbe l’estendersi del contagio nel nord del mondo e la chiusura delle frontiere di tutti verso tutti, cioè la Guerra.

La seconda opzione è di mantenere le attuali misure, sperando che il contagio si allarghi lentamente e che al più presto arrivi quel vaccino che almeno da vent’anni cercano in tanti … ma Ebola si diffonderebbe comunque nelle aree maggiormente abitate, quanto meno in tutto il Terzo Mondo, innescando  un meccanismo di infezione omologa da uomo a uomo con un crescente numero di contagiati tra la popolazione fino a collasso del sistema sociale, finchè l’epidemia non si estingue da sola a causa del crollo demografico  …

L’utilizzo di militari statunitensi comporta sia il rischio che estendano il contagio a casa loro sia che  possano ritrovarsi tagliati fuori dal rientro per mesi o anni e – peggio – additati come untori dalla popolazione locale.

E il rischio maggiore al momento -in termini di ‘salto di qualità’ della crisi – è rappresentato dalla possibilità che Ebola approdi in India e Brasile, dove miseria e megalopoli fornirebbero il ‘materiale  umano’ di cui il batterio è affamato.

Infatti, l’India solo ieri ha accettato di rimpatriare ben 112 dipendenti della Afcons (terzo gruppo indiano nelle costruzioni) in fuga da diversi stati africani, di cui uno potenzialmente infetto, mostrando al mondo le poco rassicuranti immagini delle dotazioni di protezione del personale sanitario indiano. In Brasile  il responsabile per la vigilanza sulle epidemie del ministero della Salute, Jarbas Barbosa, ha confermato il primo probabile caso di ebola nello stato meridionale del Paranà.

segue

Ebola Story 1: quali i rischi di trasmissione e contagio?

 Ebola Story 2: il contagio arriva negli USA. Perchè fa così paura?

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Ebola Story 2: il contagio arriva negli USA. Perchè fa così paura?

15 Ott

Ebola, arriva il secondo caso ‘nativo’ negli USA e Obama convoca un vertice d’urgenza alla Casa Bianca. Agitazione anche tra i leader europei –  Renzi, Merkel, Hollande, Cameron – che si tengono in costante contatto, mentre centinaia di persone sono già in quarantena.

Perchè fa così paura?

Finora, si riteneva che le epidemie fossero scoppiate nelle aree più povere ed isolate  a causa della carenza di strumenti appropriati e di protocolli igienico-sanitari. E fino ad un mesetto fa era fuori dubbio che Ebola non si trasmettesse al di fuori del contatto con fluidi corporei infetti.
Oggi no.

Solo per il ceppo Reston si era ipotizzato un elevato rischio di trasmissione via aerea, ma i filippini infetti erano risultati tutti asintomatici. Come anche, si riteneva che il contagio potesse avvenire solo nell’arco di una-due settimane dai sintomi, mentre oggi sappiamo che non è così, come sappiamo che anche dopo la guarigione lo sperma e il latte materno restano infetti.

Citizens Collapsing

In pratica Ebola sembra abbinare diverse delle caratteristiche dei più pericolosi agenti patogeni della storia umana:

  1. l’agente virale è un batterio come per la peste, il colera, la lebbra e molte febbri emorragiche o ricorrenti di origine epidemica
  2. la trasmissione del contagio attraverso la pelle  della peste e della lebbra o tramite i fluidi corporei e le feci del colera, del tifo e dell’AIDS
  3. una parte della sintomatologia coincide con quella del colera, in parte con quella della peste  in parte con quella delle altre febbri emorragiche o ricorrenti di origine epidemica.

Ebola è la tipica malattia epidemica che si diffonde aggredendo le aree maggiormente abitate, innescando  un meccanismo di infezione omologa da uomo a uomo con un crescente numero di contagiati tra la popolazione fino a collasso del sistema sociale, finchè l’epidemia non si estingue da sola a causa del crollo demografico.

Meno di due mesi fa, presumendo l’impossibilità di trasmissione aerea l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva previsto  oltre 20.000 casi al termine dell’epidemia, ma secondo Christian Althaus dell’Università di Berna, anche lui costruttore di modelli computazionali per la diffusione dell’epidemia, il conteggio finale potrebbe essere superiore a 100.000 casi.
Dall’agitazione crescente e dai livelli di quarantena che vengono applicati, anche centomila casi potrebbero rivelarsi una sottostima notevole: ad oggi il bilancio delle vittime dell’epidemia è saito in pochi mesi a 4.500 morti, senza contare che gli epidemiologi sul posto sottolineano la concreta possibilità che molti casi non vengano denunciati e registrati dalle autorità sanitarie.

Dunque, i Potenti del mondo stanno iniziando a chiedersi come funzionerà il mondo ‘durante e dopo Ebola’.

(segue Ebola Story 3: Africa tra quarantena totale e intervento militare USA)

(precedente Ebola Story 1: quali i rischi di trasmissione e contagio?

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Ebola Story 1: quali i rischi di trasmissione e contagio?

4 Ago

Era il 1976, nella valle di Ebola della Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), quando venne riconosciuto per la prima volta un virus appartenente alla famiglia Filoviridae estremamente aggressivo per l’uomo, che causava una febbre emorragica con esiti letali dell’88% .
La febbre emorragica dell’Ebola comprende una gamma di sintomi quali febbre, vomito, diarrea, dolore o malessere generalizzato, astenia e solo a volte emorragia interna e esterna. Alcuni ritengono (Olson PE, Hames CS, Benenson AS, Genovese EN – 1996) che la Piaga di Atene, che afflisse la città dal 429 a.C. al 427 a.C e di cui narra Tucidite, fosse una febbre emorragica del genere di Ebola.

Alcune popolazioni di gorilla di pianura, scimpanze e antilopi dell’Africa centrale, portatrici del virus, sono state decimate da Ebola, che è presente, soprattutto, in tre specie di pipistrelli (Hypsignathus monstrosus, Epomops franqueti,  Myonycteris torquata) diffuse in tutta la fascia equatoriale afroasiatica sono state  ritenute ospiti naturali o riserve virali.
La catena ‘alimentare’ vede i pipistrelli abbandonare frutti parzialmente mangiati e contaminati dalla saliva, dei quali i mammiferi terrestri come i gorilla e le antilopi poi si nutriranno.

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Tra gli esseri umani, il virus viene trasmesso mediante il contatto diretto con i fluidi corporei infetti, oppure, in minor proporzione, per via epidermica o per contatto con le membrane mucose. Il periodo di incubazione può variare dai 2 ai 21 giorni, ma generalmente è di 5–10 giorni.

Sebbene la trasmissione virale per via aerea tra scimmie sia stata dimostrata nel corso di un’epidemia accidentale verificatasi in laboratori americani situati in Virginia , vi è una scarsa evidenza di trasmissioni aeree da uomo a uomo.

Nelle prime fasi l’Ebola sembra non essere estremamente contagioso: il contatto in fase precoce con individui colpiti sembra non causare la malattia, ma come la malattia progredisce, i fluidi corporei presenti nella diarrea, nel vomito e nel sangue rappresentano un rischio biologico estremo.
Non esistono cure o vaccini, solo quando gli ammalati vengono gestiti prontamente a livello sintprobabilità di sopravvivenza.

Finora, a causa della carenza di strumenti appropriati e di protocolli igienico-sanitari, le epidemie erano scoppiate nelle aree più povere ed isolate, ma ormai Ebola è arrivato alle città aereoportuali (Conakry, Freetown e Monrovia) e, nonostante ospedali moderni e personale addestrato, continua ad espandersi.

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Dal mese di marzo, sono stati registrati oltre 1.20o casi di Ebola e 672 morti in Guinea, Liberia e Sierra Leone, oltre a diversi altri per viaggiatori infetti rientrati nei propri paesi tra cui una donna di Hong Kong, un britannico e due nigeriani.

“Non ci sono voli diretti da West Africa a Hong Kong, ma una persona infetta è arrivata in città in aereo”, ha dichiarato il ministro della Salute cinese – “Dal momento che Ebola è una malattia molto contagiosa, casi sospetti saranno messi in isolamento, non appena sono identificati.” (South China Morning Post)
Medesime preoccupazioni dal British Foreign Secretary Philip Hammond: in tutti i casi le persone infette avevano fatto un test per Ebola che era risultato negativo.

E’ questo il motivo per il quale l’Organizzazione Mondiale per la Salute ha dichiarato ‘fuori controllo’ l’epidemia. Ma cosa lo rende così pericoloso?

La possibilità che, avvantaggiandosi della promiscuità, del degrado e dell’underworld illegale, Ebola possa ‘conquistare’ una città … come nel romanzo horror The Hot Zone di Richard Preston

 

a-map-of-africa-giving-dataFinora si riteneva piuttosto improbabile che Ebola potesse svilupparsi con caratteristiche pandemiche a livello mondiale, per via della sua difficoltà a diffondersi per via aerea.
Stavolta Ebola si è mostrato più insidioso perché da sintomi meno identificabili: solo una metà dei malati presenta  emorragie cutanee o interne, nel resto dei casi sono prevalenti febbre e manifestazioni intestinali e l’epidemia covava da mesi nei piccoli villaggi per poi allargarsi alle bidonville metropolitane.

Inoltre, la definizione di “malattia molto contagiosa” – data dal ministro della Salute cinese – va a riferisi al fatto che la trasmissione attraverso l’esposizione orale e attraverso la congiuntiva è probabile ed è stata confermata in primati non-umani  (Jaax NK, Davis KJ, Geisbert TJ, Vogel P, Jaax GP, Topper M, Jahrling PB –  Feb 1996) e in laboratorio è stato dimostrato (Johnson E, Jaax N, White J, Jahrling P – Aug 1995) che bastano gocce di 0,8-1,2 micrometri  per ‘contenere’ il potenziale patogeno, cioè il virus.
Recentemente, è stata dimostrata la trasmissibilità senza contatto da suini a primati non umani. (Weingartl HM, Embury-Hyatt C, Nfon C, Leung A, Smith G, Kobinger G – 2012)
Non a caso Ebola e altre febbri emorragiche sono anche state classificate come armi biologiche di categoria A, come l’antrace o il botulino.  (Leffel EK, Reed DS – 2004)

Ma a complicare il quadro ci sono due incidenti avvenuti negli USA tra il 1989 e il 1990.
Il primo avvenne presso la Hazleton Products Research ‘(HRP) di Reston quando vennero messi in quarantena (procedura standard) cento macachi (Macaca fascicularis Cynomolgus) affetti da Ebola ed inviati dalla Ferlite Farms nell’isola di Mindanao, nelle Filippine, tramite Manila, Amsterdam e New York. In quel caso – inspiegabilmente   dato che  periodo di incubazione di EBO nei primati non umani è di 5-7 giorni – vennero contagiate anche le scimmie arrivate 30 giorni dopo i macachi e segregate in una diversa area di quarantena.

Sei delle 178 persone che avevano avuto contatti con le scimmie infette mostrarono evidenza sierologica di infezione con Ebola-Reston, ma senza sviluppare una malattia filovirus-correlata.
Su 550 persone con diversi livelli di esposizione alle scimmie (o tessuti di scimmia o fluidi corporei) il 7,6%  risultò positivo ad almeno uno dei filovirus (EBO-Z, EBO-S, EBO-R, EBO-CI, MBG), ma nessuno dei 42 ebbe una malattia causata da un filovirus.
Il caso delle scimmie infettate negli Stati Uniti spinse il governo filippino a monitorare  i lavoratori della Ferlite Farms: su 186 persone, dodici mostravano evidenza sierologica di infezione da EBO-R, mentre una quarantina risultava positiva al test immunofluorescenza indiretta, ma non avevano mostrato sintomi rilevabili.

Ad ogni modo, al momento, le precauzioni da osservarsi per Ebola sono le stesse che per gli altri virus che si trasmettono per contatto (HIV e Epatite C): buone abitudini di igiene, come lavarsi le mani e l’uso di guanti e mascherine, corretta gestione di aghi ipodermici e tecniche asettiche.

Citizens Collapsing

La Piaga di Atene

Secondo Daniel Bausch, esperto della Tulane University School of Public Health and Tropical Medicine di New Orleans intervistato da Wired, secondo il quale “Potrebbe succedere? Penso di sì. Si trasformerebbe in un’epidemia anche da noi? Non credo. Gli screening negli aeroporti sono fondamentali, ma non ci sarebbe da preoccuparsi nemmeno se dovesse presentarsi qualche caso di infezione, basterebbe che gli ufficiali sanitari prendano le adeguate precauzioni”.

Misure che, comunque, erano usate dal dottor Kent Brantly e dall’infermiera Nancy Writebol, appena rientrati in USA, dopo aver contratto l’infezione.

Dunque, come spiegava al Fatto Quotidiano Pierangelo Clerici, presidente dei microbiologi clinici italiani: “quello che preoccupa di più questa volta però è il salto che il virus ha fatto un Guinea … sarebbe bene che anche l’Italia iniziasse ad attivare misure di attenzione negli aeroporti e nei centri di prima accoglienza” anche se non ha voli diretti con i Paesi vi è ufficialmente l’epidemia.

 

originale postato su demata