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Come fermare le stragi di migranti (e di cristiani)

19 Apr

Fermare le stragi di migranti nel  Canale di Sicilia – e di cristiani in Libia –  sarebbe facile: basterebbe non essere ipocriti e non avere apparati ‘vicini ai partiti’ che campano di accoglienza …

Le cose sono due.
O le Nazioni  cristiane e laiche intervengono come ‘intervennero’ per il massacro degli Armeni, ammettendo la propria impotenza dinanzi alla Jihad (ed il totale fallimento della visione internazionale democrat voluta da Obama e osteggiata da Hillary).

Oppure l’ONU si decide a garantire delle ‘safe zone’ in Libia, inviando una presenza militare adeguata e avviando una guerra ‘diretta’ con Isis, ammettendo che talvolta le guerre sono inevitabili (ed il totale fallimento della visione internazionale democrat voluta da Obama e osteggiata da Hillary).

In poche parole: o si arriva per lo meno al blocco navale oppure continueranno a morire a migliaia.

Detto questo, chi è l’ipocrita? Renzi o Salvini?

E perchè per intervenire nel Mare Nostrum dobbiamo attendere il permesso di Hollande?

originale postato su Demata (blogger dal 2007)

Dove andrà mai la Destra, se Berlusconi non lascia?

29 Set

L’operazione « Torna a casa, Lassie» attuata da Berlusconi per ricompattare intorno a se il Nuvo Centro Democratico  non ha sortito effetti. E visto che non riusciva a superare l’ostacolo.
Alfano ha ancora ben saldo il controllo della maggioranza in Senato e Schifani parla di «malevoli rumors sono finalizzati a ostacolare l’unificazione di Ncd con l’Udc e i Popolari di Mauro». Forza Italia non è riuscita a far nascere un gruppo parlamentare ‘parallelo’, con fuoriusciti centristi e delle autonomie.

Intanto, si avvicina l’inverno, durante il quale avrà avvio la campagna elettorale per le elezzioni amministrative (regionali e comunali) del 2015 e, di sicuro, andrebbe colta l’opportunità di un centrodestra unitario e vincente, visto che la Sinistra è arrivata all’ultima sfida.

Ma anche a Destra le anime son troppe e troppo diverse, ormai.

Da un lato i decotti Berlusconi, Verdini, Brunetta e Santanchè, simboli di un’Italia che fu, come lo sono D’Alema, Veltroni, Prodi e Camusso a sinistra: nulla che abbia a che vedere con il futuro.
Dall’altra c’è il ‘vero futuro’, ci sono Salvini e Meloni, come ci sono Renzi e Serracchiani a sinistra e come avviene nel resto d’Europa a guardare a destra.
Al ‘centro’, infine, troviamo Alfano, Gelmini, Lupi, Mauro dei Popolari e un sottobosco di notabili e sottosegretari, mentre ‘fuori’ c’è Grillo, che più o meno inconsapevolmente, ha raccolto quei cinque milioni di voti che in Europa stanno facendo la fortuna della nuova Destra.

Dunque, al momento atttuale, la Destra italiana non va da nessuna parte: l’unica ipotesi – suggestiva, ma possibile – è quella di un’alleanza tra Salvini e Meloni, dato che fanno capo alla stessa ‘corrente politica’ in Europa. Alleanza che potrebbe validamente contrastare – in tanto profondo Nord e tanto estremo Sud – la bolla di consenso che ha sostenuto i Cinque Stelle alle recenti politiche.
Una nuova Destra europea – se coesa – non dovrebbe conquistare meno del 15% su scala nazionale anche qui in Italia.

Le Pen Marine

Quanto a Berlusconi è evidente che sia ormai  ‘il problema politico’ del Centrodestra, in quanto impedisce il ricompattarsi del fronte cristiano-sociale, ovvero ‘popolare’, che in Europa ha sempre espresso delle auree mediocritas (ad eccezione dei tedeschi Kohl e Merkel), ma raccoglie di norma il 20% dei voti.
Fronte cristiano-sociale che sembra sostenere Matteo Renzi e non affatto Silvio  … dopo la sequel di scandali sessuali che ha coinvolto Berlusconi, finanziari per quel che riguarda il suo fido Verdini e la filiera di partito, per non parlare della debacle finanziaria del meno fido Tremonti.

Il Centrodestra va, dunque, ‘liberato’ dal Berlusconismo e dei ‘circoli’, come il Centrosinistra deve liberarsi del Comunismo e delle lobby sindacali: sono obsoleti e sono la causa sia dell’incapacità parlamentare a reagire alla Crisi – che portò al quadrumvirato Monti, Fornero, Mastrapasqua e Passera – sia della deriva elettorale delle astensioni al 40% e dell’affermazione di una compagine caotica quanto inconsistente come i Cinque Stelle.

Originally posted on Demata

La responsabilità civile dei magistrati e la Costituzione

12 Giu

In Italia, oggi come oggi, “chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia” NON può agire contro lo Stato e contro il magistrato per ottenere il risarcimento dei danni.

Un concetto lapalissiano, se in uno stato di diritto. Un abisso della democrazia, se non attuato.

Ad oltre 60 anni dalla stesura della Costituzione italiana, ieri, finalmente, alla Camera s’è fatto un primo passo in questa direzione con un emendamento approvato con i voti del Centrodestra più un’ottantina di Demoratici, M5S astenuti.

Annotiamo alcuni singolari commenti di sponda democratica e governativa:  “al Senato modificheremo la norma”,  “un vero e proprio colpo di mano del centrodestra con la complicità del M5S”.
Eppure, è alla Camera – e non al Senato – che il PD ha praticamente la maggioranza assoluta …

Una questione controversa, quella della responsabilità civile dei magistrati, se per Giorgio Napolitano, presidente del Consiglio Superiore della Magistratura,  “la tutela dell’indipendenza assicurata al giudice dagli ordinamenti non rappresenta un mero privilegio”, ma secondo il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, “è in gioco non un privilegio, ma l’indipendenza di giudizio del magistrato”. 

Per l’Associazione nazionale magistrati questo voto è “un fatto grave”, “questa norma costituisce un grave indebolimento della giurisdizione”. Per l’Associazione magistrati della Corte dei conti l’emendamento “costituisce un gravissimo vulnus all’autonomia e all’indipendenza dei giudici”. Per Anna Canepa, segretario di Magistratura democratica, “il voto arriva a indebolire la magistratura proprio nel delicato momento delle inchieste sulla corruzione”.

Eppure, per noi comuni mortali, quello che resta incomprensibile è che – se sottoposti ad eccesso, dolo o inerzia in un processo di giustizia – non ci sia qualcuno che paghi i danni.

Specialmente, se leggiamo sulla Costituzione (art. 24) che “tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi“, precisando che (art. 113) contro gli atti della pubblica amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa.
Tale tutela giurisdizionale non può essere esclusa o limitata a particolari mezzi di impugnazione o per determinate categorie di atti. La legge determina quali organi di giurisdizione possono annullare gli atti della pubblica amministrazione nei casi e con gli effetti previsti dalla legge stessa.”

L’art. 104 sancisce solo che la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”.

 

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Le intenzioni di voto degli italiani: un nuovo Centrodestra e/o Centrosinistra

18 Nov

Secondo i dati diffusi da RAI 3, le intenzioni di voto degli italiani al 15 novembre 2013 prefiguravano ancora una risicata vittoria del Centrosinistra, in caso di elezioni.

intenzioni voto 15 novembre

In termini di coalizioni ‘classiche’, l’esito sarebbe il seguente:

  • PD+SEL+Scelta Civica = 34,0% (22,1%)
  • PDL+Forza Italia+Lega+UDC = 30,6% (19,9%)
  • M5S = 25,3% (16,6%)

Oppure:

  • PDL+Forza Italia+UDC+Scelta Civica = 33,1%  (21,5%)
  • PD+SEL = 31,5% (20,4%)
  • M5S = 25,3% (16,6%)

I numeri tra parentesi rappresentano il consenso ‘effettivo’, tenendo conto di un astensionismo (intorno) al 35%, come stimato da tutti i sondaggi recenti, e che potrebbero essere anche molto ottimistici, visto come sono andate le ultime elezioni dei principali sindaci italiani.

A Roma – dovendo scegliere tra Ignazio Marino e Gianni Alemanno – il 55% degli elettori – pochi mesi fa – ha preferito non recarsi alle urne per il ballottaggio. Solo il 28,7% effettivo degli elettori ha dato il proprio consenso a Marino, ma i giornali parlavano di vittoria con il 63% …
A Napoli Giggino De Magistris rischia ogni giorno la defenestrazione per inerzia e pressappochismo e … venne eletto nel 2011 con un astensionismo al 50% secco. Il 73% dei napoletani non gli diede il proprio voto.
A Milano – dove tutto (per ora) tace in attesa di un (si spera) lauto Expo 2015, cui faranno seguito, come d’ordinario, i soliti scandali e qualche arresto – Pisapia non ebbe il consenso di oltre il 65% degli elettori.
A Firenze, Matteo Renzi fu eletto con il 42% di astenuti, mentre al primo turno aveva votato il 76% … Solo il 35% effettivo degli elettori l’ha votato e di ‘mal di pancia’ tra i fiorentini se ne sentono tanti e tanti.
Stesso discorso a Torino per Piero Fassino (astenuti 34%, solo il 44% dei consensi effettivi al ballottaggio). A Palermo, Orlando amministra il Comune con il 61% dei cittadini che si sono astenuti, ovvero con una maggioranza bulgara di 30 seggi su 35 totali (86%) a fronte di un modesto 28,5% di consensi effettivi.

Chi, dunque, propone una legge elettorale simile a quella in uso per i Comuni è evidentemente disattento verso le abnormità palesi che emergono dai dati elettorali e dalla composizione dei consigli.
Come anche è evidente che nessun sondaggio elettorale può fornire previsioni di medio periodo, finchè l’elettorato è ben diviso in quattro spezzoni, che – incredibile, ma vero – si attestano in quest’ordine:

  • 35%, Astenuti
  • 26%, Partiti/movimenti di protesta e/o locali (Lega, Autonomie, M5S, SEL, IdV, ultraDestra)
  • 22%, Centrodestra
  • 17%, Partito Democratico

Ecco perchè il Governo Letta non riesce a fare nè un passo avanti nè due indietro ed ecco perchè la contesa nel Partito Democratico è acerrima: la crisi di consensi e di idee è profonda, almeno quanto lo sono state l’assenza di rinnovamento e l’azione di lobbing del mondo cooperativo e consociativo, che – non dimetichiamolo – per PIL ed accesso a sussidi e benefit rappresenta una sorta di Confindustria ‘a parte’.

Da questo punto di vista, la disattenzione può diventare miopia, se si continuasse a parlare di ‘crollo del Centrodestra’ e di ‘ecumenismo renziano’.
Infatti, mentre lo strappo di/da Forza Italia offre nuove possibilità di riaggregazione dell’elettorato del Centrodestra e delle formazioni politiche esistenti, il congresso del Partito Democratico sta prendendo una piega ‘scissionista’ se accadrà, come possibile, che la marcia trionfale di Matteo Renzi si trasformi in una sfida all’OK Corral.

E se ciò accadesse, aumenta la possibilità che il Centrodestra – affrancato dal Berlusconismo – decida di andare alle elezioni nel corso del 2014, sfiduciando un governo inerte, indeciso e già vessato da scandali, che vede calare la fiducia degli italiani sempre più in basso (circa il 30% di coloro che hanno voluto rispondere ai sondaggi, all’incirca il 10% effettivo dei contatti).
Oppure, se la nascita del Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano dovesse imporre una svolta in positivo al nostro letargico governo, dovremmo solo rinviare il distacco all’anno successivo, il 2015,  se si volesse ragionare in prospettiva, ovvero tenendo conto delle amministrative che, nel 2016, coinvolgeranno Napoli, Milano, Firenze e, soprattutto, dell’Anno Horribilis, il 2017, quando – al rimborso e rinnovo dei titoli di Stato quinquennali, mentre l’ultima onda del Baby Boom dovrà pur andare in pensione – verranno a galla tutti i danni causati da questi (per ora) quattro anni di stasi governativa e politica e di salvataggi finanziari a senso unico.

L’aver protratto il confronto interno così a lungo – mentre si attende una sentenza costituzionale che renderà il Porcellum inservibile – ha danneggiato il Partito Democratico e maggiori danni ne verranno, se dal Congresso non ne uscirà un segretario ed una linea politica che ricordino la lezione di Enrico Berlinguer (sostanzialmene affine a quella di Giulio Andreotti o, meglio, di Charles De Gaulle e di Juan Domingo Peron): in una democrazia la maggioranza dei voti tende sempre a collocarsi nell’area moderata e non agli estremi.

Chi vuole governare per la pace e per la prosperità mal si accompagna con chi semina vento per generare tempesta, come anche chi si accontenta sempre di un uovo oggi, finisce per non avere galline domani.

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Roma come Berlino, novanta anni dopo

1 Ott

“Una crisi che appare irresponsabile”, con “ripercussioni economiche” e “ricadute sulla credibilità dell’intera classe politica italiana”. “Italia costretta a una nuova crisi politica” e “timore che il tessuto condiviso di regole sul quale si basa ogni convivenza civile, lacerato nel corso di questi anni da un confronto politico esasaperato, rischi di uscire definitivamente compromesso da una chiamata permanente allo scontro”.

Questo il punto di vista della Santa Sede, tramite L’Osservatore Romano, e come non correre – oggi come già scritto ieri – con la memoria agli Anni Venti tedeschi, agli indulti ed amnistie che misero in libertà e riabilitarono Hitler e tanti altri, alla debolezza congenita del governo di Gustav Stresemann?

I problemi sono gli stessi della Germania degli Anni ’20:

  1. una crisi che intacca seriamente il potere d’acquisto del cittadino medio e, soprattutto, inficia il futuro dei propri figli;
  2. un uomo con accesso a capitali illimitati che incatena il proprio destino a quello della propria nazione,
  3. una Sinistra riluttante a tagliare ogni legame con i sindacati e con i partiti antagonisti o comunisti
  4. un elettorato di Centrodestra – ‘moderati’ o ‘duri e puri’ che siano – privo di un’effettiva rappresentanza in Parlamento.

Una vera e propria polveriera in cui l’uomo della strada può solo sfiduciare tutta la classe dirigente del Paese, il popolo della Sinistra che – inevitabilmente – andrà a rifugiarsi nel Giacobinismo e nei provincialismi velleitari, i giovani di Destra non possono che trarre la conclusione che l’interesse patrio è leso da incapaci e imbelli, per non parlare dei ‘traditori’.

E, giusto per non farsi mancar nulla, se ai tempi di Weimar c’era una stampa scandalistica degna del peggiore tabloid e un’editoria vagheggiante a non si sa quale Arcadia perduta, oggi c’è l’untore Beppe Grillo con il suo ‘blog’ (per l’esattezza ‘portale WEB’), su cui passa di tutto di più.
Dai NO-TAV ai ciclisti, andando ai autotrasportatori ‘ngazzati e ufologi di varia fazione, ai problemi della Val Brembana e alle macchinose teorie su denaro e valute, con un programma di ‘governo’ che – per l’istruzione – sembra ricalcato dal sito dei Cobas e che – per i regionalismi – sembra la fotocopia di un volantino di qualche gruppuscolo di estremisti autonomisti (di destra).

Per non parlare del fatto che, dopo aver fatto una campagna contro ‘i privilegi’, il M5S non spinge per riformare il catasto, non pretende una legge elettorale, non urla e neanche si lamenta per la gravissima infiltrazione delle Eco-mafie nel settore energia, ‘lascia perdere’ sull’improduttività della pubblica amministrazione, neanche si ricorda della questione meridionale. Di economia, programmazione finanziaria, relazioni UE neanche a parlarne, almeno in termini realistici.

Dunque, non manca nulla: l’uomo nero, l’untore, i difensori della patria, gli (ex)giovani ribelli, la gente che vede calare il potere d’acquisto dei propri redditi lordi ed il valore del suo bene primario, la prima casa.

Figuriamoci se, con Berlusconi o senza di lui, qualcuno si facesse venir voglia di aumentare l’IVA, dopo non aver aggiornato/riformato il catasto – come chiedeva Mario Monti un anno e mezzo fa – e dopo aver ‘abolito’ l’IMU anche per chi vive in una casa signorile o di lusso.

Intanto, fatti i conti della serva, una coalizione PdL + Forza Italia + Lega + Autonomie ha, sulla carta, una certa probabilità di uscire a testa alta dalle elezioni anticipate …
Un azzardo, come tutti gli altri, che non fa bene all’Italia.

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Un golpe al gobierno di Enrico Letta?

30 Set

El Mundo, domenica 29 settembre 2013, titola con “un golpe al gobierno de Letta”, un concetto appena addolcito da El Pais, che annuncia che “los ministros de Berlusconi dimiten del gobierno italiano”. A differenza degli altri media stranieri, gli spagnoli – che di fibrillazioni ispaniche se ne intendono – colgono il ‘dettaglio fatale’: i ministri del PdL non ‘si sono dimessi dal’, bensì ‘hanno dimesso’ il Governo Letta.

El Mundo  Golpe al gobierno

Secondo il viceministro Stefano Fassina (PD): «Tre giorni fa non c’era lo Stato di diritto. Tre giorni fa eravamo al colpo di Stato. Sembrano non rendersi conto della gravità della situazione e dei danni economici e costituzionali provocati dalle loro posizioni eversive». (fonte Sole24Ore)

La conferma che ‘tiri una brutta aria’ – se non di golpe, quanto meno di tempesta – arriva anche dalle parole del Presidente Napolitano che ha lanciato due appelli al Parlamento:

  • “l’Italia ha bisogno di continuità e non di continue elezioni”;
  • ”pongo al Parlamento un interrogativo: se esso ritenga di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”.

Come non correre con la memoria agli Anni Venti tedeschi, agli indulti ed amnistie che misero in libertà e riabilitarono Hitler e tanti altri, alla debolezza congenita del governo di Gustav Stresemann, che – tra l’altro – ad Enrico Letta somigliava un bel po’.

Gustav Stresemann (premier tedesco 1929) - Enrico Letta (premier italiano 2013)

Gustav Stresemann (premier tedesco 1929) – Enrico Letta (premier italiano 2013)

Ma quali sono gli scenari determinati dalle dense nubi che persistono sull’Italia?

Scenario A: il Parlamento vota “un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”, Enrico Letta resta al proprio posto con il PdL ed il PD che lo sostengono. Prosegue l’ingessatura del Paese, mentre ambedue i partiti tentano una ristrutturazione, a causa della quale l’ipotesi delle elezioni anticipate resta una spada di Damocle. Un governo dalle gambe corte.

Scenario B: il Partito Democratico cede alle lusinghe di SEL e M5S, optando per una maggioranza ‘di lotta e di governo’, o, peggio, resta al palo in attesa del Congresso e dell’Autunno Caldo. Un governo impossibile per la compresenza di antagonisti e moderati, se non vogliamo dimenticare cosa accadde con Pecoraro Scanio, Ferrero, Mastella e Padoa Schioppa.

Scenario C: cade il Governo e si va ad elezioni anticipate, dopo una mattanza di mesi e mesi nel caos generale e con il Porcellum, visto che – dopo aver sbraitato contro per anni – anche Beppe Grillo lo trova ‘utile alla causa’. Il risultato è già noto: Camera con maggioranza bulgara (PD o M5S), Senato ingovernabile, aumento delle tensioni sociali, delle speculazioni finanziarie e del deficit.

Scenario D: il Parlamento NON vota “un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”, Enrico Letta resta al proprio posto con il PdL (ma senza Forza Italia) ed il PD che lo sostengono, a patto che arrivi il sostegno in Senato di una parte del M5S o della Lega di Zaia e Maroni. Il governo delle ‘larghe intese’ che servirebbe ad avviare un tot di riforme strutturali.

Salvo quest’ultimo caso, l’instabilità dei sistemi finanziari e la leva fiscale, la recessività del PIL e l’iniquità sociale diventerebbero rapidamente insopportabili.

Foto Infophoto

Un governo di pacificazione che darebbe sia al PD il tempo per uscire dal duopolio Letta-Renzi – dopo essersi dissanguato con quello Veltroni-D’Alema – sia al PdL quello di affrancarsi dal Berlusconismo e risorgere dalle proprie ceneri sia al M5S lo spazio necessario per crescere e dotarsi di uno staff politico all’altezza della situazione.

Intanto, oltre alle dissociazioni da Forza Italia di alcuni (ex)ministri dell'(ex)PdL, prendiamo atto che è il solo Luca Cordero di Montezemolo a formulare un’ipotesi di buon senso: “spero che persone come Lupi, Quagliariello, Sacconi, Gelmini, Lorenzin e Alfano, riflettano bene prima di decidere di assecondare, fino alla fine, una deriva populista e irresponsabile che riporta il paese sul ciglio del baratro e che non corrisponde al sentire di milioni di elettori moderati“.
Per gli imprenditori che combattono sui mercati internazionali è un vero e proprio tradimento” da parte di chi “dovrebbe rappresentarne più di altri le istanze”.

Come anche che Papa Francesco, proprio l’altro ieri, lamentava che «il diavolo cerca la guerra interna in Vaticano», che – ricordiamolo – ha anch’esso la sua Santa Sede proprio a Roma. Non a caso, ieri, ribadiva: “mai adagiarsi ad avere, si diventa nullità”.

Inoltre, «non si possono sciogliere le Camere prima che il 3 dicembre la Corte Costituzionale si sia pronunciata sulla legittimità della legge elettorale»  – come ricordava il ministro Quagliariello del PdL – ed in caso di incostituzionalità del Porcellum è evidente che il Parlamento dovrebbe comunque farsi da parte, dopo aver emendata la Legge Calderoli, per consentire ai cittadini di scegliere legittimamente i propri rappresentanti.
In caso contrario, se il Governo presentasse le proprie dimissioni, il Presidente della Repubblica dovrebbe sciogliere il solo Senato per rinviarlo ad elezioni, visto che alla Camera dei Deputati esiste una maggioranza assoluta, in mano al Partito Democratico.

E, per non farsi mancare nulla, “il 19 ottobre si preannuncia una giornata di fuoco. A Milano, presso la III Corte d’Appello di Milano, andrà in scena il processo d’appello bis per il ricalcolo dell’interdizione dai pubblici uffici a carico di Silvio Berlusconi, condannato a quattro anni di reclusione per frode fiscale nell’ambito della vicenda Mediaset. A Roma, lo stesso giorno, i No Tav e altri movimenti sociali scenderanno in piazza per protestare contro “l’austerity e la precarietà”. Nell’appello alla mobilitazione apparso in Rete, si legge che l’intenzione è quella di “dare vita a una giornata di lotta che rilanci un autunno di conflitto nel nostro paese, contro l’austerity e la precarietà impostaci dall’alto da una governance europea e mondiale sempre più asservita agli interessi feroci della finanza, delle banche, dei potenti”. Il 19 ottobre, quindi, “vogliamo dare vita ad una sollevazione generale“. (fonte Il Sussidiario.net)

Più chiaro di così …

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Decadenza Berlusconi: crepe nella Sinistra?

16 Set

Solo tre mesi fa, Luigi Nieri (SEL), vicesindaco di Ignazio Marino, dichiarava riguardo le norme introdotte dal ‘decreto Cancellieri’ (dlgs 235/2012)  che “si tratta di una legge ingiusta perchè porta ad escludere dalle istituzioni alcuni protagonisti delle lotte sociali per reati che non possono destare allarme e che non vanno confusi con fattispecie più gravi come la corruzione e la concussione. Così si condannano gli individui a una marginalizzazione infinita e immotivata.”

Una posizione ben precisa, come conferma Giancarlo Torricelli, coordinatore SEL di Roma: “Annullare il risultato elettorale per un reato di più di vent’anni fa è, paradossalmente, un danno per la democrazia”, a fronte di “un riconoscimento chiaro ed inequivocabile che gli viene accordato dai cittadini.” (fonte Roma Today)

Come anche, mesi fa, era Dario Franceschini, dal Corsera, che esprimeva un concetto molto simile: «ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Silvio Berlusconi. È con lui che bisogna dialogare».

Ed era sempre il Partito Democratico, questa estate, a presentare un disegno di legge a firma dei senatori Muchetti e Zanda per ‘superare il conflitto d’interessi’, che va a sostituire il concetto di “incompatibilità”, con il risultato secondo il Movimento 5 Stelle di “prolungare di un anno la vita a Silvio Berlusconi”.

D’altra parte, la fretta che alcune forze politiche e sindacali pretendono per liquidare il Centrodestra non fonda su alcuna forma di buon senso e trova linfa dai soliti conflitti interni della nostra Sinistra e dal truculento giustizialismo che una certa parte del suo elettorato ‘democratico’ adora.

La decadenza di Silvio Berlusconi tout court incrementerebbe i problemi: dalla dubbia retroattività del provvedimento Cancellieri all’interdizione dai pubblici uffici rispedita al mittente proprio dalla Corte giudicante fino all’eccezionalità di un azionista processato per le malefatte di un CdA ed alla sproporzione della pena in rapporto alla mole di tasse versate dal colosso Mediaset.

Considerato che il condannato è ultrasettantenne e che le sue aziende sono nelle salde mani di sua figlia, la quale non ha nessuna voglia di entrare in politica, come anche che almeno una sentenza definitiva è stata emessa senza che Berlusconi fosse prescritto, potremmo lasciare che la giustizia faccia il proprio corso e lasciare il PdL libero di far politica come meglio crede. O no?

Tanto, se la legislatura dovesse durare altri 4 anni, Silvio Berlusconi sarebbe comunque ‘fuori’ dalle elezioni future …

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Caso Kyenge: i razzisti sono eleggibili?

15 Lug
Al ministro dell’integrazione Cecile Kyenge, italiana di origine congolese, arrivano anche gli insulti del vicepresidente del Senato alla festa della Lega a Treviglio: «Quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare alle sembianze di un orango».
Le prime reazioni annoverano la presidente della Camera, Laura Boldrini, «parole volgari e incivili, indegne per le istituzioni», il capo del governo, Enrico Letta, «parole inaccettabili», il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, «piena solidarietà per le frasi ingiuriose», il presidente del Senato, Pietro Grasso, «non ci sono giustificazioni possibili».
Il pesante insulto riapre un’altra ferita profonda, che affligge quest’Italia della Seconda Repubblica.
Infatti, giorni fa, gli italiani e i loro politici sembravano giunti ad una posizione diffusamente critica riguardo l’eleggibilità di Silvio Berlusconi e, più precisamente, il suo accesso a ruoli chiave nelle istituzioni.
E cosa dire della Lega che con i suoi slogan raccoglie ed alimenta una fobia di vecchia data, ieri verso i meridionali e oggi anche verso gli immigrati slavi e africani?
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Se l’iscrizione alla Loggia P2 ed il Lodo Mondadori, oltre alle sue attività di tycoon dei media – incluse quelle erotiche e quelle offshore Mediaset – e quanto emerso su Marcello Dell’Utri, dovevano bloccare ogni velleità di Silvio Berlusconi nel proporsi come leader politico, come è possibile che sieda in Parlamento la Lega, con le sue convention dove – con una notevole frequenza – si inneggia contro slavi, neri e meridionali?
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Quel che è certo è che non si può dare della scimmia ad una persona di origini africane o asiatiche senza essere tacciati di razzismo sotto ogni latitudine.
E’ razzismo ed andrebbe perseguito per legge, se non fosse che insultare con allusioni ‘razziali’ una persona, in Italia, non è razzismo: è solo ingiuria su querela di parte. Come anche, per i crimini d’odio, il (giusto) rigetto del ‘fascismo’, incluso nelle norme, dimentica, però, che di odio possa parlarsi anche nel caso di altri totalitarismi e xenofobie varie.
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E’ vero che siamo un ‘popolo indifferente a tutto’ e che, altrove, è ‘razzista’ anche la nota comica del filippino che non sa parlare e gioca con gli scarafaggi (come lo sarebbe quella dell’italiano mangiaspaghetti, mafioso e millantatore), ma anche sugli spalti degli stadi di calcio italiani, dove ‘tutto è permesso’, una frase come quella di Calderoli avrebbe comportato squalifiche e multe pecuniarie.
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Il solito pasticcio all’italiana, come quello della Prima Repubblica, che riassorbì tra i repubblichini e i partigiani anche gli assassini, in nome di una riconciliazione che, sessant’anni dopo, è tutta lì ancora da delinearsi.
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Per non andare troppo lontano, potremmo iniziare a chiederci come il ‘popolare europeo’ PdL possa sostenere tre governatori leghisti (Cota, Zaia, Maroni) se la Lega si dimostra razzista.
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Resta da chiedersi, in tema di ineleggibilità, se possano chiamarsi regolari delle elezioni, se in lista ci sono dei partiti che inneggiano alla discriminazione etnica e, soprattutto, se siano legittimi dei governi che consegnano posti di potere a siffatte persone.
Certamente, chi «non è in grado di tradurre un disagio in un linguaggio anche duro, ma corretto», dovrebbe «dare il suo incarico a chi è capace di farlo».
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Come anche, in Italia, se una donna o un immigrato ‘tirano la testa fuori dal sacco’ – vedi cosa accade alla Boldrini, alla Santanché, alla Kyenge – arrivano insulti e minacce a tutto spiano, «quotidianamente, con ogni mezzo. Lettere, email, telefonate. Le più terribili sono online, anche minacce di morte. Non c’è ancora una legge e invece servirebbe. L’istigazione al razzismo sta diventando man mano istigazione alla violenza».
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A dirlo non è una persona qualunque, bensì il ministro dell’integrazione della Repubblica Italiana, che ormai vive sotto scorta e dovunque vada – anche in via privata – trova mobilitazioni contrarie al fatto che l’Italia sia rappresentata da una cittadina dalla pelle nera e che i lavoratori immigrati abbiano pari diritti.
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Razzisti, per i quali, oltre che vergognarci e, magari, prendere provvedimenti urgenti e draconiani, dovremmo ‘as soon as possible’ prendere atto che c’è da fare a meno di loro, quando si parla delle istituzioni e dei media.

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FMI, l’IMU e le polemiche inutili

5 Lug

Il Fondo Monetario Internazionale, tramite il portavoce Kenneth Kang, ha sottolineato, a proposito della situazione italiana che “tutti i Paesi hanno tasse” sulle proprietà immobiliari e “in nessun Paese c’è un’esenzione sulla prima casa”, ma anche che il governo deve procedere alla revisione del “sistema catastale, per andare nella direzione di un sistema più equo e giusto. Per questo incoraggio il governo a tale riforma”.
«La crisi non è scongiurata del tutto e la disoccupazione resta ad un livello inaccettabile. Il percorso delle riforme deve avere la prioroitá per creare crescita e lavoro. I segni di stabilizzazione dell’economia ci sono ma gli investimenti e occupazione restano deboli. Nel 2013 stimiamo che il PIL chiuda a -1,8». Questa la chiosa del suo collega Aasim Husain.

Inoltre, «un ribilanciamento del risanamento fiscale è assolutamente necessario per sostenere la crescita», come è necessario «modificare la composizione del risanamento attraverso tagli di spesa e minori tasse», mentre un efficace pagamento dei debiti della pubblica amministrazione «può ridurre le difficoltà del credito delle aziende».
«Il livello di disoccupazione giovanile in Italia è inaccettabile»,  ci si dovrebbe «indirizzare verso un contratto unico, più flessibile per i nuovi lavoratori che gradualmente aumenta la protezione del posto di lavoro all’aumentare dell’età potrebbe ridurre il costo delle nuove assunzioni e sostenere l’apprendistato», come anche «incoraggiare aziende e lavoratori alla contrattazione di secondo livello consentirebbe di unire in modo migliore stipendi e produttività».

Un quadro desolante, specie se si considera che Enrico Letta ha ottenuto lo sblocco delle procedure di infrazione UE, ma non ha affatto rassicurato le agenzie di rating.

E bacchettate per tutti.

Dall’idea che la ‘prima casa è sacra’, mentre anche la ‘casa nella prateria’ della liberale America paga il suo obolo alla contea, alla monoliticità dei contratti di lavoro nazionali, così cara alle leadership sindacali che da rappresentanti eletti (e revocabili) si son fatti legione.
Per non parlare dell’Italia di Bertoldo e Bertoldino, quella dei proprietari immobiliari e dell’edilizia interconnessa, che dalla riforma del catasto vedrebbe la fine delle proprie fortune, come anche ne sarebbe colpita tutta quella genia di italiani che vive in case che non potrebbe permettersi se solo venissero fiscalizzate a dovere.
Fino allo Stato ed al sistema pubblico notoriamente insolvente a causa di un sistema di bilancio che è evidentemente un colabrodo, tant’è sfilacciato e farraginoso, a causa di un sistema ordinativo ottocentesco e di una centralizzazione che il Governo Prodi bis riportò a livelli pre-repubblicani.

Tutte bufale, dirà qualcuno: i tecnici del FMI non conoscono abbastanza l’Italia e, comunque, non possono intervenire su aspetti della sovranità nazionale.
Possibile … che non conoscano bene l’Italia, se sono così speranzosi che nel 2014 il nostro PIL crescerà del 0,7%, ma, quanto alla sovranità nazionale, siamo noi italiani a dover ricordare che è nostro dovere intervenire, ‘grazie’ al Fiscal Compact ed al pareggio di bilancio introdotto in Costituzione con il voto congiunto e pressoché unanime del Popolo delle Libertà e del Partito Democratico.

Ovviamente, non serve imporre ulteriori rinvii al governo, come fa la Santanché, non è opportuno attaccare la FIAT, come avvenuto per la Boldrini, non è utile pretendere sussidi senza investimenti e contratti bloccati, come capita con la CGIL guidata dalla Camusso.
E non serviranno nè le infrazioni UE nè lo spread per dichiarare la bancarotta: basterà che un paio di agenzie di rating abbattano di un altro paio di punti i valori attribuiti all’Italia …

Siamo tutti avvisati. Anche la Santanchè, la Boldrini e la Camusso.

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Lavoro, Iva, F35: rinviare è peggio

27 Giu

Marco Tullio il Temporeggiatore non sarebbe riuscito a far di meglio, se si voleva perpetuare lo stallo cattolici-comunisti, in cui sta lentamente sprofondando l’Italia da che si è fatta repubblica.

L’IMU è sospeso e diventerà, entro Natale, una cambiale raddoppiata per tanti cittadini, mentre i Comuni restano senza risorse proprie. Anche per le commesse degli F35 se ne riparla tra sei mesi, nonostante questo significhi azzerare quel poco di elettronica e meccanica d’eccellenza che esiste ancora in Piemonte. L’incremento dell’IVA è anch’essa sospeso, con appuntamento a dopo l’estate e sperando di rinviare il tutto a dopo le elezioni autunnali in Germania.

Rinvii pericolosi, come insegna l’esperienza, visto che, comunque andassero le elezioni in Germania, stanno preparando una Patrimoniale per il Capodanno, da attuare con urgenza tra i botti (in borsa) di fine anno.

Intanto, aumentano al 100% l’acconto Irpef, del 101% (dal 100%) quello Ires; contanti ed in anticipo per ben 2,6 miliardi stimati. Arriveranno (si noti il tempo futuro) 1,5 miliardi per le aziende che avranno la forza di investire e assumere giovani under30.

Niente sgravi per le aziende, niente riduzione del costo del lavoro: welfare camuffato da investimento infrastrutturale a patto che ci siano commesse e appalti per creare lavoro. Cosa resterà di quanto lo sappiamo già: l’abbiamo imparato durante gli Anni ’90 dalle analoghe politiche del Centrosinistra.

La legge elettorale è rinviata ad un ipotetico termine di 180 giorni, come lo sono tutte le riforme del sistema politico. Nelle carceri si preferisce andare avanti con mini-indulti, piuttosto che affontare la questione di due leggi poco costituzionali come quella sull’immigrazione e quell’altra sul consumo di stupefacenti. Berlusconi è fuori gioco, a Napolitano non restano che le dimissioni per motivi di salute e alle urgenze si aggiunge quella – dimenticata – di riformare la giustizia e la pubblica amministrazione, scuole, università e ricerca incluse. Il Partito Democratico paralizzato dall’incombente congresso che somiglia ad una nemesi storica, prefigurandosi simile a certe assemblee toscane, tramandateci dalle cronache del Rinascimento, come quelle, romane, che potrebbero descrivere cosa accade a Destra, alal ricerca di una Papessa, caduto il Papa Re.

Uno stallo, non un rinvio, in cui Milano e la ‘Padania’ vogliono solo un minimo di stabilità per profittare al massimo dell’Expo 2015, Roma ed il Centroitalia trovano gioco per nulla mutare pur cambiando tutto, al Sud ‘va tutto bene’.

Intanto, Beppe Grillo resiste e continua a raccogliere – nonostante diaspore, polemiche ed espulsioni – più persone di quante ne mettano insieme la Triplice sindacale o anche il maggiore dei partiti. Cosa ovvia, se lo spettacolo è quello del rinvio, dopo aver urlato agli italiani per due anni “fare presto, fare tutto”.

Dunque, tutto rinviato all’autunno, quando, trascorse le elezioni germaniche, si spera arrivi qualche fiume di denari o qualche strappo ai vincoli di Maastricht oppure il solito ultimatum UE che consenta di far cadere il governo. E nessuno ha – per ora, solo per ora – da ridire che le carenze finanziarie che necessitano di Imu anche sulle prime case, Iva maggiorata, acconti Irperf e Ires raddoppiati e ‘verifica’ degli F35 derivano tutti da errori di computo (vedi titoli di Stato o pensioni), da generose elargizioni (vedi Monte Paschi di Siena) e da scelte avventate (leggasi recessione) attuate dal senatore a vita Mario Monti e dal suo governo. Scelte che, nonostante i rapporti della Corte dei Conti e dell’INPS, nessuno si accinge a risanare. Come nessuno tiene in conto degli interventi della Corte Costituzionale su troppe leggi, che restano lì, e della ‘lettera morta’ che è rimasta la Riforma Brunetta, se parliamo di contratti, mansionari e metodi di assunzione nel pubblico impiego.

Dicevamo di Expo 2015 a Milano. Ma siamo davvero sicuri di non ritrovarci, con un palcoscenico mediatico simile e andando di questo passo, con una ‘patata bollente’ come quella brasiliana per la Confederation Cup?
Forse Letta o Alfano non se ne rendono conto, ma – dopo il transito di Monti e Fornero – la gente non sa neanche più quale dei mille cavilli rispettare o quale balzello gli tocchi mentre va a ritirare lo stipendio … figuriamoci a tirar su i consumi e la produzione se a tavola si mangia pane e bollette.

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