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Roma: un’emergenza ‘casa’ tutta da capire

3 Lug

Da pochi giorni, il Comune di Roma Capitale ha una nuova Giunta, guidata dal Sindaco Ignazio Marino e, soprattutto, dal suo vice, l’assessore al Patrimonio Luigi Nieri, le cui ‘migliori’ referenze sono quella di assessore al Bilancio, programmazione economico-finanziaria e partecipazione della Regione Lazio per la Giunta Marrazzo.
Un bilancio con un buco valutato in 277 milioni per  una scorretta e costosa distribuzione dei farmaci destinati alle terapie continuative per pazienti cronici non ricoverati e sotto monitoraggio, che si concluse solo nel 2008 e solo a seguito delle indagini della Guardia di Finanza, mentre la Legge 405/2001 prescriveva che dovessero essere forniti in modalità “diretta”, cioè dalle stesse Asl e/o farmacie convenzionate, con sconti minimi del 50% sul prezzo intero.

Un viceSindaco che, con buona pace per i 3/4 dei romani che ‘di sinistra non sono’, mantiene anche la carica di capogruppo di SEL in Consiglio Comunale, nonostante non sia stato lui, con soli 4.810 voti, ad essere il primo eletto del partito, bensì Gemma Azuni, con 5.430 preferenze.

Un Luigi Nieri, oggi vestale e tutore del patrimonio comunale, che, solo sei mesi fa, dichiarava “Le manifestazioni eclatanti che si sono tenute oggi a Roma, con l’occupazione di decine fra palazzi e strutture da parte di migliaia di persone, serviranno a portare all’attenzione di tutti un dramma che riguarda migliaia di persone e che non si può continuare a ignorare. La ghigliottina della speculazione, con l’aumento esponenziale degli affitti e con le case degli enti pubblici privatizzati messe in vendita a prezzi di mercato, rischia di decapitare intere famiglie ogni giorno. L’esasperazione di chi non riesce a guardare oltre domani è, quindi, più che legittima”.

Va da se che le case degli enti pubblici vadano privatizzate a prezzi di mercato e che nei centri storici gli affitti aumentino, come anche che a Roma è difficile parlare di legittimità, quando l’argomento è la casa. Un argomento tabù, la casa, non solo per la continua attrattiva di nuovi residenti, fagocitati a caro prezzo dai palazzinari, mentre il PIL capitolino da decenni suggerisce l’insostenibilità di una tale crescita demografica, confermata da numero incommensurabile e sempre crescente di alloggi pubblici esistenti ed il blocco perpetuo degli sfratti nei rioni centrali.

Infatti, a Roma le case pubbliche si occupano per rivendersele o si ereditano dai vecchietti, a volte prima ancora che siano defunti, come raccontava poco tempo fa Il Messaggero, che, nel 2010, denunciava come, su 53.000 alloggi Ater fossero almeno 8000 quelli occupati senza alcun titolo. Un dato di assoluto arbitrio e caso confermato dalla recente necessità, per ATER Roma, di indire un  censimento degli inquilini e dal fatto che, su 7.410 messi in vendita solo 434 alloggi sono stati effettivamente venduti e meno di tremila inquilini hanno chiesto di essere ammessi alla procedura di rogito.

E, non a caso, alle manifestazioni dei ‘comitati per la casa’ di solito non partecipano più di qualche centinaio di cittadini come, puntualmente, gli occupanti delle case in consegna risultano non avere i diritti di precedenza sui legittimi assegnatari.
Una questione complessa, dunque, se, poi, ci si ritrova anche dinanzi a precedenti con la giustizia, formazione e qualificazione professionali assenti, incapacità a trovarsi un posto di lavoro fisso. Specialmente se, a Roma, non è noto nè il numero esatto delle case concesse a fitto agevolato nè la tipologia degli inquilini e, soprattutto, come venga monitorata la sussistenza dei requisiti. In un paese, come l’Italia, dove non è previsto un particolare controllo fiscale per coloro che beneficiano di un alloggio pubblico.

In questo contesto – e con le promesse elargite ‘a mari e monti’ con la maxiofferta elettorale di Ignazio Marino – non ci vuole molto a scatenare il putiferio in città.
Ieri, ad esempio, è accaduto che qualche centinaio di manifestanti si è scontrato con la polizia, dopo che s’era cercato di uscire dal percorso prestabilito per avvicinarsi ad manifestanti antagonisti, come  Paolo Divetta, dei blocchi precari metropolitani, riferisce al Corsera: «all’inizio del corteo abbiamo saputo che esponenti de La Destra avevano organizzato il benvenuto a Marino sulla piazza del Campidoglio, che invece a noi era stata vietata a causa delle strutture di un concerto. Quando abbiamo saputo che i manifestanti de La Destra stavano dirigendosi verso il Campidoglio abbiamo chiesto alle forze dell’ordine di arrivare anche noi più in prossimità. Invece siamo stati bloccati nei pressi di piazza Madonna di Loreto con delle cariche immotivate».
Ovviamente, nessuno pensa al clima di tensione e al pericolo che un gruppo di persone, con intenti violenti, può scatenare in una città come Roma affollata di turisti e di cittadini se non arginato.

Risultato?
Un agente contuso, una ragazza manganellata ed il sindaco Ignazio Marino in serata va a trovare la giovane attivista – ma non il servitore dello Stato – e condanna ”gli episodi di violenza accaduti, sui quali va fatta piena luce, per questo chiederò immediatamente al Prefetto di accertare le responsabilità di quanto accaduto”.
Secondo la questura, gli agenti sono stati bersagliati da oggetti. E’ su questo che andrebbe fatta piena luce, come sul mercato delle okkupazioni, assicurando alla giustizia i colpevoli.

«Il sistema – racconta un anziano abitante delle case di Torrevecchia – è saltato quando gli occupanti abusivi si sono sentiti legittimati. E’ successo anche con le occupazioni dei vari movimenti per la casa. Chi è dentro è dentro. Chi aspetta continua ad aspettare. E non importa se in questo modo vengono lesi i diritti di chi è in graduatoria…». (Il Messaggero – 2010)
«Le dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Roma sugli scontri (…) rappresentano l’ennesimo attacco gratuito nei confronti delle forze di Polizia – ha dichiarato in una nota il segretario provinciale dell’Ugl polizia di Stato di Roma, Massimo Nisida – chiamate a fronteggiare tensioni sociali provocate dai vuoti lasciati dalla politica e poi aprioristicamente criticate dalle stesse istituzioni che le hanno investite del difficile ruolo di garantire l’ordine pubblico».
Chi semina vento, raccoglie tempesta ed il tempo del panem et circenses è ormai finito. Si spera …

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Il PD trionfa … nel deserto

11 Giu

Ve lo immaginate voi l’inesperto Ignazio Marino ad amministrare l’Urbe e la sua Suburbia con una maggioranza bulgara – e di estrema sinistra – in Campidoglio, mentre due romani su tre borbottano, diffidano e reclamano, con promesse impossibili da mantenere e un debito da record, consolidato fin dalla gestione Veltroni?

Oppure, che accadrà a Catania,  dove Enzo Bianco si accinge a diventarne sindaco per la quarta volta in sei consigliature e senza neanche le primarie ‘democratiche’ per sceglierlo, raccogliendo meno del 20% dei consensi effettivi, in una Sicilia dove l’astensionismo è arrivato al 66%.

Od a Treviso e Brescia, dove i neosindaci del Partito Democratico dovranno gestire una coalizione che va dalle liste civiche ‘moderate’ alla sinistra estrema, mentre tra astenuti e oppositori, anche lì, possiamo contare due cittadini su tre.

I giornali titolano, intanto, il Partito Democratico vince nelle città e trionfa a Roma. Peccato che nella Capitale il 51% degli elettori si sia astenuto e che il ‘trionfo’ consista in un misero 30,8% della base elettorale.

In realtà, infatti, non è il PD a vincere, bensì l’Ulivo, ovvero ritorna in auge l’idea di una coalizione antiberlusconiana, oggi ‘antidestra, che in altri tempi si sarebbe chiamata ‘fronte popolare’ e che da sempre è pervenuta ad una sola conclusione: conflitti irrisolvibili interni alla maggioranza, nuove tasse e nuove spese, incremento delle tensioni sociali.

Ed è altrettanto vero che, al momento, un elettore su due sarebbe disponibile a votare un ‘nuovo’ partito, purchè dotato di un programma credibile, del personale esperto ed un editore che voglia sostenerlo.

Molto probabile che, andando per queste vie, il Partito Democratico si ritrovi a dover fare i conti con una dura realtà: i pro ed i contro di poter contare su uno zoccolo duro, che a ben vedere è sempre più eroso.

Infatti, il 30,8% effettivo di Marino è molto lontano dal quasi 40% effettivo raccolto da Veltroni meno di dieci anni fa a Roma, senza che siano particolarmente cambiati i dati demografici od economici della città.
Certamente, ha influito l’invecchiamento del proprio elettorato e la diminuzione del numero di anziani, fedelissimi elettori dell’ex-PCI, come hanno pesato i gravi errori delle giunte ‘rosse’, se ha votato solo il 40% a Tor Bella Monaca, tra case popolari e famiglie under50.
Ma è anche vero che il ricambio generazionale è scarso e limitato – sia in termini di età anagrafica sia di mentalità – se a Siena è un funzionario del Monte dei Paschi a diventare sindaco e se a Viterbo è l’ex Presidente della Coldiretti provinciale e Presidente del Consorzio Agrario.

Il Partito Democratico ha preso “tutti i capoluoghi”, “trionfa a Roma”, si esalta per il “cappotto”, ha vinto questa tornata di elezioni amministrative, ma è il popolo italiano – quello ‘sovrano’- che ha perso anche queste elezioni. Un dato ormai certo, se in Italia siamo arrivati al 51% degli astenuti (con punte del 66%), mentre la legge elettorale (Porcellum) è incostituzionale ed, in barba al ballottaggio, ai Comuni si vota con coalizioni blindate e di cartello.
Una dura sconfitta per il PdL, ma anche una vittoria di Pirro, sia per il tipo di coalizione vincente, sia per il rifiuto di una larga parte degli elettori, sia per i deficit enormi che si dovranno affrontare – almeno fino alle elezioni tedesche ed al semestre italiano in UE – dopo aver promesso, in poche parole, la fine della Crisi ed il ritorno del Bengodi …

Intanto, dalla sponda opposta, l’esperto Fabrizio Cicchitto invoca «un salto di qualità nella costruzione di un partito che sappia tenere assieme una leadership carismatica e un partito forte, democratico, capace di discutere e scegliere, anche attraverso consultazioni interne, i suoi dirigenti», prima che sia troppo tardi.

Almeno un elettore su due sarebbe disponibile a votare un ‘nuovo’ partito, purchè dotato di un programma credibile, di personale esperto e di un editore che voglia sostenerlo.
Il conto alla rovescia è iniziato?

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La maxiofferta elettorale di Ignazio Marino

6 Giu

Arriva il ballottaggio per l’elezione del sindaco di Roma Capitale: Ignazio Marino, Gianni Alemanno o nessuno dei due? A vedere il primo turno, è inequivocabile che la fiducia dei romani nei candidati proposti sia ai minimi storici, ma non è detto che il tonfo non possa essere ‘migliorato’.

Infatti, la campagna di Gianni Alemanno è tutta incentrata sul suo immobilismo che non ha provocato disastri e l’ha tenuto fuori da tanti scandali e latrocini romani, ma forse non abbastanza per far fronte ad un candidato come Ignazio Marino, che “non è di Roma, che non sa nulla della città, che non ne consoce la vita, che non ne conosce i problemi” e che “parla tanto di merito, ma ha avuto incidenti anche gravi nell’amministrare piccole realtà di decine di dipendenti, ad esempio il Centro Trapianti della Sicilia. E’ stato, come sanno tutti, licenziato dall’Università di Pittsburgh per sovrapposizioni di numeri che lo hanno messo in cattiva luce.”

Un immobilismo, quello di Alemanno, che tiene realisticamente in conto sia la recessione corrente e la crisi generale, ovvero la carenza di fondi, e che non ha ceduto davanti alle spinte ‘alla spesa pubblica’ dei palazzinari e delle borgate romane.

Un attivismo, quello viceversa di Ignazio Marino che sta promettendo di tutto e di più, senza spiegare da dove prenderà i soldi e, soprattutto, come farà Roma a sostenere una tale spesa a regime.

Ad esempio, mentre le strade sono da rifare e mentre c’è da dismettere parte dell’edilizia pubblica, si promettono agli elettori romani:

  1. Parchi giochi e aree pedonali nei quartieri, a partire da quelli in periferia, per favorire le attività ludiche, ricreative e sportive a contatto con la natura.
  2. Rafforzare la rete dei servizi pubblici nei quartieri, con interventi di formazione, incentivo e supporto alle necessità economiche, sociali e culturali delle famiglie.
  3. Piano straordinario di edilizia scolastica per rinnovare e aumentare le strutture esistenti, con l’obiettivo di abbattere le liste di attesa in tre anni.
  4. Piena messa in sicurezza, manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole, riqualificazione degli edifici, programma speciale di costruzione di nuovi edifici ecosostenibili.
  5. Assicurare un’adeguata distribuzione degli asili nei quartieri, scuole aperte al pomeriggio e nei mesi estivi.
  6. Case del Welfare e del benessere diffuse in tutti i quartieri, con servizi meglio tarati sui bisogni reali delle persone, molto spesso disabili, con disagio psichico, anziani.
  7. Sostenere le famiglie numerose e le famiglie che si fanno carico di una persona anziana.  Sviluppo di un mercato dei servizi di prossimità per l’accudimento non sanitario degli anziani, con servizi mirati ai diversi bisogni delle fasi della vita.

Proposte che, oltre ad avere un costo, suonano come ‘nuove tasse o tributi e ticket maggiorati’. Ad esempio, il “bollino di qualità per negozi, bar e ristoranti a misura di bambino e di passeggino”,  il “registro pubblico degli assistenti familiari (badanti)”, il “nuovo sistema di agevolazioni tariffarie per l’accesso ai servizi d’infanzia”.

Un vero e proprio salasso a cu si aggiungono proposte del tutto aleatorie, come “costruire una città che permette di conciliare i tempi e gli spazi familiari con ritmi del lavoro”, “costituire una task force di studio e supporto ai problemi sociali connessi all’età dello sviluppo adolescenziale”, “rafforzare l’offerta formativa immaginando la città come un immenso laboratorio didattico all’aperto”,   “creazione del Centro di Cultura del Mediterraneo”.

Per non parlare delle promesse elettorali sulle quali un Sindaco non ha competenza particolare, ma la hanno la Regione e/o lo Stato come:

  1. Collaborazione tra i servizi socio-sanitari presenti sul territorio e gli istituti scolastici per migliorare l’integrazione dei casi di disabilità, il supporto psicologico, l’educazione al rispetto del proprio corpo e sessuale, la prevenzione di fenomeni di bullismo.
  2. Rilanciare l’azione dell’Azienda Speciale FARMACAP, che con la sua rete di farmacie comunali costituisce un presidio nei territori più periferici. Coinvolgere le parocchie nel sostegno ai più deboli e ai più poveri. Sostenere persone e famiglie a rischio povertà e che vivono in strada.
  3. Ricostruire la rete dei poliambulatori pubblici e dei servizi domiciliari, stimolando le ASL, d’intesa con la Regione, a investire sul territorio in termini di strutture e risorse umane.
  4. Riconoscimento delle competenze specifiche dei profili professionali dei medici e maggiore trasparenza dell’organizzazione dei servizi a garanzia della qualità e della sicurezza.

 O, peggio, di quelle che suonano come ‘nuove cementificazioni e speculazioni edilizie’, se Ignazio Marino promette che il Comune di Roma, “pur non avendo risorse economiche da mettere in campo, ha la possibilità, con l’uso sapiente del patrimonio pubblico, di governare la strategia di rigenerazione. Chiameremo gli imprenditori ad aiutarci a perseguire un modello di sviluppo nuovo per Roma ma in atto da anni in molte città europee, concentrando le occasioni di lavoro e di impresa nella trasformazione urbana dell’esistente.”

Ad esempio per “realizzare uno sviluppo urbano a maggiore concentrazione di funzioni e di edificato in alcune aree strategiche”, per i “circa 15.000 gli ettari di città che devono essere riqualificati, tra le aree da ristrutturare già individuate dal PRG, i quartieri dell’edilizia residenziale pubblica e gli immobili del demanio statale e militare”.
Per un “programma graduale e progressivo di pedonalizzazione e sistemazione degli spazi pubblici”, prevedendo “una quota di alloggi sociali in tutti gli interventi di trasformazione urbana e di riuso in aree interne al centro storico” e “realizzare circa 3.000 alloggi sociali, destinati a individui e nuclei familiari svantaggiati che non sono in grado di accedere alla locazione in libero mercato”.
Per la  “valutazione di qualsiasi nuovo impianto sportivo sia di proprietà pubblica che di proprietà privata all’interno delle scelte strategiche di sviluppo della città” e la “messa in sicurezza e riqualificazione degli impianti sportivi esistenti”.

“Un’azione complessiva nella città finalizzata all’efficientamento energetico-climatico degli edifici anche per rilanciare il settore dell’edilizia e quindi l’occupazione” … più chiaro di così.

Come è chiaro, a fronte del convulso traffico romano e della lentezza dei sistemi di trasporto pubblico, che sarà improbabile:

  1. ridurre le distanze esistenti tra i quartieri, a partire da qualità e disponibilità dei servizi di base: offerta scolastica, qualità degli spazi pubblici, luoghi di aggregazione sociale, culturale e sportiva, spazi verdi, collegamenti veloci con il centro,
  2. individuare insieme agli abitanti di ogni quartiere una strada da trasformare e riprogettare in modo da far tornare la vita in strada, come centri commerciali naturali ed un immobile pubblico da destinare a spazi per il lavoro condiviso per i giovani del quartiere,
  3. far diventare le 40 biblioteche di Roma Capitale un presidio non solo culturale ma anche sociale,
  4. rimuovere ogni barriera per rendere accessibile ai pedoni, alle mamme con il passeggino, ai disabili e soprattutto alla popolazione anziana, la fruizione dello spazio pubblico e per favorire lo spostamento a piedi dei bambini nel tragitto casa-scuola.

Quanto alla sicurezza e alla legalità, tasto dolente di una metropoli insicura, potrebbe non bastare la “riorganizzare la distribuzione territoriale delle forze di polizia”, il “maggiore coinvolgimento delle associazioni di territorio”, la “estensione della rete di illuminazione pubblica e di incremento dei punti luce”.

Ci fermiamo qui, ma ad andare sul sito di Ignazio Marino (link) di promesse se ne trovano a bizeffe e non rappresentano affatto ‘un nuovo che avanza’, ma, piuttosto, manca solo di trovarsi davanti un Achille Lauro redivivo.

Le migliori in assoluto?

“Metteremo in rete le sedute del consiglio comunale. Così tutti i cittadini potranno ascoltare le discussioni che avvengono all’interno del consiglio”.
“Apriremo anche un ufficio trasparenza, dove i conti del Comune saranno spiegati con la stessa semplicità con cui la signora Maria o il signor Giovanni fanno i conti a casa propria alla fine del mese. Ognuno saprà come viene speso ogni singolo euro delle proprie tasse”.
“Sistemare tutti i marciapiedi come luogo per l’attività fisica di base: camminare. Punire la sosta delle macchine e dei motorini sui marciapiedi, verniciare le strisce pedonali.”

Intanto, mentre Marino lancia un appello agli elettori del M5S, Roberto Fico – già candidato a sindaco di Napoli – annuncia, lavandosene le mani, che ‘per il ballottaggio di Roma non diamo indicazioni di voto’. Eppure, ce ne era in abbondanza per attirare le ire di Beppe Grillo, specialmente dopo che un candidato M5S ‘de sinistra’, Marcello De Vito, aveva perso 305.705 (-66,1%) dei voti ottenuti alle Politiche …

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