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Il Parlamento Italiano e la black list degli indagati

28 Lug

Una lista di 84 parlamentari inquisiti (o condannati) sta girando sulla rete da giorni ed anche La Repubblica l’ha pubblicata.
Un elenco che dice tutto e non dice nulla, che mette insieme reati legati alla concussione, la corruzione e la mafia con quelli “fisiologici” della politica, come il danno all’erario o la resistenza ad un pubblico ufficiale, se non, ahimè, la banda armata.

Una sorta di classifica dell’orrore, in cui, però, non si tiene conto che in Italia, 20 anni fa, è venuto a galla che i partiti, non i singoli politici, si erano ben organizzati per introitare fondi e spartirseli.

La lista pubblicata da Repubblica non rappresenterebbe, dunque, un dato oggettivo sulla “salute” dei partiti, che potrebbero operare tramite portaborse ad esempio, ma ci offre, comunque, uno spaccato del Parlamento inquietante, visto che i dati sui “nostri” inquisiti raccontano, quantomeno, come “loro” siano ben diversi dal gran parte del popolo italiano.

Infatti, i reati “preferiti” da un non irrilevante gruppo di nostri parlamentari sono quelli finanziari (10,7%), quelli di falso o favoreggiamento (14,2%), di abuso d’ufficio (8,3%), di corruzione/concussione (28,6%), di violazione delle norme sui partiti (7,1%), di vicinioreità alla mafia o alla camorra (7,1%).

Nella sostanza, almeno un parlamentare italiano su 39 ha avuto rapporti con la giustizia per fatti di corruzione o concussione, uno ogni 79 ha dichiarato per falso o favoreggiamento, uno su cento per reati finanziari, uno ogni 150 circa per abusi o rapporti con la mafia o la camorra. Circa il 9% degli attuali parlamentari è stato indagato o condannato per reati spesso antitetici all’opportunità di candidarli.

Considerato che la media nazionale degli indagati o condannati penalmente, è molto, ma molto più bassa, specie se consideriamo il tipo di reati  di cui parliamo, dovremmo chiederci, noi cittadini, se siamo realmente rappresentati.