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Calenda contro la Lega e Draghi in nome del PD +LEU ?

17 Mar

Stamane Carlo Calenda ha diffuso un video in cui chiede all’Italia “un potentissimo scostamento di bilancio“, minacciando “le conseguenze sociali“.
Ci vuole un Commissario straordinario per gestire l’insieme di queste cose“: facile a dirsi, ma di cosa dovrebbe occuparsi non è ben chiaro.
Il Commissario dovrebbe occuparsi della “inflazione molto alta” e “controllare i prezzi”, ma anche “aiutare imprese e lavoratori” fino “allo stoccaggio dei cereali ed ai rigassificatori”.

In altre parole Carlo Calenda – con il suo accorato appello – chiede di statalizzare il sistema di mercato interno italiano, sia per le risorse sia per l’occupazione sia per le assicurazioni, bypassando le politiche regionali come l’azione di governo e l’attività parlamentare, ponendo a capo un ‘uomo solo al comando’ con il compito primario di espandere il Debito pubblico per contrastare il Mercato.

Insomma, non dovremmo approntare misure sociali e fiscali per sostenere la crisi derivante dai cambiamenti epocali in corso, ma sottoscrivere nuovi debiti pur di non cambiare più di tanto. Dove portino questo tipo di scelte è ben evidente nel grafico storico del Debito italiano.
In colore verde si può ben notare come l’Italia, rinunciando all’innovazione 15 anni fa per non intaccare gli interessi pregressi, ha arrestato la crescita del PIL, mentre – in colore rosso – si vede come sia esploso il Debito pubblico, spacchettandosi in 19 regioni.

Un potentissimo scostamento di bilancio, peggio di quello avvenuto per la pandemia in questi ultimi due anni? E a quanto ammonta la proposta di Calenda: altri 300 miliardi di debiti con l’UE (18% PIL)? Magari, 500 miliardi (50% PIL)? Con un debito 2 volte quel che produciamo … è come abdicare alla sovranità.

Eppure, proprio Carlo Calenda si era candidato a Roma come a sindaco del risanamento e dell’innovazione, in contrapposizione al Partito Democratico, ai Cinque Stelle e a Fratelli d’Italia, che – in questi anni con le loro politiche consociative (regionali e comunali) – hanno ‘gestito’ finanze e servizi capitolini fino al limite di ‘non ritorno’ che tocchiamo con mano.

Poi, Calenda le elezioni le ha perse e Azione s’è ritrovata a dover scegliere se fare l’opposizione contro il consociativismo che cannibalizza Roma oppure farsene una ragione e … aggregarsi alla comitiva.

Mesi dopo, i fatti romani raccontano come è andata a finire:

  • ci si aspettava una strenua e competente battaglia sull’approvazione dei Bilanci disastrati di Comune e Municipi, cioè come ce li hanno lasciati Cinque Stelle e Roma Futura. Viceversa, sono stati approvati a tempo di record, forse per la prima volta nella storia di Roma ab urbe condita
  • avremmo dovuto conoscere fatti e nomi dei fallimenti della Giunta Raggi, quanto meno per porvi rimedio. Nulla di fatto, si avviano manutenzioni e ripristini ma non è dato sapere quale è l’obiettivo pubblico futuro, neanche per i trasporti che potrebbero rivelarsi troppo pieni o troppo vuoti
  • avrebbero dovuto annunciarci ‘lacrime e sangue’ alla Winston Churchill o almeno “bambole non c’è una lira” alla Nino Taranto. Invece, si sono insediati annunciando a senatori e plebei che si attingeva al PNNR per sistemare il pregresso e il ‘de poche’, non la resilienza, il contingente e, magari, anche gli investimenti, cioè il futuro
  • c’erano le opportunità del Giubileo, dell’Expo e del PNNR, se a coordinarli Roma avesse scelto degli economisti di provata esperienza internazionale come Giuseppe Sala a Milano. Viceversa, hanno scelto l’ex presidente del Municipio III (quello del TBM Salario e della speculazione di Talenti-Casal Boccone) in quota Leu, Virginia Raggi (quella della funivia a Roma Nord eccetera) in nome dei Cinque Stelle e per il Giubileo … un ex consigliere del PD ma eletto sotto la lista di Azione.

E, se questa è Azione a Roma Capitale, in questi mesi Carlo Calenda ha fatto anche delle scelte di livello nazionale:

  • ha deciso la federazione tra Azione e +Europa senza alcuna consultazione del partito e/o della base elettorale, anche se questo comporta una precisa presa di pozione sul diritto di famiglia, sulla procreazione e sulla religione
  • +Europa (e Azione) hanno sostenuto fin dai primi momenti di crisi in Ucraina l’esigenza di ‘sanzioni dure per isolare Russia’. Anzi, Calenda chiedeva persino di “isolare il partito di Conte e di Di Battista che flirtava con Putin”, pur potendo prevedere le conseguenze delle sanzioni, dato che per tre anni è stato Viceministro dello sviluppo economico con delega al commercio estero,

Intanto, proprio i Bilanci approvati di recente (e molto rapidamente) dimostrano che nè Roma Capitale nè la Regione Lazio hanno le risorse finanziarie, infrastrutturali e umane per compiere in un anno quel che non si è fatto in dieci (… figuriamoci il PNRR) e, Carlo Calenda si è accorto dell’inflazione galoppante, cioè che … le sanzioni da lui sollecitate contro la Russia sono ‘contro’ il Commercio internazionale (della Russia), dunque anche noi.

E cosa fa Carlo Calenda, federato con i liberali europei di Alde / +Europa e parlamentare europeo di Renew Europe fondata dai demoliberali francesi e tedeschi?

  • Va a battere cassa allo Stato, dopo aver sollecitato le sanzioni, pur essendo consapevole che l’esposizione del debito pubblico italiano è molto peggiore di Germania e Francia e che è l’UE che “garantisce” per almeno 1/3 del nostro debito.
  • Propone l’istituzione di un “potere forte” a Commissariamento del ministero ad hoc, quello dello Sviluppo Economico, ed un incardinamento amministrativo davvero complicato, vista la sovrapposizione sulle Regioni e sui Comuni.

Non dubitiamo che Calenda sia un sincero democratico e certamente ha una solida formazione in legge, ma allora perchè chiedere un Commissario Straordinario con i poteri … del dittatore per attingere alla ‘possiede’ alla Res Publica come facevano i tribuni plebei, anima della Repubblica e … del Fascismo come del Comunismo?

Visto che il ministero dello sviluppo economico è affidato a Giancarlo Giorgetti della Lega, è possibile che Carlo Calenda si faccia avanguardia del PD romano, con annessi moVimenti e comitati, i quali – dopo i mal di pancia per le norme anti-spreco inserite da Draghi nel PNRR – si ritrovano a dover innovare (anzichè ‘gestire’) una capitale paralizzata dal basso livello di istruzione e reddito, come denuncia da anni proprio l’osservatorio #MappaRoma con dati diffusi dalla CGIL Roma e Lazio il 16 giugno 2021?

Demata

Superbonus facile: i responsabili politici

15 Feb

Erano i tempi del governo Conte quando venne stanziato il superbonus per ben 18 miliardi fino alla fine del 2022, favorendo una truffa «tra le più grandi che la Repubblica abbia mai visto», perchè « si è voluto costruire un sistema che prevede pochi controlli». 

A dirlo non è un uomo qualunque, ma quel Mario Draghi che per decenni ha firmato i bilanci della Banca d’Italia e della Banca Centrale Europea: non un’opinione personale o un parere tecnico, ma un verdetto: “chi tuona sul Superbonus è chi ha scritto la legge e ha permesso di fare lavori senza controlli. Oggi il bonus rallenta per i sequestri e le frodi”.

Del resto, quel che è avvenuto è particolarmente grave: truffe per 4,4 miliardi, sequestro preventivo di 2,3 miliardi di crediti ceduti (e per 1,5 miliardi già incassati), Poste italiane e Cdp, che hanno sospeso le piattaforme di acquisto dei crediti.

Ma chi è stato il responsabile politico?


Il Superbonus fa capo al Decreto Bilancio (D.L. 19/05/2020, nr. 34) firmato “SU PROPOSTA del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro dell’economia e delle finanze”, cioè il leader dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte, e il sindaco PD di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, ed il Guardasigilli era il Ministro della Giustizia, il grillino Alfonso Bonafede.

Il motivo per cui quel Consiglio dei Ministri incluse quel Superbonus nel Decreto Bilancio fu “la straordinaria necessità ed urgenza di stabilire misure in materia sanitaria, di sostegno alle imprese, al lavoro ed all’economia, in materia di politiche sociali nonché misure finanziarie, fiscali e di sostegno a diversi settori in connessione all’emergenza epidemiologica da Covid-19”.

Un anno dopo, il Governatore della Regione Lazio e leader del PD, Nicola Zingaretti, scriveva (link) che “sul superbonus si sta andando avanti e bene. Può essere una svolta vera” e che “è molto importante che il governo proroghi fino al 2023 uno strumento rivoluzionario”.
Ed era maggio 2021 quando al convegno del Consiglio Nazionale Ingegneri:

  • Enrico Letta si spendeva per l’estensione del Superbonus (link)  “E’ un impegno che ci prendiamo in modo significativo, è un bene per la ripartenza, è una misura fra le piu’ importanti. “E’ una questione di buon senso e di amore per il Paese”
  • Giuseppe Conte, non più premiere e non accora leader del M5S, assicurava che “la misura del Superbonus 110% ora viene studiata anche da altri paesi europei. Il M5S si farà garante della sua estensione fino al 2023. No a battute di arresto” 
  • Alberto Bagnai (Lega) si lagnava che “la complicazione delle procedure del Superbonus 110% è uno strumento inconsapevole di austerità”.

Ma non mancava qualche voce critica, come l’intervento alla Camera del 20 gennaio 2021 di Luca Squeri (deputato Forza Italia e dirigente Confcommercio), che sottolineava come “abbiamo un piano che manca di coerenza, disperde risorse importanti nella giungla degli incentivi e dei superbonus, fa finta di accontentare tutti ma non è altro che l’ennesima occasione mancata”.

“Però così lasciamo languire altri settori, più strategici per l’Italia”, mentre “dobbiamo sostenere le nostre filiere industriali”, come precisa oggi il vice-leader della Lega e Ministro delle Infrastrutture, Giancarlo Giorgetti. (link) “Stiamo drogando l’edilizia, un settore in cui l’offerta di imprese e manodopera è limitata”, mentre “ci sono da affrontare la rivoluzione digitale ed energetica, e lo choc dell’automotive che deve affrontare il passaggio all’elettrico. E invece diamo soldi ai miliardari per ristrutturare le loro quinte case delle vacanze. Ride tutto il mondo”.
E aggiunge che il Parlamento (cioè anche la Lega) ha “allargato troppo le maglie” dopo che “il governo aveva cercato di limitarlo in legge di Bilancio”.

In effetti – nonostante le inchieste stavano facendo emergere un sistema di truffe per miliardi – il 22 dicembre 2022, la Camera dei Deputati approvava una serie di emendamenti al Bilancio:

  • estensione del superbonus per mini-condomini e villini presentato (link) dai deputati dei Cinque Stelle e PD on. Sut , Benamati, Moretto, Bersani, Nardi, Deiana, Pezzopane, Fregolent, Muroni, Rotta, Pastorino, Alemanno, Berardini, Carabetta, Chiazzese, Giarrizzo, Masi, Papiro, Paxia, Perconti, Scanu, Vallascas, Mor, Serracchiani , Fassino, Sensi, Pagano, Fragomeli, Piccoli, Quartapelle, Viscomi, Incerti, Carnevali, Borghi, Gribaudo, Bonomo, Manca, Soverini, Zardini, Braga, Berlinghieri, Bruno, Buratti, Cantini, Cantone, Cenni, Ciampi, Critelli, De Giorgi, De Menech, Frailis, Losacco, Madia, Miceli, Navarra, Pellicani, Prestipino, Romano, Rossi, Sani, Topo, Zan, Del Barba, De Maria , Spadoni, Gagnarli, Gallinella, Adelizzi, Buompane, Donno, Flati, Gallo, Gubitosa, Lorenzoni, Lovecchio, Manzo, Misiti Carmelo, Raduzzi, Sodano, Torto, Trizzino, Berti, Sarti, De Carlo, Romaniello, Olgiati, Cancelleri, Caso Andrea, Giuliodori, Scerra, Grimaldi, Maniero, Martinciglio, Migliorino, Ruocco, Troiano, Maglione, Zanichelli, Ascari, Saitta, Grippa, Dori, Terzoni, Serritella, Alaimo, Galizia, Barbuto, Villani
  • cessione del credito e sconto in fattura per tutti fino al 2025 – presentato (link) dai deputati della Lega on. Comaroli, Garavaglia, Bellachioma, Borghi, Cattoi , Cestari , Frassini, Gava, Paternoster e (link) di Forza Italia on. Mandelli, Squeri , Occhiuto, Prestigiacomo, Cannizzaro, D’Attis, Pella, Russo, Giacomoni
  • estensione dei benefici fiscali fino al 2024 – presentato (link) dai deputati della Lega on. Frassini, Garavaglia , Bellachioma, Borghi, Cattoi, Cestari, Comaroli, Gava, Paternoster, Guidesi, Piastra, Ribolla, Di Muro, Fogliani, Covolo, Patelli, Fiorini, Maggioni, Andreuzza, Murelli, Cecchetti, Cavandoli, Tombolato, Lucentini , Gusmeroli
  • agevolazioni per asseverazioni e visto di conformità (link) – presentato dai deputati di Forza Italia on. Mazzetti, Gelmini, Occhiuto , Prestigiacomo, Pella, Cortelazzo, Rosso, Ruffino, Fontana, Tartaglione, Cappellacci, Ripani.

Emendamenti che si sono aggiunti al testo già emendato in Commissione, proposti e votati dai partiti di governo eccetto Italia Viva e Fratelli d’Italia (che non è nel Governo).

Ma … da dove si prenderanno i soldi secondo gli emendamenti di PD, Cinque Stelle, Lega e Forza Italia?
Una bella fetta dovrebbe arrivare (secondo loro) dalle imposte derivanti da servizi digitali, da innanlzare al 15%. Eh già …

Se questo è quel che passa nella testa di chi fa politica … è ben chiaro a tutti perchè Mario Draghi deve restare a capo del Governo, rinunciando (per ora) al settennato?

Demata

PNRR, isole ecologiche e trattamento rifiuti: Roma spende poco e attende

7 Gen

Era il 15 giugno 2016, quando Roma Capitale approvava la delibera per concedere in comodato d’uso ad Ama 32 aree per “un’adeguata dotazione delle strutture fisiche funzionali alla gestione del ciclo dei rifiuti (Centri di Raccolta Comunali, Aree Intermedie Attrezzate, Sedi di zona, Stabilimenti aziendali, ecc.). In particolare, il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata rende indispensabile, contestualmente all’attivazione di nuove modalità di raccolta, una capillare distribuzione delle strutture fisiche sul territorio a servizio del cittadino/utente (Centri di Raccolta), un’estensione degli attuali orari di apertura delle stesse, nonché l’utilizzo di personale formato sotto il profilo della accoglienza/informazione al cittadino utente”.

Finalmente, Roma iniziava a dotarsi delle ‘isole ecologiche’, cioè – come precisava AMA – di “nuovi Centri di Raccolta per rifiuti ingombranti, elettrici, elettronici e per quei materiali particolari (come materassi, suppellettili, batterie al piombo, pile, oli, ecc.) che non debbono essere conferiti nei normali contenitori per i rifiuti né, ovviamente, abbandonati sul suolo pubblico.”

Ma, terminato il mandato del Prefetto Francesco Paolo Tronca, nominato Commissario Straordinario per Roma Capitale, la delibera rimaneva sulla carta, nonostante fosse essenziale per gestire proprio quei rifiuti che erano stati il cavallo di battaglia in campagna elettorale.

Infatti, la Giunta Raggi si impantanava in cavilli burocratici come quelli dell’istruttoria sotto il profilo urbanistico e dei pareri tecnici allegati quello del Dipartimento di Attuazione Urbanistica, per quelli che in sostanza sono solo dei piazzali con i cassoni per la raccolta, ebbene si.
Dopo di che le varie conferenze di servizi per ‘la partecipazione e la comunicazione civica’, cioè la solita babele di opinioni e critiche, dall’ipotetico rischio idrogeologico alla destinazione per futura edilizia di residenza pubblica o anche solo per parcheggi, pur di bloccare la conformità urbanistica.


E restava tutto in stallo anche anche quando la situazione del TBM Salario diventava sempre più insostenibile – tra le proteste dei cittadini ma non del Municipio – fino al’11 dicembre del 2018, giorno dell’incendio che lo distrusse. Eppure, AMA stimava che, con 32 centri servizi, il tragitto dei mezzi Ama sarebbe ridotto di oltre 400mila km all’anno, con un abbattimento di circa 50 tonnellate di C02 immessa in atmosfera.

Solo il 19 marzo 2021, quattro anni e mezzo dopo la delibera commissariale, la Giunta Capitolina individuava i Centri di raccolta territoriali, ma non i 32 centri servizi concessi nel 2016 e neanche le 22 aree proposte dall’assessorato, bensì soltanto 17 siti “per la realizzazione dei centri servizi, che possono comprendere al loro interno i centri di raccolta.”

Ad oggi, il Comune di Roma Capitale parla di una “rete di 12 impianti attualmente in funzione, due dei quali riaperti dopo lunghi lavori di manutenzione straordinaria”, ma non è chiaro se fossero preesistenti o si tratti di quelli nuovi che il Commissariamento aveva tentato di istituire.
Ad ogni modo, le isole ecologiche di Roma sono solo 12 e i Municipi sono 15, di cui 4 grandi come Milano che però di ‘isole ecologiche’ ne ha ben 5 e da tanto tempo.

Eppure, Ama stimava che – con le 32 isole ecologiche previste inizialmente – “le distanze annue percorse dai romani potranno essere così ridotte di oltre 3 milioni di chilometri, con un conseguente abbattimento di 380 tonnellate di CO2” e tanto traffico e tempo sprecato in meno.

Fa, dunque, un po’ impressione che la Giunta Capitolina annunci trionfalmente che il 5 gennaio 2022 “ha approvato la delega ad AMA S.p.A. per la presentazione di proposte finalizzate al miglioramento della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, da finanziare nell’ambito del PNRR (Linea di intervento A). Gli otto progetti porteranno alla realizzazione di impianti … per la raccolta di tutte quelle tipologie di rifiuto che normalmente non possono essere conferite nei cassonetti stradali”.

Se, per stessa ammissione della Giunta Capitolina, questi rifiuti giocoforza “spesso invece vengono abbandonati sui marciapiedi, lungo le strade e le aree verdi”, quanto tempo servirà al Sindaco per dotare di un centro di raccolta i 35 quartieri di Roma, che hanno una superficie totale dieci volte quella di Napoli, che a sua volta è già dotata di 10 isole ecologiche fisse e una dozzina di unità mobili?

Se l’assemblea dei soci di Ama S.p.A. ha approvato il bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2020 con un utile pari a euro 27.807.522, perchè Roma Capitale finanzia dei centri deliberati nel 2016 solo oggi e con risorse del PNRR?

Se le isole ecologiche di Roma saranno nel numero totale di venti – si spera tutte in funzione prima del 2026 visti i precedenti – la Commissione PNRR capitolina prevede ulteriori isole ecologiche, sapendo dal 2016 che ne servono di più per servire 1.285 km² di superficie , 2,873 milioni di residenti (2017) e 486.284 imprese inclusa la provincia (2016)?


Cosa prevederà la Commissione PNRR capitolina riguardo la ‘realizzazione nuovi impianti di gestione rifiuti e ammodernamento di impianti esistenti nel territorio comunale‘, affinché Roma Capitale smetta di arricchire le altre regioni?
Ad esempio nel 2018, quando “centocinquantamila tonnellate di combustibile da rifiuti sono state trasportate in Lombardia ed Emilia Romagna, mentre 200mila tonnellate di organici sono finite in Friuli Venezia Giulia, in Lombardia e in Veneto. Duecentocinquantamila tonnellate di rifiuti da interrare sono andate in Emilia Romagna, Toscana e Puglia”, e, poi, l’anno dopo leggiamo che “i maggiori 110 player operanti nella selezione di carta, plastica, metalli, legno, vetro, FORSU e RAEE, aventi volume d’affari superiore ai 5 milioni di euro, hanno registrato un valore della produzione di 2,3 miliardi di euro (+4% sul 2018)”?

Demata

Roma, il sindaco e i divieti ‘last minute’

3 Gen

Chi ha seguito le vicende del sindaco di Roma Gualtieri quando era ministro dell’economia e finanza nazionale, con i conti pubblici puntualmente ‘last minute’ se non fuori tempo massimo, non è certamente stupito del divieto anch’esso ‘last minute’ arrivato a Capodanno per i fuochi d’artificio e per la tradizionale maratona.

Divieti che potevano essere annunciati qualche giorno prima, raccogliendo opinioni e reclami, piuttosto che arrivare a San Silvestro per essere dimenticati con l’anno nuovo.

Roma non dovrà stupirsi, se queste ‘sorprese’ saranno una costante per i prossimi cinque anni come lo sono state con Gualtieri ministro dal 5 settembre 2019 al 13 febbraio 2021 … con buona pace dei podisti già pervenuti nella capitale e di chi ci ha rimesso nell’organizzazione, come del resto è accaduto ai tanti che i ‘botti’ li avevano già comprati.

Se i divieti ‘last minute’ potevano arrivare per tempo, quel che non si comprende davvero perchè non possa svolgersi la decima edizione dell’Atleticom We Run Rome, una gara che si sarebbe svolta in una “bolla” e patrocinata dal Coni-Fidal, con soli 6mila atleti e circa 500 tra operatori per la sicurezza tra Protezione Civile, Polizia Municipale e Associazioni.

Esattamente il contrario delle 2-30mila persone dirette e assembrate allo stadio e delle centinaia di migliaia che abbiamo visto concentrate nelle aree commerciali della Capitale … ed anche e proprio in Via del Corso (anticamente ‘della corsa’) dove transitava la maratona.

Due pesi e due misure?

Demata

Roma, il PD affonda da solo

1 Mar

Alle Primarie del Partito Democratico a Roma sono andate a votare poco più di 38.000 persone, su una base elettorale di circa due milioni di persone, di cui circa almeno un terzo vota inderogabilmente “a sinistra”.

Un vero disastro, praticamente solo un elettore di sinistra ogni 20 è andato alle primarie e solo uno ogni quaranta se consideriamo anche il centro, visto che il candidato “di scuderia” – vincitore predestinato – era Enrico Gasbarra, democristiano dal 1978 e democratico solo dal 2007.

Grande flop del Partito Democratico, dunque, ma non solo.

Infatti, caso mai, come probabile, gli iscritti del PD a Roma fossero il doppio più uno dei circa 38.000 votanti alle Primarie, si pongono un paio di quesiti contrapposti.

Siamo sicuri che l’elezione di Gasbarra sia del tutto regolare se oltre la metà degli iscritti non fosse andata a votare? E tutti costoro che non sono andati a votare, siamo sicuri che siano ancora felici di essere iscritti?

Ma, soprattutto, se un democristiano entrato nel PD solo da 4 anni è già il leader conclamato a livello regionale, che senso ha, per il Partito Democratico, allearsi con SEL ed l’IdV? O meglio, perchè mai SEL e IdV dovrebbero correre con il PD alle Politiche del 2013, rimettendoci faccia, potere e voti?

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Riformare il catasto … a Roma?

29 Feb

Il governo conferma, nell’Atto di indirizzo firmato dal premier Mario Monti, la volontà di riformare – fiscalmente e non solo – il settore immobiliare e il sistema estimativo del catasto per il “riequilibrio del sistema impositivo” ed il “graduale spostamento dell’asse del prelievo dalle imposte dirette a quelle indirette”.

Una bella idea? Forse, ma, …

Apparentemente, l’idea di mettere ordine al settore immobiliare non è errata, anzi. Il problema, però, è che possa essere troppo “ambiziosa”, ovvero che si finisca per avallare e legittimare deformazioni del mercato impressionanti.
Come esempio potremmo considerare Roma Nord, dove decine di migliaia di persone ha comprato appartementi nel nulla ad un prezzo pressochè doppio rispetto a tante abitazioni preesistenti, di pari livello e con parcheggi, viciniori a scuole, supermercati, farmacie e stazioni della metro o capolinea dei bus, che, viceversa, hanno visto crollare del 30% il proprio valore.

Come la mettiamo con il valore catastale? Qualcuno è disposto a rivalutare al ribasso l’enorme periferia capitolina, edificata dai palazzinari di turno e pressochè “nel nulla”?

E, parlando di catasto e di Roma, teniamo conto anche che gran parte del “popolo romano” vive ancora “entro le mura” in edifici spesso splendidi, non potrà di sicuro pagare le tasse ed i tributi per edifici fortemente rivalutati.

Come sarà impensabile che abitazioni di (extra)lusso possano andare in fitto o comodato d’uso per quattro spiccioli ad un assegnatario o restare con lo sfratto bloccato da decenni “per esigenze abitative”. Ed altrettanto andrà valutato per l’enorme messe di villette e palazzetti abusivi e poi condonati, che oggi rappresentano ormai un bene di lusso, specie se sono solo a pochi  chilometri dal Colosseo, e comunque hanno un certo valore, se sono a pochi passi da un ospedale, una sede consolare, un centro studi universitario.

Tutta gente che dovrà andare ad abitare altrove, sempre più in periferia, dove dovranno essere costruite nuove case, nonostante la popolazione non sia affatto in aumento, con i relativi servizi ed il solito degrado.

Sarebbe auspicabile che Mario Monti garantisca l’impossibilità di “cambi di finale” – ci sono i precedenti delle pensioni e degli F35, oltre che delle liberalizzazioni – e dia al Paese ed al Presidente Napolitano, la cui firma avalla tutte le leggi, opportune garanzie che tra Governo proponente e Parlamento emendante  non ci troviamo di fronte ai prodomi di un nuovo bagno di cemento per la nostra povera Italia ed al definitivo smantellamento del contesto sociale metropolitano.

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Spostare il carico fiscale … verso il basso

29 Feb

Non tutti sanno che il 50% del gettito fiscale italiano è dato dalle tasse che 4-5 milioni di contribuenti pagano. Un 10% circa di italiani, quelli che dichiarano redditi superiori agli 80-100.000 Euro, sostiene circa metà del carico fiscale.

Essendo a conoscenza di questo dato, non resta che chiedersi cosa possa intendere il professor Mario Monti, persona insigne per la quale “parla il curriculum”, con l’espressione “sposteremo il carico fiscale”.

Più tasse ai disoccupati, agli invalidi ed ai precari?

Dopo quello che hanno combinato con le pensioni, forse, c’è da preoccuparsi.

 

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Qui ci vuole Napolitano

28 Feb

E’ un po’ di tempo che non si sente la voce del Presidente Napolitano, l’uomo che “ci ha messo la faccia” con i cittadini, a Bologna od in Sardegna, mentre Mario Monti raccoglieva elogi stranieri ed il Governo era comodamente assiso a Roma.

Un presidente recentemente fischiato per colpe non sue, ma di altri.

A partire dai media, che quattro mesi fa seppellivano l’Italia sotto una coltre di “cattive notizie”, in parte rivelatesi troppo frettolose o pessimistiche, in altra parte palesemente “speculative”, e che oggi annunciano che i titoli italiani sono andati benissimo, mentre i dati confermati segnalano che l’Italia sta peggio e non meglio.

Mai chiedersi un perchè o un per come, mai.

Per passare ai partiti o meglio il Parlamento, che dovrebbe essere per lo meno il luogo dove appetiti e monopoli trovano una composizione di utilità generale e che – almeno per la sensazione che se ne riceve dall’esterno – sembra una sorta di bazar dove voti, prebende, incarichi ed appalti sono gli argomenti oggetto dell’interesse generale.

Dove tutto ha da cambiare purchè nulla cambi.

Arrivando alle “amate banche italiane”, che oggi rappresentano il non plus ultra della stratificazione finanziaria – di poteri e di risorse – avvenuta duranti i primi 30 anni dell’Unificazione Italiana e che vede i cosiddetti “poteri forti” – sempre toscani, romani, piemontesi, veneti – impossessarsi del prodotto degli italiani, tramite il controllo della valuta: Banca d’Italia e Lira prima, Euro e Bond di Stato oggi.

E così accade che nessuno avrebbe pensato che Unicredit si salvasse acquistando titoli di Stato italiani, ricavando un interesse del 7% vista la situazione di fibrillazione politica e mediatica italiana. Eppure, è accaduto.

E arriviamo ai Sindacati, la cui grande colpa è nel non mettere in luce – causa i soliti affarucci di bottega – quanto le “liberalizzazioni” potrebbero e dovrebbero fare nel campo dell’istruzione, della formazione, dell’editoria, dei servizi sanitari, del sistema consortile, del sistema pensionistico, eliminando prebende e privilegi, esenzioni e sprechi, sussidi e compensazioni.

Basti vedere come è andata per le pensioni e cosa hanno ricevuto in cambio di una tessera sindacale, pagata per 30 anni, i lavoratori cinquantenni.

Non è, dunque, di Giorgio Napolitano la responsabilità politica del Governo Monti, ambizioso e, talvolta, arrogante, ma delle defezioni – politiche, mediatiche, imprenditoriali, sindacali – che hanno permesso la composizione di un governo “ad alto rischio di conflitto di interessi”, il procastinarsi della manovra “Salva Italia”, arrivata con un tale ritardo da dover essere votata a forza, l’esultanza per una decretazione d’urgenza che, salvo gli F-35, non conteneva particolari misure a ricaduta “di cassa” immediata, l’esitazione dei sindacati dinanzi ad una legge abnorme come l’elevamento dell’età pensionabile, “fulmine a ciel sereno”.

Presidente, riprenda a bacchettare “gli italiani”, che il governo, ormai, non riesce a votare due liberalizzazioni due ed i partiti di legge elettorale sembra proprio che non se ne vogliano occupare.

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Un governo “chiaro ed inequivoco”

27 Feb

 Il presidente del Consiglio, Mario Monti, intervenendo in Commissione Industria al Senato, ha annunciato che l’Imu non sarà applicato alle scuole cattoliche che «svolgono la propria attività con modalità concretamente ed effettivamente non commerciali».

Una risposta «chiara e inequivoca», sottolinea il Primo Ministro italiano, che, viceversa, chiara non è e di “dubbi” ne solleva molti.

Infatti, non è possibile che un “singor professore” come Monti non sappia che, in Italia,  non esistono e non possono esistere scuole che operino con modalità/finalità prettamente commerciali: la vendita dei diplomi e delle certificazioni di studio è vietata.

Dunque, “modalità non commerciali” non significa praticamente nulla, se usiamo un linguaggio colloquiale, e non definisce assolutamente nulla, se volessimo riferirci a concetti e categorie contenuti nelle norme. L’unico concetto applicabile è che attualmente esistano scuole cattoliche gestite da società commerciali “italiane” (srl o spa che siano), cosa che “di per se” non rientra nelle esenzioni concordatarie.

Le scuole, infatti, sono statali, comunali, regionali, provinciali, clericali, serali, paritarie, paritetiche, parificate, aziendali: equità, giustizia e buon senso vorrebbero che tutte fossero sottoposte alle stesse regole ed alla stessa tassazione, ricevendo gli stessi finanziamenti.

E, per dirla tutta, se è “assurdo” che lo Stato tassi le “caritatevoli” scuole cattoliche, quanto allora è maggiormente “assurdo” che lo Stato tassi le proprie di scuole, riprendendosi con la mano sinistra almeno un quarto di quello che la destra dichiara di spendere … ?

Dicevamo dei “dubbi”, non nell’applicazione della norma che “abbiamo già capito” come andrà a finire, quanto sulla “chiarezza ed inequivocabilità” del Governo Monti, che, riguardo all’istruzione, fa seguito alle “chiare ed inequivocabli” disposizioni del ministro Profumo, che ha convocato gli Esami di Stato a mezzo circolare e che, nella nota relativa alle scuole chiuse per neve”, parla di giorni di scuola eventualmente riducibili, quando la norma di riferimento precisa che trattasi di “monte ore annuale” …

Una “inequivocabile chiarezza”, visto che, quasi in contemporanea, Elsa Fornero rispondeva, a chi evidenziava i bassi stipendi degli italiani, con un “aumentate la produttività”, mentre è notorio che nel Settentrione la produttività è pari o superiore alla Germania, il Centroitalia è “di per se” improduttivo, il Meridione, oltre a “pagare il pizzo” e le tasse, vede la propria produzione ortofrutticola soffocata dalle liberalizzazioni UE pro Marocco e Tunisia, volute dalla Merkel e appoggiate da Monti.

Nessun equivoco, ahimè: l’unica cosa che avevano bene in testa, i “professori” era di salvare le banche italiane colpendo le pensioni degli attuali cinquantenni, come l’unica che vorrebbero, per salvare le imprese italiane, è colpire l’occupazione degli attuali cinquantenni – gli ultimi con un “posto fisso” – senza, però, dar loro gli ammortizzatori sociali che gli spetterebbero, dopo aver pagato i contributi per 30 anni e passa.

Per il resto, di questo “governo d’inverno” rileviamo solo idee confuse, inattuabili, “ambiziose”, se non pericolose come la parola “recessione”, mentre il Parlamento “di questo governo” – sennò erano già tutti a casa – non ha ancora approvato una norma qualunque che serva a ridurre l’elefantiaco costo dell’apparato pubblico, a partire da partiti, sindacati, ordini professionali, sistema delle dirigenze, finanziamenti all’editoria, previdenza, sistema sanitario.

Chiaro ed inequivocabile: l’acqua è poca e la papera non riesce a galleggiare.

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Cento giorni per Monti

24 Feb

Il tempo scorre sempre in avanti e, di questo passo, siamo arrivati al centesimo giorno di governo da parte di Mario Monti ed il suo Esecutivo: è tempo di un rendiconto.

Innanzitutto, va annotato che l’ISTAT ci ha rivelato – ex post – che, al momento della nomina di Monti, il governo Berlusconi aveva recuperato l’1% del debito pubblico, che spread, titoli e mercati sono andati malissimo anche dopo l’annuncio delle misure “Salva Italia”, che questo Consiglio dei Ministri si è rivelato un esecutivo tecnico sostenuto da una maggioranza di governo senza un programma annunciato o definito.

Male, molto male.

Poi, ci sono le misure adottate, poche, nei fatti, e pessime, nei risultati.

Infatti, di tutto quello di cui si fa annuncio o si espone in Parlamento, è legge “eseguita ed applicata” solo pochi provvedimenti, tra cui ne spicca uno solo di qualche rilievo: l’innalzamento dell’età pensionabile e l’azzeramento dei diritti dei lavoratori malati e precoci.

E, andando a vedere cosa è accaduto dopo le vendite di titoli di Stato “a tutti i costi” mentre stretta fiscale e previdenziale crescevano, il risultato è recessione, insicurezza sociale, sfiducia nei mercati e nelle banche.

Ecco i risultati di uno spread calato solo perchè abbiamo accettato di (s)vendere a tassi di interesse esagerati, invece di ricorrere ad una patrimoniale.

Intanto, le misere liberalizzazioni previste si sono arenate in Parlamento, proprio mentre Corrado Passera annuncia “un decreto al mese” e mentre Elsa Fornero chiede un accordo sindacale senza avere (o voler) nulla da offrire.

Dulcis in fundo, a 4 mesi dalla caduta di Berlusconi, niente legge elettorale, niente tagli alla politica, niente lotta agli sprechi, poca Antimafia, zero antiTrust, zero Sud, troppi cacciabombardieri e, per ora, solo annunci.

My compliments, Mr. Monti.

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