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Meloni, Salvini, Tsipras, Saviano, Bersani: tutti contro Renzie?

2 Mar

Giorgia Meloni a Piazza del Popolo con Matteo Salvini dipinge la situazione in un attimo: “Renzi? Il figlio segreto di Wanna Marchi” … la battuta non è sua, credo di Gasparri o Cicchitto,  ma ‘calza bene’ e ‘spacca’.
Certo, è solo una battuta, ma racconta in un flash quale sia la ‘visione’ di tanti italiani sullo ‘status quo’ determinato dall’ex Presidente Giorgio Napolitano, prima con Monti e poi con Renzi.

Roberto Saviano dalla prima pagina di Repubblica lancia un “Non andate a votare” per le Primarie Pd in Campania. Le primarie Pd avrebbero dovuto essere strumento di apertura e partecipazione, ma così non è stato (vedi il caso Liguria). Queste elezioni saranno determinate da voti di scambio. Non legittimiamole, non andate a votare”.
Eccco cosa rimane della ‘gioiosa’ macchina elettorale di Romano Prodi e delle ‘mani pulite’ dopo venti anni di fusione a freddo tra democratici ‘cristiani’ e  riformisti ‘post comunisti’.

Nel complesso, un mondo ‘ribaltato’ rispetto all’immagine mediatica che ci propina un Matteo Renzi vincente e promettente e che evidenzia a caratteri cubitali “da Salvini offese a Fornero” …

Quanto al ministro Fornero e al direttore dell’Inps, Mastrapasqua, le offese quelle vere sono ben altre … basta frequentare qualche bar in prossimità di qualche grossa sede pubblica o qualche CAAF o sala d’attesa qualsiasi per sentirne di tutti i colori davvero da parte di … educati ed anziani dipendenti pubblici e privati.

A Piazza del Popolo erano proprio gli ‘antifascisti’ quei ‘fascisti’ che – occupando persino una chiesa – volevano impedire un comizio autorizzato di due partiti (Lega e Fratelli d’Italia), a loro avviso ‘fascisti’ ed ‘intolleranti xenofobi’, nonostante ad intervenire ci fossero parlamentari italiani ed europei ed un governatore regionale.

In Campania (ed in Italia tutta), deve essere Saviano a rivelare – dopo venti anni di Prodi(smo) e Veltroni(smo) con il noto D’Alema ed il ‘buon’ Fassino al fianco – che le Primarie, “sino a quando non esisteranno leggi in grado di governarle, saranno solo scorciatoie per gruppi di potere” … Liguria inclusa.

Se a Roma gli iscritti sono davvero nel novero delle migliaia e alle primarie votavano a centinaia di migliaia, di quale ‘democrazia’ e di quale ‘base elettorale’ stiamo parlando?
Se l’Europa on Tsipras (N.B. alleato con la destra popolare) abbozza e con Renzie (N.B. alleato con la destra affaristica) pretende, se il Jobs Act è partorito da un dirigente di una azienda condannata per lavoro nero, se il Sole24Ore racconta, chiede e ribadisce su ‘chi controlla il controllore’ ovvero Bankitalia, se Matteo S. spacca in televisione come fosse Zorro e Matteo R. fa la figura del fratello bugiardo come Gollum rispetto a Frodo, se sulla Libia e Is cosa aspettiamo – il fuoco in casa – prima di decidere quel che è ormai per tutti ovvio, se persino Bersani non ne può più delle promesse mancate del suo segretario, se con l’età pensionabile arrivata ormai a 68 anni si possa derogare ancora agli errori madornali fatti, se … tanti se, troppi se …

Se si votasse domani?

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Roberto Saviano e la cultura in pillole

28 Mag

Anche oggi Roberto Saviano ci illumina via Facebook con un didascalico: “in Siria i civili pagano con il sangue il lungo silenzio dell’Occidente su Assad (finanziatore di Hezbollah e Hamas). Il timore che il dopo Assad fosse peggiore, ha paralizzato l’Occidente troppo a lungo, sacrificando troppe vite.

L’autore di Gomorra è giovane, uno di quei giovani ai quali – mentre erano a scuola od all’università – abbiamo detto di ‘non dare nulla per scontato’ e di rifuggire il ‘sapere in pillole’.

Purtroppo, Saviano ha l’età che ha, la cultura che ha, il reddito e la fama che ha. Così andando le cose, capita che il nostro ‘mito antimafia nazionale’ scivoli su un paio di luoghi comuni colossali.

Infatti, prima di parlare di Occidente in Siria e riguardo la famiglia Assad, vale la pena di verificare cosa fossero i partiti Baathisti e se, per caso, non fossero filosovietici … altro che filo occidentali.

E, caso mai Roberto Saviano volesse dirci qualcosa di non ovvio e non didascalico, potrebbe anche verificare non è la Siria ma, piuttosto, l’Iran ad essere il principale finanziatore (e burattinaio) di Hamas e Hezbollah.

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Mexican Narco Insurgency: una mattanza da capire

11 Mag

Due anni fa, pubblicavo “Narcoguerra: chi e come“, riportando che in un paio di anni v’erano stati più di 20.000 morti senza ottenere particolari attenzioni. Oggi, lo fa Saviano e la cosa richiama attenzione.

Non so se Roberto Saviano sia riuscito anche a parlare di Mexican Narco War o della Mexican Narco Insurgency oppure delle gravissime responsabilità del Partito Democratico Rivoluzionario nella crescita del potere dei Narcotrafficanti o di altri coinvolgimenti ben più imbarazzanti.

Un report del 2010 valutava che dai 19 ai 29 miliardi dollari vengono trasferiti dagli Stati Uniti al Messico, per essere riciclati attraverso gli acquisti in contanti di terreni, alberghi di lusso, automobili e altri beni di fascia alta.

Denaro che arriva nei modi più svariati, dal corriere individuale al container pieno zeppo, come racconta il servizio di Reuters.USA di qualche tempo fa. Denaro che è usato anche per corrompere politici e forze di polizia statunitensi.

 La maggiore difficoltà è data dal fatto che, in Messico, il 75% dell’economia formale e informale opera attraverso operazioni in contante e questo, nonostante le restrizioni nelle compravendite e negli atti notarili, facilita enormemente il lavoro dei contabili dei Narcos.
Joaquim “Chapo” Guzman, capo del Cartel de Sinaloa con una taglia da 1,5 milioni di dollari sulla testa, era stato inserito prima della cattura al 41esimo posto della classifica degli uomini più ricchi del pianeta stilata  da Forbes.

Guzman, che si ritiene avesse un “fatturato” di 19 miliardi di dollari solo per quanto riguarda le spedizioni di cocaina, importata dalla Colombia, verso gli Stati Uniti negli ultimi otto anni, si è reso responsabile o istigatore di  traffico di esseri umani e di organi, tonnellate di mariuana prodotta in loco, corruzione e terrore, rapimenti, riscatti ed estorsioni, migliaia di morti. Gli analisti stimano, inoltre, che Chapo Guzman avesse il controllo di almeno 3500 società operanti fuori dal territorio messicano, in USA come in Europa o Sudamerica.

 Anche se non così ricchi, anche gli altri boss (suoi “eredi” o rivali) godono di un potere enorme, che travalica i confini dello stato messicano. Come Nazario Moreno González “El Más Loco”, capo del cartello La Familia, che si professa “filosofo New Age” ed ha scritto il “manuale spirituale” del culto de La Santa Muerte.

Oppure come  Heriberto Lazcano Lazcano, “mitico” leader degli Zetas,  veri e propri paramilitari che – dopo essere cresciuti al soldo del Cartel del Golfo – hanno dichiarato guerra a tutti, quando,  dopo la morte di Arellano Félix, boss del cartello, Guzman provocò la scissione tra Tijuana e Sinaloa, approfittando dello sfaldamento de La Familia, indebolita dal trasferimento di Osiel Cárdenas Guillen in un carcere federale USA.

Una guerra, la Mexican Narco War, che vide le bande l’un l’altra antagoniste e che ha già provocato (dal 2007 al 2009) più di 23mila morti.

Una guerra feroce, quella dei signori della droga messicani, dopo l’indebolimento dei cartelli “storici”, dunque, che da anni preoccupa Stati Uniti ed Europa, vista anche l’infiltrazione, specialmente degli Zetas, nei nostri paesi.

Adesso, a contrasto del duro ed incisivo intervento voluto dal Presidente Calderon, siamo alla Mexican Narco Insurgency,  alla Narcorivoluzione.

Una battaglia che coinvolge ormai territori vastissimi e con continue rappresaglie da parte dei Narcos contro giornalisti, donne, persone prese a caso, interi villaggi.

I morti, dal 2007, si sono praticamente raddoppiati e, oggi, siamo ad una media di circa 25.000 morti l’anno, di cui molti torturati, straziati ed esposti.

Una mattanza cui si oppne con notevole coraggio il Partito d’Azione (liberali), che ha posto fine al monopolio politico, iniziato nel 1929, da parte del Partito Rivoluzionario Istituzionale e poi, a partire dal 1980, della sua “costola”, il Partito Democratico Rivoluzionario, che è il principale responsabile della libertà d’azione con cui si sono affermati i Narcos, nel corso dell’ultimo decennio.

Storie terribili (link esterno) come quella di Jessica Leticia Peña Garcia, una ragazza di 15 anni desaparecida un anno fa e riconosciuta dalla madre dai resti di abbigliamento trovati in un cimitero clandestino nella Valle di Juarez nella Sierra de San Agustin in Praxedis. Con sua madre ce ne sono altre, che aspettano di identificare le figlie da quell’ammasso di crani ed ossa.

Storie infami, come quella della strage di ragazzi delle superiori (13 morti) ad opera di una dozzina di narcotrafficanti che aprirono il fuoco all’impazzata contro una abitazione dove si svolgeva una festa studentesca. Era il 31 gennaio del 2010, a Ciudad Juarez, e le forze dell’ordine, seppur allertate in tempo, giunsero a strage conclusa e le famiglie dovettero trasportare da sole i feriti perchè le ambulanze non arrivavano. Poco tempo prima una strage di 18 giovani e numerosi feriti in un attacco ad un centro di riabilitazione per tossicodipendenti.
Come anche, Ciudad Juarez è tristemente famosa per le centinaia di omicidi di donne che si contano ogni anno nel suo territorio.


Detto questo, c’è solo un’altra cosa da dirsi: perchè solo ora i media italiani ed il buon Saviano si accorgono della Narco Insurgency messicana e decidono che è il caso che la si conosca anche in Italia? Perchè non farlo due anni fa?

Forse perchè, come riportava Vatican Insider di La Stampa il 26 aprile scorso, durante i Vespri, “Benedetto XVI ha strigliato l’episcopato connivente con i Narcos” e “lanciato un messaggio di speranza: La malvagità e l’ignoranza degli uomini non frenano il piano divino della salvezza, il male non può fare tanto”. Il monito è rivolto sia all’interno della Chiesa, sia all’esterno, cioè ai leader di terre che “soffrono a causa della povertà, della corruzione, della violenza domestica, del narcotraffico, della crisi di valori, della criminalità, della emigrazione che divide le famiglie”.

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