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Ma i Rom dov’è che hanno una casa loro?

5 Apr

Circola la domanda ‘vorrebbe i Rom sotto casa sua?”, un quesito certamente pertinente nella situazione in cui siamo.
Quesito che – però – si rispecchia in un altro: “dove è che i Rom hanno una casa loro?”

Jenisch Swiss.info

swissinfo.ch

Nei 47 Paesi del Consiglio d’Europa il numero delle persone Rom è stimato  in circa 12 milioni a fronte di quasi 800 milioni di residenti, mentre nella Unione Europea  sarebbero 6 milioni su oltre mezzo miliardo di persone.

E, se nell’Unione Europea ogni 100 residenti troviamo 1,2 persone Rom, in Italia il rapporto è bassissimo, cioè 2-3 persone Rom ogni 1000 residenti.

Non dovrebbero essere un problema, ma – evidentemente – c’è qualcosa nel “sistema di accoglienza” italiano che non solo non funziona, anzi causa una insicurezza sociale per i residenti e anche per i Rom.

Il primo errore è abbastanza vistoso. Infatti, dai dati delle associazioni che seguono il fenomeno sembrerebbe che solo uno ogni 30-35 persone Rom vive da ‘nomade’, ma sarebbero addirittura 40.000 quelli chiamiamo “Campi Nomadi” a loro riservati. 
Non c’è altro che aspettarsi che Degrado e Underworld, come per tutti i ghetti.
E che ghetti fossero ce lo confermano le condizioni abitative sotto gli standard di vivibilità consentiti per legge ed oggetto di sentenze Tar e Cassazione.
La Corte Suprema si è espressa nel 2013, sono trascorsi sei anni e continuiamo ad andare avanti con controlli, sgomberi, trasferimenti, “segregazioni” senza dare a questa gente una collocazione definitiva e, soprattutto, la possibilità di rendersi produttivi.

Il secondo errore è stato certamente quello di concentrare nel Lazio un quarto delle persone Rom che vivono nei su detti “Campi”, come emerge dai dati delle onlus di settore, ed in particolare a Roma e dintorni, dove la presenza è più o meno quella della media europea, dove esistono enormi territori semincustoditi e dove noti processi hanno dimostrato quanto fossero ‘stornati’ i fondi destinati ai Rom, da cui una particolare “sensibilità generale” della popolazione.

Il terzo errore (o forse l’errore ‘zero’) è stato quello di trasformarli in gente inoperosa e sussidiata a favore di filiere tanto ‘solidali’ quanto criminali secondo le cronache giudiziarie.  Viceversa, prima della ‘modernità’, svolgevano utilissime attività nei settori dell’allevamento dei cavalli, della lavorazione del rame e delle sue leghe, del riciclaggio di materiali di risulta.
Attività che ancora oggi sarebbero utilissime e ben lucrative.

Come al solito mettere la cenere sotto al tappeto non risolve il problema, anzi lo accumula, e nel dicembre 2016, il Comitato sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale delle Nazioni Unite ha espresso la sua preoccupazione riguardo all’assenza di un sistema per la raccolta di informazioni sulla popolazione rom in Italia e nell’agosto 2017 la Commissione Europea ha sottolineato la persistente mancanza di dati, di indicatori e di meccanismi di monitoraggio efficaci nell’indagare l’entità dell’impatto sulle azioni a contrasto della discriminazione.

Dunque, con schiettezza,

  1. in Italia vivono meno persone Rom in percentuale rispetto alla grandissima parte dei paesi europei: se da noi sono un enorme problema ed altrove no è evidente che qualcosa da noi non va
  2. queste persone Rom non sono nomadi ed in molti casi sono cittadini italiani a pieno titolo: se sono collocati in campi e/o non accedono agli stessi diritti degli altri italiani (es. reddito minimo) dovremmo solo prendere atto che sono discriminati e far qualcosa
  3. . il sistema dei Campi è per metodo e per funzione la causa stessa del degrado della dignità umana che pian piano prende piede: è dalla Prima Guerra Mondiale che è riportato nei diari di ex prigionieri
  4. fino a 30-40 anni fa i Rom ed i Sinti italiani non erano un peso sociale da sussidiare, perchè svolgevano attività  utili e lucrative per le giostre e i circhi, per l’ippica, per il restauro e l’arredamento d’interni, per recuperare carta, metallo ed elettronica: se li teniamo nei campi a fare nulla, sarà sempre più un disastro.

Vorrei un Rom come vicino di casa?
Dipende … magari fa meno rumore della musica di quello del 3° piano, non è sempre arrogante e prepotente come quell’altro del 4°, tratta bene la moglie e i figli a differenza del signore del pianterreno che una volta sono venute pure le pattuglie … eccetera.

Piuttosto, a parte scoprire dove hanno casa i Rom di cittadinanza italiana, almeno loro, mi piacerebbe chiedere ad un tirolese: “scusi ma lei un italiano come vicino di casa lo vorrebbe?”

Demata

La foto di Salvini abbracciato a tre donne Rom

18 Giu

salvini donne rom termoli

“Purtroppo ce li dobbiamo tenere” ha detto oggi a TeleLombardia il ministro degli Interni Matteo Salvini. Una frase molto lontana da quella fotografia scattata al leader della Lega Matteo Salvini “abbracciato a tre donne Rom … con le tipiche gonne lunghe che indossano solitamente le donne di quell’etnia e le facce sorridenti per quel momento da immortalare il 16 aprile scorso.” (Primo Numero – Termoli)

 La foto è stata scattata a Santa Croce di Magliano e pubblicata su Facebook dal giornalista Antonello Caporale.

Evidentemente in campagna elettorale anche i voti dei Rom contano. 

Ma … vista la cordialità verso i Rom nella foto di due mesi fa e il “purtroppo ce li dobbiamo tenere” di oggi, quale è il vero Matteo Salvini?
E le signore nella fotografia sono anche attiviste della Lega in Molise  ?

Demata

 

Che rapporto c’è tra lavoro nero e stranieri irregolari?

5 Feb

Silvio Berlusconi racconta che «con noi al governo nel 2011 arrivarono 4.400 immigranti». In realtà, i 4.402 sbarchi (Ministero degli Interni) avvennero nel 2010, quando al governo c’era anche Romano Prodi che già l’anno prima li aveva ridotti a 9.573, accordandosi con Gheddafi.
Inoltre, proprio nel 2011 i cittadini stranieri residenti  incrementarono di circa 230.000 unità, passando da 3.648.128 nel 2010 a 3.879.224 nel 2011 (dati Istat).

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Fondazione Ismu – Ministero dell’Interno

 

Sempre Silvio Berlusconi, riguardo gli sbarchi di questi ultimi tre anni, aggiunge che «altri 600mila sono bomba sociale pronta a esplodere, perché pronti a compiere reati».
In realtà, fino alle crisi libica e siriana, la media annuale era di circa 25.000 ingressi via mare, e nel triennio recente gli sbarchi ‘in eccesso’ sono stati oltre 350.000, di cui solo poche decine di migliaia sono profughi con status di rifugiato.

Nei fatti, però, gli irregolari rimpatriati sono di media il 45%  dei censiti e, tenuto conto anche di quelli che sono diretti da parenti in altri paesi europei o di quanti rimpatriano spontaneamente, nonostante un incremento sensibile degli sbarchi, gli immigrati irregolari in Italia sono stati stimati entro 500.000 anche per il 2017 (fonte ISPU).

Aggiungiamo che gli stranieri regolari rappresentano il 10,5% dell’occupazione complessiva, «in netta prevalenza» di tipo operaio (76,6% rispetto al 30,7% degli italiani), mentre i maschi in età lavorativa che risultano inattivi e non iscritti all’Università sono circa 250.000, di cui circa 50.000 di etnia Rom.

Ma cosa fanno gli stranieri invisibili per campare?

Di sicuro, oltre 50.000 donne sono prostitute ed altrettanti tanti saranno quelli che le sfruttano o che spacciano. Il resto, regolari ed irregolari, vanno cercati tra i lavoratori ‘in nero’ dipendenti (quasi 3 milioni in totale), in crescita costante tra sottodichiarazione e lavoro irrregolare, specie se parliamo di agricoltura, costruzioni e servizi alla persona, con un indotto di oltre 200 miliardi di euro e un’incidenza sul Prodotto interno lordo pari al 12,6%.

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Fonte: elaborazione dati Ministero del lavoro

 

Quanto alle notizie che circolano, c’è solo da prender atto che – ad esempio – Il Giornale o Il Tempo raccontano che per “molti tipi di reati sono gli stranieri a detenere il record: il 55% dei furti con destrezza è loro così come il 45% dei furti in abitazione”, ma … secondo i dati del ministero degli Interni i ladri acciuffati sono in tutto una decina di migliaia e restano ignoti gran parte degli autori degli oltre 1,3 milioni di furti denunciati?

Difficile che Berlusconi e Salvini – caso mai al potere – intendano lasciare tanti italiani senza lucciole sulle strade e tante imprese (tra cui le mafie) senza manodopera, a parte i tanti italiani che finirebbero in carcere e quant’altri che dovrebbero pagar tutte le tasse dovute.

Piuttosto … e se tutta questa xenofobia che anima il Centrodestra pre-elettorale non fosse altro che l’interesse ad mantenere semilegali milioni di lavoratori stranieri (ed anche italiani), con un indotto di oltre 200 miliardi di euro e un’incidenza sul Prodotto interno lordo pari al 12,6%?

Demata

Rom, Tir Angriff mit dem Auto in einer doppelten Reihe vereitelte

23 Gen

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Rom – Es könnte ein Massaker wie in Nizza und Berlin gewesen, aber die Terror Plan scheiterte dank Punto in doppelten Reihen geparkt.
Ohne Erfolg Versuche einiger Bürger (die wegen Mittäter jetzt untersucht werden), das Punto weg zu verlagern oder auch unnötige Anrufe an die örtliche Polizei: der Terrorist hatte zu übergeben.

Die Ermittler haben alle Phasen des Angriffs rekonstruiert.
Der Terrorist, ein ruhiger marokkanischen LKW – Fahrer, versuchte Merulana Strasse für eine Lieferung zu erreichen, aber wegen des Verkehrs auf der Straße, geschlossen einige Straßen für Arbeit, regen, Schlaglöcher, Unfälle, widerspenstig Radfahrer, der Transport Streik , Fußgängerüberweg zu ficken, die Busladungen von Touristen, die überall parken, den Verkehr zu stoppen , da das Gerät die Grenzen überschritten hat, die Prozession der Studenten, die Gegen-Prozession vom Recthen, die Gegen-gegen- Prozession von AntiFa, hatte der Träger angesammelt ein Verzögerung von 4 Tagen.

“Dann in Verzweiflung ich radikalisiert – gesteht der marokkanischen in Tränen – und ich beschlossen, eine auffallende Geste zu machen: überwältigt mit dem LKW, der Weihnachtsbaum in der Piazza Venezia, ihm nicht mehr leiden.”

Aber die Doppel geparkt Punto hat seine kriminellen Plan zum Scheitern gebracht. Der Autobesitzer, der Held des Tages, ist es Tullio Romanaro und  zu mutigen Geste rief: “Ich mache mit meinem Auto alles was ich ficken will. Es war spontan für mich, den Weg einzuschließen. Ich bin nicht ein Held, nur ein Hurensohn so viele in dieser Stadt “

An dem Tag, Herr Romanaro wird durch den Bürgermeister Strahlen für die Anerkennung und er wird erlaubt  zu parken an dem Capitol Schritte  für die Gelegenheit erhalten werden.

22, Dezember 2016
Eddie Settembrini – www.lercio.it

 

Furti e rapine in casa: arrivano leggi più severe?

3 Ago

Secondo l’XI Diario della Transizione del Censis, negli ultimi dieci anni i furti in casa a Roma sono più che raddoppiati (+120,6%) e nel 2014 i furti denunciati nella Capitale sono stati ben 15.779.

Parliamo di 43 furti in casa al giorno, quasi uno ogni mezz’ora e … in dieci anni saranno state almeno 100.000 le famiglie romane che hanno visto le proprie case ‘visitate’ dai ladri
Furti avvenuti anche in zone (teoricamente) a massima vigilanza e degenerati anche in sequestri, stupri e aggressioni, come raccontano le cronache romane.

In Italia, nel 2014, i furti nelle abitazioni denunciati sono stati quasi 250.000. Ogni giorno 689 effrazioni, in pratica 29 ogni ora: ogni due minuti un ladro penetra in un’abitazione.

Poi ci sono le rapine in casa e sono diverse migliaia con un incremento del 30% nel solo biennnio 2010-2012.

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Nel 2013 gli arresti per furto in abitazione sono stati 6.628 (62% stranieri) e le denunce a piede libero 15.263 (54% stranieri).
Dunque, se le indagini sono svolte con efficacia ed i ladri vengono identificati, com’è che ci troviamo che i detenuti sono solo 3.530 (42,3% stranieri)?

E’ presto detto: la norma attuale prevede una detenzione da uno a sei anni. Dunque, se sei anni toccano a chi ruba un quadro al museo, molto molto inferiore va ad essere la condanna per chi ruba pochi euro.

Questo significa che tanti dei denunciati a piede libero per furtarelli (ndr. tenuità del reato) finiranno per ricevere una condanna di un annetto, di cui due terzi scontati agli arresti domiciliari ed un altro terzo in libertà condizionata.
Inoltre, per il furto vige la prescrizione e, dunque, basta un ottimo avvocato per rallentare l’iter già farraginoso fino all’agognato quinquennio.
Dunque, accade che spesso si tratta di ladri abituali che – alla meglio – entrano ed escono dal carcere per brevi periodi, per non parlare delle migliaia di stranieri che si volatilizzano evitando la detenzione.

Riguardo i furti, basterebbe – come prevede il disegno di legge predisposto dal ministro degli Interni Alfano – incrementare le pene a due anni di minimo ed otto di massimo per ovviare a questi problemi, ma – soprattutto – servirebbe prevedere sempre e comunque il processo per direttissima ed appesantire l’aggravante di ladro abituale.

Per le rapine in casa, la questione è più complessa, ma allo stesso tempo molto semplice: non siamo al Far West, ma nell’ultimo decennio molte migliaia di bambini si sono trovate sequestrate e minacciate nella propria casa, con i propri genitori impotenti, spesso assistendo a pestaggi e scene drammatiche, per non parlare delle donne e degli anziani.

Rapina in casa Montale ModenaNon siamo più dinanzi alla sproporzione tra vita umana e difesa della proprietà, ma … se il fenomeno cresce e i criminali latitano, qual’è in Italia il limite di una legittima difesa se si è minacciati nella propria abitazione con un’arma letale, coltello o pistola o spranga che sia?

Demata

Salvini provoca, Sinistra violenta ma santa e … la democrazia alle ortiche?

10 Nov

Fabrizio Cicchitto (Ncd). “Il protagonismo di Salvini mirato per quello che riguarda i tempi e i luoghi ha puntato a sua volta ad incendiare la prateria, innescando processi e reazioni con obiettivi elettorali e demagogici”.
Carlo Giovanardi: “C’è chi cerca con impegno l’incidente e lo trova, come Matteo Salvini”.

Manes Bernardini: “le provocazioni generano solo provocazioni”. Stefano Bonaccini, Pd: “E’ alla ricerca quotidiana di provocazioni e sensazionalismi”. Cristina Quintavalla, candidata per l’Altra Emilia Romagna: “Salvini e Fabbri, fascisti su Marte, Bologna e l’Emilia sono medaglia d’oro per la Resistenza!”.

Ignazio Messina, segretario nazionale Idv: “Semplici provocazioni elettorali”. Ross@ Bologna: “a Salvini a tutti i razzisti e a tutti i fascisti che ci troveranno sempre al nostro posto ad accogliere qualunque ‘bastardo senza gloria’”.

Anche questi i commenti che hanno fatto seguito all’assalto e parziale distruzione dell’autovettura del segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, che tentava di visitare – come nelle sue prerogative di parlamentare – il campo sinti di via Erbosa dopo l’aggressione subita da un’esponente bolognese del partito.

A vedere le immagini diffuse, Salvini e i suoi accompagnatori sono rimasti illesi per mero caso.

salvini auto distrutta bologna

Salvini provocatore?
Certamente si quanto altrettanto no.

A voler ragionare con ‘il si fa ma non si dice’ dovremmo ammettere che ‘se l’è cercata’; a voler parlare di Stato di diritto, ha dimostrato che in certe zone i politici di destra non possono esercitare i propri diritti, figurarsi i cittadini ‘normali’. Anzi, c’è da stare attenti a non prendere botte, come capita non di rado ai cronisti e cameraman.

Così andando le cose, serviva il ‘buon’ Salvini – quello dei cori antipartenopei – per dimostrare che  una parte della Sinistra usa  metodi squadristici verso chi gli si oppone, mentre un’altra parte plaude più o meno palesemente.

E, se tutto questo permanesse senza che lo Stato intervenga, vuoi vedere che il ‘provocatore’ Salvini chiederà di ‘invalidare le prossime elezioni’ perchè in determinati territori la Lega e la Destra non potranno far comizi e propaganda?

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Cosa riporta Wikipedia tedesca sui campi di concentramento nazisti?

29 Apr

Fulmine a ciel sereno, Silvio Berlusconi – defenestrato dal Senato e affidato ai servizi sociali – va in televisione e tira fuori una delle sue ‘gaffe’ – le sue ‘battute infelici’ come scrive La Repubblica – affermando che “i tedeschi, secondo loro, i campi di concentramento non ci sono stati (video). Le fosse di Katyn sì, i campi di concentramento no”.
Il tutto a meno di 48 ore dalla celebrazione mondiale della Shoa …

Puntuale la reazione indignata di Angela Merkel: “affermazioni talmente assurde che il governo tedesco non le commenta”.
“Per tutti quelli che hanno la storia europea in mente questo è particolarmente vero per il terrore sperimentato durante l’Olocausto, costato la vita a milioni di innocenti. Mr. Berlusconi, l’Olocausto non è una cosa da ridere”,
ha precisato in un comunicato il lussemburghese Juncker, candidato del PPE alla presidenza.

E non c’è nulla da ridere, proprio nulla, se, andando per siti tedeschi, si scopre che in Germania le cose non stanno certamente come afferma, motteggiando, Berlusconi, ma neanche ‘esattamente’ come vorrebbe chiosare frettolosamente la Merkel.

Un buon metro di paragone può essere Wikipedia in lingua tedesca ed i risultati che ne vengono, anche senza conoscere bene la lingua, sono imbarazzanti.

Innazitutto, la pagina di disambiguazione (ndr. il termine ‘Lager’ ha diversi significati) dove si distingue tra ‘accampamenti’, da un lato, e, dall’altro, campi di concerntramento (Konzentrationslager) o di internamento (Internierungslager) e i Gulag.

Andando alla pagina apposita, tra gli ‘accampamenti’ sono inclusi i Gefangenenlager, i campi di prigionia, tra cui sono menzionati quelli di internamento come a Guantanamo Bay, i Gulag russi, i lavori forzati ovunque esistano e, anche, i campi di sterminio nella Polonia occupata dai tedeschi e bielorussi.

La pagina ‘Internierungslager’ riporta una lunga lista di luoghi e paesi dove si è praticato l’internamento (ndr. inventato dagli inglesi a quanto pare) e, riguardo gli Ebrei, le poche menzioni sono relative ai campi dove vennero collocati dopo essere fuggiti dalla Germania.

Andando ai Konzentrationslager, la notevole massa di notizie e dati non fornisce i numeri agghiaccianti che in Italia tutti conosciamo, mentre l’attenzione è focalizzata sul complesso sistema organizzativo e sulla collocazione dei lager fuori dal territorio tedesco e sotto il controllo delle fanatiche SS. Gli ‘Juden’ sono accomunati ai Roma e Sinti, oltre che ad una imprecisata massa di oppositori politici.

Nessuna fotografia degli internati affamati, delle camere a gas, delle cataste di morti.

Per scoprire l’Olocausto (e la Shoa), bisogna – per caso fortuito o per pignoleria – cliccare su Endlösung der Judenfrage – che si traduce Soluzione finale del problema ebraico – nella pagina di disambiguazione (sic!) oppure su Vernichtungslager (tr. ‘campo di sterminio’), in capo alla pagina dei campi di concentramento.
Nella prima scopriamo che fino alla metà del 1941 i tedeschi avrebbero perseguito lo scopo di espellere gli ebrei (in particolare quelli ‘sovietici’), considerando addirittura la deportazione in Madagascar.
Nella seconda, troviamo ‘finalmente’ menzionati l’Olocausto e il Porajmos (ma non la Shoa) e alcuni  dati sui morti nei sette campi di sterminio, che ammonterebbero a poco più di 2,5 milioni di persone, principalmente ‘Juden, Sinti und Roma’.

Wikipedia non è la Bibbia e neanche una scienza esatta, ma – nel nostro caso – offre una possibilità di paragonare le stesse (almeno in teoria) informazioni per come vengono diffuse e preorganizzate per la fruizione da parte della pubblica opinione, spesso in base a quello che è l’approccio accademico/culturale della nazione in questione.

Quello che appare, dalle diverse pagine visonate, è che i tedeschi sanno bene cosa siano i campi di concentramento, probabilmente con una dovizia di particolari non irrilevante.
Campi ‘inventati’ dagli inglesi durante la WWI (per rinchiudervi proprio i tedeschi residenti sull’isola, come testimonia l’anarchico Boxer in un suo diario) e utilizzati, però, ovunque, con un numero di morti nei lager paragonabile a quello di altri (USA, Giappone, Russia eccetera), mentre ci sarebbero stati ‘solo’ sette campi di sterminio propriamente detti, per internati appartenenti sia all’etnia ebraica sia anche sinti o rom.

Il nesso con l’Olocausto è limitato a pochi link poco evidenziati e solo andando sulla pagina apposita si scoprono gli orrori e le foto dei lager, ma le notizie sono ‘conformi’ a quant’altre girano nel mondo.

Wikipedia angloamericana riporta: L’Olocausto (dal Holos, “tutto” e kaustós, “bruciato”), noto anche come la Shoah (in ebraico: la catastrofe”; “distruzione“), si intende l’omicidio di massa o genocidio di sei milioni di ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, un programma di uccisioni sistematiche predisposto dallo stato della Germania nazista, guidato da Adolf Hitler e il partito nazista, nel Reich tedesco e i territori occupati.
Dei nove milioni di ebrei che avevano risieduto in Europa prima dell’Olocausto, circa due terzi sono stati uccisi. Oltre un milione di bambini ebrei sono stati uccisi nell’Olocausto, come circa due milioni di donne ebree e tre milioni di uomini ebrei. Una rete di oltre 40.000 impianti in Germania e in territori occupati sono stati utilizzati per concentrare, detenere e uccidere gli ebrei e le altre vittime.

Wikipedia tedesca riporta: Holocaust o Shoah (in ebraico “la grande sfortuna / calamità”) è il genocidio di 5,6-6,3 milioni di persone definite ‘ebrei’ dal Reich tedesco nell’era del nazionalsocialismo. Fondato sulla propaganda del regime nazista all’antisemitismo, finalizzato alla completa distruzione degli ebrei d’Europa, è stata svolto dal 1941-1945 sistematicamente, a partire dal 1942 con metodi industriali.

Tutto bene, allora? Non del tutto, visto che ‘persone definite ebrei’ – come nella versione tedesca – lascia di nuovo il dubbio che si trattasse di Juden oppure anche di Sinti e Rom, più oppositori politici e deportati vari.
A riguardo, Wikipedia italiana riporta: Con il termine Olocausto (con l’adozione della maiuscola), a partire dalla seconda metà del XX secolo, si indica il genocidio perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati nei confronti degli ebrei d’Europa e, per estensione, lo sterminio nazista verso tutte le categorie ritenute “indesiderabili”, che causò circa 15 milioni di morti in pochi anni.

In effetti, i 15 milioni riguardano forse l’intero conflitto e qui arriviamo ai Kapò che operavano nei campi di internamento e lavoro dove vennero ‘destinati’ gli italiani che, dopo l’Armistizio, rimasero fedeli al Re, anzichè farsi repubblicani e/o seguire Mussolini.
Parliamo di 650.000 prigionieri di guerra disarmati dai tedeschi nei giorni successivi all’8 settembre del ’43 ed in buona parte inviati ai campi di lavoro, di 220.000 lavoratori ‘schiavi’ come lo fu Primo Levi, 23.000 deportati “politici”, di 8500 ebrei italiani rastrellati ‘in difesa della razza’. Tra i militari i morti furono 70.000 circa, degli italiani di origine ebraica fece ritorno uno su sette.

La Germania non ha mai chiesto scusa all’Italia per quei morti, come non lo ha fatto la Russia per le decine di migliaia di ‘dispersi’ dell’Armir.

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Il PD trionfa … nel deserto

11 Giu

Ve lo immaginate voi l’inesperto Ignazio Marino ad amministrare l’Urbe e la sua Suburbia con una maggioranza bulgara – e di estrema sinistra – in Campidoglio, mentre due romani su tre borbottano, diffidano e reclamano, con promesse impossibili da mantenere e un debito da record, consolidato fin dalla gestione Veltroni?

Oppure, che accadrà a Catania,  dove Enzo Bianco si accinge a diventarne sindaco per la quarta volta in sei consigliature e senza neanche le primarie ‘democratiche’ per sceglierlo, raccogliendo meno del 20% dei consensi effettivi, in una Sicilia dove l’astensionismo è arrivato al 66%.

Od a Treviso e Brescia, dove i neosindaci del Partito Democratico dovranno gestire una coalizione che va dalle liste civiche ‘moderate’ alla sinistra estrema, mentre tra astenuti e oppositori, anche lì, possiamo contare due cittadini su tre.

I giornali titolano, intanto, il Partito Democratico vince nelle città e trionfa a Roma. Peccato che nella Capitale il 51% degli elettori si sia astenuto e che il ‘trionfo’ consista in un misero 30,8% della base elettorale.

In realtà, infatti, non è il PD a vincere, bensì l’Ulivo, ovvero ritorna in auge l’idea di una coalizione antiberlusconiana, oggi ‘antidestra, che in altri tempi si sarebbe chiamata ‘fronte popolare’ e che da sempre è pervenuta ad una sola conclusione: conflitti irrisolvibili interni alla maggioranza, nuove tasse e nuove spese, incremento delle tensioni sociali.

Ed è altrettanto vero che, al momento, un elettore su due sarebbe disponibile a votare un ‘nuovo’ partito, purchè dotato di un programma credibile, del personale esperto ed un editore che voglia sostenerlo.

Molto probabile che, andando per queste vie, il Partito Democratico si ritrovi a dover fare i conti con una dura realtà: i pro ed i contro di poter contare su uno zoccolo duro, che a ben vedere è sempre più eroso.

Infatti, il 30,8% effettivo di Marino è molto lontano dal quasi 40% effettivo raccolto da Veltroni meno di dieci anni fa a Roma, senza che siano particolarmente cambiati i dati demografici od economici della città.
Certamente, ha influito l’invecchiamento del proprio elettorato e la diminuzione del numero di anziani, fedelissimi elettori dell’ex-PCI, come hanno pesato i gravi errori delle giunte ‘rosse’, se ha votato solo il 40% a Tor Bella Monaca, tra case popolari e famiglie under50.
Ma è anche vero che il ricambio generazionale è scarso e limitato – sia in termini di età anagrafica sia di mentalità – se a Siena è un funzionario del Monte dei Paschi a diventare sindaco e se a Viterbo è l’ex Presidente della Coldiretti provinciale e Presidente del Consorzio Agrario.

Il Partito Democratico ha preso “tutti i capoluoghi”, “trionfa a Roma”, si esalta per il “cappotto”, ha vinto questa tornata di elezioni amministrative, ma è il popolo italiano – quello ‘sovrano’- che ha perso anche queste elezioni. Un dato ormai certo, se in Italia siamo arrivati al 51% degli astenuti (con punte del 66%), mentre la legge elettorale (Porcellum) è incostituzionale ed, in barba al ballottaggio, ai Comuni si vota con coalizioni blindate e di cartello.
Una dura sconfitta per il PdL, ma anche una vittoria di Pirro, sia per il tipo di coalizione vincente, sia per il rifiuto di una larga parte degli elettori, sia per i deficit enormi che si dovranno affrontare – almeno fino alle elezioni tedesche ed al semestre italiano in UE – dopo aver promesso, in poche parole, la fine della Crisi ed il ritorno del Bengodi …

Intanto, dalla sponda opposta, l’esperto Fabrizio Cicchitto invoca «un salto di qualità nella costruzione di un partito che sappia tenere assieme una leadership carismatica e un partito forte, democratico, capace di discutere e scegliere, anche attraverso consultazioni interne, i suoi dirigenti», prima che sia troppo tardi.

Almeno un elettore su due sarebbe disponibile a votare un ‘nuovo’ partito, purchè dotato di un programma credibile, di personale esperto e di un editore che voglia sostenerlo.
Il conto alla rovescia è iniziato?

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Alemanno, cinque anni a Roma

7 Giu

Si va al ballottaggio per la poltrona di Sindaco di Roma Capitale, il ‘pretendente’ Ignazio Marino promette di tutto di più, mentre il candidato ‘uscente’ Gianni Alemanno poco aggiunge al ‘non c’è una lira’ di questi ultimi cinque anni.

E’ vero che Walter Veltroni aveva lasciato una situazione finanziaria sa svenarsi, ma troppo poco è stato fatto, mentre gli scandali travolgevano il centrodestra capitolino, alla Regione come al Comune.
Inoltre, sul tema sicurezza, Roma è ormai nelle mani degli esagitati di Campo dei Fiori, dei graffitari indelebili dovunque, degli okkupanti e degli antagonisti semi-professionali, degli ultrà dello stadio più attenzionato d’Europa, di organizzazioni criminali d’importazione che sparano e uccidono, di qualche squadretta ‘nera’ che pesta qua e là (link).
Andando ai ‘famigerati’ Rom ed accampati vari, i manifesti elettorali di Gianni Alemanno ‘vantano’ un migliaio di sgomberi in totale, uno al giorno sembrerebbe, che è davvero poca cosa. Sgomberi e controlli ai quali non si sa se seguano interventi dei servizi sociali e ricollocazioni, tra l’altro. Probabilmente no, visto come è andata per Sanità e Welfare in Regione Lazio ed a cascata in città.

Flop totale, caro signor Sindaco?

Eppure, anche senza il presenzialismo del buon Veltroni, c’erano da rivendicare le strade che riprendevano ad essere tali, anche se rattoppate in economia. La Crisi che ha colpito limitatamente Roma, anche per le resistenze della Giunta Alemanno a raschiare risorse privata tramite l’IMU. Il completamento di un tunnel e di una metropolitana, che hanno ridotto notevolmente il traffico su Roma Nord.
La resistenza opposta a chi voleva e vorrà destinare ad alloggi popolari le sterminate periferie invendute che i palazzinari hanno realizzato grazie al Piano Regolatore di Morassut e Veltroni. Il bilancio del Comune che è meno disastrato di prima, mica poco.

Qualcosa da ‘vendere’ in campagna elettorale c’era. Come si poteva portare aria nuova nella lista elettorale.

Purtroppo, la Roma caput mundi cui fa riferimento Gianni Alemanno – quella delle rendite, delle deroghe, della bona fidae e dei sussidi – non è la stessa Roma Capitale (modernista, tecnica, esecutiva, imprenditoriale) – che voterebbe un sindaco laico di centrodestra, alla Chirac per intenderci.

Una Roma che ben sa che la giunta Veltroni lasciò un debito lordo di 22,4 miliardi di euro, a fronte di crediti reali di 5,7 miliardi di euro, che rappresenta il più clamoroso e grave dissesto finanziario nella storia della amministrazione pubblica italiana.
E che non comprende perchè la campagna elettorale – a sinistra come a destra – non si sia ispirata al risanamento finora ottenuto e da continuarsi. Forse per i 4.500 ‘parenti’ assunti in ATAC di cui si vocifera in città? O di quegli altri, tanti, di cui si è già vociferato, in questi anni, per le tante aziende in cui il Comune è coinvolto?

La somma degli astenuti e la loro distribuzione nei quartieri di Roma ci darà la misura  – probabilmente la parte più produttiva ed informata – di questo popolo romano insoddisfatto.

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8 marzo, non c’è festa per le donne Rom

7 Mar

Credevamo che le donne in semischiavitù esistessero solo a casa dei Talebani, col burka e costrette a chiedere l’elemosina, senza istruzione ed esposte a malattie e violenze. Ci eravamo  sbagliati, c’è anche l’Italia. Almeno se parliamo delle donne Rom regolarmente e storicamente residenti qui da noi.

Secondo il Report di Save the Children (link), il 45% delle donne Rom di Roma si sposa da minorenne e sono il 30% quelle che partoriscono prima dei 18 anni. Almeno il 10% di loro non fa esami del sangue nè ecografie prima del parto.

Questo accade perchè il 70% di loro non ha assistenza sanitaria e solo il 50% sa che esiste il Consultorio, che cosa sia ed a quali diritti e prestazioni ha accesso.

Poco più del 15% ha un lavoro, la metà è del tutto dipendente dal marito, un altro 15%, o poco meno, vive di elemosine.

Donne Rom di Roma, visto che per almeno la metà di loro, che sono di etnia “yugoslava”, parliamo di persone arrivate – o addirttura nate – nella Capitale prima del 1996. Ma, a quanto pare, ancora oggi non romane “a tutti gli effetti”.

A Milano non deve andare meglio, se un’indagine condotta, in due anni, su un gruppo di 1142 rom da due ‘medici di strada’ del Naga  in 14 aree milanesi (link) dimostrerebbe che gli aborti sono numerosi: una media di 3,8 aborti per donna, ma … solo il 32% delle donne dai 14 anni in su ha avuto almeno un’interruzione di gravidanza (volontaria o spontanea).

L’indagine, che ha fatto scalpore sotto la Madonnina, precisa che le aree destinate a campo nomadi sono state trovate “quasi tutte prive di servizi igienici, nella maggior parte dei casi la spazzatura non veniva ritirata e tutte in condizioni di sovraffollamento”, cosa che rende ancora più insicure e precarie le condizioni delle donne, specialmente se in maternità.

Più in generale, uno studio sulla situazione italiana di ERRC ed Opera Nomadi, acquisito dal Committee on the Elimination of Discrimination against Women dell’ONU (CEDAW) (link), conferma che le donne Rom in Italia subiscono spesso violenza, sessuale o semplicemente fisica, ma specialmente da italiani e non cercano aiuto presso le istituzioni competenti, poiché temono l’intervento si ritorca contro di loro o prevedono, in base ad esperienze pregresse, di essere ignorate.

Episodi pubblici di violenza e aggressività verso le donne Rom, anche se incinte, sono relativamente comuni. Diversi studi indipendenti menzionati nel Rapporto riportano una certa incidenza di episodi che coinvolgono pubblici ufficiali o impiegati.

Come anche i dati del Rapporto confermano che molte donne Rom (forse il 30%) avevano meno di 16 anni, se non solo dodici, all’età del “vero matrimonio”, celebrato secondo i riti Rom e non secondo la legge italiana.

Il 70% di loro è analfabeta o semianalfabeta, vivono in larga parte di elemosina o dipendenti dal marito, ma la sorte peggiore tocca a quel 15% che trova un lavoro “vero”, dove spesso subisce vessazioni e violenze.

Almeno metà delle donne Rom ha informazioni, relative ai servizi ed ai diritti cui può accedere, scarsissime, se non nulle, nonostante la grande mole di risorse spese per i progetti di mediazione culturale attuati da tanti comuni.

Secondo il Rapporto predisposto per il CEDAW-ONU, “le autorità, sia in Italia sia all’estero, ritengono che il matrimonio precoce tra Rom sia determinato culturalmente e non prendono iniziative per eliminare questa pratica pericolosa,” che viene perpetuata dagli “integralisti” come “pratica culturale dei Rom”, ma “le donne Rom intervistate vogliono che questa pratica abbia fine“.

Il Rapporto, ricevuto dal Committee on the Elimination of Discrimination against Women dell’ONU (link), precisa che “alla base dell’approccio del governo italiano alla questione Rom e Sinti c’è la convinzione che siano popolazioni “nomadi”, sebbene quasi tutti i Rom presenti in Italia siano sedentari“.

Potremmo anche iniziare a vergognarci o, quanto meno, riflettere.

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