Tag Archives: sanzioni

Berlusconi: la vodka di Putin viola le sanzioni

20 Ott

Dalla Germania arriva la notizia (LINK) che la vodka di Vladimir Putin regalata a Silvio Berlusconi violerebbe le sanzioni dell’Unione europea contro la Russia.

Infatti, nell’aprile 2022 è stato deciso di estendere il divieto di importazione di merci dalla Russia all’UE per includere gli alcolici, compresa la vodka, senza prevedere eccezioni per i regali.

La notizia è stata confermata da un portavoce della Commissione europea, che – però – non esamina i singoli casi e sarebbero le autorità in Italia devono determinare chi è responsabile della presunta violazione delle sanzioni, dopo l’audio in cui Berlusconi avrebbe detto che Putin gli ha inviato 20 bottiglie di vodka per il suo compleanno.

“In una registrazione di un discorso segretamente registrato da Berlusconi, il politico, che ha compiuto 86 anni il 29 settembre, ha affermato di essere stato nuovamente in contatto con il boss del Cremlino e di averlo descritto come uno dei suoi cinque migliori amici.

Nella registrazione audio, l’ex presidente del Consiglio, di cui Forza Italia vuole formare il futuro governo come piccolo partner di una coalizione di destra, ha detto: “Ho ripreso un po’, un po’ tanto i rapporti con il presidente Putin, quindi ha mi ha regalato 20 bottiglie di vodka per il mio compleanno e una dolcissima lettera”.

Gli Stati membri sono responsabili dell’attuazione delle sanzioni dell’UE.

Fonte Suddeutsche Zeitung © dpa-infocom, dpa:221020-99-189788/6

Armi nucleari tattiche: cosa c’è da sapere

22 Set

Le armi nucleari tattiche (TNW) sono una sottocategoria di armi nucleari non strategiche, che si distinguono per:

  • una portata limitata, cioè colpiscono entro un raggio di 500 km
  • una potenza limitata (kilotoni, kt), cioè pari o inferiori a quella di Hiroshima (15 kt) e Nagasaki 21 kt)
  • una capacità di devastare n’area specifica senza causare ricadute radioattive estese.

Una bomba nucleare tattica da 6 kilotoni (come quelle sperimentate dalla Corea del Nord nel 2009) causa:

  1. una ‘palla di fuoco’ (fireball) larga 120-150 metri
  2. radiazioni letali nel raggio di circa un chilometro
  3. ustioni di 3 grado, radiazioni e distruzione in un diametro di 3-4 chilometri

In caso di vento la ricaduta radioattiva si estenderebbe di 2-5 volte nella sua direzione. Facendole esplodere sul fondale di un porto o di una baia o un fiume, si scatenerebbe un mini-tsunami, distruggendo tutto nel raggio di circa un chilometro.

In altre parole, un’arma tattica nucleare è pensata per distruggere una fortezza o una colonna militare, come anche può devastare un porto o una diga o una centrale idroelettrica. In termini ‘difensivi’ può creare (con vento favorevole) una striscia lunga decine di chilometri di territorio radioattivo, pressoché inattraversabile.

Come esempio nelle due immagini che seguono è descritto l’effetto di una arma nucleare tattica russa da 6kt su un immaginario obiettivo militare ucraino a nord di Poltava.

La Russia ha un vantaggio di quasi 10:1 sugli Stati Uniti e sulla NATO nelle armi nucleari (NSNW) non strategiche (cioè a basso rendimento e a corto raggio).

Le valutazioni basate su fonti aperte stimano che la Russia abbia circa 2.000 NSNW.
Allo stesso modo si valuta che gli Stati Uniti e la NATO abbiano circa 200 NSNW nel loro arsenale. Si ipotizza che metà di queste armi USA si trovino in Europa come parte delle forze nucleari della NATO.

I trattati che hanno posto fine alla Guerra Fredda non ricomprendono le armi nucleari tattiche.

Nel 2011, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Belgio, Repubblica Ceca, Ungheria, Islanda, Lussemburgo e Slovenia hanno chiesto alla NATO “maggiore trasparenza e più sforzi volti a creare fiducia riguardo alle armi nucleari tattiche in Europa” a partire dallo “scambio di informazioni sulle armi nucleari tattiche statunitensi e russe, inclusi numeri, posizioni, stato operativo e disposizioni di comando, nonché livello di sicurezza dello stoccaggio delle testate”.

A.G.

Dietro il caro bollette … tante bufale

12 Set

Gira una bizzarra ipotesi sulla crisi energetica, riferendosi ai 2,1 miliardi di utili da Eni in quota allo Stato, come fossero chissà quale somma e che andrebbero redistribuiti socialmente, anche se non bastano a pagare un solo mese di disavanzo energetico nazionale e … come se non fosse prevedibile che il PNRR sia già andato eroso, tra inflazione nell’Eurozona e svalutazione dell’Euro.
Ebbene sì.


In grassetto, la bufala; in corsivo, quel che c’è da sapere.

A MEMORIA (ad memoriam …)

« Eni ha bloccato il prezzo del gas con la Russia 10 anni fa con un contratto. E continua a pagarlo a quel prezzo.

Infatti, è normale che le risorse da sfruttamento minerario siano apprezzate come se si trattasse di una convenzione ventennale.


Però vi applica il prezzo determinato dalla borsa di Amsterdam.

Come per tutte le merci tra produttori e distributori c’è un libero mercato che si svolge in una Borsa.

Quindi lo compra a 2 (come da contratto) e ve lo rivende a 300 (grazie alla borsa che è pura speculazione).
Viste le controsanzioni da parte della Russia, pur avendolo comprato a 2 si ritrova a rivenderlo a 300, per non fallire dato che tanto lo sta pagando e di più lo pagherà. (Se non ci fossero le Borse con i listini in tempo reale, come farebbero investitori, istituzioni e cittadini a monitorare quel che vale e quel che è spreco?)


Eni con questo meccanismo ha avuto un utile di 7 miliardi nei primi 6 mesi di quest’anno.

Eni – per buona norma di bilancio – deve accantonare gli utili per far fronte all’impennata di prezzi, valute e inflazione.

Eni casualmente ha spostato la sede legale in Olanda.

Eni come (ex)-Fiat e tanto altro ha spostato la sede legale in Olanda innanzitutto perchè contrattare ‘ogni stato per se’ comporta squilibri, corruttela e sovraspese, mentre per un Mercato Comune e trasparente serve una Borsa, cioè un luogo pubblico dove si svolgono le contrattazioni.


L’Eni è una compartecipata statale al 30,62% (4 e rotti% ministero dell’economia e finanze e 26 e rotti% Cassa Depositi e Prestiti).

Dunque, se Eni andasse in passivo, dovremmo coprirla con nuove tasse come Alitalia o le varie Regioni e Comuni.

Quindi parte di quell’utile (circa 2,14 MILIARDI) è dello stato italiano, che non vuole ridarlo ai clienti (Cittadini e Imprese).

Una parte dell’utile è e resta utile d’impresa, che doverosamente e cautamente va reinvestito nell’impresa. La principale fonte di raccolta delle risorse finanziarie di Cassa Depositi e Prestiti è costituita da tutto il risparmio postale italiano: se CDP va sotto, vanno sotto i risparmiatori.

Altro che sforamento di bilancio e PNNR.

Lo Debito Pubblico italiano è di 1.000 volte i 2,14 miliardi di temporaneo utile da plusvalenza, con buona pace del Bilancio, cioè il PNRR serve per ripartire e non per tappare i buchi.


Non è finita qui. La società che in borsa contratta il gas, fatalità è americana.

Beh … si sa che gli USA dopo la WWII hanno ereditato il monopolio britannico sulle risorse. E se il gas non è russo, o è americano o è arabo, lo sanno tutti.

Paga il 3% di tasse in Olanda e il resto lo porta chissà dove.

Come è prassi comune nel settore minerario dove il carico fiscale si distribuisce tra paesi produttori, distributori e consumatori.


Nel contempo però sta alzando artificiosamente il prezzo del gas, in modo che i paesi europei siano costretti a comprare (al triplo del prezzo) il gas americano (bontà loro, che mossi da humana pietas ce lo vendono).

Nel frattempo, anzi prima di tutto, le sanzioni Nato alle forniture di gas russe sono ricadute anche sull’Europa, con il risultato che andremo a comprare a caro prezzo il gas rigassificato dagli arabi e si riaprono le centrali a carbone anche se il Clima da i numeri.

Come vedete Putin non c’entra un tubo (scusate la battuta). Il vero nemico è in Italia.»

Come al solito, in guerra come in politica, … dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io.

Demata

Ucraina: l’India incontra Cina e Russia, ma non gli USA

3 Apr

Biden gioca col fuoco, ormai lo scrive anche il giornale più anglosassone d’Italia, l’Huffington Post, ma di cosa si tratta? Basta leggere la stampa indiana (neutrale) di questi giorni per saperlo.

Infatti, quattro giorni fa, il consigliere di Stato cinese e ministro degli Esteri Wang Yi è andato in visita in India ed è di ieri l’incontro tra il ministro degli Esteri indiano S. Jaishankar e il suo omologo russo Sergey Lavrov.

Riguardo l’incontro indo-cinese, India Today chiarisce che “i cinesi hanno un paio di obiettivi immediati. In primo luogo, la Cina ha percepito un’opportunità nelle divergenze dell’India con l’Occidente sulla sua posizione sull’aggressione russa in Ucraina.
La posizione neutrale dell’India durante la guerra ha suscitato reazioni estremamente negative da parte dei governi e della stampa occidentali. Com’era prevedibile, questo ha portato a un’esplosione di sentimenti anti-occidentali tra la popolazione indiana.”

Naturalmente, la Cina vuole approfittare di questo passo falso dell’Occidente, in particolare per ridurre il Quad composto da India, Australia, Giappone e Stati Uniti. “La sua propaganda ufficiale parla di come l’India venga fuorviata dagli Stati Uniti e dai suoi partner.”

La Cina sta anche cercando di ricucire le sue relazioni con l’India per assicurarsi che il primo ministro Narendra Modi visiti la Cina di persona per il vertice BRICS alla fine di quest’anno.

Secondo India Today, in futuro “dipende dall’integrazione di beni e servizi indiani all’interno delle catene di approvvigionamento globali: se l’India diventa un hub per la produzione, renderà quasi insostenibile il conflitto con l’India. Non solo per la Cina, ma per il mondo intero.”

Infatti, come riporta Rabi Sankar Bosu (CGTN) “indubbiamente, il conflitto Russia-Ucraina ha offerto un’opportunità unica sia alla Cina che all’India di migliorare le loro difficili relazioni e di parlare con una sola voce contro gli Stati Uniti, incapace di assumersi le dovute responsabilità per il conflitto Russia-Ucraina. In particolare, come la Cina, fin dall’inizio delle tensioni anche l’India ha chiesto colloqui diretti tra Mosca e Kiev per normalizzare la situazione ostile.

Molti analisti della sicurezza e delle relazioni internazionali ritengono che gli Stati Uniti siano responsabili della crisi in corso in Ucraina. In particolare, non ci sono dubbi sul fatto che gli Stati Uniti hanno iniziato ad aumentare il loro espansionismo in Ucraina attraverso la NATO, ignorando le preoccupazioni sulla sicurezza della Russia che sembrano essere la causa principale della crisi in corso.”

Finora, l’India ha dimostrato il suo impegno in una relazione decennale con la Russia. Mantenendo la sua “neutralità strategica”, l’India si è astenuta dal votare su tutte le proposte contro la Russia da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, all’Assemblea generale e al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. L’India è determinata a distinguersi a tutti i costi dall’asse guidato dagli Stati Uniti sulla questione ucraina”.

L’India non ha preso parte a nessuna protesta diretta anti-russa e la sua posizione è stata criticata dalla Casa Bianca perchè “non c’è un terreno neutrale in questa guerra” (ndr. mondiale, dunque?).

Ma ormai è abbastanza chiaro che l’amministrazione Biden applicherà a Nuova Delhi le sue sanzioni finanziarie sui futuri acquisti di armi dalla Russia, anche se il 70 per cento dell’equipaggiamento militare indiano è di origine russa. In particolare, gli Stati Uniti hanno fatto pressioni sull’India affinché non acquisti i sistemi di difesa aerea S-400.”

Nei suoi colloqui con la sua controparte indiana, Lavrov ha assicurato che gli accordi di difesa in sospeso saranno accelerati. La Russia sta offrendo all’India forti sconti sulla vendita diretta di petrolio con accordi di scambio rublo – rupia.

E che Joe Biden stia giocando con il fuoco ha le sue conferme a Priceton, dove, proprio ieri, John Williams, presidente della Federal Reserve Bank di New York, ha sollecitato pubblicamente tagli di bilancio della banca centrale già dal prossimo mese, in quanto “l’incertezza sulle prospettive economiche rimane straordinariamente alta e i rischi per le prospettive inflazionistiche sono particolarmente acuti”, visto che il debito pubblico USA (ed il bilancio FED) sono garantiti dai fondi pensionistici degli americani, con un pericoloso effetto domino in caso di cedimento.

Demata

Quote latte, chi se ne avvantaggiò?

24 Gen

E’ ufficiale: l’Italia ha violato le norme comunitarie sulle quote latte. Secondo l’Europa, siamo inadempienti  soprattutto perchè i nostri governi hanno fatto pagare a tutti gli italiani le penalità per l’eccesso di produzione tra il 1995 e il 2009, invece di appiopparle a chi aveva causato il danno e ricevuto il beneficio.

Santa Europa, almeno in questo caso è corretto dirlo, ma chi ci ha guadagnato e chi ha pagato?

QUOTE LATTE

Facile dirlo, se vediamo quali regioni allevano davvero pochi bovini e quante altre sono ben al di sopra della media italiana. Nel primo caso (i pagatori) troviamo la Liguria e gran parte del Centrosud, nel secondo (gli allevatori) c’è la Basilicata e il Settentrione.

Senza dimenticare che nonostante i costi calmierati (quote) il prezzo del latte al commercio è esorbitante in Italia.

grafico5

Fonte: Confederazione Produttori Agricoli (Copagri)

Non a caso vent’anni fa era la Lega di Bossi che sbraitava contro le quote e le penali,  mentre – a contraltare – c’era Di Pietro dell’Italia dei Valori che denunciava la ‘partita di giro’ più o meno a carico dei cittadini a seconda dei territori.

Ed erano gli anni ruggenti di Callisto Tanzi patron dell’emiliana Parmalat che si arricchiva e si ramificava all’estero, per poi fallire disastrosamente nel 2003, proprio l’anno in cui il Parlamento approvò la riforma della normativa del settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari. Un crack, quello parmense, che coinvolse anche le banche connesse con arretramento degli indici borsistici (Capitalia -6%, Monte dei Paschi -5%).

frode-parmalat

Intanto, in buona parte del Settentrione, s’era creata e mantenuta una filiera produttiva ed occupazionale non irrilevante, mentre nel Meridione le corrispettive quote orto-frutta venivano cessate.
Ecco uno dei motivi per cui alcuni non vogliono stare in Europa: ha la memoria lunga e tratta i suoi figli tutti allo stesso modo.

Demata

 

Come beccarsi multe per un milione di euro e farle pagare (care) ad altri

24 Gen
Le procedure d’infrazione a carico dell’Italia sono 89 – più quelle in itinere – e ci costano un miliardo all’anno, per ora.

Infatti, a leggere Affari Italiani o Sole24Ore, ci rendiamo conto che noi contribuenti italiani “paghiamo ogni giorno milioni di euro per le sanzioni europee” ed altre ancora ne devono arrivare.

In un anno, milioni di euro al giorno diventano almeno un miliardo di Euro … che a sua volta equivale a 50 euro di balzello per i venti circa milioni di italiani al lavoro.
Intanto, altri italiani percepiscono laute indennità e vitalizi proprio per far leggi e norme, che evidentemente non fanno e/o mal fanno, visto che un documento della Camera dei Deputati spiega che  “si tratta di un numero molto elevato che colloca il nostro Paese in ultima posizione fra gli Stati membri dell’Unione quanto agli adempimenti al diritto UE. Una posizione che indebolisce notevolmente l’affidabilità italiana.”
E poi ci siono quelli che beneficiano di status, rendite, privilegi – sempre che non siano fatti una fortuna – grazie al fatto che possono infrangere le norme UE nella piena legittimità italiana …

Non a caso, Merkel ha definito le promesse di riforme di Matteo Renzi come un progetto ‘molto ambizioso’, dato che  …. domani come ieri e come oggi, un cent della nostra IVA e del nostro stipendio andrà all’Europa, per pagare multe che tanti di noi non prenderebbero mai.

L’elenco è qui (link UE) e, scorrendo in basso, scoprirete che, ad esempio, siamo sotto infrazione dal 2004 per il trattamento delle acque reflue urbane,  “rifiuti pericolosi” e “discariche”. Dove crescono e sono cresciuti i nostri figli? E perchè le ‘malattie strane’ aumentano a dismisura?

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Roma: gli assurdi percorsi dell’Atac e gli ospedali irraggiungibili

6 Giu

Roma è una città di soli 2,7 milioni di abitanti, che però vivono nello spazio che – di norma – contiene 7-8 milioni di persone in una città europea (es. Londra con 1.500 kmq). Parigi, che ha 2,2 milioni di abitanti, occupa poco più di 100 kmq, Roma ne occupa oltre 1200, mentre a Madrid bastano e avanzano 600 kmq per oltre tre milioni di residenti.

Se la densità abitativa è relativamente bassa, non solo il costo manutentivo procapite schizza alle stelle, ma anche i trasporti ne risentono sia perchè in molte tratte diventano inconvenienti per i gestori sia perchè, con lo sviluppo caotico e palazzinaro di Roma, i percorsi diventano tortuosi, gli incroci improbabili, la segnaletica pubblica carente e quella privata onnipresente.

Il risultato è che tutta una serie di servizi è praticamente irraggiungibile con i mezzi pubblici da quartieri praticamente limitrofi, come dimostra Google Map.
E, nota bene, quelli nelle mappe sono tutti siti ospedalieri  dove convergono migliaia di malati al giorno con i loro accompagnatori per ambulatori e day hospital, oltre ai convegnisti e al personale commerciale e tecnico.

Verano - Borgo Sant'Angelo

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Montesacro Togliatti

Inquietante e scandaloso: non è possibile che aeroporti e ospedali siano così scollegati dai propri siti e bacini di riferimento.

Dalle mappe di Google sono evidenti due cose: l’impossibilità a spostarsi con i mezzi pubblici (n.b. le tempistiche non includono i tempi di attesa alla fermata) e l’enorme quantità di chilometri da perorrere facendo giri inutili.

Dunque, la faccenda riguarda anche la Regione Lazio se – guarda caso – alcuni ‘ospedali a rischio o parzialmente inutilizzati sono proprio quelli mal raggiunti dai trasporti pubblici.

Intanto, la Giunta Capitolina dovrebbe prendere atto che continuando a non intervenire nelle periferie, -non appena sarà completato il complesso del Palacongressi dell’Eur e lo stadio della A.S. Roma non molto lontano, con la pedonalizzazione rigida del centro storico – andremo a conseguire quello che già si prospetta: un’area centrale di una sessantina di chilometri quadrati destinata alla casta entro il perimetro della Roma Anni ’50, che garantisce sufficiente densità demografica per servizi pubblici adeguati, e i restanti 1200 kmq ridotti ad una sorta di sobborgo di Los Angeles, senza collegamenti, servizi a casaccio ed impattugliabile.

Un’elegante soluzione alla ‘francese’ direbbe, forse, il sindaco Ignazio Marino, come accade a Parigi, meravigliosa meta turistica e simbolo della Grandeur francese, ma anche sterminata e brutale banlieue di esistenze dimenticate.

Trasformare una caserma in abitazioni in un quartiere centrale dove le scuole o i presidi sanitari o i mercati son pochi non è un’ottima idea per il traffico e le vie, come non lo è mettere tutti in auto nelle periferie anche se c’è da comprare un litro di latte.

Soluzioni ‘migliori’?

Visto quello che racconta Google, si potrebbe iniziare almeno a considerare l’esistenza di un trasporto pubblico circolare (ndr. senza cambi) nei tre anelli esistenti (tram, anello ferroviario, GRA).

Metropolitana tra le corsie autostradali – Mexico City

Ma non solo, visto che abbiamo un sindaco cosmopolita e le ‘informatissime’ 5S al Campidoglio. Sarebbe bello risentir parlare, dopo 20 anni di sacco romano, di:

  1. Decentramento degli apparati centrali e locali (vedi Palazzo della Regione o progetto SDO), revisione dei contratti e delle mansioni per incrementare il telelavoro per i dipendenti pubblici.
  2. Decentramento ai municipi per i rapporti con cittadini, gli interventi  di attuare, la gestione del territorio
  3. Funzionalizzazione produttiva o vendita degli immobili pubblici inutilizzati tenendo conto della finalizzazione dei trasporti e della logistica

 E, a dirla tutta, come ristrutturare l’ATAC e trovare investimenti per rinnovare e ottimizzare senza privatizzarla almeno al 40% del pacchetto azionario?

P.S. Dimenticavo … quelli che vedete sono più o meno i tempi di intervento/ percorrenza delle ambulanze verso i pronti soccorsi.

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Viabilità Roma: troppi incidenti, troppe buche, troppo traffico. Dati e proposte

5 Giu

L’Istat, per il 2012, segnalava 15.782 incidenti con vittime Roma, di cui 145 mortali, con 154 decessi e 20.670 feriti. Negli scontri sono state coinvolte 246 bici. E, se  Roma erano ‘solo’ cinquantasei, nel Lazio si arrivava a ben 89 pedoni morti (15,8% su 564 in Italia) di cui un terzo stava attraversando sulle strisce pedonali.
Secondo i dati della Polizia Capitolina – solo tra gennaio e giugno 2013 – il numero totale degli incidenti con e senza vittime a Roma si attestava a 35.504 con 4.191 motocicli, 94 biciclette e 1.071 pedoni coinvolti.
Praticamente 200 incidenti al giorno registrati, otto all’ora, più quelli per i quali non viene richiesto l’intervento dei vigili.

Perchè?

Partiamo dalle famose ‘buche di Roma’, quelle derivanti da cattiva o mancata manutenzione stradale, e scopriamo che le Buche e voragini a Roma: i numeri di Codici
segnalazioni del sito http://www.voragini.it raccontano che , solo nel 2012, si sono aperte 72 nuove voragini. Nel 2008 il sindaco di Roma e i rappresentanti della fondazione Ania fornivano dati che contavano 215 buche sulle strade romane per un totale di 448 punti potenzialmente pericolosi per automobilisti e motociclisti romani.

Lo stesso Ufficio per la Conciliazione del Comune di Roma precisa che “i casi più frequenti possono riguardare incidenti causati da buche e dissesti del manto stradale di proprietà comunale, da caduta di alberi o da allagamenti determinati da tombini otturati.”
Difficile enumerare i costi che si ripercuotono sulle casse comunali, per decine di migliaia di contenziosi avviati da automobilisti e pedoni, se le sole raccomandate postali di risposta costano oltre 100mila euro all’anno. (Agenzia Dire)

D’altra parte, come fare a sostenere la spesa manutentiva di ben 5.400 km di strade  in una città di soli 2,7 milioni di abitanti, che però vivono nello spazio che – di norma – contiene 7-8 milioni di persone in una città europea (es. Londra con 1.500 kmq). Parigi, che ha 2,2 milioni di abitanti, occupa poco più di 100 kmq, Roma ne occupa oltre 1200, mentre a Madrid bastano e avanzano 600 kmq per oltre tre milioni di residenti.

Se la densità abitativa è relativamente bassa, non solo il costo manutentivo procapite schizza alle stelle, ma anche i trasporti ne risentono sia perchè in molte tratte diventano inconvenienti per i gestori sia perchè, con lo sviluppo caotico e palazzinaro di Roma, i percorsi diventano tortuosi, gli incroci improbabili, la segnaletica pubblica carente e quella privata onnipresente.

Il risultato è che tutta una serie di servizi è praticamente irraggiungibile con i mezzi pubblici da quartieri praticamente limitrofi, come dimostra Google Map.
E, nota bene, quelli nelle mappe sono tutti siti ospedalieri  dove convergono migliaia di malati al giorno con i loro accompagnatori per ambulatori e day hospital, oltre ai convegnisti e al personale commerciale e tecnico.

 

Verano - Borgo Sant'Angelo

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Montesacro Togliatti

EUR Ciampino

Magliana - Ifo San Gallicano

Rocca Cencia Pertini

Ottavia Sant'Andrea

Fidene-SF Neri

Inqquietante e scandaloso: non è possibile che aeroporti e ospedali siano così scollegati dai propri siti e bacini di riferimento.

Dalle mappe di Google sono evidenti due cose: l’impossibilità a spostarsi con i mezzi pubblici (n.b. le tempistiche non includono i tempi di attesa alla fermata) e l’enorme quantità di chilometri da perorrere facendo giri inutili.

Intanto, la Giunta Capitolina dovrebbe prendere atto che continuando a non intervenire nelle periferie, non appena sarà completato il complesso del Palacongressi dell’Eur e lo stadio della A.S. Roma non molto lontano, con la pedonalizzazione rigida del centro storico, andremo a conseguire quello che già si prospetta: un’area centrale di una sessantina di chilometri quadrati destinata alla casta entro il perimetro della Roma Anni ’50, che garantisce sufficiente densità demografica per servizi pubblici adeguati, e i restanti 1200 kmq ridotti ad una sorta di sobborgo di Los Angeles, senza collegamenti ed impattugliabile.

Un’elegante soluzione alla ‘francese’ direbbe, forse, il sindaco Ignazio Marino, come accade a Parigi, meravigliosa meta turistica e simbolo della Grandeur francese, ma anche sterminata e brutale banlieue di esistenze dimenticate.

Trasformare una caserma in abitazioni in un quartiere centrale dove le scuole o i presidi sanitari o i mercati son pochi non è un’ottima idea per il traffico e le vie, come non lo è mettere tutti in auto nelle periferie anche se c’è da comprare un litro di latte.

Soluzioni ‘migliori’?

Visto quello che racconta Google, si potrebbe iniziare almeno a considerare l’esistenza di un trasporto pubblico circolare (ndr. senza cambi) nei tre anelli esistenti (tram, anello ferroviario, GRA).

Metropolitana tra le corsie autostradali - Mexico City

Metropolitana tra le corsie autostradali – Mexico City

Ma non solo, visto che abbiamo un sindaco cosmopolita e le ‘informatissime’ 5S al Campidoglio. Sarebbe bello risentir parlare, dopo 20 anni di sacco romano, di:

  1. Decentramento degli apparati centrali e locali (vedi Palazzo della Regione o progetto SDO), revisione dei contratti e delle mansioni per incrementare il telelavoro per i dipendenti pubblici.
  2. Decentramento ai municipi per i rapporti con cittadini, gli interventi  di attuare, la gestione del territorio
  3. Funzionalizzazione produttiva o vendita degli immobili pubblici inutilizzati tenendo conto della finalizzazione dei trasporti e della logistica

 

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Roma Capitale: un bilancio in chiaroscuro

15 Mag

Siamo ormai all’estate ed il bilancio del Comune di Roma stenta a diventare pubblico, cioè ad essere scaricabile/consultabile dall’apposita pagina dell’Albo elettronico.
E’ un fatto particolarmente grave sia perchè parliamo della capitale di uno stato che sta cercando il risanamento e la trasparenza sia perchè il debito di Roma e il degrado della città sono allarmanti.

Il sindaco Ignazio Marino ha cercato di ‘metterci una pezza’, aveva promesso per oggi delle infografiche ed è stato di parola.

Ad esempio, mettendo in chiaro lo stato di estrema povertà – stando ai dati fiscali in possesso del Campidoglio – in cui versa Roma, dove oltre mezzo milione di contribuenti avrebbe un reddito dichiarato inferiore a 10.000 euro annui, in una città dove – stando ai dati diffusi dal sindaco – di evvasione se ne trova poca o nulla, visto che la successuosa lotta ai ‘grandi evasori’ ha reso la miseria di 42 milioni in un anno.

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Come anche i dati comunali dimostrano che l’emergenza abitativa non è così eclatante, se bastano un migliaio di case popolari a risolvere il problema e che non c’era alcun bisogno da parte del sindaco di minacciare il ‘blocco di Roma’ e la ‘svendita dei beni pubblici’ – se il decreto apposito si fosse arenato in Parlamento – visto che oggi annuncia trionfalmente che il Comune può permettersi 400 nuovi posti negli asili, l’accesso ai finanziamenti UE per il superamento dell’infrazione della megadiscarica di Malagrotta, nonchè il risanamento di ATAC e AMA …

E, mentre la chiusura del Colosseo persino nella ‘Notte dei Musei’ diventa uno scandalo internazionale, si annuncia la riorganizzazione del sistema museale (quale?), come sarebbero circa 20 milioni le nuove entrate derivanti dalla cartellonistica pubblicitaria, che vistosamente imperversa in città, contribuendo al degrado.

In attesa del bilancio vero e proprio – e siamo ormai quasi a giugno – è possibile consultare on line sia il rendiconto del 2012 sia il piano esecutivo di gestione approvato prima di Natale proprio dal Comune di Roma. Si tratta di quasi 1500 pagine di tabelle, parametri e soldi, che raccontano molte cose anche prendendole a caso.

Ad esempio, a pagina 1391, scopriamo che esiste una Unità Operativa Socio-Educativa-Culturale-Sportiva, che presenta ben 3.338 ore lavorate – a fronte del 58,2% delle richieste che perviene via telefono, fax o mail e con un numero di centri/impianti pari allo 0,88 per kmq di territorio municipale –  per “concessioni per palestre scolastiche, centri e/o impianti sportivi e piscine rilasciate in essere più tesserini venatori”, mentre la stessa U.O. per lo stesso periodo e territorio consumava solo 5.437 di ore lavorate per tutto quanto riguarda i disabili, centri diurni inclusi, e solo  4.976 ore di lavoro spese per il disagio sociale e l’emarginazione. La tabella indicava anche una (pessima) media di ben 17 casi di minori seguiti dal tribunale apposito per ogni assistente sociale.

Oppure, a pagina 1447, troviamo un ufficio che occupa 250 metri quadrati, ma utilizza ben 16 condizionatori per soli 26 dipendenti, mentre a pagina 1871 troviamo un ufficio con 76 dipendenti su ben 2.000 metri quadrati che, però, necessita di solo 35 condizionatori.

Capitando a pagina 1494, scopriamo che le sezioni di scuola materna sono 102, ma le maestre non sono 204 al massimo, come tutti si aspetterebbero, bensì 328, mentre per ben 23 plessi le ausiliarie sono solo 36. E scopriamo anche che si utilizzano ben 15 autobus su altrettante linee per soli 244 alunni, ma quanto costino non si sa.
A pagina 1958, troviamo che la spesa di personale per ‘attività tributaria’ è la metà di quella per il ‘verde pubblico’ nell’ex Municipio X, che vede una presenza diffusa di attività commerciali, artigianali e distributive, ma di parchi ne ha davvero pochi.

Senza dilungarci troppo, capitiamo a pagina 1605, dove  scopriamo che nel V Municipio il ‘grado di copertura di manutenzione stradale è del 100%.
Infatti, i giornali locali titolavano giorni fa che ‘la buca sulla Collatina compie nove mesi’ o di ‘emergenza strade a La Rustica’ con tanto di foto, mentre AbitareaRoma denunciava che il “monitoraggio delle strade del Municipio Roma V abbiamo notato, come nella quasi totalità dei casi a strada particolarmente dissestata corrisponde il fatto che società di servizio come Acea, Italgas, Telecom o Fastweb abbia “aperto” qualche mese prima la strada e poi magari l’ha “richiusa” con approssimazione, tanto da cedere poi sotto il peso dei mezzi di superficie o alle prime intemperie. E’ indispensabile quindi che l’Ufficio tecnico Municipale intervenga sia nella fase di apertura che in quella di chiusura.”

E’ di ieri la sentenza che sancisce la responsabilità del Comune di Roma sulle strade e sugli appalti che le dovrebbero ben realizzare e manutentare e la sola spalla fratturata di una signora settantenne costerà ai romani 15-20.000 euro tra indennizzi e spese legali. Il tutto a fronte delle statistiche pregresse inserite nel piano di gestione recepito e delierato dal Comune, che indicavano un bassissimo numero di infortuni e reclami  – pressochè zero – a fronte di un’efficienza spropositatamente elevata persino in Svezia, ovvero vicina al 100%.

Di grazia, quanto è stato destinato per la manutenzione stradale e la sicurezza dei cittadini dal bilancio (si spera) approvato in via definitiva dal Comune di Roma?

E, se quella è la qualità e la leggibilità dei dati pregressi, quale affidabilità per il futuro?

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Buche a Roma, la sentenza: il Comune deve risarcire gli infortunati

15 Mag

Solo ieri, dopo quasi 10 anni di processi, un’anziana signora romana ha ottenuto una sentenza che condanna il Comune di Roma per l’infortunio incorsole cadendo a causa di una buca nel marciapiede.

La cronaca del Messaggero così descrive il fatto: “era la tarda mattinata del 25 maggio 2005 quando l’anziana, mentre percorreva il marciapiede di piazza Tolosetto Farinata degli Uberti, dove oggi sorge il nuovo mercato comunale coperto, cadeva a terra. Non solo la pavimentazione era costellata di avvallamenti e di buche ma queste erano anche coperte da un tappeto di fogliame che rendeva la situazione una vera trappola.”

Un caso lampante, ma non per il Comune di Roma, che ricorreva in appello contro la condanna già ottenuta in primo grado al pagamento di circa 8.000 euro.
Le ragioni?
Le responsabilità era delle ditte appaltatrici …

Non a caso «la sentenza d’appello – sottolinea l’avvocato Neri – stabilisce però l’importante assunto: il Comune di Roma deve esercitare manleva a carico delle ditte appaltatrici. In poche parole i magistrati hanno richiesto che l’amministrazione capitolina eserciti il suo diritto di sgravarsi della responsabilità per eventuali inadempienze o lavori non eseguiti a regola d’arte dalle imprese che si occupano della manutenzione di strade e marciapiedi».

Dunque, ci aspettiamo tutti che il Comune di Roma – oltre a saldare al più presto quanto dovuto all’anziana cittadina, che non è cosa del tutto scontata pur essendoci una sentenza – voglia esercitare rivalsa su chi doveva controllare (ndr. lo dice la magistratura), dato che le tasse ed i tributi li pagano i cittadini.
Come anche che il Campidoglio si decida a saldare le decine di migliaia di contenziosi derivanti dalle ‘proprie’ buche, invece che andare in giudizio inutilmente sperperando denaro pubblico.

Sarebbe bello se, contestualmente, la giunta del sindaco Ignazio Marino volesse chiedersi se contano di più  un migliaio di emergenze abitative e i premi dei suoi dipendenti oppure le esigenze di sicurezza minima (e di salute) di milioni di romani ed il degrado diffuso che allontana aziende e turisti e che ‘coltiva’ teppisti e prebende.

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