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Bomba a Brindisi: dopo il primo arresto, ancora molte ombre

7 Giu

Sarebbe un anziano benzinaio il bombarolo dell’Istituto Morvillo Falcone di Brindisi ed avrebbe agito da solo, ‘creando’ un congegno esplosivo piuttosto sofisticato per colpire il Tribunale, ma, stranamente, posizionandolo con molta precisione davanti alla scuola …

Giovanni Vantaggiato, 68 anni da Copertino in provincia di Lecce, avrebbe anche confessato: «Sì, quella bomba l’ho fatta io da solo. L’ho pensata e l’ho costruita».

A parte la confessione, durante la quale l’uomo avrebbe alternato momenti di lucidità a stati confusionali, di prove non ce ne sono ancora ad eccezione della presenza della sua autovettura nella zona dell’attentato.

Lo stesso procuratore Cataldo Motta ha tenuto a precisare che “il fermato è uno solo, ha ammesso la propria partecipazione, ma le confessioni non sono convincenti”, “non sa dire” perchè lo ha fatto, “non possiamo dire” che sia l’uomo del video, “è ancora al vaglio degli inquirenti” se è stato lui a costruire l’ordigno”.

 

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Attentato a Brindisi, un primo quadro d’insieme (con video)

19 Mag

Intorno alle 7.50 di oggi, è esploso a Brindisi un ordigno composto da tre bombole di gas, collocate su un muretto dietro un cartellone pubblicitario, davanti un istituto scolastico.
Le studentesse, assembrate lì, in attesa della campanella d’entrata sono state investite dall’esplosione e dalla “palla di fuoco” che il propano genera. L’attentatore era a vista e “scelto” le vittime.

Un attentato contro le donne, visto che la scuola è una delle poche intitolate ad una donna e gli iscritti sono in prevalenza ragazze.


fonte Google Street – il luogo dell’attentato

Una studentessa, Melissa Bassi, di 16 anni, è morta poco dopo all’ospedale Terrino di Brindisi. Un’altra, Veronica Capodieci, è tra la vita e la morte, dilaniata dall’esplosione.
Degli altri feriti, molti sono sotto shock e due hanno subito solo ferite lievi, ma gli altri quattro avrebbero riportato ustioni al 40% del corpo e due anche gravi lesioni agli arti.

L’attentato si ricollega, per la tecnica incendiaria, ad altri fatti recenti avvenuti nel Brindisino, a Mesagne in particolare, come l’esplosione e l’incendio delle autovetture del presidente della associazione antiracket, Fabio Marini, e dell’imprenditore Luigi Devicienti, più volte finito nel mirino della Sacra Corona Unita.
Utile aggiungere che a Brindisi è stato appena eletto come Sindaco, al primo turno, il giornalista Mimmo Consales, un personaggio “impegnato”, sostenuto dal centrosinistra e dai centristi dell’Udc, che dirigeva la redazione di Telenorba ed era corrispondente da Brindisi dell’agenzia Ansa.
Le sue affermazioni, riguardo l’attentato mafioso, sono dunque “ben informate dei fatti”. La collocazione dell’istituto di fronte il Tribunale di Brindisi, la sua intitolazione a Franca Morvillo, magistrato e moglie di Giovanni Falcone morta anche lei nella strage di Capaci, l’arrivo in città della Carovana Antimafia nel ventennale delle stragi inducono a pensare al peggio.

Trattandosi di un ordigno rudimentale dello stesso genere di altri utilizzati in attacchi a college statunitensi, di cui sono facilmente rintracciabili on line le “istruzioni”, resta aperta ancora l’ipotesi dell’atto di qualche scellerato, almeno finchè gli inquirenti non avranno una pista precisa da seguire.

Quel che è certo è che trattasi di “terror”, un’espressione statunitense che si traduce con “terrorismo”, ma senza introdurre alcuna connotazione politica od ideologica. Azioni destinate a sussitere “panico” e rivolte contro gruppi indistinti di persone.
Gravissimo che questo atto scellerato si sia rivolto contro una scuola ed eccezionalmente grave se dovesse confermarsi l’origine narcomafiosa.


fonte video di BrindisiReport su YouTube

Un “salto di qualità” che vedrebbe, secondo le dichiarazioni dei politici brindisini, la cosca di Mesagne come autrice dell’attentato, ma che potrebbe essere solo il primo atto di una “narco-insorgenza”, in tono certamente minore rispetto al Messico, che ha un territorio enorme, ma in analogia con la strategia stragista di Totò Riina.

Una preoccupazione che traspare dalle dichiarazioni di tutti – esperti, politici, inquirenti che siano – quella che la Mafia potrebbe essere “alle corde”, ovvero non aver troppo da perdere.
Certamente, infatti, la Crisi ha colpito anche chi aveva da speculare ma soprattutto per “lavare” il proprio denaro. Inoltre, dopo le norme sul tracciamento bancario e quelle in fieri contro la corruzione, per nuove norme di bilancio, di controllo del finanziamento dei partiti.

Una situazione di difficoltà ancor più accentuata dalla pochezza dei partiti e dalla difficoltà di intravedere “interlocutori” futuri, dalla presa di posizione del Papa e del Vaticano in occasione dei Vespri contro mafie e corruzione e dalla forte probabilità che l’Europa, gradualmente, decida di legalizzare e fiscalizzare le sostanze stupefacenti.


fonte video di BrindisiReport su YouTube

Una difficoltà del crimine organizzato che, a prescindere o meno dall’attentato di Brindisi e dai suoi autori, impone una maggiore celerità nelle riforme della governance (provincie, legge elettorale, demanio federale, finanziamento dei partiti, trasferimenti Stato-Regioni) e l’avvicendamento della classe politica della Seconda Repubblica.

Una celerità nel riaffermare l’esistenza e la presenza dello Stato – e del senso di  appartenenza comune e di condivisione sociale – che si renderebbe altrettanto urgente, se il vigliacco attentato fosse “un fatto anomalo”, ovvero se fosse stato attuato da qualche scellerato.

Intanto, con Mario Monti in USA, la notizia rimbalza sulle news mondiali ed anche questo è un fatto che non dipinge bene il nostro Paese.

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Libero Grassi è morto, la Mafia, purtroppo, no

29 Ago

Libero Grassi moriva il 29 agosto 1991 in via Vittorio Alfieri a Palermo, ucciso da  dove 20 anni fa, ucciso da sicari mafiosi.
La sua colpa?
Oltre ad aver rifiutato di pagare il pizzo ed aver fatto arrestare gli estorsori ed iloro emissari, aveva pubblicato sul Giornale di Sicilia una lettera sul suo rifiuto a cedere ai ricatti della mafia.

Un imprenditore reo di non aver pensato solo alla sua impresa, pagando il pizzo e facendosi coinvolgere del sistema di “piaceri”, e ancora più colpevole per aver agito da cittadino, che usa il potere e le risorse che ha per ribellarsi ad un oppressore.

Libero Grassi è morto 20 anni fa e molti ricorderanno la trasmissione in sua memoria, su RAI3 e Canale5, condotta da Michele Santoro e Maurizio Costanzo con l’intervento di Giovanni Falcone, che morì solo otto mesi dopo nell’attentato di capaci.
Fu proprio quella sera, durante il “requiem” mediatico per Libero Grassi, che l’Italia (lo share era di 10 milioni di telespettatori e passa)  potè assistere al furibondo attacco alle notizie sulla mafia ed ai processi ai mafiosi di Totò Cuffaro, divenuto poi Governatore della Sicilia ed attualmente detenuto per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra.

Un attacco profetico, quello di Cuffaro ed, infatti, in venti anni, molte cose sono cambiate.

Nel 1991, collusione, conflitto di interessi e corruzione facevano ancora scalpore in Italia e la Mafia non era ancora uscita dai suoi territori tradizionali, se non per riciclare denaro.
Nel 2011, sembra che collusione, conflitto di interessi e corruzione siano significativi solo quando, in Cassazione, si arriva ad una qualche sentenza, cioè quasi mai.
Quanto alla Mafia, per arrivare a capire dove è arrivata, basta andare a vedere quanti processi, in tutt’Italia, coinvolgono politici di ogni specie e colore.

Forse, anzi probabilmente, Libero Grassi morì anche perchè stava finendo un’epoca: quella del diritto e della democrazia.

Fine pena? Mai, anzi, riapriamo l’Asinara

27 Mar

M_ac6575a57fb54949cc10301c20d247a9Il Tempo del 23 marzo scorso riporta un’interessante notizia, che ci da tutto lo spessore di un grave fenomeno:

“La criminalità organizzata scende in campo per il voto del 13 aprile.


E lo fa apertamente attraverso esponenti di rilievo che hanno affidato a un volantino-proclama la loro scelta politica.

Una propaganda che arriva dal carcere.

«Indirizziamo i voti dei nostri familiari per quel partito o schieramento che ha messo nei primi posti della sua attenzione il problema del carcere…. per l’uscita del nuovo codice e per l’abolizione del regime di tortura 41 bis»

Ventotto righe per invitare i detenuti, che non hanno diritto di voto, a fare pubblicità presso parenti e amici per dare la loro preferenza a quei «partiti che hanno parlamentari che visitano spesso le prigioni».

E ancora «facciamo votare i partiti che sono favorevoli all’abolizione dell’ergastolo,
all’emanazione del codice penale e a una pena rieducativa».

La firma in calce è «Gli ergastolani in lotta  di Spoleto»”

La lettera è stata spedita dal carcere di Spoleto da Giovanni Spada, pugliese, boss della Sacra corona unita in regime di alta sicurezza ed intercettata a Rebibbia , dove il destinatario era Angelo Tornese, anche lui della Sacra Corona Unita, sottoposto a regime 41 bis.

Solo grazie alla censura, applicata per il 41bis e non per il regime di alta sicurezza, si è potuta scoprire la “cospirazione”.

Scrive Maurizio Piccirilli che: “I detenuti di Spoleto sono da tempo molto attivi nell’impegno «politico». Molti gli incontri con esponenti parlamentari autorizzati alle visite in carcere. Soprattutto di estrema sinistra. E infatti l’invito al voto è quanto mai esplicito: «Facciamo votare Sinistra critica e Sinistra Arcobaleno».

E’ un caso che i due partiti menzionati sono gli unici che non hanno votato le modifiche al regime carcerario speciale? Qualcuno si prenderà la briga di monitorare il voto in Puglia?